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Il Carnevale in Valle d'Aosta

Il Carnevale in Valle d'Aosta

Courmayeur
L'origine del carnevale di Courmayeur non differisce da quella degli altri carnevali valdostani. Il suo nome particolare, Camèntràn, significa "Che entra in quaresima" e pone l'accento sulla contraddizione fra questo periodo austero e rigoroso e il carnevale.
Durante i carnevali degli avi, le vie delle frazioni si animavano di personaggi vestiti in maniera stramba (uomini travestiti da donna e viceversa), che nascondevano il volto dietro maschere di legno scolpite durante le serate invernali. Queste maschere si recavano nelle varie famiglie e chiedevano cibo e bevande prima di andare a trascorrere la serata in una stalla, mangiando e ballando al suono della fisarmonica o di un altro strumento.
L'ultimo giorno di questo allegro periodo, il martedì grasso, alcuni volontari preparavano la seuppa (la minestra) sulla piazza davanti alla chiesa, per distribuirla ai meno fortunati del paese. Essi potevano riempire una pentola, che garantiva loro il sostentamento per alcuni giorni.
"Lo Beuffon" è il simbolo del carnevale di Courmayeur.
Il costume, apparso all'inzio del novecento a Dolonne, frazione di Courmayeur, riproduce un'interpretazione ironica di una divisa militare: giacca nera arricchita da tante medaglie, alamari dorati, perline colorate; pantaloni rossi con pompon, calzettoni bianchi e ghette rosse; una bassa tuba completamente rivestita di fiori e coccarde variopinte, arricchita da un pennacchio e da lunghi nastri multicolore. Proprio questi ultimi vennero aggiunti in onore di Umberto e Maria José di Savoia, che trascorsero a Courmayeur negli anni '30 la loro luna di miele.
Alla vita il Beuffon porta un cinturone di pelle con dei campanelli; in mano un bastone che serve per aprire le sfilate dei carri Nel '900, alla vigilia del carnevale si prendevano in prestito collane, spille, onorificenze, medaglie, alamari dorati e si cucivano su una giacca scura e su un cappello che veniva poi ornato di fiori e frutti di stoffa.
I beuffon si ritrovavano la mattina del martedì grasso e con il suono ritmato dei loro campanelli avevano il compito di annunciare nelle frazioni e nel capoluogo di Courmayeur l'arrivo del Carnevale.
Nel pomeriggio aprivano invece la sfilata dei carri insieme alla banda musicale e tenevano ordine tra gli spettatori durante tutto il tempo della manifestazione. Oggi il gruppo dei beuffon è formato da circa 40 persone tra grandi e piccoli e portano avanti la tradizione del costume con diverse uscite durante la settimana del carnevale e precedendo il corteo di Courmayeur il giorno del Martedi "grasso".
www.beuffon.com

Pont Saint Martin
Il Carnevale di Pont-Saint-Martin è nato nel 1902.
Nel 1910 ha inizio la tradizione alla quale si ispira tuttora la nostra manifestazione.
Espressione di vitalità e di allegria, con il suo carattere spensierato e trasgressivo, ha accompagnato, per un secolo intero, la vita della nostra comunità raggiungendo via via un'importanza che va al di là della semplice tradizione.
Esiste, da parte degli abitanti di Pont-Saint-Martin, un enorme attaccamento per questa manifestazione.
In un'epoca caratterizzata dalla progressiva perdita della cultura popolare, il Carnevale è un importante momento di aggregazione, un appuntamento con la tradizione festeggiato da tutti: grandi e piccoli, giovani e meno giovani.
www.carnevalepsm.it

Pontey
Memorie storiche di Pontey ricordano che già dal 19221-1922 si usava festeggiare la chiusura del carnevale e che, salvo alcuni anni d'interruzione durante la guerra, la tradizione è continuata. Trattandosi di un paese povero, la cui popolazione viveva prevalentemente d'agricoltura, le manifestazioni del carnevale erano considerate un po' come l'ultima" abbuffata" prima del periodo d'astinenza della Quaresima e, perché no, come festeggiamenti per il ritorno del sole visto che, essendo posizionato sulla destra orografica della Dora Baltea con esposizione a nord, il paese ha la particolarità di rimanere per oltre due mesi senza sole. La tradizione vuole che, la sera del giovedì grasso, un gruppo schiamazzante di giovani mascherati percorresse le vie de paese dando così vita alla "Seegoga", una specie d'avviso per gli imminenti festeggiamenti in arrivo (non si conoscono tuttora l'origine e le motivazioni di una tale tradizione).
Si continuava il lunedì grasso con la "Kitta", il gruppo organizzatore passava in ogni casa a ritirare farina, formaggio, burro e uova offerti dalla popolazione, ingredienti necessari per dar vita, il martedì grasso, alla "polenta grasa" una grossa polenta concia cucinata e poi distribuita, a tutti gli abitanti, nella piazza principale creando così anche un momento di solidarietà verso le persone meno abiette del paese.
Ancora oggi si cerca di portare avanti queste particolari tradizioni ma, adeguandole ai tempi. Il giovedì grasso, la "seegoga" viene considerata come un richiamo verso la popolazione per un brindisi inaugurale che dà inizio alle manifestazioni e il sabato grasso una serata di ballo in maschera fa da cornice al concorso "la maschera più bella".
Il lunedì grasso, per la "kitta", viene mantenuta la tradizione di passare di famiglia in famiglia per portare l'allegria del carnevale ma, invece di ritirare farina, burro, formaggio ecc., si offrono biglietti della lotteria che promettono viaggi meravigliosi intorno al mondo. Il martedì grasso, si cucina la tradizionale "polenta grasa" che viene distribuita accompagnata da trippa, fagioli, minestrone, salsicce e formaggio. Il pomeriggio continua nel segno della più sana e genuina allegria tra musica e balli, il concorso delle più belle ed originali " minimaschere", il rogo di "ferpafrapa", l'estrazione della Lotteria e la serata danzante che chiude tutte le manifestazioni.
www.comune.pontey.ao.it

