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B&B Al Portico Trichiana - Consigli Turistici
Bed & Breakfast

I consigli per turisti del gestore

Itinerari Classici e Monumenti da non perdere per chi visita Pialdier.

I Brent de l'Art

I Brent dell'Art si trovano lungo il corso del torrente Ardo nei pressi di S.Antonio Tortal in comune di Trichiana e rappresentano un dei siti di maggior interesse geologico della sinistra Piave Bellunese.
I brent si raggiungono da San Antonio Tortal oltrepassando case Dal Magro e Col de Varda e scendendo a piedi fino al corso del torrente (parcheggio e panello indicativo curato dalla regione Veneto).

http://it.youtube.com/watch?v=rnv9kVw1kk4

Itinerari insoliti a Pialdier e dintorni.

Sentiero n.1
Zelant – Sort Frede – Zoc - Praderadego
Tempo medio di percorrenza del sentiero 3 ore e 30 minuti.

Partendo dalla località Zelant, facilmente raggiungibile dalla Provinciale della Sinistra Piave attraversando i paesi di Gus, Conzago, Tremea e Carve con una comoda strada asfaltata, il sentiero si inoltra inizialmente lungo la Val Foran non presentando particolari difficoltà. Successivamente gira a destra e dopo una salita lungo la dorsale sinistra della valle stessa arriva nella località di Costa dell’Erba.

A questo punto il sentiero si snoda fino alla località Bardiaga lungo la strada di penetrazione boschiva denominata delle Sort-Frede.

Da qui si ha una ampia visione delle località della Val Maor e Montagna di Carve nonché una splendida veduta sulla Parte centrale della Val Belluna .

Arrivati nei pressi di casera Zoc, il sentiero entra nuovamente nel bosco quasi interamente di proprietà comunale, per giungere dopo aver superato un dislivello di circa 400 metri alla quota di mt.1247 in località Napoli andando ad intersecare il sentiero n.2 proveniente da Praderadego.

Da questo punto si può scendere a piacere a Praderadego per i due sentieri.

L’itinerario è facilmente effettuabile in entrambi i sensi prevedendo una sosta per il pranzo o a Zelant o a Praderadego dove sono aperti quasi tutto l’anno dei locali caratteristici.

Da ricordare che alla partenza da Zelant c’è la possibilità di visitare la chiesetta degli alpini con il monumento dedicato ai reduci di Russia e all’arrivo a Praderadego la chiesetta di S. Fermo nonché nel territorio in comune di Cison di Val Marino, alcuni tratti scavati sulla roccia dell’antica strada romana Claudia Augusta Altinate.

Sentiero n.2
S.Boldo –Vallon Scuro – Napoli –Praderadego
Tempo medio di percorrenza 5 ore.

E’ il sentiero che presenta il maggior impegno per l’escursionista per la sua lunghezza, ma paesaggisticamente il più gratificante, con ampia vista sulla pianura veneta e friulana e, nelle giornate luminose si può osservare in lontananza in mare Adriatico.

La partenza da Passo di S. Boldo raggiungibile da Trichiana attraverso S.Antonio Tortal o dal versante trevigiano dall’abitato di Tovena dopo aver superato il passo è a quota mt.712 .

Il primo tratto segue una strada di servizio ad abitazioni successivamente si inerpica lungo una pista forestale nei pressi di Pian della Croda per giungere dopo 350 mt. di dislivello nei pressi di Casera Costa Curta

Da questa località si può osservare lo sviluppo dell’intera Valle di Botte ed è possibile raggiungere tramite un sentiero la località di Signa, la frazione più a est del Comune di Mel. La zona è facilmente individuabile per la presenza di una vecchia malga ora parzialmente diroccata.

Il sentiero n.2 prosegue ora dopo circa mezz’ora di salita alla cima del monte Agnelezze a quota mt.1187,poi continua presentando pochissime asperità aggirando la cima Croda Val della Pila più comunemente chiamata Valon Scuro, e Col de Moi per giungere dopo una discesa alla località di Praderadego.

Durante questo percorso si possono effettuare salite al Valon Scuro (mt.1266) o alla cima di Col de Moi (mt.1358) che è la cima più elevata del Comune di Mel.

