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Le relazioni per la sostenibilità del turismo: evidenze nelle città Unesco di Ragusa, Modica e Scicli

di Maria Velardita
Università per Stranieri di Siena
Facoltà di Lingua e Cultura Italiana
Corso di Laurea in Mediazione Linguistica e Cultura in Ambito Turistico - Imprenditoriali

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Daniela Argento
Correlatore: Chiar.mo Prof. Massimiliano Tabusi
Tesi di laurea di: Maria Velardita

2.5 - Il turismo sostenibile

La presa di coscienza che il turismo può causare inquinamento e degrado ambientale e sociale è un fenomeno di recente data. Fino agli anni 1960, infatti, questo settore è stato considerato come una “smokeless industry" (industria senza fumo) che genera ricchezza pulita. Oggi, fortunatamente, si pone una maggiore attenzione ai rischi socio-ambientali derivanti da uno sviluppo non controllato del turismo. L'attrazione esercitata da molte località, infatti, può portare ad un eccesso di presenze, con conseguenti aumenti incontrollati dei flussi e fenomeni di congestione che finiscono per compromettere, a volte in modo permanente, il patrimonio ambientale e culturale dell'area.

Per questi motivi è necessario programmare uno sviluppo sostenibile del turismo che possa trasformare questo fenomeno in un elemento di valorizzazione anziché di degrado. Con questo fine ultimo, le istituzioni intergovernative ed i singoli Stati, nel corso degli anni, hanno elaborato vari documenti, sottoscritto carte ed adottato iniziative volte a contrastare le tendenze negative del turismo di massa. Ed è proprio durante uno di questi Summit che nasce il Rapporto Brundtland (1987), dove troviamo una prima definizione di “turismo sostenibile", fornita dalla World Commission on Environment and Development (WCED): «le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un'area turistica per un tempo illimitato, non alterano l'ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche». La protezione dell'ambiente, in tal modo, non veniva più considerata un vincolo allo sviluppo, bensì una condizione necessaria per uno sviluppo duraturo. A questo incontro ne seguirono degli altri.

Nel 1992, assistiamo, infatti, al Summit di Rio de Janeiro in cui viene adottata la cosiddetta Agenda 21, ovvero il programma d'azione globale approvato dalla Conferenza delle Nazioni Unite. Gli strumenti inerenti ad Agenda 21 vengono utilizzati per guidare ed applicare lo sviluppo sostenibile a tutti i gradi di responsabilità, sino a comprendere le aziende e le realtà locali. Tale processo, dunque, implica il coinvolgimento dei diversi soggetti che operano direttamente sul territorio: le autorità pubbliche, gli imprenditori, i turisti e le altre componenti della società civile. Questo sarà il documento internazionale di riferimento per capire quali iniziative è necessario intraprendere per ottenere uno sviluppo sostenibile. In particolare, l'Agenda 21 per il settore dei viaggi e del turismo, adottata dal WTTC, dal WTO e dal Consiglio della Terra (Earth Council) rende esplicito il ruolo del turismo nella salvaguardia delle risorse naturali ed ambientali. Essa si propone, in linea generale, di garantire un comportamento sostenibile da parte di tutti gli attori del turismo e di apportare un contributo significativo del settore alla sostenibilità.

Del 1993 è invece la sottoscrizione della Carta di Lanzarote che, prodotta dalla Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, definisce le priorità, gli obiettivi ed i mezzi necessari a promuovere il turismo futuro, in modo tale da salvaguardare le risorse naturali ed il patrimonio storico-culturale per le generazioni future. In base a quanto scritto nella carta, il turismo «deve essere ecologicamente sostenibile nel lungo periodo, economicamente profittevole, socialmente ed eticamente equo nei confronti delle comunità locali».

In seguito, nel 1996, si ottiene la Carta del WTO “Turismo: principi base per uno sviluppo sostenibile", mentre l'anno successivo vengono suggerite, all'interno della Carta di Calvià, delle misure per la riduzione del consumo delle risorse idriche ed energetiche, per la produzione, la gestione dei rifiuti e per il rispetto delle tradizioni culturali ed artistiche delle comunità ospitanti le attività turistiche. Sempre nel 1997, attraverso la Dichiarazione di Berlino, si evidenzia la responsabilità, a livello locale, dello sviluppo durevole del turismo e la necessità di un controllo e di una gestione accorta dello stesso.

