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Le relazioni per la sostenibilità del turismo: evidenze nelle città Unesco di Ragusa, Modica e Scicli

di Maria Velardita
Università per Stranieri di Siena
Facoltà di Lingua e Cultura Italiana
Corso di Laurea in Mediazione Linguistica e Cultura in Ambito Turistico - Imprenditoriali

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Daniela Argento
Correlatore: Chiar.mo Prof. Massimiliano Tabusi
Tesi di laurea di: Maria Velardita

3.2 - La Sicilia: posizione geografica, cenni storici ed economia dell'isola

La Sicilia, con i suoi 25.707 kmq di superficie, non solo è la più vasta regione italiana, ma anche la più grande isola del Mediterraneo. Formata da nove province (Palermo, il capoluogo di regione, Trapani, Messina, Caltanissetta, Enna, Agrigento, Siracusa e Ragusa), il numero dei suoi abitanti supera i cinque milioni, collocandola così al quarto posto tra le regioni italiane più popolose, dopo Lombardia, Campania e Lazio.

Bagnata dal Mar Tirreno a Nord, dal Mar Ionio ad Est e dal Canale di Sicilia a Sud, la sua posizione al centro del Mediterraneo l'ha portata ad essere, nel corso dei secoli, preda molto ambita da diversi popoli che hanno continuamente cercato di conquistarla, creando un legame inscindibile tra posizione geografica e cultura. Al centro tra l'Europa e l'Africa, tra Oriente ed Occidente, l'isola rappresentava, infatti, il crocevia delle più importanti rotte del passato, nonché punto strategico da dove poter controllare tutta l'area mediterranea. La sua forma triangolare diede motivo ai Greci di chiamarla “Trinacria" (dal greco trikeles), parola che metteva in evidenza le tre punte estreme dell'isola. Il nome con cui la conosciamo oggi, Sicilia, invece, deriva dalle prime popolazioni che si insediarono sul suo suolo: i Sicani ed i Siculi.

I primi, popolo non indoeuropeo proveniente dalla penisola iberica, si stanziarono principalmente nella parte occidentale dell'isola, ma successivamente vennero spinti verso l'interno dagli Elimi. I secondi, di origine italica, al contrario, occuparono la parte orientale. Con queste tre popolazioni non autoctone si scontrarono i navigatori fenici, approdati sull'isola per motivi commerciali tra l'XI ed il X sec. a.C..

Nell'VIII secolo a.C., l'isola assistette all'approdo di alcuni coloni provenienti dalla Grecia. Essi fondarono Naxos nel 735, l'anno seguente Siracusa ed altre colonie quali Catania, Gela, Selinunte, Agrigento ed altre ancora. La Sicilia entrò così a pieno titolo nella storia del Mediterraneo greco. La colonizzazione ellenica determinò una profonda trasformazione culturale, facendo vivere agli abitanti dell'isola uno dei momenti di maggior prestigio e potenza. Non bisogna infatti dimenticare che Siracusa, a quel tempo, fu una delle città più importanti della Magna Grecia e dell'Occidente intero. Tuttavia, ben presto la civiltà greca venne contrastata dall'arrivo dei Cartaginesi nella parte occidentale, i quali fondarono Mozia, Palermo e Solunto. Quando i Cartaginesi distrussero l'embrionale organizzazione politica dei greci, solo la città di Siracusa resistette sotto la tirannia di Dionisio ed, anzi, estese il suo controllo alla zona dello stretto (IV secolo a.C.).

Con la fine della seconda guerra punica (241 a.C.), l'isola passò sotto il dominio dei Romani che la dichiararono provincia, attribuendo alle città prerogative politiche differenti, a seconda del loro maggiore o minore grado di fedeltà a Roma. In questo periodo la Sicilia fu sfruttata dal punto di vista agricolo, motivo che le valse l'appellativo di “granaio di Roma", mentre dal punto di vista culturale fece un passo indietro rispetto alla precedente epoca greca.

Appena prima della caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476), la Sicilia venne dominata dai Vandali, dagli Eruli e dagli Ostrogoti. Nel 535, invece, furono i Bizantini ad imporre la loro egemonia, ripristinando la lingua e la cultura greca. Tuttavia, la disgregazione dell'Impero bizantino e la sua debolezza si facevano pesantemente sentire sull'isola, alimentando un certo malcontento all'interno della popolazione.

L'827 fu l'anno dell'inizio della conquista araba. Fu proprio grazie ai musulmani che la Sicilia rifiorì sia economicamente che culturalmente, godendo di un lungo periodo di pace e prosperità. Vennero introdotte nuove tecniche agricole, si passò dalla monocoltura cerealicola alla varietà delle coltivazioni; nel commercio l'isola fu inserita all'interno di un'estesa rete marittima, divenendo il punto nevralgico degli scambi internazionali. Inoltre, nonostante la diversa cultura e religione dei nuovi dominatori, questi non costrinsero i cristiani a convertirsi all'Islam, permettendo loro la libertà di culto e mostrando molta tolleranza nei loro confronti. Fu in questo periodo che la Sicilia venne suddivisa amministrativamente in tre valli: Val di Mazara a nord-ovest, Val Demone a nord-est, e Val di Noto a sud-est.

