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Le relazioni per la sostenibilità del turismo: evidenze nelle città Unesco di Ragusa, Modica e Scicli

di Maria Velardita
Università per Stranieri di Siena
Facoltà di Lingua e Cultura Italiana
Corso di Laurea in Mediazione Linguistica e Cultura in Ambito Turistico - Imprenditoriali

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Daniela Argento
Correlatore: Chiar.mo Prof. Massimiliano Tabusi
Tesi di laurea di: Maria Velardita

3.4.3 - Scicli: riflessi tardo barocchi su basole calcaree

Scicli, nel cuore di un'ampia vallata alla confluenza di tre valloni, si presenta ai suoi visitatori con un rinnovato piano urbanistico fondato sulla ricerca di spazi e di effetti scenografici, ottenuti con un'accorta disposizione degli edifici e delle chiese. Centro della città è piazza Italia, circondata da stupendi palazzi costruiti tra il 1700 ed i primi del 1900, caratterizzati da un'armonia che ne evidenzia la bellezza. Tra di essi si distingue palazzo Fava, classico esempio di architettura barocca con i suoi cherubini che fanno capolino dai capitelli del portone centrale, volti che si nascondono sotto le calcaree foglie d'acanto e stupendi cavalli al galoppo, grifoni alati e figure fantastiche cavalcate da puttini che sostengono il peso dei balconi panciuti in ferro battuto con bellissimi fioroni. Sempre in questa piazza, dominata dall'alto dalla rupe calcarea su cui si scorge la chiesa di S. Matteo, si trovano la chiesa di S. Bartolomeo, unico tempio risparmiato dal terremoto, decorato all'interno dagli stucchi del palermitano Gianforma ed ospitante un presepe monumentale del 1573, e la chiesa madre dedicata a S. Ignazio, una volta annessa al convento dei gesuiti, ormai distrutto. La facciata a due ordini scanditi da lesene e coronata da un bellissimo fastigio, ci prelude la ricchezza dell'interno a tre navate, decorato con magnifici stucchi e dorature, in cui è ospitato un quadro del 1700 rappresentante “La battaglia del 1091 tra i Turchi ed i Cristiani" e la statua della “Madonna delle Milizie", insolita raffigurazione della Vergine in armatura, su un cavallo bianco e con la spada sguainata, pronta a difendere i cristiani dall'assedio musulmano realmente avvenuto in quell'anno. Imboccando una traversa di via Nazionale, ci troviamo davanti ad uno dei monumenti barocchi più caratteristici, ovvero, palazzo Beneventano. In particolare, da ammirare è l'angolo del palazzo decorato con lesene bugnate arricchite da due teste di mori in alto ed in basso da una statua raffigurante S. Giuseppe. Di uguale bellezza sono, ancora una volta, i balconi di questo palazzo, i cui mensoloni ritraggono animali fantastici, mentre le finestre recano nell'arco di volta mascheroni e caricature umane dal significato allegorico. Ma il vero cuore della città di Scicli lo troviamo in via Mormino Penna, una via dagli spettacolari effetti scenografici creati dal morbido andamento del piano stradale, dalla posizione degli edifici e dalle loro facciate bombate che sfruttano giochi di chiaro-scuro ed una sapiente opera di illuminazione che si riflette per terra sulle lucide basole di calcare. Dal sobrio Palazzo Comunale, passando per la chiesa di S. Giovanni, la cui facciata convessa mostra nel secondo e terzo ordine bellissime gelosie in ferro battuto, si incontra palazzo Spadaro, dimora dell'omonima famiglia nobiliare al cui interno sono esposte tele di artisti sciclitani contemporanei tra cui alcune del celebre Guccione; superato questo edificio si arriva alla chiesa di S. Michele, probabilmente progettata dal Gagliardi, ed alla chiesa di S. Teresa che pone fine a questo sinuoso itinerario. Tuttavia, gli splendori della città si trovano anche lungo i letti dei torrenti oramai prosciugati, o sulle rupi che dall'alto custodiscono questo gioiello barocco. Diversi sono dunque i percorsi che i visitatori possono compiere senza temere di perdersi qualcosa, poiché tutto qui parla di storia e cultura.