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Affittacamere Nicolò Alcara Li Fusi - Consigli Turistici
Affittacamere

I consigli per turisti del gestore

Itinerari Classici e Monumenti da non perdere per chi visita Alcara Li Fusi.

Chiesa Madre di Maria SS. Assunta: sorge nella piazza centrale del paese. Fondata nel Trecento, venne ricostruita nel Cinquecento, dopo un terremoto che ne causò il crollo. Essa presenta un portale in pietra calcarea (1632) e un tiburio ottagonale ed è affiancata da uno splendido campanile merlato e cuspidato. Al suo interno custodisce una tela raffigurante San Nicolò Politi di Filippo Tancredi (1655-1722/25), una tela raffigurante l'Adorazione dei Magi di Giuseppe Tommasi (1644), una bellissima urna in argento di San Nicolò Politi del 1581 e la statua del Santo patrono del XVI secolo. Di grande interesse artistico è il fonte battesimale in marmo.

Chiesa di San Pantaleone: risalente al XVI sec. , presenta un campanile a cuspide ed è ricca di tele settecentesche e, all'altare maggiore, un dipinto su tavola del 1530, di ignoto artista di scuola antonelliana, raffigurante una Madonna col Bambino, fra i santi Sebastiano e Francesco.

Chiesa di S. Elia: sita dove un tempo sorgeva il Convento dei Frati Cappuccini, affiancato alla chiesa dedicata a Sant’Elia, edificata nel 1574 su un preesistente tempio pagano consacrato alla Fortuna distrutto dal grave e disastroso sisma che ebbe luogo il 10 Giugno 1490. Era una costruzione architettonicamente molto solida, con archi a tutto sesto, tiranti e contrafforti. Il cenobio ospitò per un lungo periodo una cospicua comunità monastica maschile aderente alla Regola di San Matteo da Bascio, per essere lungamente adibito, dopo l’abbandono da parte dei frati, a deposito comunale fino al 1956, anno nel quale divampò un furioso incendio che, pur preservando la chiesa, non risparmiò il convento, il quale risultò quasi completamente distrutto ad eccezione della preziosa biblioteca, al cui interno era custodita una pregiata collezione di libri antichi di epoche comprese fra il 1400 ed il XVIII secolo. L’area sulla quale si innalzava, un tempo, il Monastero dei Frati Cappuccini, conserva soltanto il muro perimetrale del lato est quale vestigia appartenente al convento, ed è oggi adibita a parco pubblico con annesse aree ludiche per bambini, rendendo assai suggestiva l’area nella quale sorge la chiesa dedicata a Sant’Elia, dalla quale si gode un magnifico panorama sulla vallata del torrente Rosmarino.
E' la chiesa nella quale viene custodita la "vara" di S. Nicolò Politi nella notte fra il 17 e il 18 Agosto, prima del pellegrinaggio all'Eremo.

Chiesa di San Michele Arcangelo: ad unica navata, negli altari custodisce una scultura dell'Immacolata, le statue di San Sebastiano e San Michele Arcangelo.

Chiesa di Maria del Rosario: costruita alla fine del Quattrocento, su un edificio sacro duecentesco, con una facciata preceduta da un luminoso portico.

Chiesa della Grazia: in località Grazia, si può ammirare la piccola chiesa omonima, si dice che sia stata costruita in segno di ringraziamento dopo l’epidemia pestilenziale del 1525 dalla quale Alcara rimase indenne. La Chiesetta sorge ai piedi di un affascinante costone roccioso.

Chiesa della SS. Trinità: sorge nel vecchio quartiere “Motta”, che conserva tuttora intatto, nell’impianto urbanistico, un fascino di chiara impronta medievale (con il suo intreccio di vie richiamanti la tipica disposizione dei quartieri arabi), dove venne stabilito, un tempo, il primo nucleo di Alcara Li Fusi. Risalendo lungo la via SS. Annunziata si giunge alla piccola chiesa dedicata alla Santissima Trinità, la quale costituisce, insieme ai ruderi del Castello Turiano nella cui area, un tempo, era annessa, gli unici resti dell’antico centro abitato fondato, come vuole la tradizione, da Patrone il turiano.

