Dove vuoi andare?
Ospiti e camere
...
IT | Cambia lingua Preferiti Vicino a me Inserisci la tua struttura
Regioni Località turistiche Punti d'interesse Offerte Last Minute
B&B Day
primo weekend di marzo
Settimana del Baratto
terza settimana di novembre
BarattoBB
baratto tutto l'anno in B&B
BB25
25 Euro tutto l'anno
B&B Card
richiedila gratis
Come aprire un B&B Mondo B&B Blog Magazine Turismo Speciali Eventi Fiere Punti d'interesse Suggerisci un punto d'interesse Tesi universitarie sul B&B
(Guadagna 100 Euro)
Scopri i B&B migliori B&B Europa
FAQ e contatti Note legali, Cookie Policy, Privacy Area Riservata Gestori
Italiano English Français Deutsch Español

Il Carnevale in Lombardia

Il Carnevale in Lombardia

Bagolino
Solo recentemente (1972) gli studiosi del mondo popolare hanno scoperto il carnevale di Bagolino che è stato classificato fra le più importanti scoperte etnologiche degli ultimi 200 anni.
La festa si può dividere in due momenti distinti:
- I BALARI'
- I MASCHER.
Le origini del carnevale di Bagolino; almeno per quanto riguarda le musiche e le danze, si possono situare attorno al XVI secolo; più antica sembrerebbe invece l'origine dei maschèr.
L'aspetto più spettacolare del carnevale è senza dubbio rappresentato dai ballerini, che vestiti con giacca e pantaloni al ginocchio scuri ornati da ricami, calze bianche lavorate, camicia bianca, cravatta scura, un lungo scialle di seta e tracolla di velluto ricamato, danzano sotto le case di amici e parenti, ma soprattutto di coloro che hanno prestato loro l'oro usato per adornare i cappelli totalmente ricoperti di fettuccia rossa, nastri colorati e gioielli.
L'altra parte del carnevale di Bagolino è rappresentata dai maschèr che travestiti da vecchio e vecchia e con la voce in falsetto, si divertono a fare dispetti senza mai farsi riconoscere.
Collegata alla possibilità del mascheramento, era la tradizione di ''andar a seste'' (andare? a ceste) in uso nel passato, dove lo scopo esplicito era il corteggiamento. Era d'uso che la concimazione dei prati fosse lavoro esclusivamente riservato alle ragazze che prestavano la loro opera portando le ceste con il letame sulla testa, appoggiate al Bastarèl (cuscino pieno di fieno o paglia per trasportare pesi). Il lavoro non durava più di due giorni e la sera del primo giorno, quando le ragazze si fermavano a dormire presso i datori di lavoro, i maschèr andavano a trovarle. Le ragazze stesse durante il lavoro, con canti a rima facevano in modo che si sapesse dove stavano lavorando e chi desideravano incontrare. I maschèr facevano in modo che la sera si trasformasse in festa per tutti, con scherzi. Da questa usanza alcuni fanno derivare il carnevale dei maschèr, intriso di tanti simbolismi e gesti riconducibili ad un cerimoniale di corteggiamento.
Il costume maschile, generalmente nero, è composto da pantaloni al ginocchio con patta quadrata, giacca, gilè e camicia bianca. Il polpaccio è coperto da ghette chiuse con lunghe file di bottoni. Caratteristica saliente sono gli sgalber, zoccoli chiusi con suola di legno. Il costume femminile, interamente tessuto a telaio, è costituito da ampia gonna lunga fino ai piedi e da un corpetto attillato. Si completa con grembiule di lana robusta, sulle spalle un fazzoletto con ricami floreali che si incrocia sul petto e un ampio scialle di lana che copre il capo e le spalle.
www.bagolinoinfo.it

Carpenedolo
Dopo la seconda guerra mondiale ha ripreso vita la tradizione di festeggiare l'ultimo giorno di Carnevale in piazza con la sfilata di carri allegorici.
Negli anni cinquanta i carri dei Goghi (antica fazione filoveneziana del paese) furono noti nella zona fino al lago di Garda.
La tradizione continua tutt'ora assieme al Comitato Carnevale.
Il sabato prima del martedì grasso, nella piazza principale del paese sfilano i carri e i gruppi mascherati, mentre a metà giornata le squadre di arrampicatori si preparano alla Scalata dell'albero della Cuccagna, una gara nella quale quattro uomini devono arrampicarsi su di un palo alto otto metri e ricoperto di grasso. Durante l'intera giornata vengono inoltre distribuiti gratuitamente gnocchi caldi.
www.prolococarpenedolo.it

Castel Goffredo
Il carnevale di Castel Goffredo è un carnevale storico che si svolge nell'omonimo paese in provincia di Mantova.
Risalente al 1872 ha la sua maschera caratteristica in Re Gnocco, monarca dai pieni poteri. Ogni quattro anni, nel giorno della sua incoronazione - il "venerdì gnoccolaro"- pronuncia il discorso della corona e ai suoi sudditi affamati vengono distribuiti gratuitamente gli gnocchi. Quindi dà il via ai festeggiamenti, con sfilata di carri allegorici e gruppi mascherati.

