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Il Carnevale in Toscana

Il Carnevale in Toscana

Arezzo
Il primo Carnevale ebbe inizio nel 1967, per iniziativa dei parroci dell'orciolaia, un quartiere periferico della città di Arezzo, Don Sergio Bernardoni e Don Angelo Sabatini, coadiuvati da Gabelli Francesco, Mori Libero, Papini Ferruccio, Salvatori Decio e Vasco Vannelli ed ebbe luogo in un solo giorno presso il piazzale della Chiesa dell'Orciolaia, con maschere, giostre e spettacoli gestiti dai ragazzi che frequentavano la parrocchia.
La festa terminava nella serata, con la preparazione di un falò dove veniva bruciato un grosso pagliaccio carnevalesco costruito dai ragazzi. Con l'appoggio della comunità e di alcune organizzazioni, negli anni successivi, si cercò di svilupparlo all'interno dell'Orciolaia.
www.carnevalearetino.it

Castiglion Fibocchi
A pochi chilometri dalla città di Arezzo, lungo l'antica strada romana Cassia Vetus alle pendici del Pratomagno, sorge Castiglion Fibocchi; è questo un caratteristico comune Toscano che vede le sue prime origini nel periodo Medievale e precisamente nel secolo XII, quando i conti Guidi cedettero il feudo alla famiglia dei Pazzi di Valdamo; tra questi spicca la figura di Ottaviano Pazzi, soprannominato Bocco a causa di una deformazione del viso, e da lui ha preso il nome il paese.
Qui la storia comincia ad intrecciare una danza con la leggenda a volte perdendosi l'una nell'altra. Le novelle, narrate dai nonni ai nipoti nel "canto del fuoco" durante le lunghe serate invernali, raccontano dei memorabili festeggiamenti Castiglionesi prima dell'inizio della Quaresima quando, con grandi libagioni e balli ".. in Castellione de filiis Bochi i bifolchi e i signori festeggiano insieme la festa de carnesciale. . ." (n.d.a. documento storico datato 2 maggio 1174).
Ed è così che una decina di anni fa, prende corpo, tra i vicoli e le mura severe del castello, figure bellissime ed arcane che, rincorrendosi sotto gli archi di pietra e le stradine anguste, riprendono una danza ormai interrotta da secoli, ma sempre nella memoria di tutti, in quanto non si dimentica mai la gioia di vivere.
E proprio con questo spirito che per una sola volta all'anno, e precisamente la penultima domenica del periodo di carnevale, l'intero paese si adopera per trasformare ogni luogo abitato, vicolo ed atrio, in un fantastico scenario, quello del "Carnevale dei Figli di Bocco".
Il carnevale dei Figli di Bocco è una manifestazione antica dove i duecento figuranti, vestiti con costumi fantastici e con il volto celato da preziose maschere di cartapesta, con le loro eleganti riverenze invitano l'ospite ad entrare in un limbo arcano dove il tempo non ha più dimensione.
Per la bellezza e la cura del particolare dei costumi e l'atmosfera che si crea, la manifestazione di Castiglioni è stata più volte paragonata a quella di Venezia, e di tale paragone i "Figli di Bocco" ne sono fieri.
La manifestazione dà spazio a vari artisti di strada, rappresentazioni teatrali, stands gastronomici e d'intrattenimento vario e spettacoli pirotecnici.
La Manifestazione si articola in due giornate, sabato sera con il discorso di "Re Bocco" che inaugura il Carnevale e la domenica con tutte le maschere sparse per i borghi del paese e la successiva sfilata.
www.carnevaledeifiglidibocco.it

Follonica
Nel 1949 Aldo Muratori ed Ivano Biagetti, idearono il "Carnevale Maremmano" che dal 1950 al 1960 conobbe il suo massimo splendore e nel quale esplose la comicità e l'ironia di quel personaggio che risponde al nome di Luigi Saragosa che, con la sua capacità organizzativa, ha sempre partecipato a questa manifestazione diventandone il personaggio principale. Oggi giorno questo personaggio è noto come "Gigi del Golfo".
Dopo i tempi bui provocati dalla guerra,c'era la voglia di rinascere. I commercianti, per quest'iniziativa, donarono un po' di denaro, in totale 140.000. Grazie a loro e alla buona volontà di Muratori e Biagetti si ebbe il carnevale. Il Carnevale era sentito e vissuto da tutti i residenti ricordando ancora oggi la satira pungente, gli scherzi, le musiche, la poesia del momento, l'ironia e l'estro degli artisti della creta, colla e cartapesta.
I capannoni dove avveniva la costruzione, erano i luoghi principali di aggregazione nelle varie zone della città. Zone dette Rioni per le quali erano stati creati gli appositi stemmi e bandiere. Da Ottobre a Marzo dopo il lavoro, si viveva nei capannoni senza distinzione sociale, incuranti del freddo e della fatica. La città operaia, artigianale, intellettuale e turistica si ritrovava ed esprimeva nella realizzazione carnevalesca tutto il suo "saper fare" la sua potenzialità, creatività e passione.
Durante il 1958/59 si vive un clima disfattista all'interno dei vari rioni, fino ad arrivare ai primi del 1960 dove scomparvero interamente i carri rionali e da qui la fine di quel bellissimo sogno quale fu il Carnevale Maremmano. Follonica rimase una ventina d'anni senza il carnevale.
In questo periodo la città subisce una trasformazione impensabile fino ad allora. Con l'arrivo delle fabbriche e con il progressivo aumento dell'economia turistica, ci fu un aumento della popolazione residenziale. E in questo scenario di cambiamenti, nel 1979 il carnevale rifiorisce in riva al Golfo. Si chiama da allora "Carnevale Follonichese".
"Il Golfo" (periodico di informazione) e Radio Diffusione Follonica, appoggiarono l'iniziativa che riprendeva l'edizione del Carnevale Maremmano degli anni 50. Con il cambiamento della città cambia anche una certa fisionomia del carnevale.
I Rioni sono aumentati, inizialmente fino a sette. Ai veterani "Centro", "Zona Nuova", "Senzuno" e "Chiesa", si sono aggiunti "167-Campi alti al mare", "Cassarello" e "Capannino-San Luigi". Si è avuto successivamente la scomparsa del "Senzuno" e l'apparizione di "Pratoranieri" e "Palazzi".
www.carnevalefollonica.com