Fontana Abate o dei Sette Cannoli: detta così perché presenta sette getti d'acqua, per secoli ha rappresentato un punto d’incontro per gli abitanti. Al centro presenta una lapide in pietra con questo distico latino, attribuito al Donadei: "Quas antro gelidas hausit gens Turia lymphas/Arcara hoc placido splendida fonte bibit" (Le gelide acque che la gente Turia attinse all'antro, Alcara splendida le beve da questa placida fonte). La fontana subì notevoli danni (in particolar modo alla parete posteriore, quasi completamente rovinata), in seguito al grave e disastroso sisma che ebbe luogo il 10 Giugno 1490. Nel 1841 il monumento crollò interamente a causa di una frana ma fu immediatamente e prontamente riedificato, in stile barocco, con l’aggiunta di una terza iscrizione incisa su lapide, a completamento delle prime due originarie, ricollocate al loro posto come pure lo storico stemma cittadino, un’aquila coronata ad ali spiegate. La fontana presenta, anteriormente, una vasca lunga nove metri e larga, circa, due metri, nella quale si riversano sette getti d’acqua freschissima, ed è completata da una parete lapidea retrostante piuttosto alta che si modella, al centro, con una rientranza nella quale fa bella mostra di sé un mascherone allegorico dal quale sgorga il getto d’acqua centrale sormontato dallo storico stemma della città.
A pochi passi dalla fontana si trova un antico lavatoio comprendente ben ventiquattro vaschette, disposte simmetricamente due a due, alimentate da altrettanti getti d’acqua e sormontato da un’ampia tettoia, presso il quale, fino a non molto tempo addietro, le donne si recavano a lavare i panni.

Museo di Arte Sacra: ospitato nel Monastero delle Vergini Benedettine, comunemente detto “Badia”, architettonicamente connessi con l’adiacente Chiesa di S. Andrea. L’insieme delle opere esposte è essenzialmente costituito da arredi liturgici provenienti dalle antiche chiese della cittadina. Sono opere cariche di secoli di fede, storia e tradizioni ancora radicate nella vita semplice e dignitosa della gente di Alcara e offrono al visitatore l’opportunità di ripensare e riscoprire un’eredità artistica e spirituale in una terra che segue tuttora le orme del Santo Eremita Nicolò Politi.

Castel Turio: si conservano dei ruderi costituiti da alcune strutture murarie dotate di piccole aperture d’accesso, senza pavimenti, scale, coperture o solai, e una torre quadrata svettante contro il cielo, edificate con tecniche costruttive povere e materiali reperiti in loco, arroccata su uno spuntone roccioso ai margini di Alcara Li Fusi. Tali strutture superstiti, che tuttavia non consentono una lettura ricostruttiva dell’impianto che si suppone avesse un assetto planimetrico rettangolare, sono state interessate da lavori di ristrutturazione e restauro nel 1980 e costituiscono le uniche vestigia, insieme alla piccola chiesa dedicata alla SS. Trinità, dell'antico nucleo abitato fondato da Patrone il turiano. Tale nucleo abitato costituì, in seguito, il vecchio quartiere “Motta”, al quale fecero seguito il quartiere mediano “Parrocchia” e la parte più bassa, l’antico quartiere “Badia”, comprendente l’attuale centro del paese.

Borgo pastorale Stidda: l’antico villaggio pastorale “Stidda”, edificato nei pressi dell’omonimo torrente, si rivela un importante sito etno-antropologico. L’arcaico agglomerato rurale è costituito da capanne in pietra a secco con coperture in tegole o frasche, affiancati da recinti per il ricovero del bestiame che richiamano gli antichi insediamenti preistorici i quali, un tempo, punteggiavano numerosi le montagne, offrendo riparo ai pastori e alle loro greggi e mandrie.

Alcara è situata nel cuore del Parco dei Nebrodi. Da qui si può partire per andare alla scoperta dei boschi, dei laghi e delle montagne, immergendosi in un mondo ricco di natura ed emozioni.

