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Locazione Turistica
I consigli per turisti del gestore
Itinerari Classici e Monumenti da non perdere per chi visita Punta Secca.
Le otto città del sud-est della Sicilia: Caltagirone, Militello in Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli furono ricostruite dopo il 1693, nello stesso luogo o vicino alle città esistenti al tempo del terremoto di quell'anno. Esse rappresentano una considerabile impresa collettiva, portata con successo ad un alto livello di architettura e compimento artistico. Custodite all'interno del tardo Barocco, descrivono pure particolari innovazioni nella progettazione urbanistica e nella costruzione di città.
I monumenti segnalati per l'inserimento nella lista del patrimonio Unesco sono:
A Ragusa: Palazzo Bertini - Palazzo Vescovile - Chiesa di S. Giovanni Battista - Palazzo Zacco.
A Ragusa Ibla: Chiesa S. Maria delle Scale, Chiesa S. Maria dell'Idria, Palazzo della Cancelleria, Chiesa SS anime del purgatorio, Chiesa di S. Maria dei Miracoli, Chiesa S. Giuseppe, Duomo di S. Giorgio, Chiesa S. Filippo Neri, Chiesa S. Maria del Gesù, Palazzo La Rocca, Palazzo Sortino Trono, Palazzo Battaglia, Palazzo Cosentini.
A Modica: Chiesa di S. Giorgio e Chiesa di S. Pietro.
A Scicli: Palazzo Beneventano, via Mormino Penna, Chiesa di S. Teresa, Chiesa di S. Giovanni Evangelista, Chiesa di S. Michele Arcangelo.
A Noto: Chiesa di S. Chiara, Chiesa del SS Crocifisso, Chiesa di S. Domenico, Chiesa di Montevergine, Chiesa S. Maria del Carmelo, Chiesa e convento di S. Francesco all'immacolata, Chiesa di S. Nicolò, Chiesa e convento del SS. Salvatore, Chiesa di S. Carlo Borromeo, ex collegio dei Gesuiti, Chiesa S. Maria dell'Arco, Palazzo Ducezio, Palazzo Impellizzeri, Palazzo Landolina, Palazzo Rau della Ferla, Palazzo Trigona, Palazzo Battaglia.
A Catania: Piazza Duomo, via dei Crociferi, Badia di S. Agata, Collegiata, Monastero Benedettino di S. Nicolò la Rena, Palazzo Biscari.
A Caltagirone: Chiesa Santa Maria del MOnte, Chiesa di S. Giuliano Apostolo, Chiesa S. Giuseppe, Chiesa di S. Domenico, Chiesa del SS. Salvatore e Monastero delle Benedettine, Chiesa Santa Chiara e Santa Rita e Monastero delle Clarisse, Chiesa del Gesù ed ex Collegio dei Gesuiti, Chiesa di S: Stefano, Chiesa di S. Francesco D'Assisi, Corte Capitanale, Museo Civico, Tondo Vecchio, Ponte di S. Francesco.
A Palazzolo Acreide: Chiesa di S. Sebastiano, Chiesa di S. Pietro e Paolo.
A Militello In Val Di Catania: Chiesa di S. Nicolò e S. Salvatore, Chiesa di S. Maria della Stella.
Itinerari insoliti a Punta Secca e dintorni.
Pantalica e Val d’Anapo
Costruita nel XIII sec. a. C. dai Siculi come cimitero, Pantalica raggiunse talmente tanto splendore da essere oggetto del desiderio dei greci che, dopo averla conquistata, ampliarono le preesistenti grotte con nuove costruzioni. Dopo il buio periodo romano, Pantalica risorse grazie all’Impero bizantino e la sua gloriosa storia continuò fino all’avvento degli arabi che, dopo aver contribuito a potenziarla economicamente, assistettero agli ultimi aliti di vita delle popolazioni stanziate. Dall’XI sec. d. C. il luogo si guadagnò l’appellativo di “città dei morti”, epiteto, questo, giustificato dalla presenza di 5000 tombe a grotticella artificiale scavate in profondi costoni rocciosi. Del fulgido periodo bizantino rimangono quattro villaggi e tre chiese rupestri. Domina la valle l’Anaktoron, il palazzo miceneo ncora oggi oggetto di studio.
Lungo la vecchia linea ferrata Siracusa – Vizzini, nella tratta Sortino – Cassaro, si estende la Riserva Naturale Orienteta di Valle dell’Anapo. Il nome della valle è dato dal fiume che la percorre, l’Anapo per l’appunto (la parola, secondo alcuni arcaismi greci vuol dire invisibile) ed è uno tra i più grandi vivai di Platani Orientali della Sicilia.
Sortino
Disposta sul colle Moncaita (o Aita), circondata dalla vallati che conducono alla necropoli di Pantalica, sorge la ridente cittadina di Sortino, scrigno d’arte, bellezza e di tradizioni immutate nel tempo. .
Ferla
Adagiata sulle pendici di Monte Lauro, Ferla (da “ferula” una pianta diffusa nel luogo) rappresenta la Porta di Pantalica, anche perchè ha l’unica via percorribile in auto che conduce all’Anaktoron. Secondo delle fonti ancora incerte il luogo era già abitato in epoca prima greca (VIII a. C.), poi saracena, longobarda e normanna (IX – XII sec. d. C.). Le testimonianze ufficiali del luogo ne fanno risalire l’origine al 1269. Come gli altri comuni fu raso al suolo nel 1693 e ricostruito nella zona più pianeggiante del villaggio preesistente, diventando un piccolo gioiello del barocco della Val di Noto.
