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Il Carnevale in Piemonte

Il Carnevale in Piemonte

Carignano
Il Carnevale di Carignano è una delle maggiori attrattive della città.
Il carnevale è molto sentito tra gli abitanti del paese, il quale ogni anno accoglie nei giorni delle sfilate migliaia di persone, soprattutto dai paesi adiacenti.
Nel periodo indicato si svolgono quattro sfilate, di cui due lo stesso giorno, una di pomeriggio e una di sera. Tutti i carri sono costruiti dagli abitanti del paese e generalmente ne vengono creati 4.
Il martedì grasso i carri dei vari borghi vengono premiati dalla giuria nella piazza principale della città; le domeniche di sfilata sono giornate di divertimento e allegria in cui molti giovani si lasciano trasportare dal clima di festa che si crea.

Cavaglià
Si svolgerà da venerdì 5 a martedì 9 febbraio il Carnevale di Cavaglià. Venerdì dalle ore 20.00, presso il Salone Polivalente, si inizia con una serata per i giovani con grigliata mista, patatine e musica. Sabato 6 dalle 9.30 le vie del paese saranno animate dalle maschere, con l'accompagnamento della Filarmonica di Cavaglià; a seguire benedizione di fagioli e salamini e distribuzione alla popolazione e, alle 13.00, pranzo sociale aperto e tutti presso il Polivalente. Nel pomeriggio giochi e merenda; serata danzante finale con l'orchestra Marasineros. Domenica 7 ricordiamo il "Disné d'al Càrvé" su prenotazione (entro le ore 12 di sabato 6 presso Ferramenta Bonini o Ristorante Stazione) sempre al Polivalente e la serata organizzata dal gruppo "I ciapa rat" dalle 21.00. Lunedì 8 il Comitato offrirà il pranzo ai bambini della scuola elementare; alle 14.00 partirà la sfilata mascherata per le vie del paese. Serata con tutte le maschere biellesi e il gruppo musicale Happy days group (liscio, latino americano, balli di gruppo, anni 60 -70). Chiusura del carnevale martedì 9, con cena alla marinara su prenotazione (entro lunedì 8)e sarata danzante dalle 22.00.
www.comune.cavaglia.bi.it

Crescentino
Carnevale Storico Crescentinese affonda le sue radici nella storia della Citta'. Le due maschere principali nascono, infatti, prendendo spunto da un episodio realmente accaduto nel lontano 1529. In quell'anno il Conte Riccardo IV Tizzoni, che da tempo vessava la popolazione con soprusi e angherie, oltre a nuovi pesanti balzelli impose lo "ius primae noctis", ovvero il diritto della prima notte, in base al quale tutte le giovani spose dovevano trascorrere insieme a lui le ore seguenti il matrimonio. Secondo la leggenda, nella notte tra il 14 e 15 febbraio 1529, mentre il paese, immerso nel sonno, attendeva gli ultimi giorni di carnevale, la figlia del mugnaio del Mulino Stella (da cui venne poi tratto il nome di Papetta, farina), fresca sposa che si trovava a Palazzo, taglio' la testa al tiranno proprio mentre il popolo iniziava la rivolta richiamato dal suono della campana della torre civica. In aiuto ai crescentinesi giunse da Vische, piccolo paese alle porte del Canavese, un gruppo di rivoltosi, anche loro liberatisi da poco tempo da un despota che li angariava. La giovane sposa venne, quindi, assurta a simbolo di Crescentino col titolo di Regina Papetta mentre tra Crescentino e Vische venne sancita una fraterna alleanza che lega, ancora oggi, i due Comuni piemontesi.
www.carnevaledicrescentino.it

Domodossola
Il Carnevale, a Domodossola comincia in autunno: nessun errore di date e nemmeno la scoperta di un inedito record del capoluogo ossolano sulla durata di quel periodo in cui, come dice il proverbio,"ogni scherzo vale".
E' invece fra la fine di settembre ed i primi di ottobre di ogni anno che, da qualche parte, comincia a riunirsi il Comitato Pulenta e sciriuii per predisporre l'edizione del Carnevale Domese dell'anno successivo.
Il comitato deve infatti muoversi tempestivamente per preparare, dapprima in modo schematico e poi sempre più dettagliato, il programma del carnevale, ma anche ricercando i fondi per il sostegno per iniziative, i premi e tutto quant' altro serve per la manifestazione carnevalesca Domese.
Un gran movimento di gente,di mezzi,di denaro, e poi mesi di riunioni e di lavoro per una settimana o poco più di iniziative del Carnevale, e forse in pochi sanno cosa c'è dietro alla pulenta e sciriuii in piazza o alla sfilata del corteo nuziale del Togn e della Cia e di maschere e carri proveniente anche nei centri vicini.
www.carnevaledomodossola.com

