Capraia
Una leggenda racconta che un giorno il filo della collana indossata da Venere si ruppe inaspettatamente e sette delle sue perle caddero nel Mar Tirreno. Da esse nacquero le isole dell’arcipelago toscano. Capraia è una delle sette perle, una piccola isola vulcanica che il turismo di massa non ha ancora scoperto e che conserva un ecosistema variegato e incontaminato. Capraia dista appena sedici miglia dalla costa della Corsica alla quale per un periodo appartenne, e trentasei miglia da Livorno. L’isola ha una lunga storia. Fu abitata per la prima volta alla fine del terzo millennio a.C e, nel susseguirsi dei secoli, si alternarono su questo piccolo fazzoletto di terra di poco più di 19 Km2 in mezzo al mare, i fenici, i greci, gli etruschi, i romani. Anticamente l’isola era chiamata Aegilon (l’Isola delle Capre). I Romani la conquistarono nel 174 a.C. tuttavia, nonostante la dominazione romana, l’isola non fu mai un porto e un posto sicuro deve vivere a causa delle frequenti incursioni piratesche. Dopo la decadenza dell’Impero Romano fu abitata da comunità di monaci che scelsero la zona chiamata “Piano” poiché riparata dal vento e maggiormente fertile rispetto alle altre. Furono i monaci a importare sull’isola la vite che venne coltivata per secoli e dalla quale si ricavava, fino a tempi recenti, un vino chiamato “Palmaziano”. L’isola appartenne sia alla Repubblica di Pisa che a quella di Genova. Quest’ultima realizzò le opere di fortificazione in tutta l’isola tra le quali il Forte San Giorgio e le torri di avvistamento che punteggiano la costa. Dopo la caduta di Napoleone il Congresso di Vienna affidò l’isola al Regno di Sardegna. Fu in questo periodo che venne istituita la Manifattura Tabacchi che, settanta anni dopo, si trasformò in Colonia Penale. Uno degli aspetti culturalmente più interessanti dell’isola è il dialetto, testimonianza delle molte dominazioni e dalle molteplici influenze tra le quali quella genovese. Il dialetto è oramai quasi scomparso a causa del rinnovamento della popolazione originaria dell’isola. Gli abitanti infatti vennero a poco a poco sostituiti dagli immigrati, parenti, in prevalenza, dei dipendenti della colonia penale che finirono per diventare la maggioranza senza assimilare le consuetudini linguistiche dei vecchi abitanti. Una vacanza nell’isola di Capraia significa trovarsi a stretto contatto con la natura mediterranea, vivere il mare esplorando inimmaginabili anfratti emersi e sommersi, gustare dell’ottimo pesce e sperimentare l’ospitalità degli abitanti. I 25 km di costa sono tra i più spettacolari delle isole dell’arcipelago toscano con alte falesie che raggiungono l’altezza di oltre 120 m lungo le quali si aprono delle piccole spiagge di ciottoli. L’unica spiaggia sabbiosa dell’isola è Cala Mortola. L’isola appartiene, dal 1989 al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. L’area protetta comprende circa diciottomila ettari di terre emerse e sessantamila di area marina. Le acque trasparenti e pulite, la diversità dei fondali e delle coste ne fanno una area biologicamente perfetta e adatta ad una fauna marina stanziale e di migrazione. Inoltre l’isola possiede l’unico invaso naturale di acqua dolce dell’arcipelago toscano ed è punto obbligato per la sosta e la riproduzione di grandi quantità di specie volatili. L’isola fa parte anche del Santuario di Cetacei, non è infrequente avvistare branchi di delfini e di balenottere. Un tempo Capraia era ricoperta di immensi boschi di leccio. Oggi si presenta montuosa con vallate percorse da torrenti (chiamati “vadi”, dall’arabo wadi) e vette ricoperte di macchia mediterranea: corbezzolo, oleandro, cisto, scopa, rosmarino e tanti fiori che in primavera fanno percepire l’avvicinarsi all’isola ancora prima di vederla all’orizzonte. Tra le specie volatili sono da ricordare il gheppio, il gabbiano comune, il corvo imperiale, la beccaccia, l’airone. All’interno vivono conigli selvatici e alcuni esemplari di mufloni che si rifugiano nelle alture più impervie. Il mare e i fondali sono ricchissimi di pesci, molluschi e crostacei. Dentici,cernie, saraghi, occhiate, castagnole, calamari sono alla base della cucina isolana. I fondali rocciosi e ricchi di colori sono l’ideale per fare immersioni e snorkeling. Chi ama il trekking troverà all’interno dell’isola si percorsi adatti ad ogni tipologia di “camminatore” che potrà scegliere tra una breve passeggiata o una camminata più lunga e impegnativa. Attraverso i percorsi a piedi si possono raggiungere lo Stagnone, l’unico invaso naturale d’acqua dolce dell’arcipelago, il Piano, antico insediamento romano, oggi utilizzato per la coltivazione della vite, il Monte Arpagna, lo Zenobito, punta estrema a sud dell’isola, il Monte delle Penne e la vecchia colonia penale con le celle e i dipartimenti che sono aperti alle visite. Tra i prodotti tipici l’isola offre un miele straordinario dal sapore intenso e profumato che ha ottenuto un premio per il miglior miele millefiori nel 1999. Dai frutti della macchia mediterranea si ricavano ottimi vini e distillati tra i quali il nocino, il mirto, il limoncino, grappe al miele o al mirto e il “rubino” un distillato di amarene e sangiovese dell’Elba. Rinomate anche le confetture e le marmellate tra le quali quelle di fichi e more. Dall’allevamento delle capre le aziende agricole e zootecniche dell’isola ricavano degli eccellenti formaggi sia freschi che stagionati catalogati come prodotti tipici di eccellenza della regione Toscana. La ricettività consta di oltre duemila posti letto distribuiti tra hotel, bed and breakfast e case vacanze. I collegamenti con l’isola e dall’isola sono gestiti dalla compagnia Toremar di base al Porto Mediceo di Livorno e, sempre da Livorno, dalla Compagnia il Golfo dei Poeti che collega Capraia alla terraferma tramite un servizio di navi veloci. Toremar garantisce un collegamento giornaliero con l’isola mentre, le navi veloci, prendono servizio stagionalmente da giugno a settembre. Il tempo di percorrenza con il traghetto Toremar è di 2,30 ore, la nave veloce impiega un’ora e mezza.
Pubblicato il 3 Agosto 2010