Lungo il percorso si può sostare al Bivacco dei Lof o alla Casera Valon Scuro recentemente restaurata. Il sentiero si snoda alternativamente tra boschi di ceduo e prati pascoli con ampi scenari sulla Val Belluna e sull’intero sviluppo del parco delle Dolomiti bellunesi.

Il mezzo più comodo per muoversi a Pialdier.

TRICHIANA: INCROCIO DI VIE TRA MONTAGNA E PIANURA

La posizione del comune di Trichiana, situato tra gli ultimi contrafforti delle Prealpi, con la pianura veneta da una parte, e il fiume Piave dall'altra, ha determinato nel corso dei secoli una vivace circolazione di persone e merci sul suo territorio.
L'ingresso principale a Trichiana dalla pianura, è costituito dal passo S.Boldo: la "strada del Canal", che si snodava da Tovena fino al passo, per poi proseguire verso S.Antonio Tortal, non è mai stata in realtà un percorso agevole, per lo meno fino a quando gli Austriaci, durante il primo conflitto mondiale, dal febbraio al giugno del 1918 (poco più di cento giorni), costruirono, a scopo militare, quell'ardito itinerario di strada e gallerie che ancor oggi percorriamo.
Nonostante comunque l'ultimo tratto (quello attualmente occupato dalle gallerie), fosse pericoloso e difficile da risalire sia a piedi che con animali da soma, specie sotto le intemperie, questa via ha sempre ricoperto un'importanza di prim'ordine per il transito di persone, merci ed anche dal punto di vista militare.
Qualche studioso sostiene che già in epoca romana esso fosse frequentato: lo attesterebbero monete dell'età imperiale ritrovate nelle vicinanze.
Ma forse già i nostri antenati, che più di 10 000 anni fa (nel Mesolitico e Neolitico) abitavano la piana di S.Antonio e i colli di Nareon, sconfinavano nella pianura attraverso il S.Boldo, alla ricerca di beni utili alla loro sopravvivenza.
Anche durante il Medioevo, molte furono le dispute e le lotte tra Belluno e Treviso per il dominio di questo passo, a dimostrazione dell'importanza che di fatto rivestiva.
I contrasti si placarono solo quando l'intera zona cadde sotto la sovranità della Repubblica di Venezia, anche se le controversie relative ai confini continuarono poi a lungo.
I ruderi di una torre bizantina, poco sopra a Tovena, e tre stemmi (di Belluno, Venezia e del podestà Venier) sulle pareti esterne della trattoria "da Teresa" l'ex muda dove i viandanti trovavano alloggio e ristoro e dove si pagava il dazio per le merci trasportate), sono le uniche testimonianze ancora visibili del prestigio che il S.Boldo ebbe nel passato.
I nomi stessi dei luoghi ricordano gli antichi percorsi sul nostro territorio: a S.Antonio Tortal, la località Col de Varda, posta sopra un dirupo che incombe sul torrente Brenta, guado obbligato per chi proviene dal passo e vuol scendere verso Trichiana, ci fa tornare indietro nel tempo, all'epoca della dominazione gotica (488 - 553 d.C.).
Il toponimo "Col de Varda", che significa "colle di guardia", risale proprio a 1500 anni fa e infatti in questa zona ancor oggi si possono vedere i resti in muratura di quella che probabilmente fu una fortificazione, postazione di controllo per sorvegliare una fondamentale via di comunicazione.
In questi luoghi, sono tra l'altro documentati possedimenti dei templari, cavalieri che, nel XII-XIII secolo, curavano gli itinerari che portavano alla Terra Santa, nonché l'esistenza di un "ospedale" (ospizio per viandanti), annesso alla chiesa di S.Antonio Tortal, consacrata nel 1345.
Un territorio quindi assai frequentato fin dai tempi antichi, soprattutto per i commerci tra Trichiana, la pianura e le località limitrofe dall'economia fiorente.
La diversità dei prodotti agricoli tra la pianura e la montagna, ha sempre favorito un vivace scambio attraverso il S.Boldo: nella più ricca pianura si andava prevalentemente per vino, frutta, farina e vestiario, che venivano barattati con burro, (un "troi de l'ont", recentemente sistemato, portava da Signetta a San Boldo), fagioli e qualche prodotto artigianale.
Il commercio agricolo ed artigiano, non rappresentavano però l'unico interesse di transito attraverso il passo.
Verso il 1600/1700 per esempio, i conti Brandolini, feudatari della Valmareno e proprietari di lanifici a Follina e dintorni, acquistarono le miniere della Val Imperina nell' Agordino, dalle quali ricavavano rame e vetriolo.
Questi prodotti minerari venivano trasportati fino al Piave, nei pressi di S.Felice, dove esistevano un magazzino per lo stoccaggio delle merci e un porto fluviale. Gli zattieri che fluitavano il legname dal Cadore a Venezia, sostavano qui per caricare il rame, il vetriolo ed altre merci da trasportare in laguna.
Poiché provenivano da Belluno, una volta arrivati a Falzè di Piave, lasciavano la zattera ad altri compagni che proseguivano per Venezia. Da Falzè ritornavano nel Bellunese risalendo la Valmareno lungo la "cal zatèra" fino a Tovena, dove avevano l'opportunità di dormire nella locale osteria, per poi proseguire il cammino verso casa, attraverso il passo del S.Boldo e la strada dei zatèr" (che passava per Bivio Spin sopra S.Antonio Tortal).
Nei pressi di S.Felice esisteva anche un importante e rinomato traghetto, la barca appunto di S.Felice, che, sospinta da una lunga pertica, trasportava persone e merci da una sponda all'altra del fiume (che aveva una portata di molto maggiore rispetto a quella attuale); qui confluiva la maggior parte del traffico tra la pianura e Agordo, gestito dagli stessi Brandolini che, attraverso il S.Boldo, con animali da soma, portavano verso Trichiana e l'Agordino lane, vestiario, farina e vino, e riportavano indietro il vetriolo proveniente dalle miniere della Val Imperina, sostanza che veniva usata per tingere di nero o comunque per donare tonalità più scure alle lane prodotte a Follina.
Il territorio del passo S.Boldo, con l'antica muda e la chiesetta attigua, fino alla piana di Pralugher, rimasero di proprietà dei conti Brandolini fino a dopo la seconda guerra mondiale.
L'intenso e proficuo legame tra la pianura e il comune di Trichiana, durato per molti secoli, ha subito negli anni scorsi una imprevista e piuttosto lunga interruzione con la chiusura del passo S.Boldo, durata ben tredici anni.
Questa situazione ha determinato effetti negativi soprattutto per alcune attività commerciali presenti nella zona alta di Trichiana e nel comune di Cison, che si sono legittimamente mobilitati per ottenere il ripristino della viabilità.
Le vie di comunicazione nella Valbelluna e tra la Valbelluna e la pianura, sono argomenti sempre all'ordine del giorno nelle discussioni dei nostri amministratori e politici...chissà se l'importanza storica del passo S.Boldo e dell'attraversamento del Piave a S.Felice può offrire qualche indicazione utile ad una felice soluzione del problema.