Alla Sicilia araba subentrò dall'XI secolo la Sicilia normanna dando vita ad un regno caratterizzato dalla convivenza pacifica tra varie etnie e fedi religiose e dal raggiungimento dell'eccellenza in tutti i campi artistici. Inizia in questo modo l'età d'oro dell'isola che culminerà poi con il regno dello “Stupor mundi" Federico II di Svevia (1194), alla cui corte di Palermo, frequentata da illustri artisti, letterati e scienziati di culture diverse, nacque la “Scuola poetica siciliana".

Dopo gli Svevi arrivarono gli Angioini che, tuttavia, furono cacciati dai Siciliani durante la famosa rivolta dei Vespri del 1282, lasciando il posto agli Aragonesi prima ed agli Spagnoli dopo. Questi ultimi, a loro volta, governarono fino al 1713, quando con la Pace di Utrecht la Sicilia passò ai Savoia. Seguirono quindici anni di dominazione austriaca, trascorsi i quali l'isola venne annessa al Regno di Napoli (1735) che nel 1816 si trasformò, in seguito al Congresso di Vienna, in Regno delle Due Sicilie. Fu in questo periodo che la Sicilia conobbe un grande sviluppo economico ed industriale, diventando una delle regioni più ricche d'Italia ed addirittura il terzo stato più industrializzato d'Europa dopo l'Inghilterra e la Francia.

Infine, dopo l'impresa militare guidata da Giuseppe Garibaldi ed il plebiscito indetto dallo stesso, la popolazione siciliana si pronunciò a favore di una nazione italiana unificata sotto l'egida di Vittorio Emanuele II.

La complessa storia della Sicilia è forse la causa principale dello scarso sviluppo economico della regione. La principale risorsa economica è costituita dall'agricoltura che ha conosciuto, nell'ultimo ventennio, aspetti di relativa modernizzazione, soprattutto nelle pianure e colline costiere, i quali hanno reso possibile il graduale ampliamento delle superfici agricole. Inoltre, la recente espansione delle coltivazioni in serra ha interessato l'area ragusana, quella di Gela e di Marsala, sottraendo così i produttori ai vincoli climatici ed ai tempi di maturazione dei frutti. I prodotti principali che si coltivano sono: grano e cereali in genere, agrumi, olivi, viti, mandorli, frutta, legumi ed ortaggi. Molto importante è la produzione di olio e vino, soprattutto dei vini liquorosi come il Marsala, il Bianco d'Alcamo, il Nero d'Avola, il Moscato di Siracusa, il Passito di Pantelleria ed il Faro di Messina.

Il patrimonio zootecnico bovino risulta incrementato del 40% negli ultimi venticinque anni, mentre rimane stazionario quello ovino, suino e caprino.

Altra risorsa di notevole importanza per l'economia siciliana è la pesca; sia quella del pesce spada nello stretto di Messina, sia quella di altura con il pesce azzurro, tonno, crostacei e molluschi concentrata nei porti di Mazara del Vallo e Sciacca. Da questi porti, infatti, proviene circa il 16% del pesce pescato in Italia.

Per quanto riguarda l'industria, quella siciliana è per lo più di tipo estrattivo, grazie alla presenza di moltissimi giacimenti minerari di notevole importanza. Rilevante è, a tal proposito, l'attività mineraria dello zolfo che prosperava nell'Agrigentino e nel Nisseno, ormai estintasi, nonché la produzione di sale, ricavato dalle miniere di salgemma e dalle grandi saline. Negli ultimi anni, inoltre, sono stati scoperti dei giacimenti di petrolio e di gas naturale (soprattutto nel Ragusano) che hanno determinato il costruirsi di raffinerie ed altre industrie ad essi collegate. Oltre a ciò, da ricordare sono anche gli stabilimenti chimici e le attività manifatturiere, frantumate, purtroppo, in miriadi di imprese che in larga misura producono per il consumo locale. Si annoverano soprattutto oleifici, pastifici, conservifici delle verdure e del pesce, piccole aziende enologiche, tessili e meccaniche (Touring Club Italiano, 2007).

Analizzando il settore terziario, scopriamo che, mentre è alto il numero degli impiegati nell'amministrazione pubblica, di debole produttività è il settore commerciale, frammentato in piccole attività e scarsamente coordinato di fronte alla concorrenza nazionale ed internazionale. Fortunatamente, la Sicilia può contare sull'importante risorsa economica rappresentata dal turismo, di cui parleremo in modo più approfondito nel prossimo paragrafo.