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Valle Dell'Eden Grottammare - Consigli Turistici
Bed & Breakfast

I consigli per turisti del gestore

Itinerari Classici e Monumenti da non perdere per chi visita Grottammare.

- Villino Matricardi
- Piazza Peretti
- Teatro dell'Arancio
- Museo Sistino di arte sacra
- Museo dell'illustrazione contemporanea
- Spazio Museale Gianni Ottaviani
- Palazzo Kursaal
- Museo Il Tarpato
- Palazzo Comunale Ravenna
- Palazzo Fenili
- Palazzo Laureati
- Villa Azzolino
- Museo Torrione della Battaglia
- Torrione della Battaglia
- Catello di Grottamare
- 43° Parallelo

Itinerari insoliti a Grottammare e dintorni.

La Natura e il Mare
Grottammare, già lodata nel XV secolo dall’umanista Flavio Biondo per le bellezze paesistiche e naturalistiche, offre ancora oggi al turista la possibilità di depurarsi dallo smog, dal frastuono e dai pensieri che intossicano la vita cittadina, riscoprendo profumi e colori dimenticati, riassaporando la serenità del tempo vissuto in piena armonia con la natura.
Le pennellate bianche e rosa degli oleandri in fiore, il verde robusto delle palme accompagnano le lunghe passeggiate sul litorale, tra i villini e gli chalet sulla sabbia. Nella bella stagione il mare azzurro, intenso, freme dolcemente inquieto all’orizzonte, smaltato dal sole. All’alba, lungo la battigia, nel rosso che trascolora al rosa, si passeggia silenziosi tra i gabbiani che si richiamano in volo o sorvegliano distrattamente le onde, appollaiati sugli scogli.
Nei giorni più caldi, quando la pelle brucia per il sole e la salsedine, è possibile ripararsi all’ombra di una pineta, leggendo nella frescura salubre degli alberi, o rinfrancarsi con una sana pedalata sul lungomare: le nuove piste ciclabili che collegano Grottammare alle cittadine limitrofe, costeggiano la spiaggia, tra bar, bazar e mercatini, così come s’insinuano silenziose sul mare, a ridosso delle scogliere.
Incamminandosi per le strade del vecchio incasato, che domina dall’alto della collina, tra le agavi rigogliose sui pendii e l’aroma degli aranceti, si possono inoltre raggiungere gli splendidi belvedere che spiovono sulla costa ed offrono un panorama unico a chi, seduto tra i resti di antiche mura medievali, ama assaporare il romanticismo dei luoghi ed il silenzio del vento che trema tra le foglie.

Stile Liberty
I lineamenti del Liberty si diffondono nelle Marche al principio del novecento. Grottammare, insieme ad altre cittadine della costa adriatica, si pone in una posizione particolare rispetto ai grandi centri, italiani ed europei, che videro la fioritura e lo sviluppo di questo stile.
Rinomata stazione balneare, era meta di villeggiatura per famiglie benestanti che qui fecero realizzare la cosiddetta “seconda casa”, affidandosi spesso a noti architetti con esperienze metropolitane che trasportarono sul litorale caratteri e influenze proprie dell’Art Nouveau, sebbene in ritardo rispetto ai grandi centri di diffusione di questo stile.
Il liberty a Grottammare si caratterizza soprattutto per le forme espressive semplici ma particolarmente significative e per alcuni motivi tipici e ricorrenti, quali, ad esempio, le altane, la tipologia derivata dalle architetture montane (chalet alpino con forti spioventi), gli affreschi e le maioliche con decorazioni floreali.
Il nucleo più consistente di questi villini si trova in Viale Colombo, l’ex Viale Marino, realizzato nel 1890. Recentemente ristrutturato e risistemato, il viale presenta una pavimentazione in porfido e marmo bianco di Carrara, movimentata ed arricchita con disegni recuperati dalla tradizione decorativa degli anni ’20 e si immette nella nuova Piazza Kursaal, cuore ideale della Marina, lastricata in travertino e adornata da una fontana a raso, da una pineta e palme che si affacciano direttamente sulla spiaggia. Il lungomare è punteggiato in tutta la sua lunghezza dalle esuberanti palme Phoenix canariensis, il cui impianto risale ai primi decenni del ’900.
Oltre che sul litorale, validi esempi di architettura e decorazione Liberty sono situati anche all’interno del paese. L’esempio più pregevole di architettura Liberty a Grottammare è il Villino Matricardi-Cola, progettato nel 1913 dall’architetto Cesare Bazzani.