Lago Biviere (1278 metri s. l. m.) : tra i luoghi più affascinanti del parco, il lago ha una superficie di circa 18 ettari e costituisce la zona umida d'alta quota di maggior valore naturalistico della Sicilia, anche per la particolarità del suo popolamento vegetale ed animale. La presenza di acqua in una zona montana coperta da foreste di faggio rappresenta un punto di riferimento privilegiato per la vita di numerose specie di uccelli acquatici e per la sosta degli uccelli di passo durante le grandi trasvolate migratorie. Da segnalare un fenomeno naturale che si verifica nei mesi estivi, quando le acque del lago si colorano di rosso per la fioritura della microalga “Euglena sanguinea”. All'interesse naturalistico, il Biviere unisce indubbi pregi panoramici: infatti è attorniato dalla faggeta di Monte Soro, da un lato, e da stupendi panorami dall’altro, gode anche della visuale dell’Etna in lontananza. È meta di numerose specie di uccelli acquatici, soprattutto nel periodo di migrazione. A pochi passi dal lago si trova la Sorgente Acquafridda (1250 metri s. l. m.), fonte d’acqua potabile, naturale luogo di sosta per gli escursionisti. Dalla fonte si gode un bellissimo panorama sulle Rocche del Crasto e sulla costa Tirrenica.

Bosco di Mangalaviti (1256 metri s. l. m.) : luogo di straordinaria bellezza e di grandissima suggestione, la stupenda faggeta nel cuore del Parco è attraversata da ruscelli d’acqua e popolata dalla fauna selvatica tipica dei Nebrodi. All’inizio del bosco si trovano le note Case Mangalaviti, antica masseria e centro rurale, oggi punto di riferimento per la fruizione del parco. La vegetazione è composta da splendidi esemplari di aceri, frassini, agrifogli, meli selvatici e tassi ed offre la possibilità di fare affascinanti escursioni.

Rocche del Crasto (1315 metri s. l. m.) : imponente formazione rocciosa di grande bellezza dell'era mesozoica (circa 200 milioni di anni), costituita da rocce cristalline grigie e lucenti e da calcari dolomitici bianchi e rosa, spesso con sfumature verdi e rosse, ricadenti nel territorio dei comuni di Alcara Li Fusi e S. Marco d'Alunzio; le Rocche del Crasto offrono uno degli ambienti e dei panorami più suggestivi del Parco. Sulla vetta, percorso il sentiero che risale le dolomitiche e rosate pareti, sono ancora tangibili i resti di un antico centro fortificato, presumibilmente la città sicana Krastos. Dalle vette delle rocche, sulle grandi vallate, lo sguardo del visitatore sconfina lungo orizzonti di rara e inesprimibile suggestione, dinanzi alla sublime visione del mare e delle isole Eolie. Sito di nidificazione dell’aquila reale, le Rocche accolgono anche la colonia degli avvoltoi grifoni reintrodotti sui Nebrodi.
Tra le presenze floristiche più importanti: orchidee anemoni, primule, ciclamini, cardi, krokus, romulee, diverse specie di crocifere, leguminose ed euforbiacee. Tra queste ultime la più diffusa è la Euforbia dendroides, che rappresenta l'essenza più significativa delle Rocche del Crasto. Si incontrano anche macchie di ginestra e di leccio, arroccate in piccole spaccature di costoni e rupi.

Grotta del Lauro (1068 metri s. l. m.) : ubicata nel contesto dell’imponente massiccio roccioso calcareo-dolomitico del Crasto, costituisce la principale e più interessante fra le cavità carsiche che si aprono numerose soprattutto nel versante occidentale delle Rocche del Crasto. Al suo interno, in parte ancora inesplorato, offre un suggestivo spettacolo composto da grandi stalattiti, stalagmiti, colonne dalle forme più svariate. La Grotta presenta un ampio ingresso di forma ovale, dal quale comincia un leggero pendio che conduce a una prima grande caverna dalle dimensioni irregolari, costellata da stalagmiti di diverse forme e dimensioni, nonché dalla presenza di una imponente e stupenda colonna, unita ad un’altissima volta dalla quale scendono stalattiti dalle forme più fantasiose. Il silenzio che accompagna il visitatore è interrotto solo dall’ipnotico, lento, ritmico stillare dell’acqua trasudante dalla volta e dalle pareti piene di innumerevoli, sottilissime fenditure. Proseguendo per un tratto in lieve salita si giunge a una seconda cavità, anch’essa di straordinaria bellezza. Da entrambe le caverne si diramano cunicoli i quali, scendendo ed incrociandosi tra loro, danno origine a labirinti che portano ad altre cavità dalle dimensioni inferiori.
Non mancano le antiche leggende popolari fiorite in seguito alla conquista di Alcara Li Fusi da parte degli Arabi, una delle quali vede come protagonista proprio la Grotta del Lauro: detta grotta custodirebbe, secondo una tradizione tramandatasi oralmente da una generazione all’altra, il favoloso tesoro appartenente alla sicana città di Krastòs, ivi accuratamente occultato dietro una massiccia porta di rame per non cadere nelle mani degli invasori saraceni; nessuno tuttavia, nel corso dei secoli, ha mai trovato la pesante porta di rame che si crede, dunque, sepolta ed occultata da una frana.
Raggiungibile da un sentiero adatto ad escursionisti esperti, la grotta è accessibile solo con l’ausilio degli accompagnatori.

