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Analisi strategica nel settore del turismo enogastronomico, tra innovazione e tradizione: il caso Tenuta Lombardi

di Antonio Lombardi
Università degli Studi di Salerno
Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche
Corso di Laurea Triennale in Economia Aziendale
Economia e gestione delle imprese
Relatore: Ch.ma Prof.ssa Cinzia Genovino
Anno Accademico 2020/2021

3.1.1 - Biodiversità del territorio

Prima di arrivare all’analisi del caso aziendale, quello della azienda agricola “Tenuta Lombardi”, risulta fondamentale (come chiarito nelle pagine precedenti) capire il contesto competitivo nel quale si inserisce l’azienda.

Il Cilento può essere romanticamente definito come “un luogo fermo a più di cent'anni fa, con le sue case arroccate, i suoi campanili, le fontane, le piazze che guardano il mare e le persone che si conoscono tutte, perché quelle che restano sono sempre di meno e quelle che vorrebbero tornare sempre di più. Un luogo escluso dalla modernità e allo stesso tempo più moderno e vivo delle realtà che lo circondano, dove in estate ogni sera c'è una festa, un posto in cui ballare, un canto, una melodia, una storia da ascoltare. Dove gli uomini con i loro calli e le loro rughe profumano di terra, di fatica e della stessa sincerità di un bicchiere del loro vino "tuosto" e le donne, dai seni materni, odorano di farina, del ragù della domenica e di genuinità.”

I turisti enogastronomici richiedono queste caratteristiche nelle loro esperienze, di valori tramandati negli anni, di piccoli momenti ricchi di semplicità, di eventi dove a primeggiare è la risata e lo stare insieme davanti ad un ottimo piatto tipico; dei veri e propri “must” per definire all’altezza del nome la vacanza enogastronomica.

Figura n.11- Mappa del Cilento

Analisi strategica nel settore del turismo enogastronomico, tra innovazione e tradizione: il caso Tenuta Lombardi - Immagine 13

Fonte http://www.cilentorun.it/news/1

Analizzando ora il territorio da un punto di vista maggiormente finalizzato al lavoro di tesi in questione, si può trarre da tale territorio, oltre ai momenti emozionali, anche la ricca biodiversità che caratterizza lo stesso.

Il territorio del Cilento, nello specifico, rappresenta un’area di grande spessore dal punto di vista naturalistico, sia per l’elevata diversità fisica e climatica sia per quella di carattere biologica. A tutela di questo prezioso territorio è stato istituito, nel 1991, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, secondo parco italiano per estensione (180.000 ettari circa). A sottolineare la rilevanza paesaggistica nonché l’interesse socioculturale riservato a quest’area si è arrivati alla individuazione di una Riserva della Biosfera dell’UNESCO.

Geograficamente parlando, il Cilento, è situato nella parte meridionale della Campania formando una tarchiata penisola che si dilata tra i golfi di Salerno e di Policastro, costituita da una successione di colline e monti che raggiungono anche vette importanti, con alcune che superano i 1700 m. La costa si estende da Agropoli (a Nord) fino a Sapri (a Sud), con caratteristiche spiagge sabbiose, tratti di falesia molto ripidi e calette molto suggestive.

La natura, specie quella marina, offre oltre a spettacoli per gli occhi, rifugio per molte specie del paesaggio sottomarino che meritano tutela ed azioni di responsabilizzazione al fine della preservazione. A titolo di esempio si pensi alla Posidonia oceanica, una pianta che trova sviluppo nelle coste sabbiose e che ha una importante funzione di protezione per organismi nonché arma contro l’erosione delle spiagge.

In questo senso, nel 2000, è nata ATAPS, un’associazione di tutela ambientale con lo scopo di sensibilizzare ogni cittadino al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente attraverso campagne di sensibilizzazione, progetti e laboratori di educazione ambientale, monitoraggio del territorio e soccorso alla fauna selvatica.

Le azioni irresponsabili dell’uomo devono essere frenate o almeno tamponate, una varietà incredibile di organismi, tra piante, animali ed ecosistemi tutti legati l’uno all’altro ed indispensabili, meritano la vita. La biodiversità, concetto non chiaro a tutti, la sfruttiamo con i servizi che ci offre: grazie ad essa la natura è in grado di fornirci cibo, acqua ed energia per la nostra quotidianità. 
La biodiversità, quindi, garantisce la sopravvivenza della vita sulla Terra. L’uomo non ha il diritto di attuare tali azioni sconsiderate. Ha, piuttosto, il dovere di preservare l’ambiente e le risorse della Terra per le generazioni future.

