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L'Incontro Santeramo In Colle - Tourist Tips
Bed & Breakfast

Tourist tips from the host

Could you recommend sites and monuments that tourists should visit in the town of Santeramo in Colle.

Grazie alla presenza di condizioni favorevoli alla vita quali clima mite, acqua, boschi e grotte, il territorio santermano ha ospitato sin dall’antichità numerose popolazioni che in questi luoghi trovarono un habitat ideale. Tutte le civiltà succedutesi sulla Murgia, dai popoli neolitici ai peuceti, dai greci ai romani, dai longobardi e bizantini ai normanno-svevi, occuparono i punti più elevati del territorio santermano come posti di avvistamento e controllo, installandovi piccoli insediamenti abitativi fortificati. Nel territorio comunale sono disseminate un pò ovunque le tracce di insediamenti umani preistorici e protostorici. Vasi, monete, armi, oggetti d’uso quotidiano peuceti, greci, romani sono stati reperiti in gran numero in varie località. La parte meridionale dell’agro santermano è interessata tuttora dal percorso dell’antica via Appia nel tratto tra Venusia e Taranto. Il nome attuale deriva dal patrono Erasmo, vescovo di Antiochia, martire nell’età dioclezianea che secondo la leggenda l’avrebbe fondata attraversando la via Appia.
I festeggiamenti per la festa di Sant'Erasmo, il 2 giugno, costituiscono un importante evento per tutta la cittadinanza ed anche per i santermani sparsi in tutto il mondo. Il santo si festeggia con la tradizionale ed affollata fiera paesana durante la quale si esibiscono le bande musicali. La mattina del 2 giugno per le vie del paese si porta in processione l'effige dorata del Santo mentre la festa raggiunge il suo culmine con la discesa del Carro trionfale, preceduta dalla Cavalcata in costume d'epoca. La giornata si conclude con scenografici fuochi d'artificio.
Di grande interesse naturalistico sono i Boschi della Gravinella e della Parata, che vedono la presenza di varie specie di querce come la roverella, il fragno ed il leccio. Da segnalare, inoltre, la presenza nel territorio di Santeramo di una delle più vaste concentrazioni d’Italia del Falco grillaio (Falco naumanni), rapace estremamente adatto agli ambienti di steppa della Murgia.

Could you recommend less renowned places, in the town of Santeramo in Colle and in its surroundings?

Matera è città antichissima e la sua origine si perde nella preistoria. Per il substrato abitativo consistente in grotte scavate nel masso tufaceo è nota come la«città sotterranea» e per la continuità di vita dal paleolitico ai giorni nostri è ritenuta una delle più antiche del mondo. Ai primi popoli nomadi affacciatisi sulla Murgia ne seguirono altri dediti alla pastorizia i quali si fissarono intorno al provvido serbatoio d'acqua chiamato lurio, e principalmente sulla Murgia Timone, sulla Murgecchia e sul colle della «Civita», occupando grotte e organizzandosi in villaggi trincerati.

Proprio l'insediamento della Civita viene considerato il primo nucleo della futura città di Matera. Importante è lo studio col quale il Ridola ha dimostrato l'antichità e la continuità di vita della città: nel preparare le fondamenta di un edificio presso la cattedrale si misero in evidenza, strato dopo strato, i vari periodi della storia di Matera. A sei metri si rinvenne la città risorta dalle rovine di incursioni barbariche e saracene e sepolcri cristiani scavati nel tufo; più giù, frammenti di statue, di capitelli, di colonne testimonianti le precedenti distruzioni e monete attestanti il dominio bizantino; in uno strato inferiore, l'insediamento antico scavato nel tufo e cocci di ceramica greca e romana; nell'ultimo strato, a dieci metri, frammenti di ceramica attribuita alla prima età del ferro, simile a quella di Murgia Timone, della Murgecchia e di altre stazioni locali.

Panorama dei Sassi di Matera

Oltre a questa eloquente documentazione stratigrafica, le vicende storiche di Matera sono evidenziate dalle abbondanti ed interessanti testimonianze raccolte nel Museo Nazionale Ridola, nel quale è possibile partire dai reperti del paleolitico inferiore e man mano giungere a quelli di epoca storica, greca e romana. La distruzione di antichi monasteri e la successiva chiusura di altri hanno contribuito a disperdere documenti di alto valore. Si rilevano per ciò grandi lacune di notizie storiche prima del Mille. La città doveva aver raggiunto una sua fisionomia quando vi si insediarono le prime colonie greche e quindi con la dominazione romana. Nel 568 sono presenti i Longobardi, cacciati nel 612 con l'aiuto di Costanzio, Imperatore di Costantinopoli; nel 664 entra a far parte del ducato di Benevento.

