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Lavoratrici autonome dell'ospitalità in famiglia: motivazioni e percorsi delle proprietarie di bed & breakfast

di Silvia Lisanti
Università degli Studi di Milano-Bicocca
Facoltà di Sociologia
Corso di laurea in Scienze del turismo e comunità locale
Anno Accademico:
2012/2013
Relatore: Prof.ssa Ivana Fellini
Tesi di Laurea di: Silvia Lisanti
Matr. 740216

2.2 - Il profilo delle lavoratrici autonome

Dal secondo Rapporto Nazionale sull'Imprenditoria Femminile (2010) emerge che il profilo tipico dell'imprenditrice italiana corrisponde ad una donna matura (l'età media è 54 anni) avente un livello di istruzione medio alto e motivazioni alla base della scelta imprenditoriale eterogenee.
Prima di individuare le caratteristiche delle imprese avviate dalle donne, è opportuno capire cosa si intenda per impresa femminile, concetto abbastanza recente, introdotto nella normativa italiana solo all'inizio del XX secolo, con l'entrata in vigore della legge 25 febbraio 1992, n.215, Azioni positive per l'imprenditoria femminile. In sostanza lo status di impresa femminile è attribuibile alle imprese in cui la partecipazione femminile è superiore al 50% (Tabella 9).

Lavoratrici autonome dell'ospitalità in famiglia - Foto 14

Nel 2005 la maggior parte delle imprese femminili (94,6%) erano imprese esclusive, cioè o imprese guidate da un titolare donna oppure imprese i cui i soci e/o gli amministratori erano per il 100% donne. L'esclusività delle imprese femminili si doveva alla scelta della ditta individuale come forma giuridica, infatti più del 70% delle imprese femminili erano nel 2005 imprese individuali. A distanza di cinque anni le imprese femminili erano ancora in prevalenza imprese individuali (60,7%) ma rispetto agli anni precedenti erano diminuite, confermando una trasformazione strutturale dell'imprenditoria femminile che cominciava ad orientarsi verso forme organizzative più strutturate, che offrono maggiori possibilità di crescita e di successo.
La dimensione dell'impresa femminile è micro, vale a dire che il numero di addetti coinvolti è inferiore a 10 e il fatturato annuo o il bilancio totale annuo non superano i 2.000.000 di euro. Le ragioni che possono spiegare questa caratteristica sono molteplici: spesso le imprese femminili sono avviate da neofite, ovvero lavoratrici che non hanno una precedente esperienza come imprenditrici e quindi avviano attività con strutture organizzative semplici; altre volte uno scarso spirito imprenditoriale e motivazioni deboli sono la causa di forme improvvisate di gestione aziendale che influiscono sulla dimensione, sulla vita e sulla qualità dell'attività; ma la piccola dimensione d'impresa può anche essere il risultato di una scelta, calibrata sulla base delle esigenze conciliative dell'imprenditrice, per via delle quali è preferibile optare per un'organizzazione aziendale che comporti limitate esigenze di coordinamento e una maggiore libertà e flessibilità.
Emerge anche l'esistenza di uno stile imprenditoriale femminile, caratterizzato da:

  • attenzione e preoccupazione in relazione al conflitto tra i principi etici e le caratteristiche del processo produttivo;
  • flessibilità in relazione alle diverse fasi dell'esperienza di vita e alle esigenze di conciliazione dei tempi del lavoro e dei tempi privati/famigliari.

Le imprese femminile sono concentrate soprattutto nei settori Commercio (30%) e Agricoltura (18%); seguono i settori dei Servizi di alloggio e ristorazione (8,6%), delle attività manifatturiere (8,3%) e delle Altre attività di servizi (7,6%). Per quanto riguarda la distribuzione geografica a livello nazionale, le imprese femminili sono più diffuse in Lombardia (13,5% del totale nazionale), Campania (10,5%), Lazio (9,9%) e Sicilia (8,2%). Il peso relativo è equilibrato in tutto il territorio, con un minimo del 20% in Lombardia e un massimo del 30% in Molise.