Itinerari Fazziniani
«Discendo da generazioni di artigiani. A dieci anni aiutavo già mio padre nell’intaglio dei mobili e cominciavo a disegnare e a modellare pupazzi».
Con queste parole il celebre scultore Pericle Fazzini ricorda la sua infanzia trascorsa a Grottammare, dove era nato il 4 maggio del 1913.
A sedici anni si trasferisce a Roma: inizierà così la fortunata vicenda dell’artista, contraddistinta da una prolifica attività espositiva, attraverso i più importanti musei del mondo.
Negli anni della maturità, prima di spegnersi nel 1987, lo scultore tornerà spesso a Grottammare, il luogo delle proprie radici, lo spazio di una profonda felicità di vivere, libera e a contatto con la natura.
Il percorso fazziniano consente di avvicinarsi all’intensa carriera dell’artista, attraverso alcune tappe significative, come le sculture Ragazzo con i gabbiani, Metamorfosi, Ritratto di Mario Rivosecchi, la Via Crucis (all’interno della chiesa di Sant’Agostino) collocate lungo un itinerario ideale che si snoda tra la spiaggia ed il vecchio incasato.
È possibile, inoltre, ammirare una raccolta di opere di Fazzini presso le sale espositive del Torrione della Battaglia (baluardo difensivo dell’antica cinta muraria di Grottammare, risalente al XVI secolo), tra le quali ricordiamo il bozzetto in bronzo per la Resurrezione, lo splendido testamento artistico dello scultore che illumina la Sala Nervi in Vaticano.
Museo del Torrione
Nelle sale espositive del Torrione della Battaglia sono collocati bozzetti in bronzo, disegni, litografie, taccuini ed altri preziosi oggetti donati da Pericle Fazzini alla modella Lisa Schneider: una collezione di 250 opere, acquistate dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, che documentano il complesso laboratorio e l’articolata ispirazione dello «scultore del vento».

Il mezzo più comodo per muoversi a Grottammare.

In Città La bicicletta o l'automobile, fuori città l'automobile.
Le città più grandi come Ascoli Piceno o San Benedetto del Tronto sono ben collegate con bus o treni

Le origini di Grottammare.