Cade ancora nelle mani dei Longobardi che nell'867, molestati dai Saraceni, chiedono l'intervento dell'imperatore Ludovico II, il quale la mette a fuoco per poi riedificarla. Nel 938 subisce altre incursioni e spoliazioni dai Saraceni. Contesa dai Salernitani, conquistata da Ottone Il e quindi dai Beneventani, è riespugnata (978) dai Greci. Ricostruita nel 994 dopo un violento terremoto, è per lungo tempo assediata dai Saraceni e durante la strenua difesa si registrano avvenimenti di rilievo.

Sono in seguito i Normanni a tenere la Contea materana alla stregua di uno stato indipendente al centro di numerosi castelli e terre. Il primo conte nel 1043 è Guglielmo, poi si susseguono gli Altavilla: al comando di Roberto escono dal Castiglione i crociati materani per unirsi alle schiere di Boemondo. Fedele a Federico II, si adatta malvolentieri al dominio di casa d'Angiò e spera la tregua sotto gli Aragonesi. Gli Aragonesi promisero formalmente di mantenerla nella regia dipendenza, ma spesso vennero meno agli impegni presi: gravi conseguenze si ebbero dopo la sua vendita al conte Giancarlo Tramontano che, resosi inviso a tutta la popolazione, fu trucidato nel 1514.

Fra un alternarsi di libertà e di soggezione con varie vicende di riscatti e di vendite, Matera, che faceva parte della Terra d'Otranto, nel 1663 fu scelta a sede della Regia Udienza di Basilicata e, aggregata a questa regione, ne rimase capitale fino al 1806. Dal 1927 è stata nuovamente elevata a capoluogo di provincia ora composta di 31 comuni.

Attualmente conta circa 55. 000 abitanti. La città è ubicata a 401 m s. l. m. e dista soli 45 chilometri dal mare. Come già detto consta di parti di varie epoche: quella più antica, dei Sassi congiunti, dallo sperone della Civita, con il Duomo; la parte medievale-rinascimentale lungo "il Piano", ai bordi dei Sassi; alla fine, la città nuova con rioni molto eleganti realizzati dai più noti architetti italiani. Matera infatti è città molto vivace, aggiornata, con una cultura che vive di fatti contemporanei e di storia. Moltissime sono le chiese materane dal XIII secolo al XIX, con un gruppo più nutrito barocco. S. Giovanni, S. Domenico e il Duomo sono le più antiche. Ciò dimostra che mentre esistevano le laure e le grotte, parallela si sviluppava una vita già cittadina. Le tre chiese citate risentono di cultura romanica e pugliese.

Which is the most suitable means of transport to travel in the town of Santeramo in Colle and surrounding areas?.

Auto
Dalla costa tirrenica:
Immettersi nell'autostrada Salerno - Reggio Calabria. Seguire le indicazioni per Potenza. Quindi proseguire per Metaponto lungo la SS 407 "Basentana" fino alle indicazioni Matera nei pressi di Ferrandina Scalo.

Dalla costa adriatica:
Percorrere l'autostrada Bologna-Taranto fino all'uscita Bari Nord. Proseguire per la zona industriale, per Altamura-Matera, cioè le SS 96 e poi la SS 99, di prossimo ammodernamento.

Da Calabria e Sicilia:
Autostrada Reggio Calabria-Salerno. Uscire a Sibari e percorrere la SS 106 Jonica per Taranto. Prendere l'uscita Matera, nei pressi di Metaponto.

Dal Salento:
La strada più comoda prevede di superare Taranto, e percorrere la SS 106 Jonica fino all'uscita Matera nei pressi di Metaponto.

Make a list of recommended restaurants, traditional trattorie, cake's shops and bars.

L'Incontro A Tavola
Nato nel lontano 1992, L'Incontro è un locale che ha saputo reinventarsi nel corso della sua vita, ma sempre mantenendo saldi i capisaldi legati a qualità e buona cucina.