Nel 2001 la Carta di Rimini rappresenta il documento conclusivo della “Conferenza Internazionale per il Turismo Sostenibile", in cui si individuano le priorità verso le quali indirizzare e promuovere gli sforzi e gli impegni negli anni seguenti. Essa raccomanda di promuovere la partecipazione di tutti i portatori di interessi coinvolti nel turismo; di rafforzare la gestione, la progettazione e la pianificazione integrata e sostenibile, nonché le capacità d'azione dei governi locali; di promuovere alternative sostenibili per il turismo stagionale di massa e strumenti economici per qualificare le destinazioni turistiche in senso sostenibile (nuovi meccanismi finanziari, incentivi, destinazione ecologica delle entrate fiscali, ecc.); di assicurare e promuovere una buona gestione ambientale e sociale delle località e delle infrastrutture turistiche; e di rafforzare le attività finalizzate alla sensibilizzazione delle aziende turistiche, dei tour operator e dei turisti allo scopo di promuovere positivamente il loro ruolo attivo.

Altro documento molto importante approvato all'unanimità dall'assemblea generale del WTO, il 21 dicembre 2001 è il Global Code of Ethics for Tourism (Codice Etico Internazionale per il Turismo). Esso mette insieme dieci principi il cui obiettivo comune è quello di guidare i vari stakeholder nella creazione di uno sviluppo responsabile e sostenibile del turismo mondiale. Poiché si prevede che il volume del turismo internazionale triplichi nei prossimi venti anni, i membri del WTO hanno ritenuto necessario creare tale documento, al fine di minimizzare gli impatti negativi del turismo sull'ambiente e sul patrimonio culturale, massimizzando, allo stesso tempo, i benefici per coloro che risiedono nelle destinazioni turistiche.

Infine, nel 2002, durante il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile, organizzato dalle Nazioni Unite a Johannesburg dal 26 agosto al 4 settembre, si approva il “Piano di attuazione" in cui viene data particolare attenzione alla insostenibilità degli attuali modelli di produzione e consumo, mentre il 2003 sarà l'anno della Dichiarazione di Djerba sul Turismo e il Cambiamento climatico, altro documento molto importante per la salvaguardia dell'ambiente.

Ma veniamo ora a definire le caratteristiche e gli obiettivi concreti del turismo sostenibile. Innanzitutto, esso si basa su quattro pilastri interdipendenti: il successo imprenditoriale ed economico, la tutela dell'ambiente, la responsabilità nei confronti della società e dei valori culturali delle destinazioni. Affinché si possa parlare di turismo sostenibile occorre, dunque, che esso sia durevole, ovvero, che non si basi sulla crescita a breve termine della domanda, bensì sugli effetti a medio-lungo termine del modello turistico adottato; dimensionato nel tempo, per ridurre gli effetti legati alla stagionalità, e nello spazio, limitando, cioè, l'affluenza dei turisti a seconda delle caratteristiche fisiche dei luoghi, dato che proprio la concentrazione del turismo in certi periodi dell'anno, l'utilizzo di trasporti necessari per il viaggio, i consumi di acqua e la produzione di rifiuti rappresentano i problemi cruciali su cui intervenire per la sostenibilità del settore turistico; integrato e diversificato, poiché il turismo non può essere un elemento estraneo all'identità del luogo, al contrario, esso deve essere integrato alla ricchezza culturale ed economica dello stesso e deve saper far rientrare anche le località vicine nella medesima offerta turistica, in modo da rafforzarne l'attrattiva grazie alla diversità urbana, paesaggistica e naturale dell'insieme; pianificato, in quanto una forma sostenibile di turismo implica un'analisi attenta delle condizioni presenti e delle prospettive future, non escludendo le variabili che potrebbero intervenire nel processo turistico; economicamente vitale poiché si propone quale modello alternativo che però non rinuncia alla vitalità economica ed alla ricerca del benessere della comunità locale; partecipato, dal momento che tutti i soggetti devono essere coinvolti nei processi decisionali riguardanti lo sviluppo del territorio e collaborare alla sua realizzazione (A.R.P.A.V., 2005). Soffermandoci su quest'ultima caratteristica, notiamo che il coinvolgimento della popolazione locale è fondamentale per diversi motivi. In primo luogo, la comunità ospitante spesso è direttamente impegnata nella produzione di servizi turistici, contribuendo in modo attivo a garantirne il livello qualitativo. In secondo luogo, gran parte degli elementi di attrattiva di una destinazione turistica appartengono ad un patrimonio di tradizioni e cultura locale che può essere conosciuta dai visitatori solo attraverso un confronto positivo con i residenti. Infine, sono proprio questi ultimi, i residenti, coloro che subiscono direttamente gli eventuali impatti negativi causati dal turismo, motivo per cui potrebbero venirsi a creare delle forti intolleranze nei riguardi dei visitatori. Le soluzioni per scongiurare il rischio appena descritto sono sostanzialmente due: far partecipare direttamente la popolazione residente ai processi decisionali per la formulazione delle strategie della destinazione (ad esempio tramite associazioni di categoria o consorzi di operatori locali) oppure attraverso una partecipazione ai benefici generati dal turismo. Quest'ultimo aspetto è particolarmente significativo al fine di garantire una continuità di sviluppo turistico poiché implica che le ricadute economiche derivanti da questo fenomeno rimangano patrimonio della destinazione, sottoforma di investimenti in infrastrutture o di nuove attività economiche coerenti con il tessuto produttivo locale.

