Il Carnevale in Italia

Oltre Venezia, uno dei più noti Carnevale al mondo - diventato celebre anche per il contesto d’eccezione in cui si svolge - sono tantissimi i carnevali e le rispettive tradizioni che per qualche giorno colorano, divertono, fanno impazzire l’Italia se, come si dice, semel in anno licet insanire (una volta all’anno è lecito impazzire).
Tra Natale e Pasqua il Carnevale è una delle migliori occasioni per scoprire nuove località venendo a stretto contatto con tradizioni centenarie che riguardano il Carnevale, il periodo che precede la quaresima e si svolge nel momento di passaggio dai grigiori dell’inverno al fiorire della primavera.
In Sardegna, regione nella quale le tradizioni rivestono ancora un peso importante, il Carnevale si presenta sotto varie forme. Si va dai carri del Tempio di Pausania alle corse di cavalli della Sartiglia di Oristano. Tra i carnevali più noti e suggestivi dell’isola ci sono quello dei Mamuthones di Mamoiada, il Carnevale di Ottana e il Carnevale di Bosa.
“Senza Mamuthones non c’è Carnevale” affermano gli abitanti di Mamoiada. L’apparizione dei Mamuthones è per i mamoiadini segno di festosità, di allegria e di prosperità.
I Mamuthones sfilano in processione su due file parallele fiancheggiati dagli Issohadores curvi sotto il peso dei campanacci e, ad intervalli regolari, danno dei colpi di spalla per scuotere e far suonare le campane. Gli Issohadores hanno invece un incedere più agile e, all’improvviso, lanciano una corda in mezzo alla folla per tirare a sé come prigioniero la donna o l’amico che hanno scelto.
A Ottana si festeggia uno dei carnevali più belli dell’isola che ha come protagonisti principali i Sos Boes, uomini ricoperti di campanacci e peli di pecora, Sos Merdules, uomini con il viso coperto da paurose maschere nere e Sa Filonzana, una vecchia che tiene in mano un filo.
A Bosa il Carnevale è chiamato Karrasegare. I giorni più significativi sono quelli compresi tra la settimana che precede il giovedì grasso e l’ultimo giorno di carnevale. Prima del giovedì grasso gruppi di amici e parenti organizzano la questua per il cenone di Lardazholu. La mattina e la sera del giovedì gruppi mascherati girano per la città e visitano amici a parenti cantando e chiedendo in cambio derrate alimentari di ogni genere. Il sabato che precede il martedì grasso viene organizzata, in Via Carmine, la Festa delle Cantine. La domenica è la volta del pesce e delle frittelle. Il culmine dei festeggiamenti è il martedì grasso. La mattina si tiene il Lamento funebre de S’Attittidu. Le maschere indossano il costume tradizionale per il lutto: gonna lunga, corsetto e scialle nero, ogni maschera porta in braccio una bambola di pezza o qualcosa che allude al sesso. Le maschere emettono un continuo lamento e chiedono del latte per il bambino abbandonato dalla madre dedita ai divertimenti e ai bagordi del Carnevale. La notte del martedì tutti indossano la maschera tradizionale bianca per cercare il Giolzi Moro. Il Giolzi è la caccia al Carvevale che si nasconde nel sesso. I Giolzi cercano Giolzi Moro illuminando con una torcia la parte puberale delle persone che incontrano per strada. La festa si conclude con i roghi che bruciano i pupazzi nelle vie e nelle piazze della città.
Dalla Sardegna al Piemonte dove il carnevale più noto è quello di Ivrea con il lancio delle arance.
Meno conosciuto ma non menu interessante è il carnevale di Santhià. Il Martedì Grasso si svolgono “I Giochi di Gianduja”.
Tradizioni che affondano in radici storiche si riscontrano nel carnevale di Rocca Grimalda in provincia di Alessandria dove si svolge la Lachera un rito derivato dall’antica imposizione dei feudatari dello jus primae noctis: solo nel periodo di carnevale il popolo poteva ribellarsi a questo e altri soprusi compiuti dai Signori.
A Trieste, nel Friuli Venezia Giulia, la festa di Carnevale è chiaramente legata ai riti di passaggio dall’inverno alla primavera. Vi si svolge infatti “Il Ballo della Verdura” dove uomini e donne vestiti con ghirlande di fiori e piante danzano insieme nella piazza principale. Il lunedì le compagnie che organizzano la manifestazione girano di casa in casa per la questua delle uova.