Traducendo tale ricchezza in dati effettivi, la fauna del Parco ha la fortuna di accogliere molteplici specie animali, tra cui:

  • Sulle vette precitate si ritrovano specie di Aquila reale (Aquila chrysaetos) e le sue prede d’elezione: la Coturnice (Alectoris graeca) e la Lepre Italica (Lepus corsicanus). La presenza di queste due ultime specie è biologicamente importante in quanto rappresentano popolazioni autoctone appenniniche, oramai estinte in buona parte del territorio. L’aquila divide questo ambiente con altri rapaci come il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il Lanario (Falco biarmicus), il Corvo imperiale (Corvus corax) ed il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax);
  • Tra i pascoli è facile osservare l’arvicola del Savi (Microtus savii), un piccolo roditore erbivoro predato dalla Volpe (Vulpes vulpes), dalla Martora (Martes martes) o anche dal Lupo (Canis lupus) specie quest’ultima la cui popolazione sembra essere in leggera crescita. Tra gli stessi prati, regno di numerose specie di farfalle, vivono la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) e la Luscengola (Chalcides chalcides) peculiare per la sua somiglianza ad un piccolo serpente ma dal quale differisce per la presenza di piccoli arti.
  • Tra la ricca avifauna delle foreste di faggio le specie più tipiche sono il Picchio nero (Drycopus martius), il Picchio muratore (Sitta europaea) e il Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), mentre di grande interesse è la presenza dell’Astore (Accipiter gentilis) uccello rapace la cui distribuzione è in declino.
  • Sugli alti alberi vivono anche mammiferi come il Ghiro (Myoxus glis) o Quercino (Eliomys quercinus), mentre altri piccoli roditori frequentano tane scavate tra le radici, come nel caso dell’Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), o tra le piccole radure che si aprono nella foresta, come il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il Topo dal collo giallo (Apodemus flavicolis). Questi piccoli roditori sono tra le prede preferite del Gatto selvatico (Felis silvestris), la cui presenza rappresenta un’altra emergenza naturalistica di grande interesse. Sulla corteccia degli alberi vive, inoltre, un raro insetto: il coleottero Rosalia alpina, specie di importanza europea.
  • Nei corsi d’acqua senza dubbio domina la popolazione di lontre (Lutra lutra) forse più ricca d’Italia. Nelle aree più prossime alle sorgenti, dove l’acqua è più fredda, più costante ed i folti boschi ripariali forniscono abbondante ombra, vivono la rara Salamandra dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune Salamandra (Salamandra salamandra).
  • Nei siti con acque più limpide e ricche di ossigeno abbondano la Trota (Salmo macrostigma) ed il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), lungo le sponde sono frequenti piccoli trampolieri limicoli come il Corriere piccolo (Charadrius dubius) mentre nelle piccole pozze la Rana italica, la Rana dalmatina, l’Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypu) e il Rospo (Bufo bufo);
  • Tra le gole rocciose il raro Biancone (Circaetus gallicus) rapace di grandi dimensioni che si nutre prevalentemente dei rettili che frequentano il Parco. Tra questi ultimi la Lucertola campestre (Podarcis sicula), il Ramarro (Lacerta viridis), il Cervone (Elaphe quatuorlineata) il Biacco (Coluber viridiflavus), la Vipera (Vipera aspis) e la Natrice (Natrix natrix).

Per ciò che, invece, concerna la flora, esistono circa 1800 specie diverse di piante autoctone spontanee, di cui il 10% di carattere endemico e/o raro. Una lista approssimativa è la seguente:

  • La Primula di Palinuro (Primula palinuri), simbolo del Parco, è una specie paleo endemica a diffusione estremamente localizzata. Nel corso degli anni poi le piante si sono via via andate a moltiplicare, considerando anche quelle create dall’uomo, formano l’attuale mosaico vegetale cilentano.
  • Sulle spiagge, tra le comunità delle sabbie, è ancora presente il sempre più raro Giglio marino (Pancratium maritimum);
  • In due sole località costiere regna la Ginestra del Cilento (Genista cilentina) specie individuata soltanto nel 1993, il Carrubo (Ceratonia siliqua), il Ginepro rosso o fenicio (Juniperus phoenicea) ed il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis). Nell’area costiera, in particolare, è prassi essere circondate da uliveti, veri e propri giardini naturali che si traducono in un paesaggio di rara bellezza che la natura offre.
  • Vi è la presenza di piante anche di quelle più comuni, diffuse anche altrove, conosciute da tutti, come la Betulla (Betula pendula), l’Abete bianco (Abies alba) ed il Bosso (Buxus sempervirens) ed Platanus orientalis autoctono dei dintorni di Velia.