Monte Soro (1847 metri s. l. m.) : è la cima più alta dei Monti Nebrodi, caratterizzato dalla bellissima faggeta che lo avvolge. Sulla sommità si notano le antenne di trasmissione e poco più in basso della vetta si trova un monumentale esemplare di acero montano (Acer pseudoplatanus) di 22 metri di altezza e circa 6 metri di circonferenza, noto come “Acerone”.

Lago Maulazzo (1498 metri s. l. m.) : sito alle pendici nord-orientali del Monte Soro, l'affascinate invaso artificiale di 5 ettari è immerso nella faggeta di Sollazzo Verde. Meta di escursionisti, è tra le località e tra i punti di sosta più conosciuti del Parco. Poco distante, nella parte bassa vicino al lago, si trova una sorgente d’acqua potabile.
Il lago regala uno spettacolo davvero affascinante ed insolito richiamando alla mente paesaggi alpini. Sulle sponde del lago, in cui non è raro scorgere bovini e cavalli abbeverarsi e trovare frescura, è possibile allestire pic-nic immersi nel verde e nel silenzio.

Area del Grifone: è un punto di osservazione degli avvoltoi, sito alle pendici delle Rocche del Crasto in c. da Grazia, che offre la possibilità di visitare la voliera dei grifoni ed osservarli nei loro maestosi voli. L'avvistamento dei grifoni è facilmente possibile a tutti, situazione questa più unica che rara a livello europeo. L'avvoltoio Grifone è fra gli uccelli più grandi d'Europa e può raggiungere ben 3 mt d'apertura alare, 1 m di altezza e 11 kg di peso.
I Grifoni, in dialetto locale chiamati "vuturuna", scomparvero dalla Sicilia negli anni '60, quando nel territorio vennero sparsi dei bocconi avvelenati per l'eliminazione delle volpi.
Nel 1998 è iniziato il progetto di reintroduzione del Grifone nei Nebrodi, utilizzando esemplari provenienti dalla Spagna. Nel 2008 la colonia ha raggiunto un numero di esemplari superiore a 50 individui.
Per facilitare l'osservazione, l'Ente Parco ha attivato "l'Area del Grifone", un punto informativo attrezzato per il birdwatching. Chi volesse approfondire la conoscenza dei grifoni, puo recarsi al al laboratorio didattico "La tana delle idee", presso la sede dell'Ente Parco dei Nebrodi oppure contattare l'Associazione AmbienteSicilia (per info: tel. 347 8284625).