Il mezzo più comodo per muoversi a Punta Secca.
E' decisamente la macchina.
Gli eventi più importanti che hanno segnato la storia di Punta Secca.
GLI IBLEI
Interessano soprattutto le province di Ragusa e Siracusa occupando quella parte della Sicilia meridionale che, simile a un promontorio, si protende verso il Golfo della Sirte e l’Africa.
Da questi suoi due punti estremi, l’isola si restringe fino a Capo Passero, circondato da spiagge, cale e insenature di rara bellezza.
Lo stupore, il fascino e un grande senso d’immensità sono sentimenti che queste montagne hanno da sempre ispirato.
Le creste montuose, dal punto di origine del massiccio, situato sul Monte Lauro a 986 m. s. l. , la cima più alta degli Iblei vicino Buccheri, scendono verso il mare, percorrendo poche decine di chilometri, prima di raggiungerlo. In queste breve tragitto, esse segnano profondamente il territorio, che appare modellato da una Natura selvaggia e imprevedibile dove colline sconosciute si alternano a fosse, cave e abissi come onde di un mare minaccioso, dove la vista si estende su terre sconfinate dai nomi storici di vecchi feudi.
L’Anapo, il Tellaro, l’Irminio e il Cassibile: fiumi brevi e tortuosi che, nel tratto iniziale, scorrono tra alte pareti scoscese, in mezzo ad una folta vegetazione di platani, pioppi, capperi e capelveneri.
Sugli Iblei vive una grande varietà di piante, dalle umili graminacee alle cespugliose e arbustive come le euforbie, la salvia, il rosmarino, gli asfodeli, il pistacchio e il lentisco.
E poi ulivi, pruni, carrubi e querce, i grandi alberi che ora raggruppandosi, ora diradandosi, trasformano il territorio in un grande giardino, un enorme tappeto macchiettato e variopinto, ricco di colori accesi, scintillanti al sole e mutevoli allo scorrere delle stagioni.
Gli Iblei derivano da rocce sedimentarie, sprofondate nel Mar Mediterraneo milioni di anni fa e sollevate come enormi fette di una gigantesca torta dall’ultima orogenesi, quella alpina, ancora in atto, che porta l’Africa e l’Europa a scontrarsi.
Tale origine si evidenzia nella stratificazione delle pareti e nella presenza di vasti e piatti tavolati, orlati e interrotti da fratture improvvise e precipiti: le cave.
Torri, altipiani e cave dalle grigie e nude pareti, maculate dal verde dei capperi pendenti e arditi, sono il frutto di milioni di temporali, di nuvole gonfie degli umori del Mediterraneo, provenienti dall’Africa, spinte dallo scirocco.
E alla fine di queste montagne sassose, ai piedi di queste immense e antiche scogliere si aprono le pianure con i tappeti verdi degli agrumeti, con le fiumare asciutte e argillose, con le stoppie gialle dei campi di grano, con il blu di quel mare che si staglia come una linea sottile, là in fondo all’orizzonte.
Basta, però, allontanarsi di qualche chilometro dalle pianure, percorrere i primi tornanti, vedere sparire l’azzurro del mare per entrare in una realtà diversa, dove le case e gli uomini si diradano, come dispersi da un vento inarrestabile e incontenibile.
Gli Iblei di Verga e Quasimodo, gli Iblei di Palazzolo Acreide e Giarratana, dell’uva e del vino di Mazzarrone, della Cava Grande sul fiume Cassibile, di Pantalica, la necropoli dai mille occhi neri, a strapiombo sull’Anapo, gli Iblei di Sortino e Cassaro e delle loro gole a precipizio, della tenera Buscemi e delle nevaie di Buccheri, gli Iblei di Modica e Ragusa Ibla, simili a presepi con le file di case piccole e addossate, digradanti verso il fondo dei torrenti stretti e incassati, con i loro vicoli antichi, gli Iblei di Noto, culla di un barocco dai rossori caldi e scintillanti delle sue pietre al tramonto, gli Iblei dei canti e delle feste, dei riti e dei miti, rimangono, oggi come sempre, il palcoscenico di una umanità ricca di sentimenti intensi, rivestiti dei colori forti e saturi del cielo e del mare, dell’erba e della terra.
Il Piatto tipico. Le ricette delle Feste a Punta Secca.
Anche la provincia di Ragusa, come tutta la Sicilia, è stato luogo d'incontro di culture diverse come quella greca e araba e quella italica e normanna.
Questo ha influito molto nella cultura ragusana ed, in particolare, la cultura gastronomica ragusana.
Anche per questa provincia, i prodotti tipici tramandati dalla tradizione sono davvero innumerevoli, le preparazioni a base di pesce, tipiche di tutta la Sicilia, si concentrano perlopiù sulla fascia costiera del comprensorio ragusano, mentre nell'entroterra numerose sono le ricette a base di carne, formaggio e verdure.
Le preparazioni più particolari e caratteristiche di questa zona sono concentrate nell'entroterra dove si concentra anche una certa ricchezza e varietà di materie prime, dalla carne degli allevamenti, ai formaggi ricavati dal latte degli stessi capi, ai cereali fino ad arrivare alla verdura.