In Basilicata a Tricarico si svolge una festa di Carnevale che non ha riscontri in altre tradizioni italiane. La festa è caratterizzata dalle maschere delle mucche e dei tori che rappresentano una mandria in transumanza. Il Carnevale comincia in realtà il 17 gennaio, il giorno di Sant’Antonio Abate, il santo protettore degli animali. Gli animali, decorati con perline e nastri colorati, compiono tre giri intorno alla chiesa dedicata al santo. La mandria si muove verso il centro storico e percorre tutti i rioni. Durante il cammino i figuranti travestiti da mucche, tori, giovenche fuggono, vengono riacciuffati, mimano accoppiamenti. La sfilata si ripete l’ultima domenica prima della chiusura del carnevale con maggiore partecipazione popolare. Diverse le interpretazioni che sono state date a questo rito arcaico e denso di suggestioni. C’è la chiave di lettura che vede la festa come un momento di rivalsa della classe meno abbienti nei confronti dei potenti e quella che invece lega la rappresentazione a riti pre-cristiani mediati dal cristianesimo attraverso la figura di Sant’Antonio Abate.
Le mucche e i tori sono impersonati da uomini (la partecipazione alla mascherata è interdetta alle donne) e la tradizione si inserisce perfettamente nelle nella storia di Tricarico collocata su una via di transumanza.
Un curioso carnevale si festeggia a Coumba Freide, freddissimo paesino posto al centro della Valle del Gran San Bernardo in Valle d'Aosta.
L’appuntamento con il carnevale è animato da un gruppo di cinquanta figuranti locali vestiti da Landzettes, costumi tipici che rappresentano una trasposizione allegorica dei costumi indossati dalle truppe di Napoleone Bonaparte a ricordo del maggio 1800 quando il condottiero varcò il Colle del Gran San Berbardo per dare inizio alla Campagna d’Italia. I costumi sono confezionati a mano. Le maschere visiteranno in tre giorni tutti i villaggi facenti parte del comune portando allegria e buonumore e ricevendo in cambio bicchieri di vino e specialità della tradizione valdostana.
La tradizione del carnevale di Bagolino in provincia di Brescia (Lombardia) vanta origini cinquecentenarie. La festa si articola in due manifestazioni distinte animate dalle figure dei Balàri (ballerini e suonatori) e dalle figure grottesche dei Maschèr (maschere).
Acqualagna (Marche), patria del tartufo, rende protagonista del carnevale il prezioso tubero proponendo il lancio del tartufo direttamente dai carri allegorici che sfilano per la città. Sulla folla accorsa per l’occasione pioveranno 10 chilogrammi di “bianchetto” confezionato come una caramella all’interno di deliziosi sacchetti trasparenti. Per chi non riuscirà ad acciuffare le caramelle tartufate ci saranno balli, vin brulè e dolci.
Già Gian Francesco Barbieri noto come Guercino aveva raffigurato il Carnevale di Cento (Emilia Romagna) nel 1615. L’opera rappresenta il “Berlingaccio”, una maschera tipica del centese. Oggi il Carnevakle di Cento è un evento di respiro internazionale e gemellato con il Carnevale di Rio de Janeiro. Le Associazioni carnevalesche costruiscono durante l’inverno i carri allegorici, vere e proprie opere d’arte, che inneggiano all’allegria, alla satira e alla fantasia. I carri possono raggiungere una larghezza di sei metri e una altezza di venti metri. La sfilata si svolge lungo le principali strade cittadine ed ogni anno ci sono in palio dei premi per le migliori realizzazioni. Caratteristica del Carnevale di Cento è il “gettito”, cioè il lancio dai carri in parata di oggetti e gadget per grandi e piccini. La maschera tipica di Cento è Tasi. Ogni anno nell’ultima giornata di carnevale si svolge il rogo di Tasi nel quale la maschera di questo personaggio viene arsa dopo aver recitato un “testamento” dove vengono messi alla berlina vizi e virtù di alcuni personaggi della città.
La città che rivendica il Carnevale più antico è Foiano della Chiana in provincia di Arezzo (Toscana). I festeggiamenti per il Carnevale risalirebbero a 465 anni fa. I gruppi storici della città realizzano dei carri che sfileranno contendendosi un premio. Esiste una rivalità molto accesa tra i vari gruppi allo stesso modo delle contrade del Palio di Siena.
A Putignano, in provincia di Bari (Puglia), il Carnevale è iniziato il 26 dicembre con le “Propaggini”, gare di poesia dialettale. Le origini di questo carnevale sono antichissime e affondano le loro radici con le funzioni originarie del carnevale mediterraneo: il rovesciamento dei ruoli sociali, la rottura temporanea delle regole della vita civile, i riti agresti e propiziatori della Magna Grecia. Tutta la comunità contribuisce ogni anno alla preparazione di una festa sempre unica e straordinaria basti pensare che il tempo, in questa città, si misura - nella tradizione popolare - con le edizioni del Carnevale.
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