Le previsioni per l'anno che verrà nei fuochi dell'Epifania

In Friuli Venezia Giulia, come in molte altre regioni del Nord Italia, nella notte dell'Epifania si preparano altissimi falò propiziatori chiamati “pignarui” o “foghere”, si bruciano fantocci e feticci, e si fanno previsioni sull'andamento dell'anno osservando le volute del fumo e delle faville.
A Gemona del Friuli il 6 gennaio si svolge la Messa Epifanica del Tallero Lungo Via Bini, l'arteria principale risalente al medioevo e perfettamente restaurata dopo il terremoto del 1976, un corteo storico di dame e cavalieri, al suono dei tamburi, accompagna il Sindaco fino al Duomo di Santa Maria Assunta dove viene celebrata la Messa.
Durante la celebrazione il Sindaco offre all'Arciprete un tallero d'argento come segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. Un rito, quello della Messa del Tallero, che si ripete da molti secoli e che il giorno dell'Epifania riempie Gemona di curiosi e fedeli che assistono alla funzione. Per tutta la giornata si tengono spettacoli, musiche e danze di ambientazione rinascimentale e rievocazioni storiche con centinaia di comparse in costumi tipici.
A Cividale del Friuli si svolge un'altra messa dell'Epifania chiamata la Messa dello Spadone per rievocare l'evento storico dell'investitura imperiale che, nel Medioevo, ricevette il Patriarca Marquado Von Randeck, feudatario del Friuli.
All'interno del Duomo di Cividale, in un contesto suggestivo e solenne, il Diacono si presenta con un elmo piumato in testa, la spada sguainata nella destra e, nella sinistra, un prezioso Evangeliario risalente al XII secolo. La spada con la quale il Diacono saluta con gesti antichi autorità e popolo è ancora quella offerta dai cividalesi al patriarca Marquado in occasione del suo ingresso in città per l'investitura.
Dopo la messa le celebrazioni continuano all'esterno del Duomo con la rievocazione storica dell'entrata in città del Patriarca nel 1366. Nobili, dame, armigeri,cavalieri, balestrieri, falconieri, ancelle, paggi, preti, il boia, i capitani e molti altri figuranti in costume medievale ricostruiscono un importante frammento della storia cividalese.
A Tarcento, incantevole cittadina medievale, il 6 gennaio viene acceso, tra i ruderi del castello, il Pignarul Grant. Tarcento, chiamata la Perla del Friuli poiché nella seconda metà dell'Ottocento era diventata il paradiso della villeggiatura degli udinesi, ha radici antichissime, preistoriche, celtiche e romane. Nell'Alto Medioevo vengono costruiti nella cittadina due castelli di uno dei quali rimangono le tracce e dove si svolge il falò epifanico. L'accensione del fuoco è preceduta, alla vigilia, da una serie di riti: i Pignarulars, gli uomini, si occuperanno di accendere la catasta più grande e riceveranno dal Vecchio Venerando (una figura a metà tra un druido e un sacerdote) il fuoco per l'accensione. La fiaccolata che scaturirà dall'accensione del falò si concluderà con la spettacolare corsa dei carri infuocati durante la quale i rappresentanti delle varie borgate cercheranno di conquistare il Palio dei Pignarulars. All'imbrunire un folto corteo di figuranti medievali attraverserà vie e piazze fino a ritrovarsi ai piedi del Colle di Coia dove il Vecchio Venerando racconterà la storia dell'Investitura di Artico di Castello, feudatario del luogo. Dopo aver acceso il falò il Vecchio Venerando trarrà gli auspici per l'anno che sta per iniziare: se il fumo si dirige ad occidente i presagi cono cattivi, se il fumo e le faville si dirigono a oriente l'annata sarà propizia.

A Comeglians, tra il 5 e il 6 gennaio, si tiene il Lancio das Cidulas. Si tratta di rotelle infuocate che vengono lanciate durante la notte lungo i pendii e la loro corsa indicherà la buona o la cattiva sorte. E se volete assistere a qualcosa di molto spettacolare ma più modaiolo non perdete la fiaccolata dei maestri di sci a Piancavallo, località sciistica del pordenonese. A seguire la Notte della Befana si festeggia con falò, pinza (dolce a base di fichi secchi e zucca) e vin brulè.
In diverse cittadine, soprattutto del tarvisiano sono le befane le protagoniste. L'origine della befana va connessa a tradizioni agrarie pagane relative all'anno trascorso pronto a rinascere come anno nuovo. La Notte della Befana rappresenta il termine delle festività natalizie come interregno tra la fine dell'anno solare e l'inizio dell'anno lunare. Prima del Cristianesimo la dodicesima notte dopo il Solstizio invernale si celebrava la morte e la rinascita della natura. I Romani ad esempio credevano che in queste dodici notti delle divinità femminili volassero sui campi appena seminati e che fossero guidate da Diana. Naturalmente tali credenze furono condannate dalla Chiesa e diedero origine alla trasformazione delle divinità femminili nella Vecchia Befana, impersonificazione dell'anno vecchio che una volta concluso può essere bruciato. Al rogo della Vecchia si è associata, ovunque, la tradizione dei doni propiziatori per l'anno nuovo. La versione cristianizzata della Befana è legata alla storia dei re Magi. Secondo una antica credenza i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, Re dei Re, non riuscendo a trovare la strada chiesero aiuto a una vecchina. L'anziana donna, malgrado le loro insistenze, si rifiutò di andare insieme a loro a far visita a Gesù Bambino. In seguito pentitasi di questa mancanza, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa fermandosi presso ogni casa o andando incontro ad ogni bambino nella speranza di incontrare il piccolo Gesù. Da allora ogni anno la befana girerebbe per le case facendo regali a tutti i bambini.
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