Ivrea
Lo Storico Carnevale di Ivrea è un evento unico , un "sogno" che si manifesta ogni anno portando nelle vie e nelle piazze della città di Ivrea storia, tradizione, spettacolo, emozioni e grandi ideali. In questo evento storia e leggenda si intrecciano per dar vita ad una sequenza spettacolare che travalica e fonde i secoli.
Lo spirito dello Storico Carnevale vive nella rievocazione di un episodio di affrancamento dalla tirannide, che si fa risalire al medioevo: un barone che affamava la Città venne scacciato grazie alla ribellione della figlia di un mugnaio che non volle sottostare allo jus primae noctis e che accese la rivolta popolare. In questa rievocazione il Carnevale si rinnova ogni anno come grande Festa Civica durante la quale la comunità di Ivrea celebra la propria capacità di autodeterminazione.
L'eroina della festa è la Mugnaia, al suo fianco il Generale, che fin dai primi anni dell'800 ha il compito di garantire un corretto svolgimento della manifestazione, insieme al suo Stato Maggiore Napoleonico, composto da valenti Ufficiali a cavallo e graziose Vivandiere.
Completano la galleria dei personaggi storici il Sostituto Gran Cancelliere, il Magnifico Podestà garante della libertà cittadina, il Corteo con le Bandiere dei Rioni rappresentati dagli Abbà ed i Pifferi e Tamburi.
A riempire di colori e profumi la città, vi è poi la famosa e spettacolare Battaglia delle Arance, momento di grande coinvolgimento e forte emozione, rievocazione della ribellione popolare alla tirannia.
Nella battaglia il popolo, rappresentato dagli aranceri a piedi sprovvisti di qualsiasi protezione, combatte a colpi di arance contro le armate del Feudatario, rappresentate da tiratori su carri trainati da cavalli, che indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.
In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini ed i visitatori, a partire dal Giovedì Grasso, scendono in strada indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l'adesione ideale alla rivolta e quindi l'aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese.
www.storicocarnevaleivrea.it

Oleggio
Pirin vi invita, Oleggio vi attende": è questo il manifesto che accoglie Oleggio nei giorni di carnevale.
Nelle tre domeniche che precedono la Quaresima, si festeggia il carnevale, con sfilate di carri allegorici e con numerosi momenti ricreativi. Le figure centrali dell'intero evento sono il Pirin e la Majin, tipiche maschere oleggesi che trovano origine nella tradizione del paese.
Pirin ne è il protagonista e pur essendo maschera cittadina da tempo immemorabile non ebbe nome fino a che non glielo affibbiò un poeta dialettale, il Pinela. E' l'oleggese tipo, amante della libertà e insofferente ai soprusi, lingua caustica, arguzia, ghiotto di buon cibo e di giustizia, fedele al suo ostico vernacolo, campanilista, pronto però ad accogliere senza reticenze chiunque gli chieda amicizia.
Il martedì grasso infine, a chiusura della settimana, il Carnevale, rappresentato da un enorme pupazzo di cartapesta, ogni anno avente fattezze diverse, viene bruciato in Piazza, simboleggiando malinconicamente il termine delle giornate di svago e allegria, per cedere il passo alla spiritualità dell'imminente periodo quaresimale.
www.carnevaledioleggio.it