Le origini di Pialdier.

Le origini

Le testimonianze più antiche della frequentazione umana in epoca preistorica nel territorio di Trichiana risalgono al periodo Mesolitico (10.000-5.000 a.C.) e si riferiscono ai ritrovamenti di Pian Grande di Nareon, frutto di una ricerca di superficie, partita dalla segnalazione casuale di un pugnale di selce, durante l’aratura di un campo. L’analisi dei reperti rinvenuti (lame, grattatoi, raschiatoi, schegge, bulini, frammenti di ceramica vascolare) porta a ritenere che gli insediamenti umani si siano succeduti in vari momenti preistorici dal Mesolitico (10.000 a.C.) alla fine dell’età del Bronzo (1.000 a.C.). In particolare il ritrovamento di alcuni elementi di falcetto, cioè di lame di selce lavorate per essere inserite in un’armatura a forma di falcetto, testimoniano che la zona di Nareon, nel neo-eneolitico e nell’età del Bronzo, era abitata da popolazioni dedite alla pratica dell’agricoltura, coltivando forse cereali come frumento, orzo e miglio. Al Mesolitico recente (6.000-5.500 a.C.) si fa invece risalire il sito di Col de Varda presso S. Antonio di Tortal, raccordandolo, in base alle tipologie litiche a forma trapezoidale, ai siti della fascia collinare prealpina più che a quelli di alta montagna. Lo studio di questo ritrovamento risulta particolarmente interessante per la formulazione di ipotesi sulle direttrici dei passaggi delle popolazioni: l’ubicazione strategica e panoramica del sito di Col de Varda potrebbe quindi suggerire la presenza già in epoca mesolitica del Passo di S. Boldo. Un’altra importante traccia del passaggio dell’uomo nel territorio di Trichiana è una grande chiave rituale in bronzo (oggi conservata presso il Museo civico di Belluno), ritrovata nel monte Nenz nei pressi di Noal, attribuibile cronologicamente all’età del Ferro (seconda metà VII sec. a.C.) e culturalmente alla civiltà di Hallstatt (Austria). Le caratteristiche del manufatto e la zona di rinvenimento fanno pensare che il monte Nenz si possa considerare un luogo sacro o un santuario e che la chiave avesse una funzione rituale ed una valenza magico-religiosa. Anche questo ritrovamento ricopre un ruolo importante nella definizione dei possibili assi di comunicazione viaria, collocando la Val Belluna in una posizione di raccordo tra il mondo centroeuropeo e la pianura veneta.