A livello imprenditoriale, la gestione sostenibile dell'offerta turistica richiede la presenza di aziende competitive, condizioni di concorrenza eque e qualità nella produzione di beni e servizi. Inoltre, proporre un'offerta turistica sostenibile implica anche ottimizzare l'occupazione ed i vantaggi sociali. Possiamo dunque affermare che il turismo sostenibile necessita della responsabilità sociale delle aziende.

A livello politico, invece, le autorità locali svolgono un ruolo fondamentale per l'individuazione di misure volte a garantire uno sviluppo turistico sostenibile. Esse, infatti, possono contribuire notevolmente alla salvaguardia della qualità turistica delle destinazioni attraverso una pianificazione e gestione del territorio che siano compatibili con la tutela delle risorse naturali, paesaggistiche e monumentali. Le amministrazioni delle località turistiche possono, inoltre, promuovere Agenda 21 locale al fine di integrare sviluppo economico, equità sociale e tutela ambientale. Così facendo, si crea un'occasione di partecipazione di tutti gli attori sociali alla definizione degli obiettivi di miglioramento delle condizioni di vita ed all'individuazione della strategia migliore per il loro conseguimento. Nel caso in cui non fosse presente un chiaro piano di sviluppo da parte dei vari stakeholder locali si correrebbe il rischio di delegare ogni strategia gestionale a grandi tour operator esterni in grado di generare flussi turistici incoming. Questo avrebbe come conseguenza il prevalere di un modello di sviluppo orientato al turismo di massa, una valorizzazione parziale delle attrattive presenti sul territorio e, generalmente, una banalizzazione dell'esperienza di visita. Tuttavia, l'esito più negativo riguarda il valore creato in quanto questo non resterebbe all'interno dei territori in cui è stato prodotto, ma verrebbe controllato da pochi attori, spesso stranieri, che si occupano di gestire le attività di intermediazione.

Occorre, però, precisare che il turismo sostenibile non è una nuova forma di turismo, né una condanna al turismo di massa: esso è, più correttamente, un nuovo modo di organizzare questo fenomeno, al fine di maturare e diffondere la consapevolezza che anche per il turismo esistono dei limiti superati i quali si rischia di non poter più contare in futuro delle risorse su cui facciamo affidamento oggi. Possiamo affermare, allora, che questa filosofia è applicabile sia al turismo di massa che a quelle forme “alternative" di turismo, di cui parleremo in seguito.

Il principio fondamentale per l'ottenimento di un turismo sostenibile è il rispetto della cosiddetta “capacità di carico" (Carrying Capacity) delle destinazioni turistiche, ovvero, l'indicatore qualitativo utilizzato per misurare la pressione turistica sul territorio. Secondo la definizione fornita dal WTO essa consiste nel numero massimo di persone che visitano, nello stesso periodo, una determinata località, senza compromettere le sue caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socio-culturali e senza ridurre il livello di soddisfazione generale dei turisti. L'obiettivo della capacità di carico è dunque quello di fissare dei programmi turistici che possano essere realizzati effettivamente senza arrecare danni, nel lungo termine, alle risorse naturali, al tessuto sociale, all'economie del luogo ed all'identità culturale di una popolazione. Nello specifico possiamo dire che la capacità di carico prende in considerazione le caratteristiche ambientali ed urbanistiche del territorio, la tipologia e l'ampiezza delle attività turistiche, le politiche turistiche, ed infine, le preferenze mostrate dai residenti, dai turisti e dagli operatori.

