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punti di interesse di Sestu

Chiesa di San Gemiliano

Il complesso archeologico di San Gemiliano si adagia sulla cima di un modesto altopiano a pochi chilometri da Sestu, in direzione nord, dove scavi effettuati a metà del secolo scorso hanno portato alla luce numerose capanne neolitiche, le più antiche risalenti alla fine del IV millennio a.c., e alcune capanne nuragiche. Alcuni documenti, confermati dalle tracce di un cimitero attorno alla chiesa e dal ritrovamento poco distante dei resti di una chiesa dedicata a san Michele, hanno inoltre rivelato la presenza di un villaggio medievale, Sussua, che si estendeva attorno all’attuale chiesa. L’abbandono del villaggio alla fine del 1400 ha dato origine al tradizionale pellegrinaggio che due volte l’anno porta numerosi sestesi a trasferirsi per alcuni giorni all’interno della vasta corte che circonda la chiesa. La straordinaria devozione tributata a san Gemiliano, la cui figura storica resta avvolta nel mistero, ha fatto sì che la chiesa subisse diverse aggiunte nel corso dei secoli, pur senza subire sostanziali mutamenti nelle parti preesistenti. L’impianto originario venne edificato nella seconda metà del 1200 da maestranze arabo-spagnole (mudèjar) seguendo lo stile importato in Sardegna dai monaci vittorini di Marsiglia pochi secoli prima. Tale impianto si caratterizza per la struttura a due navate, spiegata da alcuni studiosi con la necessità di permettere all’interno della stessa chiesa la coesistenza del culto bizantino e di quello romano, da altri come reminiscenza del principio duale caratterizzante la religiosità pagana in Sardegna. Le navate, ciascuna fornita di propri ingresso e abside, sono divise da archi su pilastri e coperte da vote a botte impostate su archi trasversali. La particolare sensibilità estetica delle maestranze mudèjar era un tempo individuabile nelle coloratissime coppelle in maiolica (patere) incastonate lungo le pareti esterne della chiesa, di cui fino a poco tempo fa rimaneva un unico esemplare a raffigurazioni floreali. Nella seconda metà del 1600 vennero costruiti l’ampio porticato a giorno antistante la chiesa, munito di campanile a vela, la sagrestia, l’abitazione de “s’obreri”, un tempo incaricato, fra le altre cose, di custodire le offerte dei fedeli, e il muro di cinta, edificato là dove un tempo sorgeva il villaggio di Sussua e utilizzato ancora oggi per costruire “is stallis” dove trovano rifugio i pellegrini. Durante i festeggiamenti (“santu Milaneddu”, il 20 e il 21 maggio, e “sa festa manna”, la prima domenica di settembre) è inoltre possibile ammirare nella chiesa la teca contenente il cranio del santo, la cui fattura originaria risale al 1500, e che secondo la tradizione fu oggetto di aspre contese tra sestesi e cagliaritani.