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Il Carnevale in Basilicata

Il Carnevale in Basilicata

Montescaglioso
Il Carnevalone di Montescaglioso nasce dalla cultura dei massari e dei braccianti. Anticamente i costumi erano realizzati con pelli di animali, ma la festa si è evoluta insieme al mondo contadino.
All'alba del Martedì Grasso, ha inizio il lungo rito della vestizione. Apre la parca che rotea il lungo fuso tra le gambe della gente: simbolo della ruota del tempo che gira e della morte che prima o poi arriva. Guai a farsi colpire. Seguono i portatori dei campanacci più grossi, sbattuti con l'ausilio del ginocchio, la tetra figura della "Quaremma", vestita di nero e con in braccio un neonato, la carriola con il Carnevalicchio in fasce, ove depositare le offerte in natura. La sposa di Carnevalone, più o meno sguaiata, ferma tutti e chiede offerte in natura e danaro: serviranno a fare crescere il Carnevalicchio ma in realtà a fornire materia prima per la cena e l'Ubriacatura notturna. Chiude il corteo il vecchio e massiccio Carnevalone vestito con un mantello nero, in testa un cappellaccio e a a cavallo di un asino.. è conscio che nella notte schioccherà la sua ultima ora. Non parla ma accetta tutte le offerte. Sulle spalle di Carnevalone, sui fianchi o sulle chiappe dell'asino, si trovano dei cartelli cartello con perle di saggezza contadina condite da aspre critiche, sempre sgrammaticate (Carnevalone non ha avuto tempo per studiare), rivolte per lo più a politici e pubblici amministratori. Il governo è ladro, le tasse sono alte, il padreterno non dà pioggia, l'annata è andata male! A fine mattinata si fa la conta degli incassi in denaro e natura.
A notte avanzata comincia il funerale di Carnevalone. Un fila di preti e frati esaltati precede il feretro di Carnevalone portato a spalla e seguito dalla vedova che in grembo porta già Carnevalicchio. Il corteo si fa largo tra la folla e in piazza il feretro è bruciato, mentre la consorte dell'estinto partorisce Carnevalicchio.
A mezzanotte in punto dal campanone della Chiesa Madre, partono 40 lugubri rintocchi che segnano l'inizio della Quaresima. Inizia la penitenza, la festa è finita, ma Carnevalicchio è già nato e pronto per la prossima annata.
www.carnevalemontese.it

Stigliano
"Il carnevale di Stigliano trae origine dalla antica tradizione cartapestaia di Lecce. Una trentina di anni fa, infatti, due maestri cartapestai leccesi, su invito della scuola primaria di Stigliano, tennero a beneficio degli insegnanti e dei genitori, un corso sulla lavorazione della carta. Da quell'epoca si è avviato e ha preso piede il Carnevale di Stigliano, che nel giro di pochi anni è diventato il carnevale più importante in Basilicata. Imponenti carri allegorici, sfilano per il paese al suono di assordanti musiche e circondati da gruppi di ballo in maschera. L'intera comunità è coinvolta nella manifestazione.
Le maschere tipiche locali sono la "Pacchiana" che porta in testa uno scialle detto la "Tuagghie" e il "Pastore" suo compagno vestito pure lui in modo assai dimesso.
Le Ricette tipiche del Carnevale Stiglianese sono la frittata di rafano ("Rafanata"), i "maccheroni ai ferri", le "orecchiette stufate" e il "sanguinaccio".
I maestri cartapestai, con i loro carri, si contendono la vittoria finale. L'allestimento dei carri (che possono raggiungere una lunghezza di 11 metri e un'altezza di 8) richiede il lavoro di un centinaio di persone che nelle ore serali e notturne si riuniscono, per due mesi circa, a lavorare nei locali messi loro a disposizione dall'amministrazione comunale.
Contemporaneamente, altri gruppi lavorano alla preparazione dei costumi e alla definizione delle coreografie che animeranno le sfilate.
Tutte le serate della festa vengono accompagnate da stand enogastronomici che propongono prodotti tipici e piatti della tradizione canevalesca.