Il locale
Il locale distribuisce i suoi spazi in:
una zona d'ingresso in cui trova posta il bancobar circolare al centro della struttura; qui si mangia qualcosa sugli sgabelli, si chiacchiera prendendo un aperitivo e sorseggiando un cocktail.
e altri quattro ambienti caratterizzati da arredi differenti: ci si accomoda a tavoli o a comodi divanetti (quasi si fosse in un privè) per cenare in modo più confortevole con le bontà che offre la cucina, adatto a soddisfare tutti i palati e le esigenze.

La gastronomia
Ristorante, pizzeria e bistrot, L'Incontro vanta un vasto menù adatto sia al giovane che all'adulto, senza tralasciare le richieste di clienti celiaci (c'è la pizza senza glutine) o vegetariani. La carta propone specialità di mare come: tagliolini ai crostacei, spaghetti allo scoglio, gamberi speziati, filetto di spigola, gamberi pastellati e insalata di polpo; ma anche tipiche specialità pugliesi come le orecchiette con le cime di rape; specialità di carne come il risotto di chianina, le alette di pollo alla paprika, la tagliata di pollo o di manzo.
Oltre a tutto questo bendidìo c'è la proposta della pizza: cotta in forno a legna e preparata nei modi classici, bianche e rosse, e nei modi più fantasiosi.

Could you recommend shops in Santeramo in Colle where guests can buy traditional products, such as renowned wines or other typical gifts?

Carta d'identità

Denominazione abitanti: Santermani
Sagre e folklore: Carnevale dei Ragazzi;
2 giugno, Festa patronale di Sant'Erasmo
Cosa visitare: Chiesa Matrice, Palazzo Marchesale, Palazzo Netti
Prodotti tipici: Carne equina
Posizione geografica: circa 35 km da Bari

What are the origins of the town of Santeramo in Colle.

