B&B Di Piazza Del Duomo Firenze - Consigli Turistici
Bed & Breakfast
I consigli per turisti del gestore
Itinerari Classici e Monumenti da non perdere per chi visita Firenze.
La nostra guida di Firenze, i nostri itinerari.
1 Giorno:
Prima di cominciare la visita di FIRENZE andate a guardare dall'alto le sue torri grigie di pietra emergere sul mare rosso dei tetti, fra le colline cosparse di ville, di cipressi e di ulivi. Poche volte la natura ha disposto uno scenario altrettanto incantevole per una città. Da Porta Romana salite alla Collina di Bellosguardo, poi a Piazzale Michelangelo.
Di qui, oltrepassata la scalinata di San Salvatore in Monte, salite a San Miniato, con la sua facciata a intarsi policromi; ben piu che pura decorazione, qui e la stessa architettura che chiede aiuto al colore per continuare il suo discorso; la calma letizia di questa facciata anticipa il primo Rinascimento. Nell'interno, continua il calmo discorso dei marmi. A sinistra, la Cappella del Crocifisso, di Michellozzo: a destra, la bella tomba eretta dal Manetti per un cardinale portoghese. Nella sagrestia, gli affreschi di Spinello Aretino, un piacevole petit maitre dell'ultimo '300. Scendiamo ora verso il Forte di Belvedere fine '500) che ospita affreschi staccati, provenienti da vari luoghi toscani. Sotto di noi, il Giardino di Boboli. Imbocchiamo Via San Leonardo, poetica e campestre, e per la rustica Porta San Giorgio, entriamo in citta dirigendoci verso il complesso monumentale costituito dal Battistero e dal Duomo.
Il Battistero (sec. XI) della stessa architettura schietta e lineare di San Miniato, e il piu antico edificio della citta. L'interno e un elegante ottagono, sulla cui cupola sfavilla un musaico veneziano. Ai due lati dell'altare, la impressionante Maddalena e una Tomba papale, di Donatello. Le porte di bronzo sono di epoche diverse; quella che guarda verso il Duomo, che Michelangelo chiamo , e il capolavoro di Lorenzo Ghiberti (1378-1455). Di fronte, si erge il Duomo, Santa Maria del Fiore. La facciata e dell'800, ma l'interno avvince per la semplice solennita con cui lo spirito fiorentino applico lo stile gotico. Anche Giotto lavoro alla costruzionedella Chiesa, che fu compiuta dal genio del primo Rinascimento, il Brunelleschi, con la possente Cupola. Nel transetto, una delle quattro Pieta scolpite da Michelangelo, la più drammaticamente eloquente, che l'artista aveva destinato alla sua tomba. Nella navata sinistra, i ritratti a fresco di Dante, dipinto da Domenico di Michelino e di due capitani degli eserciti fiorentini, l'inglese Hawkwood, di Paolo Uccello, e Niccolò da Tolentino, di Andrea del Castagno. Usciamo per la porta in fondo alla chiesa, a destra; si cogliera la forte curvatura dell'abside e poi, la preziosa mole del Campanile, disegnato da Giotto settantenne, Nel Museo dell'Opera del Duomo, importanti sculture, fra cui la Cantoria, con la sua fantasia di putti, e la realistica statua del Profeta Abacuc (che i fiorentini chiamano ) di Donatello.
Per via de' Calzaioli, si raggiunge Orsanmichele, una chiesa salda come una fortezza. Sui fianchi, accanto alle trifore preziose, si allineano statue di Donatello, Nanni di Banco, del Ghiberti, del Verrocchio, del Gianbologna. La penombra dell'interno e dominata dal Ta-bernacolo, capolavoro di scultura minuta come oreficeria, di Andrea Orcagna (sec. XIV). Accanto a Orsanmichele, un bell'esempio di architettura civile del Medioevo, il Palazzo dell'arte della Lana. Di qui si raggiunge, con pochi passi, Piazza della Signoria, centro di dieci secoli di vita fiorentina. Qui il popolo festeggiò le ore liete e si accalco nei tumulti, qui fu bruciato il Savonarola, qui gli artisti mostravano le opere appena create, qui si svolsero le feste, i cortei nuziali, le rappresentazioni teatrali dei Medici. Qui si giocano ancor oggi le partite di calcio in costume che rievocano i giuochi della Firenze antica. Il Rinascimento, trovando questa piazza completa, dovette sfogarsi altrove. Il Palazzo della Signoria era gia finito nel 1314, ma ci vollero altri due secoli perche l'interno raggiungesse l'aspetto odierno. Guardandoin su, sotto la facciata, si prova un senso di vertigine, non perche l'altezza (m. 94) sia straordinaria, ma per l'eccezionale arditezza con cui la torre scatta verso l'alto fuori del piano della facciata; rara sintesi di eleganza e ruvida forza.
Sostiamo sotto la Loggia della Signoria (1381) le cui arcate a tutto sesto dimostrano quanto lo spirito rinascimentale fosse gia maturo negli architetti fiorentini un secolo prima. Benvenuto Cellini vi ha lasciato un capolavoro, il Perseo, con le quattro statuette del basamento forse ancor piu perfette della stessa statua. Superando una copia del David di Michelangelo, entriamo nel palazzo: il cortile a sinistra e rimasto com'era nel Trecento, ma tutto il resto fu trasformato nei secoli successivi, quando il palazzo, da sede di una repubblica cittadina divenne dimora di sovrani. Mi-chelozzo costrui il primo cortile nel 1453, il Tadda vi fece la fontana, il Verrocchio la decoro col suo Putto di bronzo: un secolo dopo, non sapendo come arricchire ancora il cortile, aggiunsero le decorazioni in stucco alle colonne. Questo accumulo di ricchezza continua nei piani superiori. Ecco il vasto Salone del Cinquecento con le Battaglie dipinte dal Vasari e la statua del Genio della Vittoria, di Michelangelo; e poi, il raccolto Studiolo che lo stesso Vasari ideo per Francesco I, e che i suoi allievi trasformarono in un testo del sensuale manierismo fiorentino. In tutto il primo e nel secondo piano, agli appartamenti che Vasari e Bronzino prepararono per i Medici, si alternano logge e terrazze stupende, da cui contemplare Firenze.