Cegni
Il carnevale di Cegni è una rappresentazione tradizionale del rito carnevalesco, tra le più importanti manifestazioni nell'ambito delle quattro province.
Si volge nel paesino di Cegni, frazione di Santa Margherita di Staffora in provincia di Pavia, nei giorni del sabato grasso e del 16 agosto (quando si svolge il carnevale bianco).
Il ballo della povera donna in entrambi gli appuntamenti prevede gli stessi momenti, ovvero il corteo e le danze che accompagnano al matrimonio tra il "brutto" e la "povera donna", seguiti dalla cena e dal ballo serale.
La rappresentazione del matrimonio è l'evento centrale della manifestazione.
I promessi sposi, con i propri accompagnatori, si incontrano e dopo essersi presentati cominciano a contrattare il valore della sposa, tra battute (sulla generosità dei ricchi) e frizzi (sulla bellezza della sposa). L'accordo viene sancito con una bevuta in osteria (osteria de l'ombrela). A questo punto c'è la parte più importante, il ballo di corteggiamento, chiamato appunto della povera donna; è una danza rituale antica legata a riti arcaici di morte e ressurrezione, dove si alternano tre parti: l'inseguimento, il corteggiamento, il balletto. Finito il ballo si va verso l'altare (un inginocchiatoio) dove il prete benedice le nozze (e tutti i presenti) con l'acqua di una catinella smaltata e uno scopino. Si chiude il rito danzando una piana, a cui partecipano tutti, e alcune polche destinate ai ballerini più abili.
Terminate le danze arriva la povera donna, portata da una slitta di legno (detta lesa) trainata da un cavallo. Come succede spesso nei riti carnevaleschi la povera donna è un uomo travestito, ha poveri abiti contadini, lo scialletto e il fazzoletto in testa.
Il pretendente, detto il brutto, arriva cavalcando a pelo, con un abito ornato da striscioline di stoffa colorate ed in testa un alto cappello fatto a cono con pellicce.
La povera donna è accompagnata dai suoi genitori, altrettanto poveri, che portano in dono una gallina dentro un cestino. L'uomo brutto, che ovviamente è ricco, è accompagnato dai suoi genitori, elegantemente vestiti da cittadini, e da due testimoni molto particolari.
I testimoni portano abiti bianchi con cintura rossa (vecchie camicie da giorno femminili con ricami e pizzi), calzettoni a righe, cappelli di paglia ornati da fiori di stoffa da cui scendono lunghi nastri colorati. Questi tipi di costumi sono diffusi, con tipologie molto simili, in vari carnevali del nord Italia, come quello di Bagolino, nella Lachera di Rocca Grimalda o nella rappresentazione della Baìo di Sampeyre.
www.cegni.com

Crema
Nel 1985 alcune associazioni di volontariato (GTA, Bar Fiori, Gruppo Sportivo Olimpia, Gruppo dei Pantelù, Gruppo Carnaval of Humor), supportati dall'emittente locale Radio Antenna 5, costituirono un comitato organizzatore col fine di riportare al successo il carnevale di Crema. Iniziava così una nuova era per la manifestazione, con i grandi carri mascherati affiancati da gruppi (scuole, oratori, associazioni, corpi di ballo).
L'iniziativa ebbe immediato seguito di pubblico e crebbe di anno in anno fino a favorire l'afflusso di migliaia di persone. Nel 1993, per questioni di sicurezza, il tradizionale corteo in centro storico veniva abbandonato in favore di un circuito attorno a Porta Ombriano.
I carri oggi sono allestiti in un capannone appositamente predisposto, con grande impegno di volontari, riprendono spesso temi di attualità e vedono il coinvolgimento di gruppi e persone spesso provenienti anche da zone diverse dal Cremasco. Le sfilate, tempo permettendo, si tengono nelle ultime tre domeniche consecutive del periodo di carnevale. Durante il carnevale del 1955 veniva indetto un concorso per stabilire una maschera tipica cremasca.
Vinse Paolo Risari, noto titolare di un'osteria, che creò 'l Gagèt col sò uchèt. Gagèt è vezzegiativo di gagio (pl. gagi), termine con il quale, non senza ironia, i cittadini di Crema chiamavano i contadini di campagna che giungevano a Crema per vendere le proprie merci al mercato. Il gagèt veste l'unico abito buono che ha ('istìt scapàt), con vistose calze e zoccoli di legno (scalfaròcc e saculòcc) ai piedi. Porta un fazzoletto bianco e rosso al collo, un cappellaccio sulla testa e una coccarda appuntata al petto. Usa un bastone (curbèla) e tiene in braccio un cesto di vimini con un'oca (uchèt) viva.
www.carnevaledicrema.it