La dominazione romana

La romanizzazione dei territori bellunesi fu graduale e pacifica: i Romani fondarono città, realizzarono grandi strade, organizzarono il territorio e portarono le loro leggi, la loro lingua e la loro cultura. Nel corso del I sec. a.C. fu attuata l’organizzazione politico-amministrativa del territorio; secondo la datazione tradizionale, tra il 49 e il 42 a.C., Belluno e Feltre divennero Municipi romani, dotati di propria struttura amministrativa, governati con propri magistrati ed incorporati nella cittadinanza romana. Nell’attuale provincia di Belluno si costituirono tre distinte giurisdizioni: Belluno, Feltre e Cadore. Le testimonianze archeologiche, epigrafiche e toponomastiche ci permettono di inquadrare il nostro territorio in età romana. All’interno della scomparsa chiesa di S. Tecla, venne trovata un’urna cineraria romana, databile al sec. I d.C., oggi conservata nel palazzo comunale di Trichiana. Dall’iscrizione che porta si desume che fu dedicata da Precellia Procura al marito Caio Durenio Secondo, domiciliato ad Oderzo, dove aveva ricoperto tutte le cariche amministrative. La precisazione dell’origine del defunto, sembra escludere che Trichiana facesse parte del Municipio di Opitergium, come si riteneva, mentre è più probabile che appartenesse alla giurisdizione di Belluno. Informazioni di grande interesse in merito alla circolazione monetaria ci sono fornite dai ritrovamenti di monete nel nostro territorio: nel 1912 è stata rinvenuta al Passo di S. Boldo una moneta di un Tolomeo, nel 1944-45 fu ritrovata nella ghiaia del torrente Limana una moneta punica (databile 330-310 a.C.) usata forse per il pagamento di un mercenario celtico durante la spedizione annibalica, infine nel 1967 fu scoperto un ripostiglio di 42 denari d’argento databili al III sec. d.C. risalenti agli imperatori Domiziano, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marc’Aurelio, Commodo, Settimio Severo ed altri; si ipotizza che si tratti di una tesaurizzazione delle vecchie monete, più preziose, in conseguenza dell’introduzione di una nuova moneta. La romanizzazione è stata accompagnata anche dalla centuriazione, la pianificazione agraria del territorio con la conseguente messa a coltura di nuove terre assegnate a proprietari indigeni o romani. Nel nostro comune si ritrovano diversi toponimi prediali, che prendono cioè il nome dai primi assegnatari dei poderi, testimoniando quindi la presenza di insediamenti stabili in età romana, dediti alla coltivazione diretta e all’allevamento per il consumo locale: primo tra tutti Trichiana, dal gentilizio Tarquius, ma anche Cavassico da Capatius o Cavasius, Carfagnoi da Carfanius, e forse Frontin da Frontinus. Altre tracce della centuriazione romana si possono ritrovare nei cippi di pietra, usati come segni di confine, che si sono conservati fino nostri giorni: nel comune di Trichiana sono stati rinvenuti a Col di Frontin, Cavassico Inferiore, Villanova.