Ridiscesi, entriamo nel Piazzale degli Uffizi col nobile Palazzo che Giorgio Vasari, il grande sistematore urbanistico della Firenze rinascimentale, costrui per Cosimo II che vi voleva riunire la burocrazia dello Stato. Vi si riuni, invece, la piu famosa Galleria d'arte del mondo. (Ved. Le dieci capitali della pittura italiana). Con gli Uffizi, si conclude lamattinata. Si potra fare colazione in uno dei ristoranti di Piazza della Signoria, o delle vicinanze.
Il nostro giro riprende nel pomeriggio da Piazza degli Uffizi e di qui, per il Lungarno, al Ponte Vecchio; cosi detto non per il suo aspetto odierno. Vecchio era gia chiamato quando nacque per il ponte, antichissimo, che sorgeva al suo posto, d'epoca etrusca. Per via Por Santa Maria, superando la Loggia del Mercato Nuovo, con banchi di fiorai e d'artigianato, raggiungiamo, in via Porta Rossa, l'alta mole in laterizio di Palazzo Davanzati, dimora trecentesca con la loggia del secolo successivo. Torniamo indietro a via Capaccio, per vedere il Palazzo dei Capitani di parte guelfa, del sec. XIV, cui il Brunelleschi modifico la facciata e il Vasari aggiunse la graziosa Loggia. Poi ci inoltriamo nel suggestivo ambiente medioevale di Borgo Santi Apostoli, dove gli alti edifici in pietra e i suggestivi vicoli creano un'atmosfera indimenticabile. Dopo la Chiesa dei SS. Apostoli, fiancheggiando la mole massiccia del Palazzo Spini Ferroni, entriamo in Piazza Santa Trinita: questa, co-me l'armonioso Ponte cui da accesso, prende il nome dalla Chiesa di Santa Trinita, cominciata da Nicola Pisano (1258) con facciata cinquecentesca del Buontalenti. L'interno e uno dei primi esempi di gotico italiano, mistico e solenne: nelle cappelle, importanti sculture di Giuliano da Sangallo, Desiderio da Settignano, Benedetto da Maiano; nella cappella Sassetti, affreschi del Ghirlandaio, e il capolavoro dello stesso pittore: la festosa Adorazione dei Pastori. Dopo aver ammirato l'alto Palazzo Bertolini-Salimbeni, entriamo nel piu bello dei Lungarni, quello che prende nome dal Palazzo Corsini, uno dei pochi esempi barocchi a Firenze. Nell'interno, la privata Galleria Corsini, con importanti opere, fra cui una Madonna di Filippo Lippi, una di Luca Signorelli e il car-tone per il ritratto di Giulio II, di Raffaello. II nostro giro fra l'edilizia privata dell'antica Firenzetermina col vicino Palazzo Rucellai(1451) e, infine, con lo splendido Palazzo Strozzi iniziato da Benedetto da Maiano. Siamo ora in via Tornabuoni e qui, fra le eleganti strade del centro, puo concludersi la nostra prima giornata fiorentina.
2 giorno:
L'itinerario del secondo giorno comincia con gli antichi etruschi. Ci recheremo a Piazza della SS. Annunziata, in cui si respira, intatta, la nobile calma del giovane Rinascimento. Cominciata nel '200, la chiesa fu rimaneggiata da Michelozzo e Antonio da Sangallo: l'atrio conserva squisiti affreschi di Andrea del Castagno, Pontormo, Franciabigio e Alessio Baldovinetti. Nell'interno, barocco, affreschi e quadri del Perugino, del Bronzino, e le Tombe di Benvenuto Cellini, Andrea del Sarto e del Pontormo. Di fianco alla Chiesa, il bell'Ospedale degli Innocenti, del Brunelleschi, nel cui refettorio si conservano la lieta Epifania del Ghirlandaio e una Madonna di Piero di Cosimo.
In faccia all'Ospedale, il Museo Archeologico: ci dirigiamo al Museo Topografico dell'Etruria, con le testimonianze, ordinate secondo i luoghi di provenienza, delle citt etrusche che visiteremo: Orvieto, Chiusi, Tuscania, Tarqui-nia. L'Antiquarium e ricco di famose sculture etrusche e greche: il Sarcofago di Larthia Seianti (II sec. a. C.) con la maestosa figura di donna che si abbiglia per il viaggio nell'oltre tomba, la statua dell'Arringatore (III sec.) e la favolosa Chimera bronzea (V sec.) trovata ad Arezzo nel 1555. Dal mondo etrusco ed ellenico passiamo ora, con un salto di venti secoli, al mondo mistico del Beato Angelico, nel vicino Convento di San Marco dove il frate domenicano, in otto anni (1437-1445) affresco uno dei piu prodigio-si cicli della pittura di tutti i tempi. In San Marco sono stati radunati anche i piu impor-tanti dipinti su tavola dell'Angelico esistenti a Firenze.
Da San Marco passiamo al Cenacolo di Santa Apollonia, per ammirarvi il ru-de e forte Cenacolo di Andrea del Castagno, e i vigorosi Ritratti di uomini illustri, dello stesso pittore. Nella vicina via Ricasoli, e la Galleria dell'Accademia, con numerosi dipinti, celebre soprattutto per le statue di Michelan-gelo: il David, opera della giovinezza matura e i dolorosi abbozzi dei Prigioni per l'incom-piuta tomba di Giulio II. Ancora Michelange-lo ci aspetta nella vicina Sacrestia Nuova di San Lorenzo, con le Tombe di Lorenzo e Giu-liano de' Medici. Guardate prima il luminoso interno di San Lorenzo, la raccolta Sacrestia Vecchia, opere del Brunelleschi; e poi, passate all'ambiente michelangiolesco, e vi rendete conto che, nei neppur cento anni di intervallo, e nato un mondo nuovo. Le relazioni fra ar-chitettura e scultura sono poste in termini nuovi. C'e una scultura architettonica in cui si compongono delle figure: le tombe non so-no piu appoggiate ai muri, ma vi sono inte-grate; le statue, a loro volta, diventano parte essenziale delle tombe: e insieme, struttura e statuaria, esprimono possenti allegorie, dove concezioni pagane e cristiane parlano delle stesse verita eterne: sulla vita, sulla morte, sull'al di la. Nello stesso complesso monumentale, Michelangelo realizzo anche la Biblioteca Lau-renziana, prima biblioteca civile con destina-zione pubblica.