L'ORIGINE DI SANTERAMO

Circa l'origine del nostro paese non si hanno notizie certe perché mancano i documenti manoscritti (o se vi è qualche documento negli archivi di Stato e negli archivi del Vaticano e dei Benedettini di Montecassino), finora nessuno lo ha scoperto.
Però non c'è nulla da meravigliare, perché come non si conosce con precisione l'origine di Roma e di tutti i paesi antichi, così deve dirsi anche di Santeramo.
Di conseguenza quando di un paese antico si è voluto indagare l'origine e non si è potuto scoprire nulla di precisione, sempre per mancanza di documenti, allora gli abitanti si sono affidati alla tradizione popolare oppure ad una leggenda.
Bisogna però riconoscere che ogni tradizione popolare non si inventa di sana pianta, ma ha sempre qualche fondamento storico.
Non così si può dire di una leggenda, che può essere una pura invenzione.
Ora, volendo anche noi indagare l'origine di Santeramo, possiamo affermare che, se mancano i documenti (cioè i manoscritti o le pergamene) vi sono però altre prove cioè le monete e i vasi antichi trovati nel nostro territorio e infine la tradizione popolare.
Qualcuno pensa che Santeramo non sia stato un paese antico, ma di origine recente o per lo meno fondato nel Medioevo.
Niente di più errato, perché è certo che prima dell'attuale paese esistesse un villaggio molto antico che forse fu distrutto dai Longobardi durante le invasioni dei barbari.
Nessuno può mettere in dubbio che il nome Santeramo sia derivato da Sant'Erasmo, Protettore del nostro paese.
Difatti lo stemma del Comune di Santeramo è lo stemma di Sant'Erasmo, cioè la mitra e il pastorale vescovile.
Negli antichi documenti (che si conservano nell' Archivio delle Curia Arcivescovile di Bari) Santeramo viene sempre denominato in latino Terra Sancti Erasmi, cioè Terra o Casale di Sant'Erasmo, da cui per eufemia si chiamò Santeramo.
In latino ha conservato il nome originario: « Terra Sancti Erasmi ».
Ora se il nome Santeramo derivò da Sant' Erasmo possiamo domandarci: che relazione vi è tra Santeramo e Sant'Erasmo, che è il Protettore del nostro paese?
Ed ecco entriamo nella parte essenziale della questione.
Circa l'origine di Santeramo vi sono diverse opinioni, che possono essere in parte vere, perché hanno un fondamento storico.
Cercherò di esaminare queste opinioni, e in base alla critica storica vedere quale sia la più vera.
Secondo la prima opinione, Santeramo ebbe origine dopo la caduta dell'impero Romano, quando, distrutti alcuni vicini paesi dai barbari, diversi abitanti si rifugiavano nei boschi di Santeramo, dove costruirono un villaggio.
Secondo la seconda opinione Santeramo ebbe origine direttamente dai Padri Benedettini, i quali costruirono nei nostri boschi un piccolo Monastero e una piccola Chiesa che dedicarono a Sant'Erasmo.
Intorno al Monastero fu costruito un villaggio che fu chiamato appunto Casale di Sant'Erasmo.
Di questa opinione è l'ingegnere Vinaccia quando nel 1915 era ispettore dei Monumenti della provincia di Bari. Nel primo volume illustrato dell'Opera "I Monumenti Medievali di terra Bari" (pubblicato nel 1915) detto Ingegnere descrivendo di Santeramo così si esprime: " Un altro Monastero nella città di Santeramo fu fondato dai Padri Benedettini, ed intorno ad esso sorse il Primitivo Casale, a mano a mano ingranditosi".
Però L'Ingegnere Vinaccia non cita nessun documento, e nessun altro autore per quanto io abbia indagato sia di questa opinione.
É pur vero che i Benedettini costruirono un Monastero, però il nostro paese che allora era un villaggio esisteva prima della fondazione del Monastero.
L'asserire che San Benedetto aveva molta devozione verso Sant' Erasmo, come affermava qualche autore, non è una prova che Santeramo abbia avuto origine dai Benedettini. Perciò deve ritenersi poco probabile questa versione.
Passiamo ora ad esaminare la terza opinione, che deve ritenersi la più probabile.
Come affermano diversi storici autorevoli, Santeramo ebbe origine direttamente da Sant'Erasmo, protettore del nostro paese.
Sicché il primo abitatore di Santeramo fu il martire Sant'Erasmo, Vescovo della provincia di Antiochia nella Siria, il quale perseguitato in Oriente dall'Imperatore Diocleziano venne in Italia verso la fine del terzo secolo o al principio del quarto secolo dell'Era Volgare, sbarcando a Brindisi, e da Brindisi, attraversando la via Appia, si rifugiò nei boschi allora di Acquaviva, dove attualmente si trova Santeramo.
Sappiamo dalla storia che i soldati Romani e anche i cittadini che si recano in Oriente attraversavano la via Appia e si imbarcavano a Brindisi. E così viceversa quando i popoli dall'Oriente venivano in Italia sbarcavano a Brindisi e attraversavano la via Appia per recarsi a Roma.
Ora era anche naturale che anche Sant'Erasmo venendo dall'Oriente in Italia (forse con l'idea di andare a Roma per visitare il Papa e per venerare la tomba di San Pietro) sia sbarcato a Brindisi e non altrove, e neanche direttamente a Formia (presso Gaeta), come erroneamente dicono gli atti del Martirio.
Sant'Erasmo, sbarcato a Brindisi, si incamminò direttamente per la via Appia, la quale passava dalle nostre Matine a pochi chilometri da Santeramo. Nelle nostre Matine che allora erano abitate da alcuni villaggi (tra cui Lupazia), Sant'Erasmo, o perché fu perseguitato da pagani o perché ebbe conoscenza che nei nostri boschi vi era un gruppo di Cristiani nascosti nelle grotte o catacombe di San Patrizio, venne qui (dove ora è Santeramo), per confortare nella fede quei Cristiani, come si usava nei primi secoli del Cristianesimo.
Qui Sant'Erasmo dovette fermarsi qualche tempo, e in seguito, avvisato da un angelo, lasciò il sicuro rifugio dei nostri boschi, e attraversando la via Appia arrivò a Formia, presso la città di Gaeta, dove morì il 2 giugno 303.
Nei boschi di Santeramo, dove appunto si era fermato Sant'Erasmo, i contadini e i pastori (che sperimentarono la protezione del nostro Santo) costruirono un piccola Cappella che dedicarono a Sant'Erasmo, e intorno alla chiesa fu costruito un villaggio che fu chiamato Casale di Sant'Erasmo, e poi Santeramo.
Ed ora per avvalorare questa tesi (cioè che Sant'Erasmo si sia veramente fermato nei boschi di Santeramo, e che il nostro paese abbia avuto origine dalla venuta del nostro Santo Protettore) trascrivo ciò che hanno pubblicato diversi storici:

1) L'illustre prof. Cosimo Bertacchi, insegnante di storia e geografia nella Università di Messina nel volume illustrato "Le Puglie" parlando di Santeramo scrisse tra l'altro: "Il Comune di Santeramo fu così chiamato da Sant'Erasmo, Vescovo di Antiochia, che qui ebbe rifugio nella boscaglia dell'alta murgia, per scampare alle persecuzioni dell'Imperatore Diocleziano".