Dalle origini al XVI secolo
L’origine storica di Grottammare è stata oggetto di discussioni e diatribe, a partire dall’ubicazione originaria della cittadina rivierasca. Due sono le ipotesi più attendibili sul luogo di origine di Grottammare; la prima è quella che si fonda sull’esame dei resti del tempio di una divinità pagana, la dea Cupra, che sono stati rinvenuti a circa un chilometro a sud – ovest del torrente Tesino, là dove ora si erge la medievale chiesa di San Martino.
In quest’ultima sono attualmente conservati i resti del sacrario pagano e insieme a essi, murata in un pilastro, c’è una lapide marmorea che attesta la ricostruzione dell’antichissimo tempio operata dalla munificentia dell’imperatore Adriano nel II secolo d. C.
Altri interessanti reperti archeologici rinvenuti nella stessa zona confermano che in questo luogo una lega di Etruschi ed Umbri aveva edificato un sacello, risalente al IX secolo a. C.
Infatti gli Etruschi, dopo aver respinto gli Umbri dai loro possedimenti a nord di Ancona, li aiutarono a conquistare la regione (chiamata in seguito Picena) abitata dai Liburni, dai Siculi, dai Pelasgi e da più antiche popolazioni autoctone. Il tempio della Dea Cupra doveva essere l’espressione tangibile e corale del ringraziamento alla divinità da parte degli Etruschi e degli Umbri per il riuscito sbarco sulla costa.
Questa interpretazione dell’origine e dell’ubicazione del Tempio della Dea Cupra deve essere ulteriormente comprovata e ciò sarà possibile solo dopo approfondite ricerche in situ e dopo aver riesaminato gli scarsi e manomessi resti archeologici, tra l’altro non ottimamente conservati anche per la qualità non eccellente dei materiali usati, quali il cotto e la ghiaia, e soprattutto per l’abbandono per oltre quindici secoli degli insediamenti vallivi.
L’altra ipotesi sull’origine di Grottammare si riallaccia alla presenza di alcuni ruderi di un antico pagus (villaggio), che con il nome di Pater-Janus sarebbe stato edificato lungo l’antichissima strada che in tempi preromani conduceva a Fermo, sull’attuale colle delle Quaglie. Tale remoto insediamento è confermato dal rinvenimento di alcuni ruderi di massicciato (opus incertum), di fondamenta di una chiesa di cui si fa menzione per la prima volta nel 1480 parlando di una Curte San Paterniani e, più a nord, di resti di un sepolcreto romano (o anteriore) e più a sud di uno cristiano.
Come abbiamo già accennato, non è facile stabilire dove sia effettivamente stato il primo nucleo abitativo degli Etruschi e degli Umbri nella zona di Grottammare; quello che si vuole sottolineare è che, su entrambe le interpretazioni proposte, aleggia fortemente la presenza protettiva del divino, la Dea Cupra nel primo caso e il Pater-Janus nel secondo, espressione di una esigenza verso il trascendentale che è nata con l’uomo e che ha avuto, specie in passato, una funzione sociale molto importante, quella di fare aggregare in villaggi nuclei di popolazioni spesso di origine diversa.
Nel tardo periodo piceno, molto probabilmente Grottammare si è sviluppata notevolmente approfittando delle sue favorevoli condizioni geografiche: innanzi tutto la presenza di un’insenatura portuale a ridosso di un territorio impervio facilmente difendibile: ed è presumibile quindi che i prodotti commerciali greci ed orientali che dal VIII secolo a. C. invasero i mercati della penisola italica siano passati, oltre che per Fanum, Castrum Firmanum, Truentum, anche per Grottammare.
Perché gli Umbri e gli Etruschi costruirono il loro tempio a ridosso della valle del Tesino e poi invece si insediarono più a nord costituendo il pagus di Pater-Janus piuttosto che sul colle dove oggi sorge il vecchio incasato che, tra l’altro, era un luogo particolarmente ricco d’acqua e facilmente fortificabile?
La risposta secondo alcuni storici locali è fin troppo ovvia: il colle era già abitato da antiche popolazione autoctone che vivevano di caccia, sfruttando i folti boschi delle colline circostanti, e di pesca, fruendo del piccolo porto naturale che tanto interesse avrà sicuramente suscitato negli Umbri e negli Etruschi, che però dovettero stabilirsi più a nord non potendo così, almeno in un primo tempo, usufruirne.
È interessante notare che Grottammare appare per la prima volta nei primi anni del secolo X con il nome Grocte o Grupte, e più tardi, Cripte o Grupte a mare; nei secoli precedenti invece il luogo era indicato con il nome di Castello Supportica o Subportica. La questione relativa alla presenza di due nomi diversi per indicare uno stesso luogo è stata risolta dagli storici locali scoprendo che le due denominazioni non indicano la stessa località bensì si riferiscono a due castelli limitrofi che sono coesistiti sul colle; anzi, in base alla struttura orografica della zona, si può parlare di due piccole aree urbane adiacenti che hanno assolto a due diverse funzioni. La prima, più in alto e in cima al colle, è il castello di Grupte, che ha le caratteristiche tipiche della rocca medievale, essendo un luogo ideale per potersi difendere dagli attacchi nemici perché ad est si presenta quasi a strapiombo sul mare, mentre è circondata da mura negli altri lati. La seconda area si trova più in basso, alle pendici del monte, ed è il luogo dove la popolazione si è venuta sviluppando nel corso dei secoli.
Molto probabilmente sono stati proprio gli abitanti di Supportica a costruire il castello di Grupte a scopo difensivo e a rifugiarvisi durante le incursioni saracene.
Nel X secolo, per rispondere alle esigenze di espansione, dal castello di Grupte ci si stabilì nell’antica sede di Supportica e da quel momento il paese continuò la sua esistenza di fiorente centro costiero.
Nel giro di un paio di secoli però Grottammare perdette la sua autonomia perché i vescovi di Fermo, destreggiandosi con astuzia nelle lotte medievali tra il Papato e l’impero, ottennero dal legato pontificio, nel 1248, l’annessione della rocca e del porto di Grottammare, come compenso per essere tornati sotto la soggezione della Santa Sede; nel 1259, il re Manfredi cedette definitivamente il paese «cum suo porto» a Fermo, distruggendone così totalmente l’autonomia politica.
La particolare posizione del luogo, la notevole fertilità del suolo, la spiccata operosità degli abitanti fecero sì che Fermo considerasse Grottammare come il più importante degli otto castelli di prima classe sui quali aveva giurisdizione. Per questo fece restaurare la cinta muraria del castello di Grupte, ormai cadente per le guerre e gli assedi sostenuti, e nel 1299 dette inizio all’ampliamento del piccolo porto antichissimo che si era venuto insabbiando e che ora è scomparso.
La storia di Grottammare, dopo la sua cessione alla città di Fermo, ricalca quella di molti altri centri dell’Italia che si trovano coinvolti nei frequenti e disastrosi passaggi di eserciti, nella guerra fratricida di città limitrofe e nelle scorrerie di pirati turchi, corsari inglesi, ecc….
Fu proprio in seguito ad una pericolosa incursione e temporanea occupazione del paese ad opera dei pirati nel 1525, che Grottammare fu completamente circondata di mura, fortificata nelle porte, rafforzata con un torrione detto «della battaglia», posto a fianco di Porta Marina e in esatta corrispondenza con il sottostante porto, in modo da poter rispondere adeguatamente con i nuovi cannoni ad altre eventuali incursioni nemiche.
Il 13 Dicembre 1521, nel luogo dove oggi sorge la Chiesa di Santa Lucia, nacque Felice Peretti, passato alla storia come Papa Sisto V.
Dell’illustre Papa si ricorda la lotta al banditismo, la sua rigorosa moralizzazione dei costumi, l’opera di abbellimento di Roma. Per sua iniziativa venne costruita la celeberrima Biblioteca Vaticana. Inoltre, con l’opera dell’architetto Fontana, riuscì a far innalzare in Piazza San Pietro il famoso obelisco di granito.
La storia di Grottammare è fortemente legata a questa importante figura che, con la sua influenza e quella della sorella Camilla Peretti, ha contribuito ad apportarle benefici e notorietà.

