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La Pasqua negli Iblei tra Passione e Gioia

Tra le Feste di Pasqua in Sicilia particolarmente suggestive risultano quelle degli Iblei.

La Sicilia sud-orientale e, nello specifico, la provincia diRagusa, propaggine estrema dello stivale, “rappresenta” ogni anno i momenti salienti della Pasqua. La partecipazione alla processioni o alle sacre rappresentazioni è inimmaginabile, la folla si riversa nelle strade e nelle piazze per “vivere” l'incontro della Madonna con il Figlio, i martìri di Cristo nell'ascesa al Calvario e per gioire della Resurrezione.

A Ragusa Ibla (gioiello Patrimonio dell'Umanità insieme a Modica e Scicli) la festa comincia la Domenica delle Palme: gli 80 confrati della Chiesa di Santa Maria dell'Itria trasportano il simulacro dell'Addolarata fino alla Chiesa Madre di San Giorgio, trionfo del Barocco Ibleo. La stessa cosa fanno i confrati delle altre chiese della città antica nell'arco dei due giorni successivi. Come in tutte le altre città il Giovedì Santo le chiese allestiscono i “Sepolcri” che la popolazione visita, come da tradizione, in numero dispari. All'interno delle splendide architetture vengono sistemati piatti fioriti e paludamenti bianchi.

A Modica, il clou dei festeggiamenti pasquali avviene la Domenica di Pasqua, con la celebrazione della famosa “Maronna Vasa-Vasa”. Il rito vede protagoniste due processioni, che partono dalla chiesa di S. Maria di Betlem, una con il simulacro del “Cristo Redento”, e l’altra col simulacro della “Madonna” vestita di nero. Le due processioni, che hanno percorso le vie cittadine con itinerari diversi, verso mezzogiorno confluiscono in piazza Municipio dove avviene “u ‘ncuòntru”, l’incontro, tra madre e Figlio, e quindi la conseguente vasàta, il bacio, l’abbraccio simbolico della Madonna con Cristo. L’operazione avviene tramite meccanismi inseriti nel fercolo che fanno muovere le braccia della Madonna verso il Figlio, e quindi alzate in segno benedicente. Al primo incontro, alla Madonna viene fatto cadere il manto nero che copre una veste azzurra; in quel momento le colombe bianche tenute nascoste all'interno del simulacro prendono il volo. Un tempo i contadini traevano i presagi dalle due vasàte fatte in S. Pietro e S. Maria: a seconda della loro riuscita esecuzione o meno, traevano auspici per il raccolto.

A Ispica per Pasqua si hanno due celebrazioni antagoniste che si svolgono rispettivamente il Giovedì e il Venerdì Santo. Quella del Giovedì è la processione dei cavàri (così chiamati perchè un tempo appartenenti alla Chiesa di Santa Maria la Cava nell'antica Ispica pre terremoto, oggi parrocchiani di Santa Maria Maggiore). I cavàri sono espressione della classe dei braccianti agricoli e degli operai e il colore che li contraddistingue è il rosso. Il venerdì è il giorno dei nunziatari della chiesa dell'Annunziata, storicamente i possidenti e la nobiltà terriera. I simulacri delle due chiese che vengono portati in processione sono il Cristo alla Colonna (u patri a culonna) e il Cristo con la Croce (u patri a cruci). Il Giovedì Santo per i cavàri della Basilica di Santa Maria Maggiore ha inizio nel pieno della notte. Alle ore 1.30 inizia il pellegrinaggio dei fedeli alla Chiesa rupestre di Santa Maria della Cava da dove parte la Via Crucis. La processione termina nella Piazza di Santa Maria Maggiore nel centro cittadino. Alle ore 4.00 si aprono le porte della chiesa per il tradizionale ringraziamento collettivo all'altare del SS. Cristo alla Colonna. Da qui iniziano i festeggiamenti con il rito più importante: la scinnuta ro patri a culonna. I congregati dei cavari, che si distinguono per la camicia bianca e una sciarpa rossa, prelevano dalla nicchia il simulacro di Cristo e nello stesso istante si alza l'urlo della folla: picciotti chi nun purtamu a nuddu, Culonna! (ragazzi, pensate di non avere nessuno sulle spalle. Colonna!). Il simulacro di antichissima fattura, viene posto al centro della chiesa e nel pomeriggio verrà portato a spalla per le vie del paese insieme ad un reliquiario dove si tramanda sia conservata una scheggia della Croce. Il rientro del simulacro è previsto per la Mezzanotte.

Il Venerdì Santo si ripete il rituale ma questa volta con la congregazione dei nunziatari. Il canovaccio cambia poco. Nella Chiesa dell'Annunziata si svolge la scinnuta rò Signurir con il grido: picciotti chi nun purtamu a nuddu. Cruci, Cruci!

A Comiso, la domenica tutti pronti per la sciuta dalla chiesa dei due simulacri (quello di Gesù Risorto e della Madonna Maria Santissima Annunziata) che si avviano per il paese. Le due statue a più riprese si incontrano e si allontanano velocemente fra gli osanna della folla, dopo che due bambini vestiti da angeli, con abiti fedelmente riprodotti secondo la tradizione catalana del ´600, hanno intonato il "Regina Coeli". Queste "paci" si ripetono davanti ad ogni chiesa. Più attesa è certo quella "ro strittu", che ha luogo davanti la Chiesa Santa Maria delle Stelle da sempre chiesa "rivale" dell´Annunziata. A notte fonda l´ultima pace in Piazza Fonte Diana e un grandioso juocu ´i fuocu (gioco pirotecnico).

E veniamo a Scicli dove, oltre alle processioni della Settimana Santa che vedono sfilare per le strade le due Addolorate cittadine, i festeggiamenti esplodono la Domenica di Pasqua. Tutto comincia quasi in sordina alle undici di domenica mattina quando dalla Chiesa di Santa Maria La Nova viene portato in processione il venerabile, cioè il Santissimo Sacramento. Il corteo, accompagnato dai confrati e dalle autorità cittadine, fa il giro del paese mentre una febbre comincia a serpeggiare tra la popolazione che intorno alle 12.30 raggiunge la chiesa. Al rientro del venerabile un gruppo nutrito di persone si impossessa letteralmente del simulacro di Cristo Risorto, chiamato dai cittadini GIOIA o UOMO VIVO. Sollevando alla massima altezza le aste della “vara” (la portantina) i giovani gridano ripetutamente: Gioia! Gioia! Gioia! E il grido continua a risuonare nella discesa frenetica della statua lungo la cava e durante i giri frenetici che i portatori fanno compiere al simulacro. La stesse scene si ripetono domenica sera quando, dopo il tradizionale giro pomeridiano di Cristo Risorto su un camioncino per benedire le case della città, i portatori si rimettono il Gioia in spalla e lo “accompagnano” a casa in un trionfo di folla e fuochi d'artificio. (Ringraziamo Sara Gallaro e Peppe Occhipinti per le foto dei "portatori del Gioia")

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