2) Nella rinomata Enciclopedia Treccani si legge: "Santeramo è una grossa borgata della Provincia di Bari, a 503 metri sul livello del mare. Il suo nome si deve a Sant'Erasmo, Vescovo di Antiochia, che qui si rifugiò per sfuggire alle persecuzioni di Diocleziano. Santeramo fu dominio feudale, e conserva un artistico palazzo (A. D. 1572), l'antica Chiesa del Carmine e le catacombe di San Patrizio".

3) L'Enciclopedia Spagnola-Americana scrivendo di Sant'Erasmo, che dall'Oriente venne in Italia, si esprime in forma generica: "Sant'Erasmo, venuto in Italia, passò per le Puglie".

4) Il Touring Club nel volume "Puglie" scrive del nostro paese: "Santeramo in Colle prende il nome del Patrono Sant'Erasmo di Antiochia, che qui si rifugiò per sfuggire alle persecuzioni dell'Imperatore Diocleziano".

5) L'Annuario della Terra di Bari, (redatto dagli scrittori Armando Perotti, Saverio La Sorsa e Valente 1921) così descrive del nostro paese: "Santeramo trae il suo nome dal Protettore Sant'Erasmo, nativo e Vescovo di Antiochia, il quale per scampare alle persecuzioni di Diocleziano si nascose nei boschi che circondano questa terra. Verso il 600, ai pochi abitanti esistenti si unirono altri fuggiti dai paesi circonvicini distrutti dai Goti, ed in quell'epoca gli Abati Benedettini ebbero la cura religiosa del luogo (dove avevano costruito un piccolo Monastero).

6) L'illustre nostro concittadino Avv. Giuseppe De Luca che nel 1765 pubblicò un bel volume intitolato "Origine e progresso della Terra di Santeramo" nel primo capitolo descrive che il primo abitatore di Santeramo fu il Martire Sant'Erasmo, Vescovo di Antiochia, il quale perseguitato dall'imperatore Diocleziano in Oriente verso la fine del terzo secolo dell'Era Volgare, si rifugiò in Italia, e precisamente nel bosco di Acquaviva (che poi fu il bosco di Santeramo).

Seguirono il Vescovo molti suoi fedeli coi quali fece vita comune di penitenza, costruendo dei locali sotterranei o catacombe, e anche delle piccole case per ripararsi dalle intemperie. Non tardò però Diocleziano ad avere notizia del suo rifugio, e quindi, fattolo arrestare, lo tradusse nell'antica città di Formia presso Gaeta, dove avvenne la sua morte (2 giugno 303).
Gli abitanti rimasti nel bosco di Santeramo per la memoria del Martire, che essi già veneravano come Santo, dopo cessate le persecuzioni contro i Cristiani (durante l'impero del grande Costantino che diede la libertà alla Chiesa) costruirono una piccola Cappella nel luogo dove il Martire soleva fare penitenza, alla quale Chiesa posero il nome di Sant'Erasmo.
In seguito a questa costruzione il Vescovo della nostra Diocesi ordinò che ogni domenica si fosse colà portato un Ministro delle anime per la celebrazione della Santa Messa e per gli esercizi spirituali, ciò che servì a richiamare in quel sito altra gente, che andò sempre aumentando, specie nel sesto secolo, quando l'invasione dei paesi della Puglia da parte dei Goti col saccheggio apportato nelle città vicine mettevano in fuga gli abitanti, i quali trovavano rifugio presso qualche Chiesa di campagna in mezzo ai boschi.
Fu così che intorno alla chiesa di Sant'Erasmo che già si riteneva protetta da un Santo miracoloso, si radunò un gran numero di gente, formando con le loro case un piccolo "Casale" al quale posero il nome "Casale di Sant'Erasmo".
A tutto ciò si aggiunge il "Miracolo di Sant'Erasmo" consistente nel far trovare nella Chiesa nel suo nome, il dito pollice della sua mano, staccato dal corpo esistente nella cattedrale di Gaeta. Questo dito, conservato sempre come Reliquia insigne trovasi attualmente conservato nella Chiesa Madre di Santeramo, e si fa baciare ai fedeli il 26 dicembre di ogni anno (festa di Santo Stefano) giorno in cui si vuole avvenuto il miracolo.
Fu in seguito a questo avvenimento che il casale ebbe ad ingrandirsi, prendendo forma di paese, del quale fu istituito protettore Sant'Erasmo, e il nome suo fu costruito un monastero di padri Benedettini, che fu mantenuto con oblazioni volontarie dei fedeli.