Il medioevo

Le vicende medievali sono legate all’antico castello di Casteldardo di cui non si conosce né l’origine né l’ubicazione; secondo il Piloni si trovava su un alto dirupo a picco sul torrente Ardo. Oggi non esistono nemmeno i ruderi del castello la cui distruzione avvenne sul finire del sec. XII (1193-96), durante una battaglia tra Bellunesi, guidati dal vescovo-conte Gerardo de Taccoli, e Trevigiani per i possedimenti del contado di Zumelle. La distruzione di Casteldardo riveste importanza anche per la storia della letteratura italiana: infatti la vicenda fu raccontata in quello che viene chiamato “ritmo bellunese”; si tratta di 4 versi, arrivati a noi in diverse versioni, in cui il cronista abbandona il latino per il volgare e che rappresenta uno dei primi documenti in lingua volgare. Questo è il testo tramandato dallo storico Giorgio Piloni: De Casteldart hauì li nostri bona part, i lo zetto tutto intro lo flume D’Art; E sex Caualier di Taruis li plui fer, Con se duse i nostri presoner. Le fonti più attendibili attestano alla fine del sec. XII la fondazione del Comune di Belluno e nel contempo si definivano anche i confini del suo distretto, che arrivava, nella zona bassa, fino alla Pieve di S. Felice (Trichiana). Nei secoli successivi e fino alla dedizione a Venezia nel territorio bellunese si alternarono al potere diverse signorie: Caminesi, Scaligeri, Carraresi, Visconti. Dal punto di vista organizzativo le società contadine si riunirono nelle cosiddette “Regole”: i capifamiglia che risiedevano nel territorio si radunavano in assemblea per nominare i propri rappresentanti e ufficiali, definire il proprio statuto (detto nel bellunese “Carta di Regola”) e per prendere le opportune decisioni alla pacifica convivenza. Nel 1424 si riunirono i regolieri dei villaggi della Pieve di S. Felice: Pialdier, Cavassico, Trichiana, Casteldardo, Carfagnoi, Frontin, Morgan, per stabilire delle norme di carattere civile ed amministrativo, con l’obiettivo di regolamentare i rapporti tra le varie famiglie. In seguito anche i villaggi sentirono la necessità di definire un proprio statuto: si conservano i manoscritti, presso l’Archivio Notarile di Belluno, della “carta di Regola” della Villa di Cavassico del 1577 e della Villa di Pialdier del 1601.


Il dominio veneziano

Il sec. XV iniziò con il passaggio di Belluno e del suo territorio dalla signoria dei Visconti, Duchi di Milano, al dominio della Serenissima; la prima dedizione di Belluno a Venezia avvenne nel 1404, poi, dopo un breve dominio dell’Imperatore Sigismondo, re d’Ungheria, nel 1420 il Bellunese ritornò sotto la dominazione veneziana fino al 1797. Dopo le tumultuose vicende del tardo medioevo, questo fu un periodo in cui, sotto la protezione delle “ali della Serenissima”, ritornarono la pace e la prosperità: furono nominati nuovi organi per il governo dei territori occupati. La massima autorità, che rappresentava la sovranità di Venezia, era il Rettore, che a Belluno ricopriva le cariche di Podestà e Capitanio e che governava il territorio bellunese. La Serenissima inoltre, almeno formalmente, concesse il mantenimento ed il rispetto degli statuti locali e della situazione politica ed amministrativa dei territori occupati.


Le vicende dell’Ottocento

All’inizio dell’Ottocento l’organizzazione amministrativa del territorio fu regolamentata prima dal governo napoleonico e poi da quello austriaco. Il Decreto Napoleonico n. 283, del 22 dicembre del 1807, stabilì l’organizzazione dei diversi Comuni all’interno del Dipartimento della Piave: il comune di Trichiana, appartenente al Distretto ed al Cantone di Belluno, fu suddiviso in frazioni: Carfagnolo, Cavassico, Confos, Morgan con Tortal e Frontin, Pialdier. Il Congresso di Vienna (1815) decretò in seguito la formazione del Regno Lombardo-Veneto: il Veneto fu diviso in sette province e queste in distretti; la Provincia di Belluno venne divisa in otto distretti, tra cui quello di Mel, che comprendeva l’amministrazione anche di Trichiana e di Cesana con Lentiai. Nel 1866 con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia terminò anche il potere esercitato dagli austriaci sul nostro territorio.