Visitiamo ora il Palazzo Medici-Riccardi, col Museo mediceo e l'affascinan-te affresco de) Corteo dei Re Magi dipinto nel-la Cappella da Benozzo Gozzoli (1459). Per via del Giglio, si va alla Chiesa di Santa Maria Novella, cominciata (1278) dai Domeni-cani e completata da Leon Battista Alberti (1470) con le grandi volte laterali, che qui compaiono per la prima volta. La chiesa e gremita di opere d'arte: il Crocifisso giotte-sco, nella Sacrestia, gli affreschi del Lippi, il Giudizio Universale degli Orcagna, le tombe scolpite da Rossellino, Ghiberti, Benedetto da Maiano: ma, soprattutto, ammireremo la po-lente Trinita di Masaccio ventiseienne, pagina decisiva nella storia della pittura italiana; gli affreschi di Paolo Uccello nel ChiostroVerde, la cui danza dallo sfrenato ritmo bacchico sembra far rivivere lo spirito della pittura etrusca; e il grande discorso decorativo di-pinto nell'abside da Domenico Ghirlandaio, per cui le storie sacre diventano sontuosi pretesti per raccontare la vita della ricca borghesia fiorentina del Quattrocento. Non mancano, nelle vicinanze, ottimi ristoranti dove concludere la densa mattinata con un pasto della sobria e raffinata cucina toscana.
Nel primo pomeriggio, per Borgognissanti, piena di botteghe d'antiquari, raggiungiamo la Chiesa d'Ognissanti che custodisce, oltre alla tomba del pittore, un notevole affresco del Botticelli, Sant'Agostino di fronte a que-sto, il San Girolamo, del Ghirlandaio, che dipinse anche il Cenacolo nel refettorio. Dopo il Lungarno e il Ponte Vespucci, giun-giamo, oltre l'Arno, alla Chiesa di San Fre-diano, e di qui al Carmine, della fine del '200, distrutta nel sec. XVIII da un incendio, da cui si salvo, tuttavia, la Cappella Brancacci, uno dei santuari della pittura italiana, gigantesca opera di Masaccio (1401-1428) che segno la completa liberazione della forma pittorica, l'esplosione irruente e geniale del Rinascimento: da Botticelli e Leonardo, a Michelangelo, tutti i grandi artisti delle generazioni succes-sive meditarono e studiarono qui, davanti all'opera del rinnovatore della pittura, morto a ventisette anni. Per via Santa Monica e via Sant'Agostino, raggiungiamo Santo Spirito, uno dei vertici dell'architettura del Brunelleschi (1446) e poi, la fiera mole di Palazzo Pitti, disegnato anche esso dal Brunelleschi e ampliato nei secoli successivi. Qui si apre l'altra grande pinacoteca fiorentina, la Galleria Palatina (Ved. Le 10 capitali della pittura italiana).
Usciti dalla Galleria, chiudiamo il pomeriggio con le riposanti vedute del Giardino di Boboli, cominciato nel 1549, sulla collina che sale al Forte di Belvedere. Ci resta una mattina da trascorrere a Firenze. Raggiungeremo il Ponte alle Grazie per visitare, sulle due opposte sponde dell'Arno, le collezioni d'arte che due privati, l'antiquario Bordini e io scrittore inglese H. P. Horne lasciarono alla citt: nel Museo Bardini pre-vale la scultura (opere di Donatello, Pollaiolo, Michelozzo, Andrea della Robbia); nel Museo Horne, la pittura (dipinti di Simone Martini, Lorenzo di Credi, Lippi, Sassetta e oggetti di arti decorative). Per via dei Benci, giungiamo alla grande piazza con la Chiesa di Santa Cro-ce (1294) dall'interno gotico di possente so-brieta, gremito di opere d'arte: affreschi di Giotto, Taddeo e Agnolo Gaddi, Maso di Ban-co; sculture di Donatello, Rossellino (la mira-bile Tomba di Leonardo Bruni) e Canova. San-ta Croce e il Pantheon nazionale italiano, perchè vi sono sepolti Michelangelo, Machiavelli, Galileo, Vittorio Alfieri, Foscolo.
A destra della Chiesa, sul Chiostro trecentesco, si affaccia la Cappella Pazzi, un gioiello del Brunelleschi (1446). Usciti da Santa Croce, guardiamo l'estrosa facciata dipinta del Palazzo dell'Ancella e raggiungiamo, in via Ghibellina, 1a Casa Buonar-roti, che fu di Michelangelo, oggi Museo di opere giovanili, ritratti, manoscritti e disegni michelangioleschi. Percorrendo via Ghibellina, giungiamo al Palazzo del Bargello, dove ha sede il Museo Nazionale, eccezionale raccolta di scultura (Michelangelo, Donatello, Verrocchio, Ghiberti) maioliche, affreschi, miniature e bronzi.
La nostra visita a Firenze è finita. Per via Borgo Pinti e via degli Artisti, ci allontaniamo dal centro e, proseguendo, giungiamo a via Alessandro Volta dove comincia la via San Domenico che congiunge Firenze con Fiesole. La salita verso Fiesole si svolge in un paesaggio di indimenticabile letizia, fra colline piene di ville e cipressi. Circa 3 km. prima di Fiesole, si ammira la quattrocentesca Chiesa di San Domenico dove il Beato Angelico, il frate pittore, che ne fu qualche anno parroco, lascio una dolce Madonna su tavola, e una Crocifissione a fresco. Poco piu avanti, la Chiesadella Badia che il Brunelleschi riedifico, incorporandoparte della preesistente facciata romanica policroma, nello stile di San Miniato e del Battistero
Il Bed and Breakfast di Piazza del Duomo in Firenze vi augura una felice vacanza nella nostra splendida città.
Per ulteriori informazioni www.duomorooms.com
Itinerari insoliti a Firenze e dintorni.
Il "volo" di Leonardo da "Il Regresso" (bus Ataf 7), imbocco nei pressi Hotel Villa S. Michele. All'inizio una torretta esagonale, opera idraulica per la cattura di una sorgente d'acqua dal Montececeri, realizzata da John Temple Leader (stemma in pietra serena) per alimentare una piscina nella Fattoria di Maiano. Il percorso era una delle principali strade "di servizio alle cave" per il trasporto dei prodotti in pietra verso Firenze. Si apprezzano le opere superstiti di regimazione idraulica, e, a distanza di sicurezza, vari fronti di tagliata. Si giunge alla Cava del Braschi e da qui alla Cava Sarti (pannelli informativi sul posto).