Inoltre vi sono altri argomenti per dimostrare che Sant'Erasmo prima di andare a Formia si sia fermato nei boschi di Santeramo, dove è sito il nostro paese. Diversi storici affermano che Sant'Erasmo venuto in Italia dall'Oriente si sia fermato un villaggio denominato Lucrano nelle Puglie. Cito alcuni autori:

1) Lo storico Ceccaroni nel dizionario Ecclesiastico così descrive del nostro Santo: Sant'Erasmo, liberato per miracolo dal carcere, si recò a Lucrano nelle Puglie, indi a Formia (poco lungi da Gaeta dove morì il 2 giugno 303).

2) L'illustre archeologo Moroni così scrive nel Dizionario storico ecclesiastico (1840) composto di 103 volumi; "Sant'Erasmo cacciato in prigione tutto pesto e piagato, e per eccesso di barbarie fatto privo di alimenti, era esposto a morire di fame. Liberato prodigiosamente dal carcere si diresse verso Lucrano, terra di Puglia, e sparse anche in quei luoghi, l'evangelica semente con non dissimile zelo di prima".
Lo storico Gaetano Moroni che studiò e consultò gli Archivi del Vaticano, fu coadiuvato dal Papa Gregorio XVI nel compilare il Dizionario storico-ecclesiastico in 103 volumi dovette certamente trovare qualche documento che riguardava Lucrano nelle Puglie.
Lo stesso dicono altri storici e diverse Enciclopedie.
Ora si domanda: a quale punto delle Puglie esisteva il villaggio Lucrano?
È da supporre che Lucrano sia stato un villaggio ai tempi dell'Impero Romano, sito proprio nei boschi dove attualmente è costruito Santeramo, villaggio che fu distrutto dalle invasioni dei barbari. Tale ipotesi è avvalorata anche dal fatto che se Lucrano fosse esistito in qualche altro luogo delle Puglie (diverso da Santeramo) ivi ci sarebbe per lo meno qualche ricordo, cioè qualche Chiesa o altare dedicato a Sant'Erasmo.
Mentre è certo che in nessun paese delle Puglie (per quanto io sappia) vi è la devozione verso Sant'Erasmo, tranne a Santeramo.
Diversi anni addietro per mezzo di uno studente Barnabita, fu interpellato l'illustre storico ed archeologo Padre Egidio Caspani (dell' Ordine dei Barnabiti), il quale rispose che nel nome Lucrano vi deve essere un errore di stampa, e cioè detto villaggio si chiama Lucano e non Lucrano, ed era sito tra l'antica Peucezia e la Lucania. Sappiamo che la Peucezia era proprio la nostra provincia di Bari. Il nome Lucano deriva dal latino Lucanus che significava un villaggio in mezzo ai boschi (dal latino Lucus=bosco). Tutti questi argomenti dimostrano realmente che Santeramo abbia avuto origine dalla venuta di Sant'Erasmo nei nostri boschi, dove i contadini che sperimentarono la protezione del Santo costituirono una piccola cappella che fu dedicata a Sant'Erasmo. Intorno a detta cappella furono costruite delle abitazioni in modo che si formò un villaggio che fu chiamato casale di Sant'Erasmo (e poi si chiamò soltanto Sant'Eramo o Santeramo senza l'apostrofo).
Nell'ottavo secolo fu costruito un piccolo monastero dei Benedettini, che fu appellato il Monastero di Sant'Erasmo.
L'Abate dei benedettini aveva la cura dell'anima. Si conoscono anche i nomi di alcuni Abati (gli Abati Petrace e Nicola).
Detto Monastero (che in parte esiste ancora dietro la Chiesa vecchia del Carmine) fu chiuso nel 1218, come attesta l'illustre Monsignor Domenico Morea (preside del liceo) nella storia di Conversano.

