Dove vuoi andare?
Ospiti e camere
...
IT | Cambia lingua Preferiti Vicino a me Inserisci la tua struttura
Regioni Località turistiche Punti d'interesse Offerte Last Minute
B&B Day
primo weekend di marzo
Settimana del Baratto
terza settimana di novembre
BarattoBB
baratto tutto l'anno in B&B
BB25
25 Euro tutto l'anno
B&B Card
richiedila gratis
Come aprire un B&B Mondo B&B Blog Magazine Turismo Speciali Eventi Fiere Punti d'interesse Suggerisci un punto d'interesse Tesi universitarie sul B&B
(Guadagna 100 Euro)
Scopri i B&B migliori B&B Europa
FAQ e contatti Note legali, Cookie Policy, Privacy Area Riservata Gestori
Italiano English Français Deutsch Español

B&B come risorsa per il territorio: una mappatura dell’offerta turistica del Friuli Venezia Giulia

di Alessia Attanasio
Università degli Studi di Udine
Master Universitario di I livello in “Valorizzazione turistica dei beni ambientali e culturali”
Relatore: Prof. Francesco Marangon
Anno accademico: 2014/2015

2 - Teoria e metodi di riferimenti

Il territorio rurale gioca un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità. Il paesaggio diviene tema centrale nelle politiche di sviluppo dei territori rurali, ponendo l'attenzione sulla necessità di perseguire politiche innovative orientate verso un modello che concili economia ed ecologia, puntando sulla diversificazione, sulla sostenibilità e sulla multifunzionalità dell’agricoltura (“PAC 2014–2020”). In Italia, con il Decreto n. 17070 del 19.11.2012, è stato istituito l'Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale con lo scopo di assicurare un miglior indirizzo delle misure di sviluppo rurale per la valorizzazione e tutela del paesaggio rurale e delle sue tradizioni agricole.
La sostenibilità è uno degli obiettivi principali della nuova Pac che mira a garantire la fornitura di beni pubblici, favorire una crescita verde e competitiva attraverso l'innovazione e favorire azioni di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico. La sostenibilità è una sfida che si gioca su molti fronti, prima di tutto su quello dell'energia che i cui costi sono determinati ad aumentare e quindi la riduzione degli input energetici si traduce rapidamente in un fattore chiave di competitività.
Più in generale per sostenibilità si intende la condizione di sviluppo che consente di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Il concetto di sostenibilità ha fatto registrare una profonda evoluzione che è approdata verso un significato più globale, che tenesse conto, oltre che della dimensione ambientale, di quella economica e di quella sociale. In definitiva, la sostenibilità implica un benessere (ambientale, sociale, economico) costante e preferibilmente crescente con la prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale. Prevede: la disponibilità, anche futura delle risorse naturali (dimensione ecologica); l'utilizzo efficiente delle risorse disponibili per contribuire allo sviluppo del territorio (dimensione economica); l'opportunità di lavoro e la possibilità di accesso a servizi e risorse (dimensione sociale). Collegato al concetto di sostenibilità vi è quello di multifunzionalità, che vede l'agricoltura come insieme capace di produrre prodotti, esternalità positive ed avente funzioni sociali ed economiche. La sostenibilità guarda quindi alla disponibilità di risorse, la multifunzionalità alle loro modalità di utilizzo.
Oggigiorno per mantenere viva la concezione di sostenibilità in relazione al turismo, si sono viste nascere diverse nuove forme di turismo quali l’eco turismo o turismo verde. Il turismo rurale rappresenta un segmento in crescita e con ottime prospettive di sviluppo, che derivano dalla capacità di risposta ad alcune tendenze nate nella domanda turistica che tendono a premiare forme di fruizione meno massificate e più attente ai valori della natura, della cultura, dell’enogastronomia, della campagna in senso lato. Le comunità rurali vedono nello sviluppo del turismo una opportunità per diversificare l’economia delle aree rurali e rivitalizzare territori abbandonati. L’interesse per il turismo come fattore di sviluppo delle aree rurali risiede in numerosi elementi, quali il fabbisogno di lavoro in grado di garantire un elevato coinvolgimento della popolazione locale specie nelle fasce femminili e giovanili, la possibilità per i locali di avviare nuove attività con investimenti limitati, l’attivazione di una domanda capace di creare entrate e quindi effetti positivi su una molteplicità di attività economiche locali. Il fenomeno del turismo nelle aree rurali presenta però difficoltà interpretative. Per “turismo nelle aree rurali” si intende ogni forma di turismo indipendentemente dalle motivazioni dell’ospite e dalle modalità di fruizione; il “turismo rurale” invece comprende le varie forme di turismo collegate alle risorse della ruralità e in diretto contatto con il territorio.
L'attrattiva del turista in questa forma di turismo può essere espressa sia in termini di domanda che di offerta.
In base all'offerta, con la maggiore produttività dei settori secondari e terziari e le ridotte attrattive delle grandi città, si è arrivati ad una sensibile diminuzione dell'esodo rurale che continua tuttavia ad interessare i giovani agricoltori. Il deflusso provocato nelle zone rurali ha lasciato una situazione di crisi economica, sociale e culturale, lasciando nei locali la consapevolezza di dover investire in nuove opportunità alternative. Il turismo rurale presenta alcuni vantaggi che lo rendono in molti casi la possibile forza motrice dello sviluppo locale. Questo vantaggio strategico non è tuttavia privo di rischi. Da qui, l'importanza di una attenta pianificazione dell'offerta turistica.
D’altra parte la domanda turistica risulta crescente in relazione alla domanda urbana di attività ricreative in ambito rurale, che negli ultimi decenni ha favorito la comparsa di un'offerta turistica maggiormente diversificata a livello locale. Questa domanda è ancora estremamente eterogenea: ai singoli settori della clientela corrispondono determinati tipi di attività turistica che devono essere identificati ed adattati a seconda dei casi.
Gli attori locali sostengono questa tipo di attività perché sono consci del potenziale suscitato dall'effetto moltiplicatore del turismo attraverso la creazione di redditi complementari; la richiesta di infrastrutture e servizi di sostegno al mondo rurale nell'interesse della popolazione e dei turisti; oltre alle spese di alloggio si accompagnano in loco altri tipi di acquisti.
Notevole è anche l'impegno degli enti pubblici e dei diversi operatori socioeconomici nel garantire la promozione del turismo rurale. Impegno che risponde certamente alla necessità di identificare soluzioni che permettano di fronteggiare la crisi economica. In questa ottica, il turismo rurale oggi permette di garantire la tutela dei siti e dei modi di vita, a beneficio sia degli abitanti che delle future generazioni urbane. Ma per permettere al turismo rurale di diventare un fattore di sviluppo locale è, innanzitutto, necessario individuare gli obiettivi per offrire un prodotto turistico attraente ed alternativo. Le condizioni prioritarie sono identificate per:

  • Mantenere un equilibrio ottimale tra i sistemi ecologici, socioeconomici e culturali della zona, pur introducendovi un processo di sviluppo e quindi di mutamento;
  • Contribuire alla diversificazione delle attività economiche ampliando l'offerta di servizi e di prodotti locali, anch'essi elementi di un maggiore richiamo turistico;
  • Promuovere lo scambio tra le culture e le popolazioni nella conoscenza e nel rispetto reciproci come fattore di solidarietà e coesione sociale;
  • Favorire una politica coordinata di riassetto del territorio che consenta alle zone svantaggiate di fornire le infrastrutture e le attrezzature indispensabili ad una corretta qualità della vita, sia per le popolazioni locali che per i visitatori.

In molti Paesi del bacino del Mediterraneo si è arrivati alla saturazione delle mete turistiche tradizionali, con la conseguenza di un notevole crescendo di interesse verso il turismo rurale. Si dovrà quindi puntare alla creazione di offerta alternativa e personalizzata per attirare nuovi turisti.
La principale forma di ricettività è identificata negli Agriturismi, i quali oltre ad offrire prodotti della loro terra possono offrire anche alloggio. Accanto stanno nascendo i Bed & Breakfast, forma ricettiva che prevede pernotto e colazione con i prodotti tipici del territorio.
Il concetto di ruralità, pur mantenendo un attaccamento al territorio e alla tradizione, è mutato nel tempo. La ruralità tradizionale vede nella produzione agricola il carattere principale all'interno del sistema socio-economico. Le aree rurali hanno dunque la capacità di incidere sul benessere sia delle popolazioni che dei non residenti e per questo, lo sviluppo rurale viene definito da Hodge come “un complessivo incremento del benessere dei residenti delle aree rurali e, più in generale, nel contributo che le risorse rurali danno al benessere dell’intera popolazione”. Con il termine "sviluppo rurale" è quindi necessario considerare i mutamenti del ruolo dell'agricoltura in un determinato paese e del cambiamento dei modelli di consumo. Ad essa viene attribuito un ruolo multifunzionale tramite la valorizzazione delle risorse locali. Diversi sono gli elementi che concorrono alla definizione e, conseguentemente, molto articolate risultano le politiche ad esso correlate.
Per identificare un’area come rurale vi sono diverse teorie di riferimento, che verranno di seguito sinteticamente analizzate.

1. L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) fin dagli anni novanta ha ricercato strategie per suddividere aree urbane e rurali basandosi principalmente sull'indicatore densità di popolazione, anche se con modelli e soglie differenti. Attualmente la classificazione messa a punto, utilizzata anche dall'Unione Europea nel rapporto annuale sullo sviluppo rurale, si basa su due indicatori:

  • Densità abitativa;
  • Presenza di centri urbani.

