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Le Egadi, isole omeriche e di mattanza

La sua forma è quella di una farfalla poggiata sul Mediterraneo. I greci la chiamarono Aegusa ma in epoca medievale, a causa del vento tiepido che la accarezzava, il Favonio, fu chiamata Favignana. L’isola fa parte delle Egadi (Aegades), che vuol dire "isole delle capre" ed è qui che Omero fa approdare Ulisse descrivendo, nell’Odissea, le caratteristiche naturali dell’isola con tale chiarezza e dovizia di particolari che non si possono avere dubbi che il primo “turista” dell’isola fu proprio il viaggiatore omerico. Teatro di antiche battaglie, le Egadi risuonano ancora delle grida dei marinai che le combatterono o del canto della mattanza appresa dagli arabi. Le tracce dei primi insediamenti si trovano a Levanzo la più piccola delle Egadi. A Favignana nella zona est si trovano tracce delle prime tribù paleolitiche delle quali restano testimonianze nelle grotte vicino la Cala S. Nicola che dovette essere per secoli il porto dell’isola. Nel 241 a.C. i Romani conquistarono le isole (Favignana, Marettimo e Levanzo) dopo la battaglia navale conclusiva della Prima Guerra Punica nella quale Gaio Lutazio Catulo sgominò la flotta cartaginese. Il mito racconta che lo specchio d’acqua nel quale si svolse la battaglia divenne rosso per il sangue versato dai combattenti e fu allora che il luogo prese il nome di Cala Rossa una delle spiagge più belle dell’isola. Dopo il crollo dell’Impero romano le Egadi caddero in mano dei Vandali e dei Goti. In seguito fu la volta dei saraceni. Nel 1081 vennero occupate e fortificate dai Normanni. Seguirono poi il destino della Sicilia fino al XVI secolo, quando divennero proprietà dei Pallavicini-Rusconi di Genova e poi, nel 1874, dei Florio che potenziarono le tonnare di Favignana. Favignana è l’isola maggiore dell’arcipelago. Si trova a nove miglia da Trapani e con le sue spiagge, le scogliere, le suggestive e romantiche calette e il mare pulito è una delle mete turistiche più ambite. All’interno meritano una visita le cave di tufo e di arenaria, vanto degli abitanti di Favignana che vi estrassero la pietra con cui furono realizzate alcune delle più belle dimore isolane. Oggi Favignana è un luogo che riesce a coniugare il nuovo con il sapore antico legato a tradizioni ancestrali tra le quali la mattanza costituisce sicuramente il fiore all’occhiello. L’isola ha legato la propria economia soprattutto alle attività della pesca e in particolare a quella del tonno. Ogni anno nel periodo che va da Aprile a Luglio si rinnova la tradizione della mattanza. La parola deriva dallo spagnolo Matàr, uccidere, e riassume storicamente e simbolicamente la lotta tra l’uomo e la natura. La mattanza è un rituale popolare, una cerimonia intensa e crudele intrisa di molteplici significati simbolici e culturali. I branchi di tonno si ritrovano ogni anno spinti dalle correnti orientali del Mediterraneo nelle calde acque del Canale di Sicilia per l’accoppiamento. E’ in questo momento che i pescatori, al comando del raìs, organizzano il sofisticato metodo di cattura secondo una tecnica antica e rigidamente codificata. Gli animali vengono guidati all’interno di un sistema di reti e ancore galleggianti che li convoglieranno nelle cosiddette “camere della morte”. A questo punto le imbarcazioni chiudono da ogni lato il quadrilatero e i tonnaroti issano le reti dove i tonni soffocano storditi per la mancanza di spazio e di acqua. La mattanza vera e propria ha inizio quando i marinai colpiscono i tonni con gli arpioni e li issano sulle barche mentre l’acqua si colora del rosso del loro sangue. Partecipare alla mattanza non è difficile. Bisogna trovarsi al mattino molto presto all’imbarcadero dove salpano i tonnaroti. I colori e i suoni della mattanza sono indimenticabili. I canti propiziatori (le cialome) di araba memoria, danno il ritmo ai tonnaroti che si apprestano a diventare attori dello spettacolo di una morte che, nell’isola, non è altro che sopravvivenza per i pescatori e le loro famiglie. Infatti il lavoro delle tonnare in tutta la Sicilia, oltre che sulle Egadi, era, ed è ancora, una importante voce dell’economia. Ne sono testimonianza le molte tonnare che costituiscono dei veri e propri monumenti di archeologia industriale tra cui segnaliamo quella del piccolo scoglio a "numero chiuso" di Formica sul quale si può sbarcare solo prenotando. Marettimo è l’ideale per chi vuole scoprire un luogo incontaminato, per gli amanti delle immersioni e delle escursioni in grotta. Sull’isola