Ci sono altri argomenti per dimostrare che Santeramo sia stato un paese antico, o per lo meno che nel nostro territorio ci siano state altre antiche abitazioni.
Ci sono vari indizi per dimostrare che il nostro territorio sia stato abitato prima dell'era volgare e che l'origine del nostro Paese bisogna riportarla nei secoli della civiltà ellenica e romana, anzi della civiltà greca più antica.
Difatti, nel nostro territorio si sono trovate molte monete e vasi antichi. La famiglia Giandomenico conserva una collezione di bellissimi vasi, trovati diversi anni addietro nel giardino dietro il suo palazzo. Detta collezione è formata di otto vasi di varie dimensioni, di cui sette della civiltà ellenica dei tempi più antichi, ed uno è della civiltà etrusca. Il vaso più grande di cm 29 per 30 è il tipico vaso ellenico. Alla collezione di detti vasi si devono aggiungere tutti quelli che furono trovati nel territorio di Santeramo e donate al museo archeologico di Bari. Alcuni vasi antichi furono donati dalla famiglia De Laurentis. Altri vasi sono conservati in casa del geometra Vito Giannini. Altri vasi sono conservati in casa della famiglia di D. Vito Di Santo.
Nel lontano 1900 il nostro concittadino Sac. D. Erasmo Cecca (modesto archeologo) possedeva alla sua casa una collezione di monete antiche trovate nel territorio di Santeramo. La maggior parte di quelle monete circa cinquecento appartenevano all'Impero Romano. Detto Sacerdote conservava tutte le monete antiche con molta cura nei tiretti della scrivania.
Dopo la morte di D. Erasmo Cecca (1910) dette monete furono vendute o regalate dai suoi nipoti al Cav. D. Luigi Netti, il quale forse le donò al museo archeologico di Bari.
Inoltre lo stesso D. Erasmo Cecca consevava un oggetto molto antico a forma circolare. Sopra una facciata erano incisi un giovane e una giovane. Sotto era inciso il gallo, e al di sopra erano incise cinque stelle. D. Erasmo Cecca spiegava che quell'oggetto apparteneva al primo secolo del Cristianesimo, ed era un simbolo del matrimonio cristiano. I due giovani erano due fidanzati, il gallo significava la fedeltà coniugale e le stelle indicavano il cielo, cioè la credenza dei Cristiani nel Paradiso. Su quell'oggetto fu pubblicato un breve articolo sul giornale "L'avvenire delle Puglie" che in quegli anni si pubblicava a Bari. Quell'oggetto fu trovato dai muratori nel demolire una vecchia casa presso il monastero dei Benedettini. Peccato che sia andato perduto, perché era un documento per dimostrare l'antichità del nostro paese.
Vi è poi la tradizione popolare a proposito della venuta a Santeramo di Sant'Erasmo al principio del quarto secolo.
Vi sono ancora altri argomenti, ma per brevità sono costretto a tralasciarli.

Could you give a brief account of the history of the town of Santeramo in Colle.

La storia di Santeramo in Colle è relativamente recente. Si ritiene che sia un centro di origine medievale anche se testimonianze archeologiche fanno ritenere anche la presenza di alcuni più antichi insediamenti umani.

Il centro abitato si è sviluppato intorno ad un fulcro religioso, il monastero benedettino dedicato a Sant'Erasmo di Antiochia (vissuto tra il 240 ed il 303), eletto patrono e da cui la città prende il nome.

Rispetto agli altri centri della Murgia non conobbe le stesse vicissitudini storiche con l'alternarsi di dominazioni. Documenti storici fanno ritenere che Santeramo fosse appartenente alla giurisdizione dell'arcivescovado di Bari nel XII secolo.

Santeramo, oltre al suggestivo centro storico ed ai monumenti, si sviluppa su un esteso agro murgiano dove è diffusa la presenza di belle masserie tra cui l'avamposto sulla via Appia di Viglione.

Santeramo in Colle è un centro agricolo ed industriale. È la capitale mondiale del divano in pelle perch´ qui ha sede la Natuzzi, un'industria leader nel comparto del mobile imbottito. È in posizione geograficamente baricentrica fra l'entroterra barese e la vicina terra di Matera. Costituisce insieme ad Altamura, Gravina e Matera uno dei centri principali del sistema produttivo del mobile imbottito, attorno al quale si è sviluppata una fiorente connotazione industriale.

