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Cappella Pappacoda
La cappella fu voluta nel 1415 come cappella di famiglia da Artusio Pappacoda, consigliere e siniscalco di re Ladislao I d'Angiò.
La facciata è in tufo giallo sulla quale vi è uno splendido portale ogivale gotico, in marmo bianco e piperno, di Antonio Baboccio da Piperno. Il portale, ricco di decorazioni a motivi floreali e slanciato verso l'alto, vede sul vertice superiore più estremo il San Michele Arcangelo con sotto ai piedi il drago sconfitto; ai lati ci sono gli Arcangeli Raffaele e Gabriele. Più in basso ancora è il Cristo con il libro eterno, ai cui piedi è di nuovo raffigurato in bassorilievo tra angeli e con scudo nell'atto dell'incoronazione, al cui centro della scena è posto lo stemma del casato Angiò-Durazzo di Napoli. Più in basso ancora, in una lunetta circondata da angeli sulla cui architrave, in altorilievo, è Gesù Bambino tra Evangelisti, è posta tra San Giovanni Evangelista e Battista la scultura della Madonna col Bambino in trono, sul cui fronte è un'incisione in in caratteri gotici angioni. Sulle due colonne principali del monumento è infine scolpito lo stemma del casato Pappacoda: il leone su scudo intento a mangiare la sua coda rigirata.
Il campanile, che si caratterizza per un'associazione cromatica nei materiali impiegati, il tufo giallo e il piperno grigio scuro, è del XV secolo e rappresenta un unicum artistico della città, essendo le sue forme tipiche dell'arte gotica-durazzesca. Esso presenta archetti trilobi e colonnine binate, finestre bifore e nelle parti alte, numerosi frammenti scultorei marmorei di epoca romana reimpiegati nell'opera, fra cui: sulla facciata principale una grande testa in marmo bianco e ritratti di coniugi a mezzo busto; mentre su quella laterale è un rilievo funerario con la scena del Ratto di Prosperina ed una testa di Giunone.
L'interno della cappella è a unica navata, rettangolare. Le sole opere custodite sono i due sepolcri della prima metà del Cinquecento di Angelo e Sigismondo Pappacoda dello scultore rinascimentale Girolamo Santacroce.