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punti di interesse di San Benedetto del Tronto

Chiesa Pievana di San Benedetto Martire

Sin dai primi anni dell’XI secolo si parla di Pieve di San Benedetto (“Plebs Sancti Benedicti” da “Plebs” ossia popolo, dal quale derivò plebanus, pievano), attorno alla quale nel 1146 si costruirono delle mura fortificate. Attualmente poco rimane dell’antico sepolcro e quasi nulla del vecchio edificio (fatta eccezione della parete est che non fu abbattuta perché di solida muratura) poiché la chiesa, incapace di contenere la terza parte della popolazione, venne ricostruita ed ampliata (ruotandola su se stessa di novanta gradi) tra il 1775 e il 1778, per volere dell’abate Pasquale De Signoribus e in quell’occasione andarono persi gli stupendi ed unici affreschi fiamminghi del ‘300 e ‘400 relativi alla passione del Santo. Il disegno della nuova “fabbrica”, venne affidato all’architetto milanese Pietro Augustoni; la chiesa ha una struttura muraria in laterizio ed è in stile neoclassico a pianta regolare con abside a nord e con il campanile su fianco est. L’altare dedicato al nostro Santo Patrono venne edificato nel 1785 anche se in realtà, per volere del parroco Don Carlo Gregorio Vallorani (offidano fu parroco dal 1821 al 1880), venne ricostruito e decorato nel corso del XIX secolo. Nell’altare sono gelosamente custodite le reliquie del Santo oltre ad una preziosissima Pala di anonimo del XVII secolo raffigurante San Benedetto in primo piano e sullo sfondo San Giuseppe e San Filippo Neri. Mons. Giacinto Nicolai, futuro vescovo della diocesi ripana, che fu parroco dal 1880 al 1890, promosse la decorazione dell’abside (recentemente, in parte, riportato al suo antico splendore) e dell’altare dedicato alla Regina del SS. Rosario, volgarmente chiamato del S. Cuore di Gesù . Sono affreschi eseguiti nel 1886 dal pittore Filippo Flaiani di Corropoli. Nell’epoca in cui fu parroco l’acquavivano Don Domenico Gaetani si eseguì il rifacimento del pavimento (1908), abbassando il livello di calpestio rispetto al presbiterio, sotto la direzione dell’ Ing. Luigi Anelli e per mano dell’abile marmista Sante Castellucci. I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno distrutto quasi totalmente l’abside; solo recentemente, per volere dell’attuale parroco, un attento restauro ha riportato alla luce alcuni degli affreschi preesistenti. Nella chiesa sono comunque conservate, oltre a reperti, epigrafi e lapidi, diverse altre opere: una pala del 1707 del pittore fermano Ubaldo Ricci relativa all’ultima cena, una pala della Madonna del Rosario di anonimo del XVI secolo e un’altra della Madonna del Carmelo, sempre di anonimo, del XVIII secolo; inoltre il simulacro dell’Immacolata Concezione (particolarmente venerata dai sambenedettesi per l’intercessione della Vergine durante le ondate coleriche) realizzata da valente artista di Mogliano nel 1856, un Cristo Morto della seconda metà dell’800 e soprattutto l’altare di San Benedetto Martire con reliquie del Santo.