Eremo di San Nicolò Politi: a breve distanza dal centro abitato di Alcara Li Fusi, circa tre chilometri verso est, immersa nel silenzioso contesto paesaggistico del monte Calanna dalla particolare bellezza, si erge la piccola chiesa dedicata a San Nicolò Politi, edificata sulla collina dove il Santo Anacoreta visse da eremita fino alla morte. La semplice chiesetta si impianta, custodendola, sopra una piccola grotta che la popolare tradizione agiografica del Santo Patrono nativo di Adernò (l’odierna Adrano), indica quale dimora del Santo Eremita, posta a quota ben più bassa rispetto al pavimento del sacro edificio. Il portico è adornato da un altare analogo a quello posto all’interno della chiesa, decorato da un affresco raffigurante il Santo Anacoreta, inginocchiato in preghiera, al di sopra del quale si staglia un’aquila in volo con una piccola pagnotta nel becco (simbolo, secondo la leggenda, del Volere Divino che non abbandonò mai San Nicolò Politi, soccorrendolo nel momento del bisogno e confortandolo con il segno tangibile di un indissolubile legame con l’Eterno).
Il sacro luogo è meta, ogni anno, il 18 Agosto, di un sentito pellegrinaggio al quale partecipano moltissimi devoti che accompagnano in solenne processione il fercolo recante il simulacro ligneo e l’argentea arca contenente le spoglie mortali di San Nicolò Politi. La messa celebrativa evoca il ritrovamento del corpo esanime del Santo, avvenuta alcuni giorni dopo la data della sua morte, il 17 Agosto 1167, all’interno della grotta del Calanna.

Il mezzo più comodo per muoversi a Alcara Li Fusi.

Io consiglio a piedi, mountain bike o in macchina in certi punti

I Ristoranti consigliati, le trattorie caratteristiche, le dolcerie, bar a pub consigliati.

U'muzzuni
Agruturismo Chiusa Batia
Roxy Bar
Bar Elisir

Una giornata "tipo" per godere pienamente della bellezza dei nostri luoghi, dalla colazione a notte fonda.

sveglia alle 8, 00
colazione granita al limone o al caffè e panna o fragola e panna con una brioches
una breve visita all'interno del paese a scoprire i quartieri antichi a visitare le tante chiese presenti nel paese
visita al museo di arte sacra e al museo naturale "la tana delle idee"
visita Guidata alla Voliera dei Grifoni in c/da Grazia
Trekking sulle rocche del Crasto
trekking lago biviere o lago maulazzo
Dopo aver scelto tra una di queste mete, la sera un pò di relax camminando tra le piccole vie del paese e gustando un ottimo gelato o granita rinfrescante

Le origini di Alcara Li Fusi.

Sorge ai piedi della dolomitica Rocca Traura, primo contrafforte settentrionale del complesso montuoso delle Rocche del Crasto, le cui pareti rosate conferiscono al piccolo centro montano un fascino tutto particolare. Il paese si trova a 398 m s. l. m. , sulle pendici dei Nebrodi, che si estendono dalle cime del monte Crasto (circa 1. 300 m s. l. m.) a nord est, all'altopiano di Miraglia, con il monte Soro (1. 847 m s. l. m.).
Di origine antichissima, forse ellenica, Alcara sarebbe stata fondata, secondo la leggenda, da Patrone il Turiano, compagno di Enea, giunto in Sicilia dopo la fuga da Ilio, intorno al XII sec. A. C.
Si narra, infatti, che, dopo la caduta di Troia per mano dei greci, avvenuta nel 1183 a. C. , numerosi troiani superstiti abbandonarono la loro patria e, durante il viaggio per il Mediterraneo, un tale Patrone, luogotenente di Enea, nativo della città di Turio, (e, quindi, detto “il turiano”), dopo essersi separato dall’eroe troiano e dagli altri compagni, approdò con alcuni seguaci sulla costa settentrionale della Sicilia, nel tratto di spiaggia che va da Acquedolci a Sant’Agata di Militello. Risalendo la valle del torrente Rosmarino (chiamato anticamente Chydas, o Ghida, ossia “fiume dalle acque abbondanti”) trovò un luogo ideale, ameno, ricco di sorgenti d'acqua e riparato dai venti. Ivi costruì un castello che da lui acquisì il nome Turiano, nel quale prese dimora, costituendo intorno ad esso il primo nucleo del “Borgo Turiano” che divenne, in seguito, Alcara Li Fusi.
Gli storici datano la fondazione del paese al Medioevo, durante la dominazione Araba: nell’855, infatti, gli arabi distrussero Castro e Demenna, le antiche città che sorgevano in questa zona, lasciando intatto il castello, per via del suo valore strategico e difensivo. Gli abitanti delle due città confluirono in un nuovo centro abitato, al quale fu dato il nome di Akaret, (con il significato di "fortezza"). Il luogo fu scelto anche per la ricchezza di sorgive, ancora oggi preziosa risorsa.