Verres
La rievocazione Storica
Alla morte di Francesco di Challant, tutti i suoi averi andarono in eredità alle figlie Caterina e Margherita. Mentre quest'ultima, debole e irrisoluta, aveva ceduto i suoi domini alla sorella, quella teneva testa a tutti coloro che desideravano la sua ricchezza, aiutata dal marito Pierre Sarriod, Signore d'Introd.
Nel 1450 accadde un fatto tanto insolito quanto sensazionale data l'epoca: il 31 maggio, di buona mattina, Caterina di Challant ed il consorte, scortati da alcuni uomini armati, scendono a Verrès. Dopo aver pranzato presso il Reverendo Pietro de Chissé, prevosto della collegiata di Saint Gilles, scendono nella pubblica piazza sottostante la chiesa.
Al suono del piffero e del tamburo tutti si mettono a ballare e Caterina, lasciato il consorte, danza con la balda gioventù del paese. L'entusiasmo è al massimo, un solo grido echeggia: "Vive Introd et Madame de Challant".
Il ricordo di quel gesto altamente democratico viene tramandato negli anni e nei secoli. Nonostante la casata degli Challant sia scomparsa e i castelli siano caduti a pezzi, quel fatto rimane nella memoria del popolo, al punto che alcuni Verrezziesi decidono di rievocarlo nel periodo di Carnevale. Come simbolo di continuità tra passato e presente, ancora oggi, dopo più di 50 anni, il sabato di Carnevale, Caterina di Challant accompagnata dal consorte Pierre d'Introd, scende in piazza Chanoux per incontrare il popolo. La vicenda si svolge in mezzo allo sfolgorio delle fiaccole, alle note delle trombe ed ai rulli dei tamburi. Dopo la presentazione del seguito di nobili, finalmente giunge Caterina che al grido di "Vive Introd et Madame de Challant" balla con un popolano.
Ai nostri giorni...
Dal sabato al marcoledì mattina, Caterina è la Signora incontrastata non solo di Verrès, ma anche del Castello.
Il sabato di Carnevale, tra lo sfolgorio delle fiaccole, il rullare dei tamburi, gli squilli delle trombe, il Gran Ciambellano si presenta sulla scalinata di Piazza Chanoux, attorniato da armigeri, arcieri, portabandiera.
Dopo aver annunciato i conti del seguito, che impersonano i nobili della Casa Challant, ecco che appaiono Caterina ed il consorte Pierre d'Introd. Come in passato, nell'aria risuona il fatidico grido "Vive Introd et Madame de Challant" e la contessa balla con un popolano. Poi il Gran Ciambellano legge il proclama, invitando tutti all'allegria e a dimenticare i problemi e gli affanni. La sfilata raggiunge il Municipio dove Caterina riceve i poteri dal Sindaco. La schiera di nobili e popolani si dirige poi verso il maniero, pronta a trascorrere una lunga nottata tra musiche e balli.
Il giorno seguente, nel primo pomeriggio, si ripete la presentazione e la sfilata di Caterina, poi si sale al Castello per un pomeriggio di festa dedicato ai bambini.
La sera, sempre al maniero, viene servita la cena, seguita da una serata danzante.
Il lunedì, al mattino, la Castellana visita i ristori del borgo e si reca alla Microcomunità. Nel pomeriggio, al Castello, sono i bambini di Verrès i protagonisti della festa.
Sempre al castello, la sera, si svolge la rappresentazion teatrale di "Una partita a scacchi" di Giuseppe Giacosa, seguita da un Gran Galà.
L'ultimo giorno di Carnevale, il martedì, inizia con la distribuzione di polenta, saucisses, fisous, fisous et vin clair de notre, in piazza René de Challant.
Nel pomeriggio, si snoda per le vie del borgo una sfilata di gruppi folkloristici e mascherati, carri allegorici, bande musicali, sempre accompagnati da Caterina e dal suo seguito. L'ultimo appuntamento del Carnevale è il Veglionissimo di chiusura al Castello, serata con ballo in maschera.
http://www.carnevaleverres.it