Erbusco
Nel 1954, dopo un periodo difficile dovuto alla recente guerra e alla ricostruzione, ad Erbusco la gente sentiva il bisogno di divertirsi ed ecco che nasce la "Compagnia del Buonumore" la quale si inventa un Carnevale per rispondere alla diffusa voglia di rinascita della comunità. A quel tempo la maggior parte della popolazione lavorava ancora nel settore agricolo e durante l'inverno aveva poche occasioni di svago. Alcune persone si ritrovavano presso il "Circolo Combattenti e Reduci" e fu proprio il presidente del Circolo, il maestro Lussignoli Carlo, che ebbe l'idea di coinvolgere la popolazione in un'attività allegra, gioiosa come il Carnevale. Nacque così la "Compagnia del Buonumore" che diede vita al primo Carnevale. Una parte dei suoi componenti si travestì da "autorità", indossando un frac nero, altre "autorità" minori seguivano indossando un frac rosso, c'erano poi i " tecnici comunali" che portavano un camice bianco, le forze dell'ordine e i contadini. Questa prima sfilata fu itinerante, sull'unico carro c'era un vecchietto che suonava la fisarmonica. Il corteo si mosse in una giornata freddissima, in mezzo alla neve e si portò da Erbusco alla frazione di Pedergnano dove gli abitanti, ignari di tutto, si chiesero che cosa stesse accadendo. I "tecnici" dissero che erano venuti per misurare la larghezza delle strade e simularono questa misurazione, scuotendo ripetutatamente la testa. Le strade erano troppo strette, per consentire il passaggio dei nuovi mezzi di trasporto si sarebbe dovuta abbattere la torre. Questo verdetto creò un enorme malcontento e la gente si calmò solo quando i tecnici assicurarono che avrebbero demolito….solo la parte inferiore della torre, lasciando intatta la parte superiore….La manifestazione si prolungò per tutto il pomeriggio, dall'una e mezza fino addirittura a mezzanotte. Negli anni successivi si realizzarono carri che avevano un'impronta satirica relativa a fatti accaduti in paese, essi erano polemici nei confronti di ciò che le autorità avevano fatto o avevano trascurato di fare ,oppure erano di natura allegorica.
www.carnevaledierbusco.net

Milano
Ogni anno, nei giorni di Carnevale, riappare nelle strade in festa. È "Meneghin", diminutivo del nome Domenico, la maschera milanese per eccellenza. Affiancato dalla Cecca, insieme fanno davvero una bella coppia. Porta il tricorno (cappello con tre punte n.d.r.), la parrucca con un codino, la giacca lunga verde e marrone, i calzoni neri in cima al ginocchio e in fondo le calze a righe rosse e bianche. Sotto la giacca indossa una camicia bianca con i bordi di pizzo e un fazzoletto intorno al collo. Le sue scarpe sono nere con la fibbia davanti.
Già maschera popolare nel '600 fu portato al successo dal grande commediografo milanese Carlo Maria Maggi. Meneghino si presenta sui palcoscenici come servo devoto e ligio agli ordini del padrone ma anche desideroso di conservare la propria libertà e intollerante ad ogni sopruso.
Il carattere della maschera è ben definito ma Meneghino sa comportarsi spesso anche a seconda delle situazioni: al ruolo di servo, si affianca quello di contadino in altre commedie. Pure il suo carattere cambia a seconda delle circostanze. Sebbene spavaldo a parole è di carattere bonario e capace di spinte caritatevoli, incline a parlare con gli altri e a fare amicizia. Non nasconde il suo volto, affronta tutti a viso scoperto. La simpatia che ispira è frutto della sincerità del fare, della laboriosità guidata dall'onestà e non dalla cupidigia. Così incarna perfettamente lo spirito milanese e la città lo ha volentieri adottato.
Il popolo lo ama, molti scrittori lo hanno avuto a simpatia. Carlo Porta, il poeta, contribuì alla definizione del personaggio: un linguaggio brillante, un'intelligenza vivace e arguta, un atteggiamento generoso. Meneghino fa parte della storia di Milano, specie durante alcuni episodi particolari; così nella metà dell'Ottocento diventa anche simbolo dell'animo patriottico milanese contro la dominazione asburgica.
www.turismo.milano.it

Varese
Il Carnevale Varesino si svolge con regolarità ogni anno: la domenica grassa, in una sala del Municipio, il Sindaco consegna al Re Bosino la chiave della Città. Il sabato grasso si svolge il corteo con carri e maschere, che si conclude con il discorso del Re Bosino dal balcone della torre di Piazza Monte Grappa.
www.famigliabosina.it