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Le relazioni per la sostenibilità del turismo: evidenze nelle città Unesco di Ragusa, Modica e Scicli

di Maria Velardita
Università per Stranieri di Siena
Facoltà di Lingua e Cultura Italiana
Corso di Laurea in Mediazione Linguistica e Cultura in Ambito Turistico - Imprenditoriali

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Daniela Argento
Correlatore: Chiar.mo Prof. Massimiliano Tabusi
Tesi di laurea di: Maria Velardita

1.2 - La Società del nuovo millennio: dai beni materiali ai servizi

Quando si dice che la società attuale è diversa rispetto a quelle precedenti non si sta confermando un luogo comune che vuole quasi sottolineare la perdita di determinati valori e la critica ad un nuovo modo di vivere, ma si sta facendo un'affermazione oggettiva e priva di alcun giudizio, basata sull'osservazione delle nuove abitudini di una determinata comunità di persone.

La società odierna, infatti, è il frutto dei cambiamenti politici ed economici che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. I ritmi frenetici tipici della produzione di massa, il processo di globalizzazione e l'avvento della tecnologia che caratterizzano l'epoca in cui viviamo, condizionano inevitabilmente i nostri modi di vivere e li distinguono da quelli del passato. Ne è una prova il fatto che, se chiediamo in modo molto semplice ad una persona anziana quali erano le sue abitudini quando aveva la nostra stessa età, sulla base di ciò che ci viene raccontato noteremmo un cambiamento evidente rispetto sia alle consuetudini delle generazioni successive a quella del nostro intervistato, sia a quelle della generazione attuale.

Lo stesso risultato si otterrebbe se un Europeo formulasse la stessa domanda a qualcuno che vive in un altro continente: la risposta vedrebbe comunque delle differenze rispetto a quella che avrebbe dato l'intervistatore.

Questo non deve, tuttavia, indurre a pensare qualcosa di negativo o catastrofico, ma deve diffondere la consapevolezza che le abitudini sono legate ai bisogni delle persone, i quali variano in base al periodo, al luogo ed alla società in cui esse vivono. È un fenomeno del tutto naturale. Gli anni passano, gli uomini cambiano e con essi anche le esigenze da questi avvertite. Come dice Catturi (2003: 14-15) «l'uomo è un essere vivente anche perché avverte continuamente dei bisogni» e la ricerca del modo per poterli soddisfare pienamente è lo scopo primario del suo operare.

Ma cosa si intende propriamente con la parola bisogno? Tiriamo in causa ancora una volta Catturi (2003: 14-15) il quale fornisce la seguente definizione:

Si considerano bisogni tutte le manifestazioni fisiche o psicologiche di uno stato di disagio, di sofferenza, di tristezza, di insoddisfazione; essi, per conseguenza, danno testimonianza, individuano e rilevano la mancanza di qualcosa ritenuto indispensabile od anche solo opportuno e di cui si sente il desiderio e si avverte l'esigenza […].

È facile giungere alla conclusione che per colmare questa mancanza occorrono oggetti e cose, tanto materiali quanto immateriali, in altre parole, beni e servizi.

Non basta però trovare il modo per soddisfare una determinata esigenza per stare bene, poiché ce ne sarà subito un'altra che necessita ancora di essere soddisfatta, così come si può dedurre pure che i bisogni avvertiti non sono uguali per ciascun componente di una determinata comunità, ma sono soggettivi, personali. Inoltre, le necessità avvertite non si pongono all'attenzione della gente tutte con la stessa intensità da poterle mettere insieme sullo stesso piano, al contrario, alcune sono avvertite in modo più forte rispetto a delle altre. In questo senso si può parlare di “scala dei bisogni" la quale mette in evidenza le esigenze primarie di una determinata comunità o, se si vuole scendere nel particolare, di una determinata persona, che vive in un preciso momento storico ed in un proprio ambiente geo-fisico. Il tempo, lo spazio e la società sono, infatti, elementi che influenzano inevitabilmente la disposizione dei bisogni all'interno dei diversi livelli della scala. Se facciamo un paragone tra la scala collettiva delineata nel 1800 e quella, invece, del nuovo millennio, è impossibile non notarvi delle differenze, la più evidente delle quali riguarda proprio i posti più in alto, un tempo occupati quasi esclusivamente da beni materiali, mentre oggi soprattutto da quelli immateriali. Questo capovolgimento fa sì che la nostra sia una “società dei servizi", frutto del cambiamento socio-economico che stiamo vivendo.