Documenti storici e una buona dose di leggenda raccontano che Leonardo da Vinci, fra le sue tante geniali invenzioni, tentò anche di dare le ali all'uomo per permettergli di volare come gli uccelli, che a lungo aveva osservato e studiato. Il tentativo che tutti ricordano fu fatto, si dice, proprio da Montececeri. Il "maestro" montò le ali che aveva costruito sulle spalle di un suo assistente e lo invitò a lanciarsi nel vuoto. Il punto di partenza del "volo", che non finì molto bene ma neanche malissimo, visto che si racconta che il ragazzo se la cavò con alcune ossa rotte, è stato indicato come l'attuale piazzale Leonardo, e l'"atterraggio" dovrebbe essere situato intorno alla zona del Regresso, dove è stata situata una lapide che ricorda l'evento o, dicono altri, nel pratone che si trova sotto la Badia Fiesolana. In entrambi i casi, si sarebbe trattato di un volo di notevole lunghezza.
E' molto più probabile che il volo sia durato soltanto qualche decina di metri, magari finendo in uno degli strapiombi che si trovano sul versante del parco verso Maiano.
L'itinerario prende il via da Largo Leonardo, nei pressi della curva Il Regresso, lungo la provinciale che collega Fiesole a Firenze. Sul muro in stile neogotico di Villa La Torrossa, si può leggere la lapide che ricorda il testo che Leonardo da Vinci scrisse nel marzo 1501, annunciando di voler tentare il volo umano proprio da Montececeri. Lasciandosi alla sinistra Villa San Michele, un ex-convento francescano di proprietà della famiglia dei Davanzati adesso trasformato in un Hotel di gran lusso, si inizia a salire, prendendo il sentiero di avvicinamento al parco, con alla sinistra il bosco di lecci, pioppi, querce e cipressi e alla destra un muro appena messo in sicurezza. Dopo circa cento metri in salita, si entra nel parco vero e proprio, e si percorre un primo pezzo di salita, quindi si intravede a sinistra la cava Righi e si ricomincia a salire, percorrendo un tratto di massicciata antica fino ad arrivare alla cava Braschi, una delle cave più suggestive del parco, con la sua colonna centrale e la grande apertura nella montagna. Il sentiero riprende a salire più dolcemente, sulla sinistra un'altra straordinaria veduta su Firenze e una apertura da cui è plausibile che sia partito il volo umano di Leonardo da Vinci, che a quanto si racconta si concluse probabilmente sul pratone di Maiano o sul pratone della Badia fiesolana, entrambi facilmente visibili da questo punto, il primo a sinistra e l'altro, più lontano, a destra. Sotto la "terrazza" è facile vedere Villa La Torraccia, sede della Scuola di Musica di Fiesole, il complesso del Convento di San Domenico, la Badia, Villa Belriposo e altre costruzioni. Si ricomincia a salire, tenendosi sulla destra verso l'interno del parco, si volta a destra e ci si trova di fronte a una ripida salita, a metà della quale è ben visibile, lungo il sentiero, una piccola cava di pietra morta, la pietra che ancora oggi viene utilizzata per caminetti, alari e forni. Più avanti, sulla sinistra, si vede nel bosco uno dei "magazzini" realizzati in pietra a secco per conservare gli strumenti degli scalpellini e le pietre cavate. Dopo una ulteriore ripida salita si arriva all'ampio spiazzo che si apre di fronte alla Cava Sarti, dove si vedono i resti di alcuni magazzini. Costeggiando la cava, si giunge ad uno strettissimo sentiero attrezzato con scalini che porta direttamente al piazzale Leonardo, il centro del parco, che è, secondo la tradizione e come ricordato da un cippo, il luogo "ufficiale" da cui partì il "volo" di Leonardo, un volo che il genio di Vinci fece in realtà fare ad uno dei propri garzoni e che si concluse, come tutti sanno, con una precipitosa caduta.
Una terrazza su Firenze
La strada che dalla chiesa paleocristiana di Santa Maria Primerana porta al Montececeri segue il tracciato delle antiche mura etrusche del lato meridionale con affaccio su Firenze. Vari tipi di abitazione popolare (oggi restaurate) e borghese del secolo XIX, rendono più interessante il primo tratto. Più in alto la strada, con il suo muretto di protezione e cimasa in pietra serena usata come sedile, è luogo amato dai residenti anche in inverno nelle giornate di sole.
Lasciando sul lato sinistro le mura etrusche orientali ci si addentra nel parco per via degli scalpellini. Percorso classico per gli amanti di scorci e vedute.
Come tutto il mondo sa, Fiesole ha fra le sue principali ricchezze il fatto di essere il luogo dal quale si ha la migliore vista su Firenze, cioè una delle viste più suggestive che l'occhio umano possa godere. In questo la zona del Montececeri rappresenta un punto privilegiato, trovandosi fra le sommità delle colline fiesolane, nel punto più vicino e alto.
Ma le vedute su Firenze, sul versante sud, sono numerose, a partire da piazza Mino, la piazza principale di Fiesole, fino al Parco.
All'improvviso, verso la valle, si aprono squarci mozzafiato, che in una giornata tersa e soleggiata potrebbero far nascere amori e forse anche provocare quella sindrome di spaesamento che colse, un secolo e mezzo fa, lo scrittore francese Stendhal.
L'itinerario prende il via da piazza Mino, la piazza principale di Fiesole, su cui si affacciano il palazzo del Municipio, la Cattedrale di San Romolo, il palazzo del Seminario e la chiesa di Santa Maria Primerana. Lasciandosi alla sinistra questa piccola chiesa, si inizia a salire per via Verdi e si trova poco dopo sulla sinistra una bella villa, chiamata San Michele, con decorazioni risalenti ai primi del '900 in tipico stile neogotico, mentre sulla destra si trovano dei piccoli giardini pubblici. La stradina, fra due muri in pietra, è un esempio tipico delle strade dei borghi collinari fiorentini. Una volta superata la prima salita, si apre sulla destra la prima straordinaria veduta su Firenze, che è possibile apprezzare nella sua interezza seguendo perfino il percorso dell'Arno, da Varlungo, sulla sinistra, fino a Scandicci. Sulla destra è ben visibile la Cupola del Brunelleschi, Palazzo Vecchio, Santa Croce, e di fronte lo Stadio Comunale disegnato da Nervi negli anni Trenta. Sotto la "terrazza" si alternano uliveti e cipressi e più in basso il complesso del convento di San Domenico. Si prosegue ancora e poi al bivio si prende a destra per via Doccia, poco dopo la Casa di Riposo per Infermiere, realizzata negli anni Venti dalla Croce Rossa Italiana in memoria delle infermiere morte in guerra. Lungo tutta la strada numerosi giardini ornati di piante dalle diverse essenze (glicini, gelsomini, biancospini) che in primavera riempiono l'aria di profumi. Alla fine della strada ci si addentra in un sentiero stretto, in parte pavimentato in pietra e in parte sterrato, che scende ripido verso il Regresso. Qua e là, fra gli alberi, si aprono squarci di vedute, ed è possibile scorgere la Villa di Maiano e la Torrossa.
