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B&B, Homestay e Inn

B&B, Homestay e Inn

Al pari dei bed and breakfast, homestay e inn sono modelli informali di alloggio turistico. Ben diversi, quindi, dagli hotel, sia per dimensioni e numero di stanze sia per la varietà dei servizi offerti. Occhio, però, a non confondere tra loro le tre tipologie, che rientrano sì nella medesima categoria, ma presentano anche sostanziali differenze.

Cominciamo dal bed and breakfast, la cui diffusione è cresciuta a dismisura negli ultimi anni. Come suggerisce il nome, prevede la sistemazione in una camera, solitamente con bagno privato, e la possibilità di fare colazione all'interno della struttura ricettiva. La legislazione italiana chiede il rispetto di alcuni requisiti per chi intende avviare tale attività, che deve essere innanzitutto a conduzione familiare e a carattere saltuario (ma può anche essere imprenditoriale). Per conduzione familiare si intende lo svolgimento nella propria abitazione, ossia nell'immobile dove i titolari hanno stabilito residenza e domicilio. Il carattere saltuario, invece, può implicare, fra gli altri, l'obbligo di chiusura per un certo numero di giorni nell'arco dell'anno (non necessariamente consecutivi).

B&B, Homestay e Inn - Foto 1

Anche le camere da locare risultano soggette a una serie di vincoli: in genere non possono essere più di tre (se attività non imprenditoriale) fino a sei (se l'attività è imprenditoriale), per un massimo di venti posti letto; devono rientrare nei limiti relativi alle dimensioni minime (8 metri quadrati per la singola e 14 per la doppia); non possono prescindere dalla presenza di arredi basilari (letto, armadio, comodini, lampade…), ma pure dalla conformità alle norme di sicurezza degli impianti (acqua, luce, gas), oltre che alle norme igieniche ed edilizie; devono avere almeno un bagno a uso esclusivo dei clienti e dotato delle attrezzature essenziali (water, lavabo, vasca/doccia…). L'accesso in camera, inoltre, non può avvenire attraverso locali destinati ai titolari o ad altri clienti. Infine si deve garantire la pulizia degli ambienti e il cambio della biancheria.

Tanti requisiti, insomma, ma quasi tutti elastici. Alle singole Regioni, infatti, è lasciato un buon margine di intervento per modificare quanto stabilito in linea generale dalla normativa nazionale. Numero di stanze, durata del periodo di inattività e limite alla permanenza degli ospiti, per esempio, sono fattori ampiamente discrezionali. Persino l'obbligo per il titolare di risiedere nella struttura oggetto di locazione non pare sempre vincolante. E ciò vale pure per la prima colazione, che si differenzia per modalità di somministrazione a seconda del territorio: di solito i B&B sono autorizzati a servire solo pasti preconfezionati, ma talvolta è permessa loro la manipolazione degli alimenti; a patto, però, che si procurino una specifica documentazione, attestante la conoscenza delle regole fondamentali in materia di igiene e sicurezza.

Passando all'homestay (termine traducibile con l'espressione “alloggio in famiglia”), va detto che si tratta di una formula molto comune nei Paesi anglosassoni, ma ormai abbastanza diffusa anche da noi, soprattutto per gli scambi culturali. Una formula decisamente free, priva delle limitazioni che caratterizzano i bed and breakfast. Già, perché qui si parla di famiglie che condividono lo stesso tetto con i viaggiatori, facendone a tutti gli effetti dei coinquilini. Questo sistema, naturalmente, incide non poco sul livello di privacy, tanto più che l'ospite è tenuto a rispettare le regole della casa, concordate in anticipo col proprietario. Non solo: se richiesto, è tenuto a “dare una mano”, magari adoperandosi nelle pulizie. Anzi, proprio le pulizie possono costituire una modalità di pagamento alternativo, come l'eventuale assistenza all'infanzia (attività di baby sitter) o altri lavori domestici.