A tal proposito, lo psicologo statunitense Abraham Maslow, in seguito ad un'attenta analisi della società contemporanea, ha elaborato la cosiddetta “piramide di Maslow", vale a dire una rappresentazione gerarchica dei bisogni avvertiti dall'uomo di oggi. Alla base di questa piramide troviamo quelli che una volta erano considerati bisogni primari, ovvero, quelli fisiologici, legati alla sopravvivenza elementare. Al livello superiore compaiono i bisogni di sicurezza, successivamente quelli riguardanti l'integrazione al gruppo di appartenenza, per poi arrivare fino in cima, dove vengono collocati i bisogni di identità sociale e di autorealizzazione. È sottinteso che la mancata soddisfazione di una di queste necessità non permette la progressione verso l'alto all'interno della piramide. Nella pratica, ai posti più alti della scala dei bisogni attuale troviamo: una maggior cura dell'ambiente naturale, una migliore organizzazione del tempo libero, la ricerca del piacere derivante dalla visione di luoghi naturali incontaminati o di opere d'arte, la partecipazione ad eventi culturali, la cura del proprio aspetto fisico, la ricerca del divertimento, la promozione di iniziative sociali e socializzanti, e così via (Catturi, 2003: 12, 17-18).

Al fine di soddisfare queste nuove esigenze, viene così a crearsi una nuova categoria di beni, detti “relazionali". Questi beni, come suggerisce il nome, non possono essere acquisiti da un singolo in maniera indipendente da altri soggetti, poiché hanno origine proprio dalle relazioni con gli altri (C.J. Uhlaner, 1989). Essi, dunque, possono assumere la forma della solidarietà, della volontà di condividere le vicende altrui, dell'amicizia, nonché del desiderio di approvazione ed accettazione da parte degli altri e del senso di appartenenza ad un gruppo. I rapporti interpersonali vengono considerati, insomma, come qualcosa che contribuisce al benessere individuale e sociale. La relazione non è soltanto un elemento aggiunto, bensì un costitutivo della persona. Come sostiene Donati (1998), infatti, «nel sistema di riferimento sociale l'essere umano non può esistere senza relazioni con gli altri». Possiamo parlare allora di “società dell'umano" in cui l'uomo dovrà essere riscoperto nella ed attraverso la relazionalità che è implicita nella sua natura. A livello antropologico e sociale, d'altronde, la qualità della vita non si misura solo in base a migliori condizioni economiche, ma anche in base a relazioni migliori.

Un'ulteriore considerazione che possiamo fare sulla scala dei bisogni riguarda la sua ampiezza. Notiamo che originariamente essa non era così ampia come al contrario lo è oggi, proprio perché i bisogni avvertiti erano pochi e molto semplici ed i beni atti al loro soddisfacimento erano forniti dalla “natura" stessa. Stiamo parlando della necessità di nutrirsi, di coprirsi, di ripararsi e di altre di simile semplicità. Oggi, invece, dato che per una parte della popolazione mondiale questi bisogni primari sono molto più facili da soddisfare, se ne avvertono degli altri, impossibili da trovare in natura ma realizzabili grazie all'intelligenza dell'uomo ed alla sua creatività. La dilatazione della scala dei bisogni originaria, dunque, può essere giustificata attraverso l'aumento delle conoscenze individuali e collettive.

Quando una popolazione potrà permettersi di non dover più preoccuparsi della ricerca del cibo, dell'acqua, del vestiario e dell'abitazione (tutti questi bisogni considerati primari), solo allora potrà avvertire esigenze diverse, forse meno impellenti, ma per il cui soddisfacimento si rendono necessarie le conoscenze della comunità umana.

Un riscontro di quanto appena affermato lo si può trovare osservando la variazione del numero di coloro che lavorano nelle varie aziende del settore primario (quelle ancora fortemente legate alle risorse naturali), del secondario (incaricato di trasformare in prodotti finiti quelli provenienti dal primario), e del terziario (predisposto a fornire servizi a persone o aziende). Mentre negli anni 1950 si calcolava che il 50% dei lavoratori fosse impiegato nel primario, il 35% nel secondario e soltanto il 15% nel terziario, oggi la situazione si è letteralmente ribaltata, facendo risultare che in ognuno dei primi due settori vi lavora soltanto il 7-8% del totale dei lavoratori, mentre il resto della popolazione lavorativa si occupa di servizi. Questa variazione dimostra come in precedenza i bisogni, per essere soddisfatti, necessitavano di beni che si trovavano in natura; la società attuale, invece, ha bisogno di beni intangibili creati perlopiù dall'uomo, ragione che giustifica una tale quantità di lavoratori nel settore terziario.

Nonostante i cambiamenti avvenuti nel corso della storia, gli uomini, per la produzione di beni tanto materiali quanto immateriali di cui abbiamo parlato, hanno pensato di creare dei “luoghi" appositi che si concretizzano nelle aziende. Nei paragrafi che seguono vedremo come esse riescano a raggiungere tale scopo, individueremo le caratteristiche che le contraddistinguono e che consentono di paragonarle agli esseri viventi.