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L'arcipelago delle Tartarughe. Le Pelagie, un ponte tra la Sicilia e l'Africa

Sono le gemme più meridionali del sistema nazionale delle aree marine protette italiane. Le Isole Pelagie politicamente fanno parte dell’Italia di cui rappresentano la punta più meridionale ma, geograficamente, due di esse (Lampedusa e Lampione), appartengono al continente africano. Insieme a pochi altri esempi l’arcipelago delle Pelagie rappresenta un rarissimo caso di arcipelago transcontinentale.

Il nome delle isole deriva dal greco “Pelagos” e vuol dire “mare aperto”. L’arcipelago comprende l’isola di Lampedusa, la più grande, e i due piccoli isolotti di Linosa e Lampione. Le isole racchiudono, come in un abbraccio, caratteristiche ambientali che appartengono a due continenti: l’Africa, dalla quale distano 152 km, e l’Italia, dalla quale distano 250 km. I 40 chilometri di costa sono formate da roccia calcarea e creano suggestive insenature che nascondono incantevoli spiagge di sabbia chiara e alcune di sabbia scura di origine vulcanica.

Le Pelagie sono l’ideale per chi vuole trascorrere una vacanza rilassante, lontano dal divertimento programmato di villaggi turistici e stabilimenti balneari. Il culmine del popolamento si raggiunge in agosto quando alla popolazione di 5000 abitanti si aggiungono i turisti. Per il resto, durante gli altri mesi dell’anno, le isole sono perfette per dedicarsi alla lettura, sperimentare i sapori della cucina mediterranea e venire a contatto con una popolazione ospitale. Quest’ultima si concentra nella parte a sud dell’isola di Lampedusa dove, all’interno di una insenatura protetta, si apre il porto.

Gli abitanti vivono soprattutto di pesca, l’interno dell’isola ha un aspetto desertico e l’agricoltura non ha mai costituito una voce importante dell’economia che invece, negli ultimi anni, ha scoperto i benefici derivati da un turismo sostenibile. L’isola era abitata fin dall’età del Bronzo e successivamente fu conquistata da Fenici, Greci e Romani. Per lungo tempo fu dimenticata a causa delle frequenti incursioni dei saraceni.

Nel 1843 l’isola apparteneva alla famiglia dei Lampedusa (della quale l’esponente più noto è certamente quel Giuseppe Tomasi di Lampedusa autore del Gattopardo). Successivamente venne acquistata dal re Ferdinando che vi installò un penitenziario e vi portò alcuni coloni. Il nome Lampedusa proviene dai lampi e dalla luce prodotta dai fuochi che venivano accesi sulle torri d'avvistamento per avvertire i naviganti di tenersi lontani dagli scogli aguzzi che circondano l’arcipelago.

Il centro più importante dell’arcipelago è Lampedusa, cittadina che porta lo stesso nome dell’isola. L’agglomerato si sviluppa lungo Via Roma ricca di negozietti e caffè che in estate si animano fino a notte fonda. Linosa dista 30 chilometri da Lampedusa e 170 km dalla Sicilia. Si tratta di un isolotto vulcanico e lo testimoniano i tre crateri spenti e il Monte Vulcano che raggiunge quota 195 metri. La costa è aspra e frastagliata. L’isola è caratterizzata dalla presenza di casette colorate, gente ospitale, spiaggette nascoste e scogli sui quali cresce il giglio di mare. Una delle caratteristiche di Linosa è l’allevamento allo stato brado di bovini dalla carne particolarmente pregiata dovuta al nutrimento a base della vegetazione aromatica dell’isola.

Oltre alle attività legate al mare (i fondali delle isole sono spettacolari) uno dei modi per scoprire l’arcipelago è a dorso d’asino lungo le mulattiere e sentieri impervi. A Nord Ovest di Lampedusa si trova il piccolo faraglione disabitato di Lampione in cui le tracce dell’uomo sono attestate dalla presenza di un faro automatico. La formula d’ospitalità più diffusa nell’arcipelago è quella nelle abitazioni private in formula B&B. Le tipiche costruzioni, i dammusi, sono delle case in pietra di origine araba che hanno la caratteristica di isolare bene dai rigori dell’inverno e mantenere una temperatura fresca e costante d’estate.

A prezzi modici potrete sperimentare questa forma di ospitalità e conoscere più da vicino la popolazione. Per quanto riguarda gli itinerari si consiglia non solo di effettuare il periplo dell’arcipelago noleggiando una imbarcazione ma anche di percorrere i sentieri degli isolotti in scooter per poter ammirare la vegetazione e la fauna che ha scelto come habitat naturale questi luoghi a metà strada tra l’Africa e la Sicilia. Tra le spiagge di Lampedusa spicca Tabaccara, bellissima baia raggiungibile solo in barca e bagnata da un incredibile mare turchino alla quale segue la Baia dell’Isola dei Conigli. Quest’ultima è circondata da bianche falesie e occupata, al centro, da una isoletta che ospita la spiaggia più bella dell’isola e una delle più affascinanti di tutto il Mediterraneo. Sembra di essere ai Caraibi grazie alla sabbia bianchissima che digrada in un mare trasparente.