Le due guerre

Nel 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria e le ripercussioni si sentirono anche nel nostro comune; ma il periodo più difficile fu quello dell’invasione, seguita alla disfatta di Caporetto: nel novembre del 1917 le truppe austriache arrivarono a Trichiana, saccheggiando le ville, depredando le abitazioni, occupando e profanando le chiese, spogliando i negozi, requisendo il bestiame, distruggendo ed asportando le biblioteche e le opere d’arte conservate nelle ville. Soltanto nell’autunno del 1918 arrivò la liberazione e quel terribile anno sarà ricordato come “l’anno della fame”. Nel 1930 venne inaugurato il ponte di S. Felice, segnando la fine dell’antica “barca” che, fin da tempi antichi, consentiva ai viandanti di attraversare il Piave e rappresentava la via più breve percorsa da mercanti e pellegrini che, provenienti dalla pianura veneta e attraversato il passo di S. Boldo, dovevano dirigersi verso nord attraverso l’Agordino. Il settembre del 1943 segna l’armistizio con gli Alleati e l’annessione della Provincia di Belluno al Terzo Reich, con il conseguente tentativo tedesco di instaurare una nuova organizzazione nei territori occupati. In questo clima nasce la Resistenza fondata sugli ideali di libertà dagli oppressori per raggiungere l’unità e l’indipendenza dell’Italia. Non si può dimenticare il contributo di sangue e dolore pagato dalla gente di Trichiana per fornire il proprio apporto alla causa nazionale: giustiziati, deportati nei campi di concentramento, case saccheggiate e bruciate. A ricordo del sacrificio dei trichianesi in nome della Resistenza, nel 1975 vennero consegnate dall’on. Sandro Pertini le Medaglie d’Argento ai quattro fratelli Schiocchet, mentre nel 1987 venne attribuita al comune di Trichiana la medaglia di Bronzo al Valore Militare. Nella storia del nostro paese, come in quella di molti altri delle vallate bellunesi, il fenomeno dell’emigrazione riveste un ruolo importante e rappresenta un fenomeno diffuso nella maggior parte delle famiglie, che ha segnato profondamente la nostra gente. Iniziato già verso la metà del sec. XIX con l’arruolamento di manodopera nei lavori stradali e ferroviari dell’Impero Austro-Ungarico, si protrarrà fino al secondo dopoguerra con l’emigrazione nella vicina Svizzera ed in altri paesi europei. L’emigrazione poteva essere stagionale, legata cioè ad un trasferimento temporaneo o definitiva, che prevedeva la partenza, spesso di tutta la famiglia, verso mete lontane, ad esempio l’America, in ogni caso costretti dalla situazione di povertà in cui vivevano, a cercare fortuna e nuove prospettive di vita per il futuro. Alcune tipologie di emigrazione furono: il lavoro in miniera, la costruzione di gallerie, l’edilizia, i lavori agricoli, il baliatico, il servizio presso le famiglie.

Gli eventi più importanti che hanno segnato la storia di Pialdier.

Trichiana è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Personaggi Famosi che sono nati a Pialdier.

Vi nacque il 19 agosto 1926 la giornalista e scrittrice Tina Merlin.

Letteratura su Pialdier: libri, guide, mappe.

Paese del libro

Nel 1972 i fratelli Angelo Aldo (1921-1988), Mario (1926-1987) e Renzo (1928-1987) Cortina con Beatrice Merlin, librai d’origine trichianese, promossero la costituzione a Trichiana di una biblioteca civica. La proposta fu accolta dall'Amministrazione comunale di allora e i tre fratelli e le librerie associate effettuarono una cospicua donazione di libri. La biblioteca venne inaugurata nel 1974 e dedicata ad Enrico Merlin (1937-1971), giovane libraio trichianese prematuramente scomparso. Sempre su iniziativa dei promotori, fu proposta l'intitolazione di Trichiana quale “Paese del libro”. Ad onorare questa attribuzione, l'Amministrazione comunale di Trichiana, in concomitanza all’istituzione della biblioteca, si assunse l’impegno di organizzare un Premio Letterario di rilevanza nazionale. Nel 1990, a ricordo dei Cortina, la denominazione della biblioteca divenne “Enrico Merlin e f.lli Cortina”.

Calendario degli Eventi, Festival, Concerti e Manifestazioni a Pialdier.

FESTA DI MELERE
Tradizionale festa paesana con vari appuntamenti, stand gastronomico e musica. Trichiana – Loc. Melere