Nel 2012 l'OCSE ha pubblicato un'ulteriore studio (Redefining "Urban", OECD, 2012) che cerca di definire l'urbano integrando dati censuari e informazioni geografiche per individuare “aree urbane funzionali”, essenziali per la pianificazione territoriale e l’applicazione delle politiche di sviluppo. In questo metodo le aree funzionali urbane sono suddivise in quattro tipologie:

  • piccole aree urbane (popolazione compresa fra 50.000 e 200.000 abitanti)
  • aree urbane di medio-dimensioni (popolazione compresa fra 200.000 e 500.000 abitanti)
  • aree metropolitane (popolazione compresa fra 500.000 e 1.5 milioni di abitanti)
  •  grandi aree metropolitane (popolazioni maggiori di 1.5 milioni di abitanti).

2. Diverse sono le metodologie formulate a livello nazionale, tra queste, nel 1963, l'ISTAT formula un metodo considerando il processo di formazione ed evoluzione degli insediamenti urbani e non più i caratteri geografici. La prima definizione vedeva la divisione in sei classi: comuni urbani; comuni di tipo urbano; comuni semi-urbani; comuni semi-rurali; comuni di tipo rurale; ed infine comuni rurali. Nel 1986 lo stesso ISTAT, ripropone una nuova classificazione, visti i dati emergenti sulle aree svantaggiate economicamente e socialmente. Da una divisione inziale di nove classi, vengono così create quattro categorie: comuni urbani (con prevalente attività industriale); comuni semi-urbani (caratterizzati da un ambiente cittadino, ma con cultura e tradizioni del mondo rurale); comuni semi-rurali (diversi dai rurali per modi di vita); comuni rurali (con prevalenza dell’attività agricola).

3. Nel 1992, l'Istituto Nazionale di Sociologia Rurale (INSOR) applica una metodologia che utilizza indicatori come densità di popolazione, dimensioni demografiche e considera il rapporto tra la superficie verde e quella edificata per distinguere aree rurali e urbane, individuando quattro classi di comuni. Cosi nel 1994 l'INSOR migliora la metodologia, grazie ai nuovi dati del Censimento dell'agricoltura (1990) individuando cinque tipologie di comuni:

  • comuni ruralissimi (comuni con percentuale di superficie non urbanizzata superiore o uguale al valore medio nazionale del 95,6%);
  • comuni rurali (comuni con una percentuale di superficie non urbanizzata inferiore alla media nazionale, ma superiore al 75%);
  • comuni rurali addensati (comuni con una percentuale di superficie non urbanizzata inferiore alla media nazionale, ma superiore al 75% con densità di popolazione compresa tra i 300 e i 500 abitanti/km2);
  • comuni urbani verdi (comuni con una percentuale di superficie non urbanizzata inferiore alla media nazionale, ma superiore al 75% e con una densità di popolazione superiore ai 500 abitanti/km2);
  • comuni urbani (che comprendono a) i comuni con una percentuale di superficie non urbanizzata inferiore al 75%; b) le città capoluogo e i centri con oltre 50.000 abitanti).

4. È stata poi predisposta una classificazione del territorio italiano nell’ambito della determinazione del Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale (PSN), basata sulla classificazione OCSE. Con questa metodologia vengono separati i capoluoghi di provincia con densità abitativa alta lasciando spazio ad una classificazione che comprende:

  • Comuni prevalentemente urbani;
  • Comuni significativamente rurali;
  • Comuni prevalentemente rurali.

La zonizzazione del PSN rappresenta un importante punto d'arrivo, poiché si tratta di una classificazione ufficiale, importante per la programmazione della politica di sviluppo rurale italiana, riconosciuta a livello internazionale, frutto di un confronto tra Regioni, che permette di guardare ai reali fabbisogni dei territori rurali.
Secondo quanto fin qui presentato, per la Regione Friuli Venezia Giulia la classificazione del PSN è riportata anche nel Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007/2013 e 2014-2020. La Regione è classificata in:

  • Aree urbane e periurbane;
  • Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata;
  • Aree rurali intermedie;
  • Aree rurali con problemi di sviluppo.

Mappatura dell'offerta turistica - Immagine 1

Le aree rurali con problemi di sviluppo rappresentano il 42,5% del territorio regionale, con una popolazione che rappresenta il 5,4% del totale, e corrispondono essenzialmente alle zone montuose. Le aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata coprono il 36,9% del territorio e coincidono con la pianura friulana nella quale risiede il 46,9% della popolazione totale. Le aree intermedie rappresentano il 17,7% del territorio e sono occupate dal 16% della popolazione, mentre le aree urbane e periurbane corrispondono ai quattro capoluoghi di provincia su un territorio pari a 2,9% del totale e comprendono una quota di popolazione pari al 31,6% (Fonte: PSR 2014-2020).