Andando avanti, superata un'apertura sulla destra da cui parte uno stretto sentiero, si costeggia la splendida Villa San Michele, oggi un hotel extralusso e un tempo convento francescano di proprietà della famiglia Davanzati, con un bellissimo giardino all'italiana ornato di sculture e di alberi di magnolia. La strada comincia a risalire molto ripida, di fronte si vede il Parco di Montececeri, e si passa fra due alti muri a secco camminando su un selciato impervio, in parte pavimentato in pietra e, alla fine, fatto a gradoni. La salita termina nei pressi dell'area verde di Montececeri, dove sorgono le scuole medie. Si volta a destra, percorrendo un largo sentiero che porta all'ingresso del Parco, a quel punto ci si inoltra nel sentiero interno al bosco, sul quale si aprono fra gli alberi punti panoramici, fino ad arrivare alla vera e propria terrazza che offre una veduta straordinaria sulla parte est di Firenze, dove è possibile, nelle giornate limpide, scorgere gli abitati di Bagno a Ripoli e Pontassieve. Proseguendo ancora il percorso si arriva finalmente alla Cava Braschi, una delle cave più suggestive del parco, con la sua colonna centrale e la grande apertura nella montagna. A questo punto il percorso ritorna indietro, fino all'uscita del parco, presso l'area verde di Montececeri. Si prosegue diritto, lasciandosi alla destra il giardino pubblico e alle spalle il profilo di Montececeri punteggiato di cipressi e di lecci. Si entra in via Montececeri, che è una delle più belle strade panoramiche di Fiesole, un continuo susseguirsi di vedute straordinarie sulla vallata di Firenze. Al bivio si segue a destra per via Belvedere, una strada che passa attraverso il borgo e le case che si affacciano su piccole piazzette con tratti originari di lastricato in pietra. La strada scende ripida zigzagando verso piazza Mino. A destra si incontra il Convento delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, contornato da un bellissimo muro con intonaco disegnato a graffito, una tecnica che si diffuse a Firenze e dintorni nelle case signorili della fine dell'800. Scendendo ancora ci si trova di fronte l'altro colle di Fiesole, sovrastato dal Convento di San Francesco e poi, dopo aver superato il Monastero delle Clarisse, un'improvvisa apertura sul campanile della Cattedrale. Si prosegue prendendo via Santa Maria e poco dopo l'itinerario si conclude riportandoci in piazza Mino
Le cave degli scalpellini
Lungo il percorso si incontrano esempi dei due tipi fondamentali di cava: la tagliata, a cielo aperto, la latomia o cava ficcata, grotte artificiali con i propri piedi di sostegno. Tracce degli strumenti di lavoro usati e delle tecniche di coltivazione sono visibili ovunque.
La cultura dell'estrazione e della lavorazione della pietra arenaria conosciuta come "pietra serena" ha origine nelle cave situate all'interno dell'antica Fiesole, poi negli immediati sobborghi, e si sviluppa ampiamente sul Montececeri dall'epoca medievale fino ai nostri giorni. L'apertura di una cava iniziava con l'asportazione, a pala e piccone, della scoperchiatura, cioè l'insieme dei materiali accumulati sui filari di pietra buona da lavorare: terra, ghiaia, pietrisco, sassi, galestro, pietra morta.
Il pietrame buono per lavori edilizi, sassi di medie dimensioni e sufficientemente duri, veniva recuperato e spesso le pietre ritoccate per farne bozze dalle caratteristiche richieste. Forse più della metà della massa volumetrica che formava in origine il Montececeri è ora incorporata nella città di Firenze in mille modi architettonici, ornamentali e d'arredo.
Testimonianze dell'uso della pietra serena si trovano in quasi tutti i manufatti e le strutture architettoniche fiesolane: Maiano, Badia Fiesolana, San Domenico, Fontelucente, Fontana di Baccio Bandinelli, Villa Il Riposo Dei Vescovi, San Girolamo, San Francesco, Cattedrale, Palazzo Pretorio, Santa Maria Primerana, Zona Archeologica, Mura Etrusche, Tomba Etrusca del Bargellino, Tabernacolo del Ghirlandaio, Corale Di Via Poeti, Fonte Sotterra, Museo Bandini, Castello di Vincigliata.