Ogni anno le tartarughe Caretta-Caretta vengono qui a deporre le uova. Le tartarughe Caretta-Caretta sono una specie protetta a rischio d’estinzione a causa della forte antropizzazione delle coste. La spiaggia dell’Isola dei Conigli è l’unico sito italiano in cui le ovodeposizioni sono regolari. Nelle notti estive, tra maggio e agosto, la tartaruga marina raggiunge la Spiaggia dei Conigli e, dopo aver scavato una buca, vi depone circa 100 uova che ricopre con la sabbia. L’incubazione delle uova dura circa sessanta giorni. Dopo la schiusa, che avviene di notte, i piccoli riemergono dalla sabbia e si dirigono verso il mare. Per la protezione dei nidi, la tutela e la pulizia quotidiana delle spiagge, numerosi volontari partecipano ai campi di lavoro organizzati da Legambiente. Oltre Legambiente, per la salvaguardia delle tartarughe, a Lampedusa opera anche il WWF che, con il suo Centro di Recupero Tartarughe Marine in contrada Grecale, da più di 15 anni, rimette in mare diversi esemplari di Caretta-Caretta. Il centro è visitato ogni anno da migliaia di turisti ed è dotato di una piccola sala veterinaria.

Oltre alle tartarughe la fauna dell’isola è caratterizzata da un consistente numero di Lucertole di Malta e dalle Berte, uccelli marini che, nelle notti estive, fanno ascoltare il loro canto struggente, simile a un pianto. Nel mare che circonda l’isola sono presenti con regolarità tre specie di delfino: Tursiope (Tursiops truncatus), Stenella (Stenella courulealba), Delfino comune (Delphinus delphis). Un lontano ricordo è invece la Foca Monaca (Monachus monacus),mentre sono ancora facilmente osservabili, nel periodo tra marzo ed aprile, alcuni grandi mammiferi quali la Balenottera comune (Balaenoptera physalus), la Balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata) e il Capodoglio (Phiseter macrocephalus).

Per quanto riguarda invece la flora chi mette piede per la prima volta sulle Isole Pelagie ha l’impressione di essere arrivato in un deserto. L’aspetto delle isole è stepposo. Tuttavia un tempo l’arcipelago era ricoperto da fitti boschi di Pino d’Aleppo. Attualmente sopravvivono solo tre ambienti: - la steppa: copre tutta la parte pianeggiante dell’isola. - la prateria: nei valloni più distanti dall’abitato. - la gariga: in alcuni valloni e cale del versante nord. Rimangono spontanei soltanto alcuni alberi di Pino d’Aleppo (Pinus halepensis), di Cedro liscio (Juniperus phoenicea) e di Gelso (Morus alba) che durante il mese di luglio regala frutti dolci dal succo sanguigno (chiamati “scevusi”), da cui gli isolani ricavano un’ottima granita.

La flora autoctona tuttavia è molto interessante e meritevole della massima tutela: annovera il Papavero Cornicolato (Glaucium corniculatum), la Spina santa insulare (Lycium intricatum), il Timo arbustivo (Thymus capitatus), l’Euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), la Scilla marittima (Urginia marittima), il Garofano rupicolo (Dianthus rupicola), la Carota delle scogliere (Daucus gingidium), l’Aglio subvilloso (Allium subvillosum), la Viperina costiera (Echium arenarium), il Lentisco (Pistacia lentiscus), la Crucianella maltese (Crucianella rupestris), il Camedrio femmina (Teucrium fruticans). Negli ambienti costieri si rinvengono la Suaeda fruticosa (Suaeda fruticosa), l’Euforbia marittima (Euphorbia paralias), il Papavero delle spiagge, etc. Di particolare interesse perché tipici, l’Incensaria di Lampedusa (Chiliadenus lopadusanus), la Periploca minore (Periploca levigata), il Limonium lopadusanum, la Carlina di Lampedusa (Carlina involucrata), il Cisto a fiori piccoli (Cistus parviflorus), il Fiordaliso acaule (Centaurea acaulis) ed il Fior di Tigre (Caralluma europea = Stapelia europea), quest’ultimo protetto per la rarità.

In cucina la specialità è il cous-cous, tipico piatto di ascendenza araba a base di pesce e semola. Oltre al cous cous, che si può gustare in tutte le trattorie e i ristoranti, protagonisti della gastronomia sono: gli involtini di melanzana, i tagliolini al pesce spada e alle uova di ricciola e la zuppa di lenticchie di Lampedusa.

Informazioni utili

Il modo più semplice di arrivare alle isole è l’aereo. Esistono dei collegamenti via Palermo e, nel periodo estivo, anche dei voli diretti da Milano, Bergamo, Roma, Venezia, Verona. Si possono raggiungere le Pelagie anche tramite il traghetto che parte da Porto Empedocle.

Shopping

A Lampedusa si raccolgono bellissime spugne naturali che costituiscono uno degli acquisti più interessanti e vantaggiosi. Tra i prodotti dell’isola: lenticchie, pomodorini, conserve di pesce, panieri di canna.

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