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Lo sviluppo dei B&B e gli effetti sul turismo urbano. Il caso di Lecce.

di Andrea Alfarano

Università del Salento
Facoltà di Scienze della Formazione, Scienze Politiche e Sociali
Corso di Laurea in Studi Geopolitici e Internazionali
Tesi di Laurea in: Geografia delle Interazioni Locale-Globale
Relatore: Chiar.mo Prof. Fabio Pollice
Anno Accademico: 2016/2017

4.2 - La capacità ricettiva del capoluogo salentino

In generale la capacità ricettiva della provincia di Lecce è caratterizzata dalla presenza di un elevato numero di esercizi extra-alberghieri, superiore a quello delle strutture alberghiere.

Il tessuto urbano leccese ha mostrato, dall’inizio del millennio, un notevole incremento dei flussi turistici, non solo italiani, ma anche stranieri, e l’industria dell’ospitalità si è sviluppata di conseguenza.

Nel 2016 l'offerta turistica è composta da «319 strutture ricettive e 10.699 posti letto, tra reparto alberghiero ed extra-alberghiero. Le strutture alberghiere in totale sono 26: prevalgono gli alberghi a 3 e 4 stelle, rispettivamente 8 e 12 strutture, in totale 20 esercizi e 2.714 posti letto, seguite dalle strutture a 5 stelle e dalle residenze turistico alberghiere a 4 e 2 stelle, che insieme ammontano a 6 esercizi e 1.272 posti letto».

L'offerta ricettiva in generale, nonché il comparto extra-alberghiero è caratterizzato dai Bed and Breakfast, «252 esercizi e 1.711 posti letto, a seguire gli affittacamere con 20 strutture e 190 posti letto, case e appartamenti per vacanze con 13 strutture e 432 posti letto, agriturismi con 7 esercizi e 270 posti letto e un campeggio 4 stelle con 4.110 posti letto». Sia per numero di strutture che per i posti letto, si delinea nel capoluogo salentino una netta presenza del reparto extra-alberghiero rispetto a quello alberghiero.

In confronto al 2010 emerge un aumento «dell'82,29% sul totale delle strutture ricettive in generale, e del 29,84% sul numero dei posti letto», sintomo di una tendenziale positiva crescita del settore turistico di Lecce.

Mentre per tutti i tipi di struttura, precedentemente definiti, i valori di aumento, tra esercizi e posti letto, sono contenuti, se si osservano i dati appare subito chiaro che i B&B sono le uniche strutture che sono aumentate corposamente: «nel 2010 si contavano 135 esercizi e 923 posti letto, nel 2016 l'incremento è pari all' 86,67% per il numero di esercizi, del 85,37% per i posti letto». Questi dati comunali sono perfettamente in linea con quelli regionali che vedono al primo posto i Bed and Breakfast.

Fig. 4.4

Lo sviluppo dei B&B e gli effetti sul turismo urbano - Immagine 20

Lo sviluppo dei B&B e gli effetti sul turismo urbano - Immagine 21

Capacità dell'offerta ricettiva di Lecce dal 2010 al 2016
Fonte: PugliaPromozione - Agenzia Regionale del Turismo, 2017

Analizzando invece la domanda, il capoluogo salentino, nel 2016, è stato tra il centro urbano che ha registrato il maggior numero di arrivi, 234 mila, rispetto a tutte le altre città dell’Italia peninsulare del Sud (secondo solo a Napoli).

Rispetto al 2009, gli arrivi e le presenze sono cresciute rispettivamente «del 47,9% e del 48,9%», ma la permanenza media resta tra le più basse (2,4 notti), la metà di quella media provinciale (4,7 notti), inoltre dai dati emerge che i turisti italiani si fermano di meno rispetto agli stranieri.

Analizzando la provenienza dei clienti, si osserva che, nel 2015, tra i comuni dell'area salentina, il comune di Lecce non solo accoglie la percentuale più alta di turisti italiani con oltre «172 mila arrivi, ma è anche la destinazione più richiesta dagli stranieri con 62 mila arrivi e 160 mila presenze».

Nella provincia di Lecce la domanda turistica presenta un’elevata stagionalità.

L’andamento dei flussi turistici mensili mostra, infatti, una concentrazione nel periodo estivo, anche se con differenze di comportamento tra i turisti italiani e quelli stranieri. Gli arrivi e le presenze della clientela italiana si concentrano nei mesi estivi, con picchi considerevoli nei mesi di luglio e agosto che raggiungono «il 51,3% e il 66,2% dei flussi nazionali annui totali». Per gli stranieri, invece, i flussi più consistenti si cominciano a registrare in aprile e proseguono fino a ottobre con un andamento più regolare sia in termini «di arrivi, il 92,6%, che di presenze il 93,5%».