L'itinerario parte da Largo Leonardo, nei pressi della curva Il Regresso, sulla provinciale che collega Fiesole a Firenze. Lasciandosi alla sinistra Villa San Michele, l'ex-convento francescano oggi trasformato in un lussuosissimo Hotel, si inizia a salire lungo il sentiero di avvicinamento al parco per circa un centinaio di metri. Una volta entrati nel parco, si inizia a percorrere il sentiero creato secoli addietro dagli scalpellini per portare la pietra serena a Firenze e utilizzarla per palazzi, monumenti e fontane. La salita è spesso ripidissima, e ciò è dovuto alla presenza dei quattro fronti diversi di cava di Montececeri. Infatti la strada corre quasi orizzontale quando si percorre il fronte di cava e poi sale improvvisa e molto impervia quando si deve passare al fronte di cava superiore. Lungo tutta la strada, qua e là si aprono scorci su Firenze, attraverso gli alberi, e la stessa strada è interrotta ogni tanto dai canali di scolo delle acque piovane, alcuni dei quali rimasti in forma originaria, come creati dagli scalpellini introducendo delle pietre di taglio nel terreno. Dopo un primo pezzo di salita, si intravede a sinistra la cava Righi. Si ricomincia a salire, percorrendo un tratto di massicciata originale, tutto realizzato a secco con pietre inserite di taglio nel terreno e si arriva alla cava Braschi, una delle cave più suggestive del parco, con la sua colonna centrale e la grande apertura nella montagna, che però non è ancora visitabile in sicurezza. Il sentiero riprende a salire più dolcemente, sulla sinistra una straordinaria veduta su Firenze. Si ricomincia a salire, tenendosi sulla destra verso l'interno del parco, si volta a destra e ci si trova di fronte a una ripida salita, a metà della quale è ben visibile, lungo il sentiero, una piccola cava di pietra morta, la pietra che ancora oggi viene utilizzata per caminetti, alari e forni. Più avanti, sulla sinistra, si vede nel bosco uno dei "magazzini" realizzati in pietra a secco per conservare gli strumenti degli scalpellini e le pietre cavate. Dopo una ulteriore ripida salita si arriva all'ampio spiazzo che si apre di fronte alla Cava Sarti, dove si vedono i resti di alcuni magazzini. Costeggiando la cava, si arriva ad uno strettissimo sentiero attrezzato con scalini che porta direttamente al piazzale Leonardo. Dal piazzale parte la strada che porta a Prato ai Pini, una strada creata dall'Esercito Italiano fra il 1932 e il 1933 per portare sulla cima del monte i cannoni della contraerea necessari alla difesa di Firenze e che invece fu utilizzata soltanto dai tedeschi, nel 1944, per portare i mortai che servirono a bombardare la città negli ultimi mesi di occupazione. La strada, più dolce e larga dei sentieri che abbiamo percorso in precedenza, si conclude nel piccolo piazzale di Prato ai Pini, dove sorge Villa Rigoli, attualmente sede di un Centro Anziani.
Respirare il bosco
Un anello con due ingressi e due possibili direzioni: da Prato ai Pini (Nord) in discesa verso Firenze e da via Doccia (Il Regresso) in salita da Sud-Ovest .
Si costeggia la lecceta della Villa S. Michele a Doccia. Lungo il tragitto è possibile esplorare con prudenza alcuni piazzali di cava oggi coperti in gran parte da vegetazione spontanea.
Il bosco di Montececeri, nonostante la notevole eterogeneità, sta assumendo sempre più una netta fisionomia di "Parco" con le caratteristiche specifiche proprie dei numerosi parchi annessi alle ville toscane. Le principali specie arboree presenti sono i pini mediterranei (pinus pinea e pinaster), il cipresso comune, il leccio, la roverena e il cerro. A queste si aggiungono una miriade di essenze arbustive.
Nei territori caratterizzati da pendenza media e discreta massa terrosa si sono sviluppati boschi di latifoglie e conifere a diversa stratificazione con piano superiore a base di conifere, e inferiore a base di latifoglie. Nei territori caratterizzati da pendenza notevole e roccia affiorante si è venuta a determinare una distribuzione ancor più eterogenea a minor sviluppo, con prevalenza di cipresso e leccio, ma anche pioppi e salici selvatici nei punti di discarica e ristagno delle acque.
L'itinerario prende il via dall'incrocio fra via del Pelagaccio e via degli Scalpellini, sotto l'area verde di Montececeri e le Scuole Medie. Ci si introduce nello stretto sentiero fra due muri che scende a destra verso il Regresso. Alla fine della ripida discesa si arriva sopra il giardino di Villa San Michele oggi un hotel extralusso e un tempo convento francescano di proprietà della famiglia Davanzati, con un bellissimo giardino all'italiana ornato di sculture e di alberi di magnolia. Si gira a sinistra e si prende la strada asfaltata che porta a Largo Leonardo. Sotto, sulla destra, è visibile la torre in stile neogotico creata dall'inglese John Temple Leader alla fine dell'800, che serviva a raccogliere le acque del monte per poi convogliarle alla Villa di Maiano, attraverso un complicatissimo sistema idraulico. Anche da qui si apre uno straordinario panorama su Firenze. Sulla sinistra parte il sentiero in salita di avvicinamento al parco in mezzo al bosco di lecci, pioppi, querce e cipressi. Dopo circa cento metri in salita, si entra nel parco vero e proprio. Lungo tutta la strada si aprono improvvisi scorci su Firenze, attraverso gli alberi, e la strada è interrotta ogni tanto dai canali di scolo delle acque piovane, alcuni dei quali rimasti in forma originaria. Dopo un primo pezzo di salita, si intravede a sinistra la cava Righi, e si ricomincia a salire, percorrendo un tratto di massicciata originale, fino ad arrivare alla cava Braschi, una delle cave più suggestive del parco, con la sua colonna centrale e la grande apertura nella montagna, che però non è ancora visitabile in sicurezza. Il sentiero riprende a salire più dolcemente, sulla sinistra un'altra straordinaria veduta su Firenze da cui è facile vedere Villa La Torraccia, sede della Scuola di Musica di Fiesole, il complesso del Convento di San Domenico, la Badia, Villa Belriposo, la Badia Fiesolana e altre costruzioni. Si ricomincia a salire, tenendosi sulla destra verso l'interno del parco, si volta a destra e ci si trova di fronte a una ripida salita, a metà della quale è ben visibile, lungo il sentiero, una piccola cava di pietra morta, la pietra che ancora oggi viene utilizzata per caminetti, alari e forni. Più avanti, sulla sinistra, si vede nel bosco uno dei "magazzini" realizzati in pietra a secco per conservare gli strumenti degli scalpellini e le pietre cavate. Dopo una ulteriore ripida salita si arriva all'ampio spiazzo che si apre di fronte alla Cava Sarti, dove si vedono i resti di alcuni magazzini. Costeggiando la cava, si giunge ad uno strettissimo sentiero attrezzato con scalini che porta direttamente al piazzale Leonardo, il centro del parco, che è, secondo la tradizione, il luogo "ufficiale" da cui partì il "volo" di Leonardo, come ricordato da un cippo. Dal piazzale parte la strada che porta a Prato ai Pini, una strada creata dall'Esercito Italiano fra il 1932 e il 1933 per portare sulla cima del monte i cannoni della contraerea necessari alla difesa di Firenze e che invece fu utilizzata soltanto dai tedeschi, nel 1944, per portare i mortai che servirono a bombardare la città negli ultimi mesi di occupazione. La strada, più dolce e larga dei sentieri che abbiamo percorso in precedenza, si conclude dopo un tratto di strada asfaltata nel piccolo piazzale di Prato ai Pini, dove sorge Villa Rigoli, attualmente sede di un Centro Anziani. Lasciata a destra una piccola cappella, si scende a sinistra per via Corsica, una stretta stradina fra mura antiche e piccole case e si scende verso Borgunto, da dove è possibile arrivare facilmente alla provinciale dove passano i bus Linea 45 e 47 che portano a Fiesole. Il percorso prosegue risalendo a sinistra verso l'area verde di Borgunto, accanto al piazzale delle Scuole. Attraversando il giardino si arriva in alto a un cancello che riporta al punto di partenza.
