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punti di interesse di Cocconato

Torre del Castello dei Conti Radicati

Parzialmente nascosta dagli alberi, la Torre di Cocconato è uno degli elementi caratterizzanti il paesaggio del comune monferrino. Oggi villa privata, l’edificio ha avuto una lunga ed interessante storia che inizia nei primi anni del X secolo. A quell’epoca i Conti Radicati, Signori di Cocconato, costruirono alla sommità della collina il loro castello, al quale si accedeva attraverso due porte. Parzialmente distrutti nel XIV e XV secolo, a seguito delle guerre tra Guelfi e Ghibellini e fra il Marchese di Monferrato e i Visconti di Milano, gli edifici fortificati vennero ricostruiti alla fine del 1400. Ma nel 1556 il castello, disputato tra tedeschi e francesi, venne da questi ultimi definitivamente distrutto e rimase pressoché intatta solamente la torre. Il terreno sul quale sorgeva venne venduto, intorno al 1800 dai Conti Radicati a Pietro Sarboraria. In quegli anni nella costruzione fu installata una stazione per il telegrafo ottico Chappe, voluto da Napoleone per collegare Parigi con Milano e Venezia. Nel percorso fra Torino e Milano i siti più adatti vennero individuati nelle colline del Monferrato, piuttosto che nella pianura padana, dove la frequente nebbia avrebbe cagionato problemi per la visibilità dei segnali. Così dalla torretta del Palazzo Madama di Torino i segnali erano trasmessi alla stazione di Superga e da questa ad Albugnano e quindi a Cocconato, distante in linea d’aria circa 6 km. Qui prestavano servizio come addetti il proprietario della torre e suo figlio, con compenso di £ 1,15 al giorno ciascuno. Da Cocconato i segnali erano inviati a Villadeati e via via a tutte le altre stazioni, fino a raggiungere il capoluogo lombardo. Il telegrafo ottico venne utilizzato per le comunicazioni fra Italia e Francia dal 1809 al 1814 e successivamente ancora per alcuni decenni per i collegamenti con Albugnano e Villadeati, fino all'introduzione del telegrafo elettrico. Nel 1836 il Sarboraria chiese al Comune il permesso di abbattere la torre medievale, ormai gravemente degradata, per costruirvi al posto un mulino a vento, ma le autorità si opposero, in quanto l’edificio era un punto caratteristico del paese, nel quale era consuetudine fare il cosiddetto falò ed i fuochi artificiali. La controversia si risolse rapidamente ed il Comune acconsentì la demolizione della vecchia torre a condizione che fosse ricostruita nello stesso luogo, di analoga foggia architettonica e che si potesse continuare ad usare il sito per il falò ed i fuochi artificiali. Nell'autunno dello stesso anno, la nuova costruzione, formata dalla torre circolare, con sopra la struttura portante le pale, ed un piccolo edificio addossato era ultimata e poteva iniziare l’attività del mulino a vento, uno dei pochissimi realizzati in Piemonte. Tuttavia il mulino, probabilmente a causa di difetti meccanici intrinseci e della scarsità del vento, funzionava male e così dopo pochi anni il lavoro venne sospeso e nel 1851 anche le pale e la relativa struttura portante furono smontate. L’edificio fu successivamente trasformato in abitazione, diventando “Villa Giuseppina” (oggi “Villa Pia”): la torre venne completata superiormente con un terrazzo praticabile e all’interno furono ricavati due piani abitativi, con apertura di finestre ad arco acuto in quello inferiore e circolari in quello superiore, mentre l’edificio addosso fu rialzato di un piano nel 1910. Questa è in sintesi la storia di un edificio dal quale, nelle giornate limpide, è possibile godere di un eccezionale panorama: si riescono infatti a vedere la catena delle Alpi e l’Appennino Ligure, nonché molte città tra cui Novara, Vercelli, Saluzzo, Cuneo e, con un buon cannocchiale, perfino Milano, distante circa 100 km in linea d’aria.