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La comunicazione delle strutture ricettive e ristorative: quando l’online è una minaccia/opportunitá

di Luca Otella
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO
Dipartimento di Culture, Politica e Società
CdL magistrale in Comunicazione Pubblica e Politica
Relatore: Prof.ssa Maria Elena Rossi
Primo Correlatore: Prof.ssa Monica Gilli
Secondo Correlatore: Dott. Guglielmo Bruna
Anno Accademico: 2017/2018

3.2 - Tecniche di ricerca di tipo quantitativo

Oltre al metodo qualitativo descritto in precedenza, si è fatto uso anche di quello quantitativo. Quando si è di fronte ad una quantità elevata di dati questo approccio offre maggiori garanzie nell’estrapolazione delle informazioni utili. A tal proposito riprendiamo un commento di Roberto Cipriani.

«I metodi quantitativi tagliano le singole espressioni del soggetto, fanno una sommatoria mettendo insieme presunte analogie che dovrebbero rendere l’universo. Il frazionamento del singolo vissuto in unità o scompartimenti stagni apparentemente omogenei è indispensabile per operare una pure minima misurazione quantitativa del sociale. Ogni impostazione quantitativa sostiene che di fronte ad una stessa domanda le risposte simili possono essere accomunate, aggregate e quindi per capire la realtà umana si potrà fare uso della matematica. Sostengono che uno è uguale a uno. Anche se diversi tra di loro, gli esseri umani devono essere interscambiabili, anonimi, senza un volto».

È stato proposto ai proprietari delle strutture un questionario, di tipo semi-strutturato, ossia contenente domande a risposta predefinita. L’unica possibilità di esprimersi in modo più libero la si trova nell’area “Altro”. Ancorché ci si muova nella dimensione quantitativa, ci è sembrato opportuno richiamare ancora una volta quanto esposto da Cardano, a proposito del rapporto con l’intervistato

«La lezione di Goffman dovrebbe ormai averci persuaso di come le performance delle persone cui chiediamo la collaborazione possano solo accidentalmente avere come scopo quello di facilitare al massimo il nostro lavoro di interpretazione delle interazioni sociali cui assistiamo. I nostri interlocutori si preoccupano innanzitutto di “salvare la faccia”, lasciando a noi il compito di leggere fra le righe il “testo” delle loro azioni. Il carattere necessariamente congetturale di questi processi interpretativi, basati non di rado sull’attivazione di singolari virtù investigative (sensu Douglas 1976), si ripercuote sullo statuto epistemico della documentazione empirica acquisita: informazioni incerte»

Sulla base dei dati, di seguito presentati, è stato possibile realizzare alcuni grafici di riepilogo delle risposte ottenute.