Le Feste e le Ricorrenze particolari a Grottammare.

Festa di San Paterniano
Grottammare festeggia il suo Santo Patrono il 10 luglio.
S. Paterniano nacque, secondo la tradizione, a Fano nel 275 d. C. e vi morì nell’anno 360, ma solo nel 1623 la sua città natale lo elesse Patrono.
A Grottammare il culto del santo è sicuramente antico, oltre che molto vivo e sentito, come è testimoniato dall’impegno e dalla spesa che la comunità cittadina dedicava ai festeggiamenti in onore del santo fin dai secoli passati.
Nel giorno del Patrono, fino a non molto tempo fa, si svolgeva anche una fiera, oggi sostituita da una mostra-mercato e affiancata da numerose altre iniziative, come la pesca di beneficenza, gli stands gastronomici e il concerto polifonico della Corale Sisto V.
Il momento culminante dei festeggiamenti si ha, dopo la Messa Solenne concelebrata dai parroci di Grottammare e la processione per le vie del paese con il simulacro di S. Paterniano, con lo sparo di numerosi mortaretti.
Il rumore provocato da questi scoppi avrebbe, secondo una antica tradizione, la proprietà di “rompere le nuvole” e quindi di scongiurare le devastanti grandinate estive che metterebbero a rischio le colture della zona.
Che sia solo una diceria, non ne siamo sicuri: proprio il 10 luglio sono avvenute a Grottammare le grandinate più straordinarie, quelle poche volte che i festeggiamenti non sono stati all’altezza.

Festa di Sant’Aureliano Martire
La festa di Sant'Aureliano Martire, ancora molto viva e sentita, fa parte di quelle feste di antica tradizione popolare che si tramandano nel tempo restando quasi immutate. Si svolge dopo Pasqua.
Non si hanno notizie precise riguardanti Sant’Aureliano, probabilmente fu un soldato romano martirizzato a Roma le cui spoglie furono traslate nella chiesa di Santa Maria ai Monti. Secondo alcune credenze popolari egli fu invece martirizzato a Grottammare, nei pressi dell’Oasi di Santa Maria dei Monti.
La sua festa viene celebrata la settimana dopo Pasqua e in occasione di tali festeggiamenti la quiete abituale dell’Oasi di S. Maria dei Monti viene interrotta dal tripudio di canti, giochi, musica e spari, arricchiti da abbondanti libagioni.