Ormea
Il Carnevale storico di Ormea ha luogo nella cittadina in provincia di Cuneo nell'Alta Val Tanaro al confine tra il Piemonte e la Liguria. La sua origine si perde nella notte dei tempi.
La manifestazione non si colloca nei carnevali tradizionali con la sfilata di carri allegorici o maschere ma è la rappresentazione della storica festa che i montanari dell'Alta Val Tanaro iniziarono nel X secolo quando riuscirono a sconfiggere e ad allontanare i Saraceni che per almeno 60 anni avevano imperversato nel territorio.
Alla metà del X secolo un gruppo di Saraceni arrivò nell'Alta Val Tanaro provenendo dalla base del Frassineto in Francia. Giudicarono il luogo una ottima base per le scorrerie nella ricca pianura piemontese. La valle offriva degli ottimi ripari per difendersi dai cristiani ed infatti costruirono castelli e torri per difesa e controllo del territorio.
Nella zona di Ormea si possono ancora vedere, in frazione Cantarana, la Balma del Messere conosciuta anche come Grotta dei Saraceni che è una caverna chiusa da un possente muro con porte e finestre; sul Castelletto, un'altura che sovrasta la cittadina piemontese, esistono ancora le fondamenta di una torre cilindrica, probabilmente molto simile a quella della frazione Barchi, in territorio di Garessio, che svetta ancora su di una roccia a precipizio sul fiume Tanaro.
Il grande torrione al centro del castello di Ormea, oggi un rudere, non è più visibile ma è documentato nella stampa del Theatrum Sabaudiae. A Bagnasco, altro centro della valle, oltre ad un'ulteriore torre cilindrica si trovano i ruderi di un Castello Saraceno sui monti alle spalle dell'antica chiesa di Santa Giulitta. Alla fine del X secolo i valligiani si organizzarono e attaccarono i Saraceni li sconfissero e li allontanarono dalla valle. Finalmente erano liberi e non dovevano più temere le angherie dei mori. A seguito di questi fatti nascono delle leggende che ancora oggi vengono raccontate dai nonni ai nipoti per sottolineare le gesta eroiche dei valligiani. I giovani finalmente poterono festeggiare la libertà ottenuta.
Si organizzarono in gruppi che, nella settimana del carnevale, si spostavano di villaggio in villaggio per divertirsi. Naturalmente era una festa tutta maschile, a quei tempi le donne non potevano permettersi di stare fuori casa con degli estranei. Con l'aiuto dei valligiani che mettevano a disposizione i viveri e il vino, si organizzavano pranzi e cene, si ballava, si faceva la questua, si prendevano in giro gli scemi del villaggio. Per la notte i numerosi fienili offrivano un ottimo riparo.
Le vettovaglie raccolte nelle case venivano caricate su di un mulo ed erano conservate fino alla domenica quando si faceva il gran pasto finale, la ribota nel dialetto locale. Ad Eca, la frazione più ad Est del territorio di Ormea, fino alla metà del XX secolo produttrice del miglior vino della valle, si riempiva una damigiana.
Con il passare dei secoli la festa si trasformò, i giovani iniziarono ad abbellire i vestiti della festa con nastri colorati, spesso in seta, che commercianti girovaghi portavano in valle dalla Francia e che le famiglie conservavano passandole di padre in figlio. Nelle settimane precedenti la festa le mamme e le nonne preparavano i costumi arricchendo sempre di più gli abiti. I personaggi presero il nome di Aboi dalla radice di Abbazia, Abbadia in assonanza agli abati che erano i curatori delle feste religiose e si differenziarono rispetto alle feste originali. I personaggi storici della manifestazione sono:
- gli Aboi Nairi molto eleganti nel loro vestito nero ingentilito da nastri floreali nelle tinte rosso e bianco, sulla schiena un grande fiocco, sui pantaloni i nastri a dente di pescecane. Portano un cappello abbellito da nastri che scendono sulla spalla sinistra. Sono i ballerini e i cantanti della compagnia, il divertimento è il loro obiettivo primario.
- Gli Aboi Gionchi vestono in bianco con un vestito abbellito da nastri rosa e azzurri, sulle spalle portano un grande scialle nero con rose rosse, il cappello è ricoperto da un foulard e da nastri. Rappresentano le donne della festa, ma i personaggi sono uomini.
- Il Cavagnau, il cestaio, è il personaggio che fa la questua ed è responsabile del buon mantenimento delle vettovaglie per tutta la settimana.
- I Patoci sorta di Arlecchino e di animale, sono vestiti alla montanara con i calzettoni rossi e la giacca di velluto. Hanno in testa una maschera di pelliccia e in mano una terribile arma, a patlaca, sorta di mazza di legno con una serie di lamelle che producono un rumore assordante. Sono le guardie della manifestazione che non esitano a colpire con la loro arma la folla che si avvicina troppo al gruppo festante. Sono anche i donnaioli che approfittano della situazione per avvicinare le ragazze dei villaggi che visitano. Spesso sono presi di mira dagli Aboi Nairi che li inseguono, li bloccano e li chiudono nelle stalle con le mucche.
- I Sunau sono i suonatori che accompagnano la manifestazione e creano allegria. Spesso non erano dei grandi musicisti. La tradizione racconta che uno degli ultimi Sunau conoscesse tre arie di cui la prima era come la seconda e la terza somigliava molto alla prima. L'importante era strimpellare con gli strumenti e accompagnare i canti e i balli.
- El Veju e a Veja sono due arzilli vecchietti che si accompagnano all'allegra brigata e rappresentano il tempo che scorre.
- U Spusu e a Spusa sono due sposi che rappresentano le cerimonie a cui spesso gli Aboi erano chiamati ad assistere per mantenere l'ordine in periodi in cui le feste diventavano il motivo per ubriacature e disordini.
- I Sarascii sono i nemici degli Aboi, quelli contro cui si era combattuto e vinto dopo anni di sofferenza. Nessuna angheria viene risparmiata ai vinti dopo la vittoria.
www.lachera.it