In seguito i Normanni la ribattezzarono Alcara, mentre Li Fusi venne aggiunto nel 1800, come testimoniano documenti dell'epoca, secondo i quali l’apposizione ebbe origine dall’allora fiorente produzione ed esportazione di fusi tipica della zona, usati anticamente per la filatura della lana, della seta, della canapa, del cotone e del lino, nonché per la fama assunta nell’industria dei tessuti.
Retaggio di quest’antica tradizione è l'attività, prettamente femminile, della tessitura dei tappeti multicolore, le pizzare. Queste vengono tessute con l'antico telaio a pedale utilizzando ritagli di stoffa di diverso colore.
Il territorio, situato nel cuore del Parco dei Nebrodi, è ricco di corsi d'acqua; in particolare è percorso dal fiume Rosmarino, una fiumara che ha inciso una profonda valle che divide in due parti distinte e ben diverse il territorio comunale e dai suoi affluenti di destra e di sinistra. Il centro abitato si trova sulla riva destra, sottostante a grandiosi rilievi rocciosi di origine calcarea. Il versante sinistro del Rosmarino è, invece, costituito da rilievi ricchi di vegetazione che arrivano al crinale dei monti Nebrodi ed alla vetta del monte Soro (1847 m s. l. m.).
Qui natura, monumenti, tradizioni e religione si uniscono in un luogo ricco di magia, che offre al visitatore la possibilità di passare un soggiorno all'insegna del relax, della cultura e del vivere bene.

Le Feste e le Ricorrenze particolari a Alcara Li Fusi.

Una delle Feste Popolari più antiche d'Italia. 24 Giugno
Per risalire alle origini della festa della festa del "MUZZUNI", che ogni anno si svolge ad Alcara li Fusi il 24 Giugno, in occasione del solstizio d'estate, è necessario tornare indietro nel tempo, al periodo in cui alcuni greci sfuggiti alla distruzione di Troia, trovarono rifugio dove sorge attualmente il paese. Ancora oggi riecheggia l'anima di questo popolo ed il Muzzuni è la prova tangibile di ciò, rivelandosi come la prosecuzione delle celebrazioni elleniche dei misteri propiziatori dedicati alle divinità Adone, Demetra e Afrodite, divinità della terra, della vegetazione, della fertilità e dell'amore.

I riti legati all'esperienza della morte e della rinascita della natura, della capacità degli esseri viventi di fecondare e procreare divennero feste agricole di valore propiziatorio e purificatorio, arrivando fino ai nostri giorni con tutto il loro fascino ed i loro significati profondi.

La sera del 24 giugno si respira un'incantevole atmosfera tra le viuzze di Alcara. Negli angoli più caratteristici vengono allestiti dei veri e propri altari, il cui protagonista principale è proprio il Muzzuni. Ogni piccolo dettaglio cela un significato intrinseco, a cominciare dalla brocca: infatti nell'idioma siciliano "muzzuni" significa proprio brocca dal collo mozzo. I contadini dell'antica tradizione solevano sotterrare la brocca nei campi seminati, affinchè la Madre Terra favorisse un raccolto abbondante. La semente germogliata nella brocca di terracotta rappresenta i campi seminati in autunno ed in inverno che vengono alla luce germogliando in primavera. Le spighe di grano rappresentano il rinnovarsi della fertilità della terra nel corso delle stagioni, mentre i rametti di rosmarino sembrano essere un richiamo al fiume Rosmarino, e quindi alla potenza rigenerante dell'acqua.

La festa si svolge subito dopo il crepuscolo, negli antichi quartieri dove le donne decorano, con ori e spighe, una brocca dalla testa mozzata, posta sopra un altarino sistemato tra le "pizzare", tappeti colorati tessuti al telaio. Attorno all'altare si festeggia con danze e canti d'amore fino alle prime ore del mattino.