Fiera di San Martino
Un appuntamento che si perde nella memoria storica di Grottammare e oltre a costituire una delle iniziative più attese del calendario annuale è un punto di riferimento anche per gli scadenzari delle città limitrofe.
La Fiera di San Martino, che si svolge tradizionalmente l’11 novembre, conta migliaia di visitatori ogni anno e un numero sempre molto alto di operatori che prenotano uno spazio, per la vendita o la semplice esposizione. Sono loro gli autori indiscussi di questo intreccio resistente tra presente e passato.
BREVI CENNI LOGISTICI
Solitamente gli espositori sono distribuiti nell’area della Fiera come segue:
Prodotti alimentari (frutta, formaggi, dolci da forno ecc.) : zona centrale, nei pressi del Mercato ortofrutticolo;
Casalinghi e ferramenta: Via Matteotti (adiacente la ss. 16) e parte di Via Capriotti;
Somministrazione di Alimenti e Bevande (porchetta, pesce fritto, tacchino alla canzanese, ecc.) : Viale Crucioli e via Laureati (presso la Pineta Ricciotti);
Merci varie: tutta l’area della fiera da Via Verdi a Via Battisti;
Animali e Fiori: zona antistante la Scuola Elementare di Viale Garibaldi;
Produttori diretti: zona limitrofa al Mercato ortofrutticolo, parte di Piazza Fazzini, Largo Raffaello Sanzio e vari stand sparsi per l’intera area;
Espositori di camini ed articoli vari: Viale Garibaldi e Via Marconi lato sud.
CENNI STORICI
Questa fiera, che si tiene tuttora l’11 novembre, giorno dedicato a San Martino, era in origine una fiera popolare, legata all’economia della seconda metà del XVIII secolo e basata principalmente sullo scambio di materie prime e prodotti agricoli con manufatti semilavorati o prodotti finiti
La sua particolarità consisteva nell’essere una fiera “franca”, a cui potevano partecipare tutti, senza particolari controlli sulla provenienza delle merci.
Oggi la fiera ha perso il suo carattere prettamente rurale ed è soprattutto un momento di festa a cui partecipa un numero ragguardevole di espositori e migliaia di visitatori, molti dei quali provenienti anche dai paesi limitrofi.
Nelle bancarelle si può trovare di tutto, comprese invitanti specialità alimentari locali, innumerevoli tipi di dolci, ma a San Martino si festeggia soprattutto l’arrivo del vino nuovo, che si può degustare con le immancabili caldarroste.
Un curioso evento collegato alla festa di San Martino è la cosiddetta “corsa dei cornuti”, della cui nascita non si hanno precise notizie: qualcuno ritiene che derivi dall’usanza dei Longobardi di festeggiare il santo con grandi parate militari in cui venivano indossati elmi ornati di vistose corna; altri sostengono che derivi dal fatto che i contadini che partecipavano alla fiera “facevano cornuti” i padroni, portando anche i prodotti che erano destinati a loro.
Comunque la tradizione è rimasta e, per evitare ogni equivoco, durante il banchetto di San Martino il piatto più atteso è un’insalata di sedano (“lu sonnere alla cazzimberie”) che, essendo condito con molto pepe, viene ritenuto afrodisiaco e perciò offerto, in particolare, agli uomini, in modo che alle loro mogli non venga la vaghezza di tradirli.

Processione del Cristo Morto
Questa manifestazione religiosa consiste in una rappresentazione di grande suggestione, che si svolge ogni tre anni il giorno del venerdì santo
La prima testimonianza della processione, che si svolgeva, in origine, con cadenza annuale, risale al 1738.
La sacra rappresentazione, organizzata dal 1757 così come noi oggi continuiamo a vederla dalla Confraternita della Passione e Morte di Gesù Cristo, coinvolge tradizionalmente centinaia di persone di Grottammare, che si tramandano di padre in figlio i ruoli assunti.
La processione percorre le vie del paese, illuminate solo da torce attraversando il vecchio incasato e la marina a valle, accompagnata dal suono di tamburi e chiarine.
Tre cori composti rispettivamente da bambine, ragazze e donne vestite completamente di nero, al suono di tamburi e chiarine cantando inni religiosi, accompagnano i partecipanti durante tutta la rappresentazione.
Percorso
Piazza Peretti – Via Palmaroli – Via S. Agostino – Piazza Garibaldi – Via Leopardi – Via XX Settembre – Viale Ballestra – Via G. Marconi – Via F. lli Cairoli – Viale Sisto V – Viale Crucioli – Via Laureati – Viale F. lli Rosselli – Piazza Garibaldi – Via Sant’Agostino
Le prossime edizioni della sacra rappresentazione
15 aprile 2022 – (Edizione straordinaria)
29 marzo 2024
26 marzo 2027
19 aprile 2030
15 aprile 2033
13 aprile 2036
8 aprile 2039
4 aprile 2042
7 aprile 2045
3 aprile 2048