Tricarico
Il carnevale di Tricarico è caratterizzato dalle maschere delle mucche e dei tori (L' màsh-k-r, nel dialetto tricaricese) che rappresentano una mandria in transumanza. Si tratta di una delle manifestazioni più importanti della regione.
All'alba del 17 gennaio, giorno in cui la Chiesa ricorda Sant' Antonio abate, il santo protettore degli animali, è usanza che i fedeli, insieme ai propri animali per i quali si invoca la benevolenza del santo e che per l'occasione vengono agghindati con nastri, collanine e perline colorate, compiano tre giri intorno alla chiesa a lui dedicata per poi ricevere, a chiusura della messa, la benedizione da parte del prete.
Lo stesso rituale è osservato dalla "mandria", prima di muoversi verso il centro storico e percorrerne tutti gli antichi rioni. Tricarico viene, così, svegliata dal suono cupo dei campanacci. La sfilata delle maschere si ripete l'ultima domenica prima della chiusura del carnevale con maggiore partecipazione popolare, trattandosi di giorno non lavorativo. Carlo Levi scrisse questo brano a proposito: « ... andai apposta a Tricàrico, con Rocco Scotellaro.
Il paese era svegliato, a notte ancora fonda, da un rumore arcaico, di battiti di strumenti cavi di legno, come campane fessurate: un rumore di foresta primitiva che entrava nelle viscere come un richiamo infinitamente remoto; e tutti salivano sul monte, uomini e animali, fino alla Cappella alta sulla cima .... Qui venivano portati gli animali, che giravano tre volte attorno al luogo sacro, e vi entravano, e venivano benedetti nella messa, con una totale coincidenza del rituale arcaico e magico con quello cattolico assimilante... » Diverse le chiavi di lettura, da quella che interpreta il Carnevale come un momento di rivalsa delle classi meno abbienti nei confronti dei "potentati" a quella che lega la rappresentazione a riti pre-cristiani, poi "mediati" dal cristianesimo attraverso la figura di sant'Antonio abate. "Mucche" e i "tori" sono impersonati da uomini (la partecipazione è interdetta alle donne). I partecipanti mimano l'andatura ed i movimenti degli animali, comprese le "prove di monta" dei tori sulle mucche.
Terminata la sfilata, la mandria si disperde in piccoli gruppi che si muovono per la "questua", raggiungendo questa o quella abitazione davanti alla quale suonano i campanacci fino a quando non gli viene aperto. Al gruppo, fatto entrare in casa, viene offerto da mangiare e da bere. La maschera da mucca è costituita da un cappello a falda larga coperto da un foulard e da un velo e riccamente decorato con lunghi nastri multicolori che scendono fino alle caviglie; la calzamaglia indossata (o, in alternativa, maglia e mutandoni di lana) è anch'essa decorata con nastri o foulards dai colori sgargianti al collo, ai fianchi, alle braccia ed alle gambe.
La maschera da toro è identica nella composizione ma si distingue per essere completamente nera con alcuni nastri rossi. Ogni maschera ha un campanaccio, diverso nella forma e nel suono a seconda che si tratti di mucche o di tori. Per il carnevale di Tricarico è stato ipotizzato un collegamento al fenomeno antico del sincretismo tra cultura greca e lucana. Nelle maschere di Tricarico, sono stati inoltre evidenziati elementi che si ritrovano nel mito di Proitos e delle sue figlie, le Pretidi, di Melampo e di Io. Slegata dalla tradizione delle maschere ma comunque tipica del periodo carnevalesco, è l'usanza di "portare le serenate". Il fenomeno era in passato legato alla diffusa pratica di realizzare, quasi in ogni casa, il salame ed altri prodotti derivanti dalla trasformazione delle carni del maiale. Le serenate vengono portate senza preavviso e quasi mai prima di mezzanotte. Si deve attendere, infatti, che i padroni di casa siano andati a dormire.
Il gruppo continua a suonare per il tempo necessario ai padroni di casa a preparare da mangiare e ad imbandire la tavola, dopo di che gli viene aperta la porta e il tutto prosegue nell'abitazione, con canti e balli tradizionali.
Dopo che è stato consumato quanto preparato, può capitare che il padrone di casa si unisca al gruppo per portare la serenata a qualcun altro.
www.lemaschereditricarico.it