non esistono automobili e la vita scorre tranquilla e serena lontano dal clamore delle località balneari alla moda. Marettimo è la più montuosa e verdeggiante delle Egadi, dominata dal Monte Falcone, la cima più alta. A Punta Troìa è visitabile una fortezza risalente ad epoca borbonica che un tempo era adibita a prigione. Sopra il centro abitato si trovano invece tracce della dominazione romana e anche una piccola chiesa normanna. L’isola è ricca di splendide grotte raggiungibili in barca. Da ricordare la Grotta del Tuono nella costa settentrionale dell’isola. Da qui comincia lo scenario della costa occidentale con le rocce dolomitiche a picco sul mare e le grotte dagli strabilianti colori. Su questo versante si trova la grotta “perciata” ricca di stalattiti e stalagmiti che nella cavità chiamata “presepe” hanno creato delle forme somiglianti ai personaggi di una Natività. Dopo Punta Libeccio gli amati delle immersioni troveranno “fondali per i loro scandagli” con murene, gronghi, cernie, ricciole, saraghi e moltissime altre specie di pesci e di piante acquatiche. Tra queste le sterminate praterie di posidonia rappresentano un habitat idoneo per la riproduzione di numerosissime specie di organismi che vi trovano riparo e nutrimento. L’area fa parte della Riserva Naturale Marina delle Isole Egadi dal 1991 e il mare è così pulito che, dopo dieci anni, è tornata a trascorrere le vacanze qui la Foca Monaca avvistata tra marzo e aprile 2010. Le Egadi potrebbero entrare presto a far parte di un grande Parco Marino che comprenderà anche la costa marsalese con la Riserva dello Stagnone, Mozia e Santa Maria. La più piccola delle Egadi è Levanzo che grazie alla conformazione montuosa e ad una limitata antropizzazione ha mantenuto un aspetto selvaggio preservando diverse specie endemiche. L’isola è abitata da poche centinaia di persone e l’assenza di strade accentua l’impressione di avere fatto un salto indietro nel tempo. Gli abitanti dell’isola fino ai primi del 1800 vivevano in abitazioni in grotta e il paese vero e proprio assunse le sembianze attuali solo intorno al 1850. Il centro storico ha l’aspetto di un presepe adagiato sulla riva di Cala Dogana. Uno dei luoghi più noti dell’isola è la Grotta del Genovese dove all’interno si trovano graffiti databili intorno al 9200 a.C. testimonianza di una comunità dedita alla caccia e alla pesca del tonno e cementata in vincoli tribali da rituali magici. Dalle pendici di Pizzo del Monaco è possibile raggiungere Cala Tramontana, uno dei luoghi più affascinanti dell’isola grazie al colore delle rocce, alla trasparenza del mare, che contraddistingue tutto l’arcipelago, e alla flora e la fauna sottomarina. Levanzo è nota per la presenza di oltre 400 specie di piante tra le quali una decina tipiche del territorio. Fatto singolare ma vero l’isola produce anche dei saporitissimi funghi. La cucina delle Egadi è naturalmente a base di pesce e di tonno in particolar modo. Quest’ultimo viene preparato alla griglia, con la cipollata e in agrodolce. Non solo, del tonno si mangia tutto e gli amanti del pesce non potranno non assaggiare la superba bottarga, il cuore, il musciame. Sulle isole c’è anche una ottima tradizione di conserve di pesce che potranno essere acquistate nei diversi negozietti che vendono prodotti tipici di tonnara. Tra i piatti della tradizione isolana spiccano anche gli involtini di pesce spada, il fritto di gamberi e calamari, le aragoste lessate, la cernia con contorno di patate, le farfalle alla crema di seppie con finocchietto selvatico. Tra i dolci fichi al forno e cassatelle di ricotta. COME ARRIVARE Le Egadi sono accessibili esclusivamente dal mare. Da Trapani, il porto più vicino, si possono raggiungere grazie agli aliscafi delle compagnie marittime Siremar (0923.545411) e Ustica Lines (0923.22200) Numerosi sono i collegamenti giornalieri, soprattutto nella stagione estiva. I tempi di navigazione sono molto ridotti. Da segnalare, inoltre, i collegamenti da Napoli a Favignana, con sosta a Ustica e ultimo approdo a Trapani, effettuati dagli aliscafi della Ustica Lines, con ufficio a Trapani in via Ammiraglio Staiti (tel. 0923.22200). Infine, da considerare la possibilità di usufruire degli autobus che fanno la spola tra Trapani e Palermo. La Segesta (tel. 0923.21754) organizza corse con partenza dalla stazione marittima di Trapani e arrivo a Palermo centro, collegata all'aeroporto "V. Florio" di Birgi da un servizio di pullman.

Pubblicato il 27 Luglio 2010
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