Le strade si animano di un via vai di gente, di canti polifonici che inneggiano all’amore ed al lavoro nei campi, dei colori accesi delle pizzare tessute dalle donne alcaresi. Tutto crea sintonia tra gli uomini, si sciolgono le inimicizie e si intreccia il comparatico. La tradizione popolare, infatti, vuole che in questo giorno si stringano i cosiddetti "cumparanzi", promesse di amicizia fraterna tra due persone, attraverso il rito dell'intreccio del dito mignolo e la recita di una breve filastrocca:
"Iriteddu fàcitini amari,
chi 'nni ficimu cumpari;
'zoccu avemu nni spartemu
e mai 'nni sciarriamu,
Cumpari semu e cumpari ristamu quannu veni 'a morti 'nni spartemu"
Piccolo dito facci amare,
perchè ci siamo fatti compari quello che abbiamo ci dividiamo
e giammai litighiamo
compari siamo e compari restiamo Quando viene la morte ci separiamo.
Durante la festa si possono conoscere i prodotti artigianali tipici della zona e gustare le specialità gastronomiche locali. Nella stessa giornata, ma nel pomeriggio, si festeggia S. Giovanni Battista, anch'egli con la testa mozza, con una particolare processione a cui partecipano le antiche confraternite tuttora presenti nel paese.

S. NICOLO' POLITI - Protettore di Alcara li Fusi - Periodo 1-3 Maggio e 15-18 Agosto
Particolarmente significativi sono i festeggiamenti in onore del Patrono S. Nicolò Politi (nato il 6 Settembre 1117 ad Adrano) dovuti alla grande devozione della popolazione alcarese.

Narra una pia tradizione che egli nacque dai coniugi Politi di Adrano i quali, il 6 dicembre del 1116, si recarono ad Alcara per assistere alle feste annuali in onore di S. Nicolò Vescovo (S. Nicolò di Bari) al quale la moglie sterile chiese la grazie di poter avere un figlio. Dopo nove mesi il palazzo Politi venne allietato dal sorriso di un bambino il cui nome di battesimo fu, naturalmente, Nicolò in onore della grazia ricevuta.

La giovinezza del Santo fu caratterizzata da molti eventi, si distingueva principalmente per la sua purezza di sentimenti, la carità per i poveri ed i sofferenti, la pietà, la viva intelligenza e l'amore per lo studio. All'età di 17 anni, i genitori di Nicolò pensarono che fosse arrivata l'ora di cercare una nobile e ricca fanciulla per combinare il matrimonio con il loro figlio, ma Nicolò, la notte precedente il rito nuziale, per divino avviso, lasciò la casa paterna e si rifugiò in un antro alle falde dell'Etna iniziando così la sua vita da anacoreta.

Rintracciato dal Padre, avvertito da un messo celeste e con la guida dell'Aquila Reale, lasciò l'Etna e si diresse verso Alcara, prendendo dimora presso una piccola grotta ai piedi della Rocca Calanna. Nella sua povera dimora Nicolò visse per trent'anni, in preghiera, meditazione e penitenza, cibandosi di erbe e del pane che ogni giorno l'aquila prodigiosa gli portava. Il 14 Agosto 1167 Nicolò, per celeste avviso, apprese che dopo tre giorni sarebbe morto e la mattina successiva, festa dell'Assunta, si recò al Rogato ove confidò con gioia all'Abate Cusmano, suo Padre Spirituale, che il giorno 17 avrebbe reso l'anima a Dio. Il 17 Agosto 1167, giovedì, l'Anima Santa e pura si distacca dalla spoglia mortale e vola in cielo.

Da allora il popolo di Alcara festeggia il 17 Agosto, in ricordo del suo glorioso transito al cielo con una lunga processione che attraversa tutto il paese, mentre il 18 Agosto (giorno del ritrovamento del corpo esamine da parte della popolazione) si effettua un pellegrinaggio a piedi fino all'Eremo, dove sorge la chiesa costruita attorno alla grotta presso cui visse il Santo.

Il 3 Maggio, in ricordo di uno dei molteplici miracoli operati dal Santo, si effettua un'altra processione per le vie del paese.

I periodi dell'anno migliori per visitare Alcara Li Fusi.

aprile-maggio giugno-luglio-agosto-settembre-ottobre

Un pregio degli abitanti di Alcara Li Fusi e un loro difetto.

Gli alcaresi sono un popolo molto accogliente