Fonte: Comune di Fiesole
Il Bed and Breakfast di Piazza del Duomo in Firenze vi augura una felice vacanza nella nostra splendida città.
Per ulteriori informazioni www.duomorooms.com
Il mezzo più comodo per muoversi a Firenze.
Firenze e' una piccola perla e per poterla visitare facilmente consigliamo di camminare, viverla, respirare la sua storia e verrete facilmente rapiti dal suo fascino.
I Ristoranti consigliati, le trattorie caratteristiche, le dolcerie, bar a pub consigliati.
Ci sono alcuni ristoranti che consiglio sempre, piccoli templi del cibo toscano, consigliati da un vero fiorentino provate !
-Osteria dei Golosi
-Il latini
-I Ghibellini
Sono sempre a Vostra disposizione per aiutarmi a gustare anche la vera ciccia di Firenze!
Mi trovate al Bed and Breakfast di Piazza del Duomo
www.duomorooms.com Vi aspetto !
Una giornata "tipo" per godere pienamente della bellezza dei nostri luoghi, dalla colazione a notte fonda.
Per la sera vi consiglio la zona di Santa Croce , la movida fiorentina si sta spostando piano piano in questa zona, con pub ristoranti, discoteche ecc... volete vivere la Firenze di notte ? non c'e' scelta migliore , il nostro B&B "di Piazza del Duomo " si trova a pochi passi...ti aspettiamo
Le Feste e le Ricorrenze particolari a Firenze.
Le principali feste di Firenze sono le seguenti !
Capodanno Fiorentino
25 marzo
Scoppio del Carro
20 Aprile
La Fiorita
23 maggio
Il palio dei Navicelli
14 Giugno
Fuochi d'Artifico S.GIOVANNI
23 Giugno
La Festa di Sant'Anna
26 luglio
La Festa di San Lorenzo
10 Agosto
Rificolona
Inizio Settembre
Leggende legate a Firenze e personaggi che vi hanno vissuto.
Quante favole e leggende ci sono su Firenze... ne conosco a decine e certe volte mi sembra che qualcuna ....forse...forse...nasconde molte verita'!! Volete provare a controllare di persona?
DANTE
Il sommo poeta nasce preannunciato da diversi vaticini tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265 da bella degli abati di cui si sa soltanto che morì giovanissima e Alighiero II appartenente ad una famiglia di modesta nobiltà e con ogni probabilità esercitava l’indegna attività dell’usura.
Si racconta che nel momento del suo concepimento tra agosto e novembre del 1264 la volta celeste fosse illuminata da una cometa di impressionanti dimensioni e dalla lunghissima coda. Intorno a Dante fiorirono numerose leggende. Una di queste narra dell’adirata reazione del poeta che, nell’udire un fabbro declamare in modo sgrammaticato i suoi versi entrò nella bottega dell’artigiano e buttò per strada gli attrezzi del malcapitato alle cui rimostranze il Poeta rispose che stava riservando ai suoi beni lo stesso trattamento che lui aveva inflitto ai suoi versi.
Un altro anedotto racconta dell’abitudine di Dante di aspettare ogni giorno l’imbrunire accomodato su un masso nei pressi di Piazza del Duomo in un luogo dove oggi una lapide segnala il preciso punto ove era posto il “sasso”.
In una di queste sere uno sconosciuto passo di lì e gli chiese cosa gli piacesse di più il Poeta rispose: uno uovo! Dopo un anno lo sconosciuto incontro di nuovo Dante e lo apostrofò chiedendogli : con cosa? A tale domanda il poeta prontamente rispose : con il sale , dimostrando straordinaria memoria e incredibile prontezza di riflessi
MIRACOLI E EVENTI PRODIGIOSI
ILa leggenda racconta che sulla collina di San Miniato vivesse in ascetica solitudine un eremita armeno che nel 250 D.C. a seguito della persecuzione voluta da Decio, venne catturato e portato nell’arena per essere sbranato dalle belve.
A tale scopo venne liberato prima un feroce leopardo che però alla vista del Santo svenne poi un affamato leone ma il risultato fu il medesimo .
I carnefici allora gettarono San Miniato in una fornace ma le fiamme lo lambiranno senza provocargli alcun danno.
Costernati i gli aguzzini gli gettarono piombo fuso nella gola e negli occhi ma neanche questo supplizio uccide il Santo.
Un soldato esasperato con la spada lo decapitò. Vista rotolare la testa i pagani trassero un sospiro di sollievo ma fu solo un attimo:; fra il generale sbigottimento il Santo si rialzo afferrò la sua testa e raggiunge il “SUO” Monte dove si coricò per riposare in eterno e dove Arrigo II nel 1018 fece erigere la suggestiva basilica
ALTRE LEGGENDE E PRODIGI
San Zanobi nato a Firenze nel 335 fu’ autore di numerosi miracoli , tra questo quello più conosciuto e’ ricordato da una lapide posta sulla facciata di Palazzo dei Visacci in borgo degli Albizi ed e’ anche rappresentato in un dipinto del Ghirlandaio.
La storia racconta di una nobildonna francese che con il suo figlioletto si stava recando in pellegrinaggio a Roma .
Arrivata a Firenze il bambino si ammalò e poco tempo dopo morì.
La madre disperata si recò con il corpo esanime del figlio dal Santo che impietosito dalle dolorose suppliche della disperata madre benedisse con il segno della Croce la fronte del bambino il quale all’istante si risvegliò fra la generale meraviglia dei presenti.
La chiesa della Santissima Annunziata custodisce una affresco considerato miracoloso . Secondo la tradizione l’affresco risalente al XIII secolo fu magnificamente completato da un intervento divino che magistralmente disegno ‘ le forme della Madonna venendo in aiuto di fra Bartolomeo l’autore, che non sentendosi degno di ritrarre il volte della Vergine prostrato e depresso non riusciva a finirlo.