Santa Croce sull'Arno
La prima sfilata del Carnevale di Santa Croce sull´Arno risale al 1928, quando alcuni paesani decisero di mascherarsi per ravvivare le grigie giornate invernali. A metà degli anni Trenta nacquero i primi gruppi carnevaleschi collegati ai vari Bar del centro storico: "Il Gatto", per il Bar di Fio, "Il Saladino", per il Bar del Commercio, "La Luna" per il Bar da Uccello. Nel 1938, poi, si aggiunse anche "Il Nuovo Astro", del Bar Italia.
Dal 1939 ci fu la tragica interruzione dovuta al secondo conflitto mondiale. Dopo la fine della guerra, con l´inizio della ricostruzione ed il fiorire della vita democratica e delle attività economiche, rinacque anche il carnevale che, per evidenti motivi imposti dalle tragiche vicende storiche, aveva cessato la propria attività. I carri e le maschere riportarono l´allegria e la voglia di divertirsi.
Si giunse così alla metà degli anni ´70, precisamente al 1976, quando un gruppo di vecchi carnevalai riprese la fiammella e la trasformò ben presto, tanta era la voglia di carnevale, in un incendio di colori, maschere, allegria, feste e veglioni. Risorsero i vecchi gruppi del Nuovo Astro e della Luna, che prese il nome di Nuova Luna, e nacquero quelli della Lupa e degli Spensierati. Da quel momento in poi, le iniziative si sono moltiplicate e la fama delle sfilate si è affermata velocemente in tutta Italia, diffondendo così un´immagine positiva del nostro paese ed il carnevale santacrocese, per la bellezza e la cura dei minimi particolari dei suoi costumi, si è conquistato l´appellativo di carnevale d´autore.
www.carnevalesantacrocese.it

Viareggio
Il carnevale di Viareggio è considerato uno dei più importanti carnevali d'Italia e d'Europa. I carri, che sono i più grandi e movimentati del mondo, sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina.
La tradizione della sfilata di carri a Viareggio risale al 1873, quando alcuni ricchi borghesi, decisero di mascherarsi per protestare contro le troppe tasse che erano costretti a pagare.
Da allora ogni anno questa sfilata permette di eliminare il malcontento di tanta gente, e alla fine del secolo comparvero i carri trionfali.
Tutto il carnevale è accompagnato da veglioni e feste in maschera che hanno origine antica, ben prima della nascita dei corsi mascherati. Negli anni '20 erano famosi i veglioni "di colore", feste nelle quali le donne dovevano indossare un abito delle tinte indicate, mentre gli uomini indossavano lo smoking, gli addobbi, i coriandoli e le stelle filanti erano nei colori prescritti. Locali come il Principe di Piemonte, l'albergo Royal e il Cafè chantant Margherita sulla Passeggiata erano la sede ideale per questo tipo di feste e proprio in quest'ultimo locale iniziò nel 1932 la tradizione dei veglioni in costume con un "ballo incipriato del Settecento". Oggi i veglioni sono feste rionali durante i fine settimana dei corsi mascherati sul lungomare. Sono feste in strada accompagnate da musiche, maschere e tanto divertimento. Il rapporto tra il Carnevale di Viareggio e l'arte è sempre stato molto stretto, come testimoniano i numerosi contributi di artisti tra i quali Lorenzo Viani, Renato Santini, Uberto Bonetti, Sergio Staino, Dario Fo e Jean-Michel Folon. La nuova sede di costruzione dei carri mascherati, il complesso della Cittadella, è stata inaugurata il 15 dicembre 2001 secondo il progetto di Francesco Tomassi. Essa si trova nella zona nord della città, i carri sono all'interno di hangars che possono essere visitati da gruppi e singoli non soltanto durante il periodo carnevalesco. Inoltre questo complesso è anche un centro di cultura e spettacolo con spazi aperti utilizzabili tutto l'anno: la piazza ellittica delimitata dagli hangars stessi è un'ottima location per concerti ed eventi vari; essa è stata infatti adibita per l'ormai tradizionale Festival di Gaber dedicato all'omonimo artista e a numerosi concerti e musical di livello mondiale per tutto il periodo estivo. All'interno invece è stato realizzato un museo e un percorso guidato sulla storia del carnevale viareggino.
www.viareggio.ilcarnevale.com