Santhià
Il Carnevale Storico di Santhià (VC) è una manifestazione allegorica storicamente codificata, che data convenzionalmente la sua esistenza a partire da un documento del 1328. L'arco temporale della festa, denominato Tempore Carnevalis è compreso tra il giorno dell'Epifania e l'alba del mogio Mercoledì delle Ceneri.
Il "Carvè" santhiatese si compone di riti e cerimonie, di antica e incerta origine, quali le Pule e Còngreghe, la Bissa e i Curantun, le Sveglie Antelucane, la Fagiolata Colossale, i Corsi Mascherati, i Gironi Infernali, il Rogo del Babaciu, la Sfilata dei Maiali, la Benedizione dei Fagioli e Majutin e Stevulin padrun dal Carvè.
Durante i tre giorni che precedono le Ceneri, dunque, oltre ai Corsi Allegorici della domenica, del martedì e la sfilata notturna del lunedì sera, ci sono usanze e cerimoniali che vengono strettamente rispettate da tutta la popolazione. Tutte queste frazioni del carnevale formano un intero che si raccoglie sotto il nome dialettale di Tradisiun, la tradizione, che significa il rimandare di anno in anno la memoria delle usanze storiche, il rinnovarle e il farle rivivere cerimoniosamente.

Torino
Appuntamento con l'edizione 2011 del Carnevale Torinese al Parco della Pellerina dal 5 febbraio al 13 marzo.
Per tutto il periodo il Parco della Pellerina si anima con il grandioso Luna Park e la tradizionale Fiera dei Vini. Il 6 febbraio Sfilata di Carri allegorici. Domenica 13 febbraio Bike Carnival. Il 20 febbraio grande sfilata di bande musicali in costume.
www.carnevaletorinese.it

Vercelli
Le maschere della Citta' di Vercelli sono il Bicciolano e la Bela Majin. La loro origine si fa risalire, con un intreccio tra storia e leggenda, ad un personaggio che sarebbe vissuto a Vercelli a cavallo tra il 1700 e il 1800: Carlin Belletti. A questa figura si legano ideali come la rivolta contro i soprusi, il ripudio delle angherie, la ricerca di un ordine nuovo, più pulito, più sano, più efficiente. Un ordine dove tutti gli uomini siano rispettati. Di quest'uomo si narra che fosse spiritoso, intelligente, pungente.
Le vicende che lo hanno reso famoso, risalgono a quando la rivoluzione francese batteva alle porte del Piemonte e Vercelli era governata da una classe privilegiata, che imponeva gravi tassazioni alla popolazione e spadroneggiava indisturbata in città.
La più forte animosità contro i prepotenti era a Porta Milano. Il portavoce era appunto Carlin Belletti, detto il Bicciolano. Da allora, la storia e la leggenda di questo personaggio coraggioso, nobile d'animo e allo stesso tempo umile, il Bicciolano, si intrecciano con quella di Vercelli, la sua città. Ancora oggi la nostra maschera è una figura vicina alla gente comune, spiritosa, di grande cuore: così vogliamo rappresentare questo personaggio, che ad ogni Carnevale veste i panni del signore della Città, finalmente, lontano dai soprusi e dall'iniquità.
La figura femminile del carnevalone vercellese è la sposa del Bicciolano, la "Bela Majin", che fin da quei tempi era proprio bella, ed era una compagna intelligente, colta, alla sua maniera, anche se popolana come Belletti, capace di intervenire sempre, e giustamente, nei momenti opportuni. Nel dopoguerra Bicciolano irrompe con tutta la sua carica di vitalità e, con la sua Bela Majin, torna ad essere il buon personaggio chiave del Carnevale di Vercelli.
www.carnevaledivercelli.it