La Sacra Giubilare
La Sacra rievoca l’approdo di fortuna di Papa Alessandro III sul litorale Grottammarese avvenuto a causa di una terribile tempesta dopo il 1170. Si celebra solo quando il 1° Luglio cade di domenica.
Nell’estate del 2018, dopo sei anni, é tornata la Sacra, il principale evento collettivo e popolare, civile e religioso della nostra Città.
La sua tradizione affonda nei secoli: essa rievoca l’approdo di fortuna di Papa Alessandro III sul litorale grottammare se, avvenuto a causa di una terribile tempesta probabilmente nel 1177.
La leggenda racconta che, mentre l’imperatore Federico Barbarossa si preparava a discendere per la quarta volta in Italia, papa Alessandro III, capo della Lega dei Comuni lombardi, per dare forza e coraggio alla coalizione, volle recarsi a Venezia, per sollecitare quella repubblica a dare maggiore sostegno alla causa nazionale.
Lungo il viaggio nell’Adriatico, a causa di uno spaventoso fortunale le navi del papa furono costrette a rifugiarsi nel porto di Grottammare, dove i monaci di S. Martino invitarono il pontefice a trattenersi sino al 1° luglio per assistere ai festeggiamenti che la popolazione picena celebrava da secoli, a ricordo di antichissime tradizioni locali.
Il concorso di folla fu imponente: migliaia e migliaia di persone giunsero dalle più remote contrade della regione. Il fervore religioso dei pellegrini accorsi stupì a tal punto Alessandro III che questi, commosso e ammirato, toltosi il camauro e riempitolo di sabbia, proclamò: «Tante indulgenze saranno concesse ad ogni pellegrino, quanti sono i granelli di sabbia qui contenuti».
Forse ci troviamo di fronte ad una leggenda fiorita sulla storia. Ma da quel fatidico anno, intorno al 1177, ogniqualvolta il 1° luglio cade di domenica, ancora oggi migliaia di pellegrini accorrono alla chiesa di S. Martino.
Infatti, benché non esistano tracce della bolla originale emanata da Alessandro III, nel 1803 Papa Pio VII e successivamente Paolo VI nel 1973 hanno confermato ufficialmente il privilegio, decretando che l’indulgenza plenaria può essere lucrata da tutti coloro che visitino la Chiesa di S. Martino nei sette giorni precedenti e successivi la domenica 1° luglio: un evento che si verifica molto raramente ovvero con una ciclicità di sei, cinque, sei e undici anni.
Infatti è dal 2012 che il calendario non data più di domenica l’inizio di luglio e prima ancora ritroviamo la Sacra nel 2007, nel 2001, nel 1990, nel 1984 e poi nel 1979, nel 1973 e poi più indietro, più indietro ancora negli anni e nei secoli. Pertanto quest’anno, se la tradizione fosse vera, festeggeremmo la 123° Sacra: un evento memorabile, insomma, che nei prossimi venti anni si ripeterà soltanto nel 2029.

Cabaret amoremio!
Dal 1985 Cabaret amoremio! rappresenta una delle più importanti piazze nel campo della comicità nazionale.
Dal 1985 Cabaret amoremio! rappresenta una delle più importanti piazze nel campo della comicità nazionale.
Per info e prenotazioni: 0735 739240
La città di Grottammare ha ospitato, negli anni, numerosi artisti italiani di grande rilievo, i quali si sono esibiti sul palco di Cabaret amoremio! regalandoci momenti di genuina comicità.
Per comprendere il valore di questo evento, diventato ormai una tradizione dell’estate grottammarese, basta scorrere gli albi delle precedenti edizioni per leggere nomi quali: Enrico Montesano, Paolo Villaggio, Paolo Rossi, Sabina Guzzanti, Maurizio Crozza, Neri Marcorè, Enrico Brignano e molti altri.
Tra gli artisti più noti sulla scena nazionale, Cabaret amoremio! si è consolidato però anche come trampolino di lancio per gli esordienti della comicità. In entrambe le serate di Cabaret amoremio! viene consegnata l’Arancia d’oro, il premio alla carriera assegnato nell’edizioni trascorse a personaggi come Lello Arena, Leo Gullotta, Enzo Iacchetti, Dario Fo, Enzo Iannacci, Giorgio Panariello, Gioele Dix, Serena Dandini, Neri Marcorè, Antonio Cornacchione, Maurizio Crozza, Paolo Rossi, Sabina Guzzanti, Giobbe Covatta, Zuzzurro & Gaspare, Ron, Max Giusti, Max Tortora, Nino Frassica, Lino Banfi, Renato Pozzetto, Maurizio Battista, Gene Gnocchi e Mago Silvan.