I segreti dei Palazzi o dei personaggi che hanno abitato Firenze.
Il nostro Bed and Breakfast di Piazza del Duomo , sorge in Via dell' Oriuolo di fronte alla cattedrale, il nome della strada in precedenza era Via del Canto dei Bischeri ....curiosi forse sull'origine di tale famoso nome?! Ve lo raccontiamo noi !
Il canto dei bischeriLa famiglia dei Bischeri aveva le proprie case e le proprie botteghe all'incirca nella zona dietro l'aspide di Santa Reparata. Quando il comune ed il popolo fiorentino decisero la costruzione di una nuova Cattedrale, molto piu' grande della vecchia, dedicata a Santa Maria del Fiore, si delibero' l'abbattimento di tutti quegli edifici, pubblici e privati, che si trovavano entro un certo raggio intorno a Santa Reparata, per permettere la sistemazione dei cantieri e l'inizio dei lavori di costruzione della nuova enorme chiesa, in altre parole quello che comunemente venne chiamato "l'Opera del Duomo".
Il comune offri un "equo indennizzo" a tutte quelle famiglie che venivano interessate allo sgombero ed allo sbancamento affinche' potessero ricostruire case e botteghe in un'altra parte della citta' e potessero altresi' riprendere la propria vita e le proprie attivita' senza tanti problemi.
Tutti accettarono, tranne i Bischeri, che si rifiutarono categoricamente di muoversi dalle loro proprieta' ed inutile risulto' in seguito ogni tentativo di mediazione. Era evidente che i Bischeri cercavano di sfruttare al massimo la situazione speculando sul prezzo; piu' il tempo passava, piu' le loro case ostacolavano i lavori, piu' il costo dell'indennizzo offerto dal Comune lievitava.
La situazione non sembrava trovare soluzione e nel frattempo i lavori di scavo delle fondamenta della nuova Cattedrale, non potevano proseguire; i messi comunali proposero alla famiglia un'ultima "offerta " che venne pero' rifiutata in quanto giudicata "troppo bassa".
Ma una notte, all'improvviso, la citta' fu svegliata da sinistri bagliori, lunghe lingue di fuoco ed un fumo denso e scuro si levarono dalla zona dell' Opera del Duomo; le campane suonarono l'allarme ed i cittadini accorsero sul posto.
Erano le case e le botteghe dei Bischeri (guarda caso!) che erano andate a fuoco tutte insieme e nello stesso momento; la famiglia aveva perso in pochi minuti tutti i propri beni, le case, le masserizie, i magazzini ed i depositi con tutte le mercanzie; per loro fu il tracollo economico e morale, avevano tirato troppo la corda ed ora pagavano duramente la loro superbia tanto che da quel momento in citta' il termine "bischero" venne usato in senso dispregiativo.
Dovettero fuggire dalla Toscana ed emigrare nell'Emilia e nella Romagna, dove si divisero tra Parma, Bologna e Ravenna.
Due secoli dopo, agli inizi del '500, un ramo della famiglia fece fortuna e ritorno' a Firenze cambiando il proprio nome in "Guadagni" ed acquistando tra l'altro il palazzo che si trova nella stessa zona dove sorgevano le antiche case degli sfortunati avi che il Comune aveva "provveduto" ad eliminare.
Infatti ancora oggi l'angolo di Palazzo Guadagni tra Piazza del Duomo e Via dell'Oriolo prende il nome di "Canto dei Bischeri".
La famiglia dei Bischeri aveva le proprie case e le proprie botteghe all'incirca nella zona dietro l'aspide di Santa Reparata. Quando il comune ed il popolo fiorentino decisero la costruzione di una nuova Cattedrale, molto piu' grande della vecchia, dedicata a Santa Maria del Fiore, si delibero' l'abbattimento di tutti quegli edifici, pubblici e privati, che si trovavano entro un certo raggio intorno a Santa Reparata, per permettere la sistemazione dei cantieri e l'inizio dei lavori di costruzione della nuova enorme chiesa, in altre parole quello che comunemente venne chiamato "l'Opera del Duomo".
Il comune offri un "equo indennizzo" a tutte quelle famiglie che venivano interessate allo sgombero ed allo sbancamento affinche' potessero ricostruire case e botteghe in un'altra parte della citta' e potessero altresi' riprendere la propria vita e le proprie attivita' senza tanti problemi.
Tutti accettarono, tranne i Bischeri, che si rifiutarono categoricamente di muoversi dalle loro proprieta' ed inutile risulto' in seguito ogni tentativo di mediazione. Era evidente che i Bischeri cercavano di sfruttare al massimo la situazione speculando sul prezzo; piu' il tempo passava, piu' le loro case ostacolavano i lavori, piu' il costo dell'indennizzo offerto dal Comune lievitava.
La situazione non sembrava trovare soluzione e nel frattempo i lavori di scavo delle fondamenta della nuova Cattedrale, non potevano proseguire; i messi comunali proposero alla famiglia un'ultima "offerta " che venne pero' rifiutata in quanto giudicata "troppo bassa".
Ma una notte, all'improvviso, la citta' fu svegliata da sinistri bagliori, lunghe lingue di fuoco ed un fumo denso e scuro si levarono dalla zona dell' Opera del Duomo; le campane suonarono l'allarme ed i cittadini accorsero sul posto.
Erano le case e le botteghe dei Bischeri (guarda caso!) che erano andate a fuoco tutte insieme e nello stesso momento; la famiglia aveva perso in pochi minuti tutti i propri beni, le case, le masserizie, i magazzini ed i depositi con tutte le mercanzie; per loro fu il tracollo economico e morale, avevano tirato troppo la corda ed ora pagavano duramente la loro superbia tanto che da quel momento in citta' il termine "bischero" venne usato in senso dispregiativo.
Dovettero fuggire dalla Toscana ed emigrare nell'Emilia e nella Romagna, dove si divisero tra Parma, Bologna e Ravenna.
Due secoli dopo, agli inizi del '500, un ramo della famiglia fece fortuna e ritorno' a Firenze cambiando il proprio nome in "Guadagni" ed acquistando tra l'altro il palazzo che si trova nella stessa zona dove sorgevano le antiche case degli sfortunati avi che il Comune aveva "provveduto" ad eliminare.
Infatti ancora oggi l'angolo di Palazzo Guadagni tra Piazza del Duomo e Via dell'Oriolo prende il nome di "Canto dei Bischeri".