Buon Compleanno Cappella Sistina!
“Senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un idea apprezzabile di cosa un uomo sia in grado di ottenere” (J.W. Goethe)
Buon Compleanno Sistina!!!
Il Capolavoro di Michelangelo Buonarroti compie Cinquecento anni e, dopo un restyling di prim'ordine e pieno di polemiche, continua ad essere uno dei capolavori assoluti dell'arte. La Sistina è visitata ogni anno da cinque milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo per ammirare il risultato delle fatiche michelangiolesche definito dal Vasari “Lucerna dell'Arte nostra”.
La Cappella Sistina prende il nome da Papa Sisto IV Della Rovere che tra il 1475 e il 1481 avviò nella capitale un'opera di recupero e monumentalizzazione della città dopo gli anni difficili e bui della cattività avignonese. Tale progetto culminò nella ricostruzione e nella decorazione della Cappella Palatina del Palazzo Apostolico che, in breve, fu chiamata Sistina in omaggio al Papa. La consacrazione della cappella risale all'agosto del 1483 quando venne dedicata all'Assunzione della Vergine Maria.
Su commissione del Papa venne avviata la decorazione pittorica nella parte dietro l'altare e affidata a Pietro Vannucci, il Perugino. La volta, riprendendo il celebre cielo stellato della Cappella degli Scrovegni di Padova, fu decorata da Piermatteo d'Amelia. La cappella conserva inoltre affreschi di importanti artisti italiani della seconda metà del Quattrocento da Botticelli a Perugino, da Pinturicchio a Ghirlandaio, da Piero Signorelli a Piero di Cosimo a far compagnia a Michelangelo e Raffaello. Quest'ultimo molto probabilmente lavorò in contemporanea a Michelangelo nella Sala della Segnatura.
Papa Giulio II della Rovere, nel 1506, affida a Michelangelo la decorazione della volta che si era resa necessaria a causa di una crepa che si era aperta in seguito a un problema di dissesto del terreno sul quale sorge la cappella. Il cielo stellato fu danneggiato irreparabilmente e così, nell'aprile di quell'anno, il Papa diede incarico a Michelangelo Buonarroti di rifare la volta. Michelangelo si recò a Roma nel 1508 per firmare il contratto: la realizzazione degli affreschi si concluse nel 1512.
La decorazione della volta incontrò numerose difficoltà tutte brillantemente superate dall'artista e dal suo esiguo e fidato numero di collaboratori. I problemi arrivarono, ad esempio, con lo strato di intonaco steso sulla volta che cominciò ad ammuffire perché troppo umido, Michelangelo lo rimosse e lo fece da capo con una miscela inventata da uno dei suoi assistenti, Jacopo L'Indaco. Il neonato composto non solo resistette alla muffa ma entrò a far parte della tradizione costruttiva italiana. L'incarico che Giulio II aveva dato inizialmente a Michelangelo riguardava la realizzazione dei Dodici Apostoli ma il lavoro fu subito ampliato e all'artista fiorentino fu lasciata piena libertà di realizzare la volta secondo la propria fantasia.
In totale solitudine e senza far vedere a nessuno l'opera in fieri Michelangelo concepì una imponente architettura all'interno della quale inserì nove storie centrali raffiguranti episodi della Genesi con ai lati figure di Ignudi a sostenere i medaglioni e scene tratte dal Libro dei Re. Alla base della struttura architettonica si trovano i dodici Veggenti, i Profeti e le Sibille contrapposti agli antenati di Cristo inseriti nelle Vele e nelle Lunette. Michelangelo mostrò l'opera solamente al suo collega e rivale Raffaello che rimase così colpito dal capolavoro da ritrarre Michelangelo (l'Eraclito) nella Scuola di Atene della vicina Sala della Segnatura alla quale stava lavorando. Il Papa e la sua corte ammirarono l'opera quasi ultimata solo quando si rese necessario smontare parte dei ponteggi.
La conclusione dell'immenso capolavoro fu festeggiata il pomeriggio del 31 ottobre 1512, alla Vigilia di Ognissanti.
Dieci anni più tardi, nel 1534, papa Clemente VII commissionò a Michelangelo l'ultima grande opera della cappella, Il Giudizio Universale. L'affresco fu in gran parte realizzato durante il pontificato di Paolo III, in quanto, il predecessore morì il 25 settembre del 1534, a soli 56 anni e nello stesso anno, Michelangelo, in seguito ad una missiva del pittore Sebastiano del Piombo, fece ritorno a Roma. Michelangelo dovette affrontare due principali inconvenienti: la modifica dell'inclinazione della parete, che doveva essere angolata verso l'interno in modo tale da evitare il deposito di polvere durante le fasi di realizzazione. Il secondo era rappresentato dalla presenza degli affreschi del Perugino, dei dipinti dei quattro pontefici a lato delle due finestre, e delle lunette affrescate dallo stesso Michelangelo circa vent'anni prima. Opere che dovevano essere distrutte per far posto all'immenso affresco. Un'opera così imponente metteva certamente alla prova il sessantenne maestro, che tuttavia preferì lavorare da solo, scartando anche il tentavo di Sebastiano del Piombo di lavorare ad olio . I lavori preparatori, e la costruzione del ponteggio furono molto lunghi, si prolungarono fino all'aprile del 1536, ritardi che furono dovuti soprattutto a causa delle dispute con il del Piombo. La modalità di rappresentazione delle figure venne sottoposta a dure critiche da parte dei cardinali, inizialmente Michelangelo dipinge i corpi interamente nudi, suscitando l'opposizione del cardinale Carafa.
Michelangelo morì il 18 febbraio del 1564, e circa un mese dopo, il 21 gennaio, il Concilio di Trento dispose con la bolla “Pictura in Cappella Ap.ca coopriantur” la copertura di tutte le parti intime delle figure nel Giudizio.