Altri indicatori per valutare la sostenibilità di una destinazione turistica ci vengono forniti da Legambiente. Primo tra tutti citiamo la vivibilità della località, misurata dallo spazio consumato dalle strutture ricettive e da seconde case ed il loro peso rispetto alla capacità abitativa locale. In questo criterio rientrano anche gli effetti delle attività turistiche sulla biodiversità, la presenza di aree naturali, la conservazione dei centri storici, l'arredo urbano e le aree verdi. Successivamente troviamo lo stato delle aree costiere e quindi la pressione sui sistemi idrici, l'affollamento dei turisti nelle zone costiere e la percentuale di costa non edificata fino ad un chilometro dall'acqua. Per quanto riguarda la qualità delle acque di balneazione (mare, laghi e fiumi), delle spiagge, dei litorali e dei fondali, occorre che non siano presenti scarichi abusivi né chiazze di petrolio, morie di pesci, schiuma o altro materiale in sospensione. Un ulteriore indicatore di sostenibilità è la pressione determinata dal turismo sul traffico, il quale implica il miglioramento della disponibilità di mezzi di trasporto a basso impatto, la qualità dell'aria, i volumi di traffico e di congestione. Anche i consumi energetici e gli approvvigionamenti da fonti rinnovabili, così come le politiche di riduzione dei rifiuti, rendono più vivibile una località turistica. La pressione sulle risorse idriche locali, invece, deve essere tale da poter assicurare acqua a sufficienza sia ai residenti che ai turisti, scongiurando in ogni modo crisi idriche. Da parte delle aziende, ed in particolare delle strutture ricettive, è possibile ottenere etichette ambientali controllate da terzi, offrire specialità gastronomiche locali e prodotti artigianali tipici. Inoltre, anche la struttura sociale e sanitaria devono raggiungere dei buoni livelli di prestazioni che si traducono nell'accettazione del turista da parte della comunità ospitante, nella sicurezza, nella qualità dei servizi sanitari (pronto soccorso, assistenza medica e sociale, ecc.) e nei servizi per i disabili.

Un contributo al consolidamento del turismo sostenibile può essere fornito da alcune forme turistiche “diverse" da quelle tradizionali. Come ci viene spiegato da Cencini (2005), esse riguardano quelle tipologie diffusesi recentemente, le quali comprendono il turismo ecologico, alternativo, responsabile, d'avventura, equo, solidale, dolce, verde, soft, endogeno, e così via. Nonostante la loro caratteristica di salvaguardare l'ambiente e la cultura delle popolazioni locali, purtroppo queste forme alternative non sempre rientrano nel “programma" di turismo sostenibile. Analizzando le manifestazioni alternative più importanti (ecologico, alternativo e responsabile), possiamo comprendere quali sono i loro vantaggi, ma anche i loro limiti alla piena sostenibilità.

Iniziamo con il turismo ecologico, detto anche ecoturismo. Esso riguarda i viaggi che rispettano l'ambiente, la natura, le caratteristiche culturali ed etniche delle popolazioni ospitanti, proprio perché questi sono le attrattive principali che spingono gli ecoturisti a viaggiare. Tuttavia, l'ecoturismo presenta dei rischi. La ricerca di luoghi naturali incontaminati può condurre, infatti, all'affollamento in particolari aree delicate (barriere coralline, cime montuose, ecc.) che potrebbero essere danneggiate, ma anche ad un futuro sfruttamento turistico degli stessi. Inoltre, l'ecoturismo spesso non tiene conto della dimensione economica del fenomeno; viene così a mancare uno dei pilastri su cui si fonda il turismo sostenibile, lo sviluppo economico delle destinazioni appunto.

Il turismo alternativo nasce, invece, come opposizione al turismo di massa. Al contrario del secondo, infatti, esso è autodiretto, in altre parole, colui che segue questa linea cerca autonomamente destinazioni inusuali, rinuncia ai confort standardizzati degli hotel, scegliendo di alloggiare in strutture economiche gestite da persone del luogo o addirittura in abitazioni private, cercando di muoversi autonomamente e di nutrirsi secondo le abitudini locali. Il turista alternativo viaggia da solo o in piccoli gruppi e mai nei periodi di alta stagione. Gli svantaggi derivanti da questo modo di viaggiare risiedono nel fatto che esso non è praticabile da tutti, rischiando così di farlo diventare un fenomeno elitario, ed inoltre, potrebbe portare all'inquinamento dei luoghi visitati. Oltre a ciò, nonostante esso privilegi il contatto con la natura e le popolazioni locali, non ne assicura il rispetto e la tutela, senza contare che, come l'ecoturismo, neppure questa forma prende in considerazione la dimensione economica del fenomeno.

Altra forma alternativa è il turismo responsabile, il quale pone l'attenzione sulla dimensione sociale e sulle implicazioni etiche del turismo. Il turista responsabile, infatti, è colui che vede nel viaggio, quindi nell'incontro tra culture diverse un'occasione unica di arricchimento reciproco e questo è il motivo che lo avvicina ai luoghi da visitare ed alle comunità che in essi vivono, con un atteggiamento di profondo rispetto, di ascolto e disponibilità. Purtroppo, anche in questo caso, l'importanza economica per i paesi ospitanti, derivante dal turismo, potrebbe non essere presa in considerazione da chi viaggia.

L'evidenziazione di questi limiti chiarisce la necessità di infondere una maggiore sensibilità verso i principi sanciti dalle carte, dagli accordi e dai protocolli del turismo sostenibile per evitare degenerazioni causate dai possibili effetti negativi che una cattiva gestione può provocare in una destinazione turistica. Le eventuali conseguenze dannose, provocate dalla poca attenzione alla sostenibilità del turismo, saranno l'argomento principale del prossimo paragrafo.