Il terzo e ultimo modello informale da prendere in esame corrisponde alla struttura sia ristorativa che ricettiva una volta denominata locanda. Oggi è utilizzato un po' ovunque il termine “inn”, ma la sostanza non cambia. Si tratta di taverne o trattorie che, oltre a cibo e bevande, offrono un alloggio per la notte, dietro compenso in denaro. Di solito sono collocate in zone rurali o lungo strade a scorrimento veloce. Rappresentano, quindi, un “appoggio” per forestieri di passaggio, che se ne servono per rifocillarsi e riposare, riprendendo poi il viaggio all'indomani. Le accomuna a B&B e homestay, in linea di massima, il costo contenuto del servizio. Almeno se lo si paragona a quello di una camera d'albergo.

B&B, Homestay e Inn - Foto 2

In fatto di qualità, comunque, il bed and breakfast è quasi sempre la soluzione che più si avvicina al comfort garantito da un discreto hotel. Occorre tuttavia distinguere il B&B familiare dal B&B professionale. Il primo si configura come attività occasionale, con le relative peculiarità: affitto non massivo delle stanze; possibilità di svolgere altre attività “prevalenti” e retribuite; destinazione principale dell'immobile alle esigenze abitative del titolare e/o dei suoi famigliari; impiego degli stessi famigliari per erogare servizi agli ospiti (pulizie, cambio biancheria, colazione, eccetera); nessuna o minima offerta di servizi aggiuntivi (per esempio, il noleggio di attrezzature sportive); pubblicità non periodica o ricorrente.

Tali prerogative risultano praticamente invertite nel B&B professionale, che invece si configura come attività d'impresa. E allora: l'esercizio può essere abituale ed esclusivo, con elevato ricambio di ospiti; non è possibile svolgere altre attività “prevalenti”; l'immobile va destinato alle esigenze abitative degli ospiti; nulla osta all'impiego di collaboratori esterni al nucleo familiare; oltre ai servizi minimi, se ne possono offrire di aggiuntivi; non è previsto alcun limite alla pubblicità. Sono solo indicazioni generiche, certo, ma rendono l'idea della natura imprenditoriale che qualifica questa seconda forma di bed and breakfast, assoggettandola peraltro a uno specifico regime fiscale.

A proposito, un cenno lo meritano, in conclusione, proprio i differenti regimi fiscali delle due tipologie appena illustrate. Per quanto riguarda il B&B familiare, il requisito della saltuarietà esclude l'obbligo di aprire partita Iva: basta il codice fiscale del titolare, da apporre anche sulla ricevuta (non fiscale) che si rilascia quando il cliente effettua il pagamento. In tema di tassazione è poi necessario l'adempimento degli ordinari obblighi ai fini Irpef, consistenti nel dichiarare i proventi come “redditi diversi”, ossia derivanti da attività commerciale non esercitata abitualmente.

Ben più rigorosa la disciplina degli oneri fiscali per il B&B professionale, chiamato a porre in essere una lunga serie di adempimenti: apertura di partita Iva; iscrizione alla Camera di Commercio; apertura di posizione Inps - Gestione commercianti; rilascio di ricevuta fiscale (o fattura, se richiesta dal cliente); tenuta della contabilità; determinazione del reddito d'impresa; applicazione degli studi di settore; tassazione Irpef, Irap, nonché addizionali regionali e comunali.

Bisogna aggiungere che nel caso il reddito del B&B professionale non superi i 65.000 Euro, è possibile optare per il regime forfettario. Tale regime non prevede lo scarico dei costi sostenuti, ma dall'altro lato offre la possibilità di pagare solamente il 15% di tasse sul 40% del reddito [Il 5% in caso di nuove aperture per i primi 5 anni].

Ad esempio, se un B&B imprenditoriale ha un reddito dichiarato di 50.000 Euro, le tasse ammonteranno solamente a 3.000 Euro. A queste si aggiungerà anche l'INPS, che parte da un minimo di  3000 Euro l'anno, e altre piccole spese. In definitiva, le tasse e le spese, nel caso del regime forfettario, su un ammontare inferiore ai 50.000 euro non dovrebbe superare il 15% del fatturato. Conveniente, no?