>Which is the most traditional food in Santeramo in Colle? What are the traditional foods of Christmas, Easter and Carnival?.

Spezzatino di cavallo (Santeramo in Colle)

Nonna che cosa cucini oggi?
Devo fare lo spezzatino a nonna con i cavatelli
Quando lo hai cucinato la prima volta?
La prima volta l’ho cucinato a Santeramo
Per chi?
La prima volta con mio marito
In quale occasione?
La domenica a nonna si cucinava la carne prima, perché i soldi erano pochini.
Ti sei alzata presto per cucinare?
Si mi sono alzata alle sette
Quanto tempo impieghi per la cucina?
Per la cucina ci vogliono …per il sugo che faccio io ci vogliono tre-quattro ore
Sei andata a fare la spesa? Dove? Si sono andata al macellaio mio di Santeramo
Hai dei fornitori che preferisci?
Si, allora uno è mio genero che cià la macelleria di cavallo e sappiamo che la carne è genuina, è buona.

Perché acquisti da quei fornitori?
Perché sono sicura delle cose che prendo (Fiducia del fornitore)
Che cosa hai comprato?
Ho preso lo spezzatino, i finocchi e le cicorie tutte le cose per mangiare oggi
Hai comprato solo quello che occorreva oggi?
Si a me piace prendere le cose giorno per giorno non mi piace avere troppe cose in casa
Chi ti ha insegnato a cucinare?
Mi ha insegnato mia madre perché mi sono sposata piccola
Quando hai imparato?
Ho imparato bene a casa mia dopo sposata
Chi cucinava in famiglia quando eri bambina?
Mia madre Hai imparato per gioco o sei stata costretta?
No mi sono imparata per gioco a nonna
E’ importante saper cucinare?
Certo è importante saper cucinare Per chi si cucina? Perchè?
Allora prima per il marito poi per i figli che quelli vengono uno dopo l’altro
Ti piace quindi cucinare?
Si a me assai
Ti ritieni brava? Io si
Come lo sai? Lo so perché poi quando arrivano a tavola e finisce il piatto io sono felice
Ti fa piacere sentirti dire di essere brava?
Si mi piace
Conosci altre donne brave in cucina?
Si conosco mia figlia la grande
Che cosa sa fare bene?
Mia figlia sa fare tutto specialmente il dolce a nonna
Perché li sa fare bene?
Perché il marito gli piaceva il dolce. Tutti i giorni lo vuole a tavola e mia figlia si è insegnata bene
Chi ti aiuta in cucina? In cucina un po’ pure mio marito mi aiuta
Come impari nuove ricette?
A nonna io nuove ricette non le imparo perché le faccio tutte a modo mio
Quali sono le ricette che sai cucinare?Cosa ti riesce meglio? Perché?
Allora le ricette che so cucinare sono i legumi che mi piace farlo, mi piace fare la cicerchia, il nonno gli piacciono i ceci coi cavatelli
Cosa non ti piace cucinare? Perché?
I dolci non li so fare, non mi piace proprio
La pietanza che preparerai oggi è una ricetta tipica?
Si è tipico di Santeramo
Che cosa significa Tipico?
Ti Ti …significa del po. . sto E’ un termine nuovo oppure esisteva anche quando eri bambina?
No no esisteva si…?
Conosci qualcuno che questa ricetta la prepara in un modo diverso?
Be non lo so se qualcuno la prepara
Si cucina in altri posti? No, io quando stavo a Stigliano e, si mangiava di più il maiale, a nonna a Santeramo si mangia di più la carne di cavallo perché ci sono tutte le macellerie è proprio il paese della carne di cavallo
Da chi hai imparato a preparare questa pietanza?
Da mia madre
Hai cambiato qualche cosa nella ricetta?Cosa?
Bé devo dire la verità a me piace a mettere molti odori, dentro io metto l’alloro che mi piace assai, anche quando faccio la verdura ne uso assai io alloro
Qual è la cosa più importante di questa ricetta?
DESCRIZIONE DELLO SPEZZATINO DI CAVALLO: la cosa più importante della ricetta devi stare in cucina devi stare sempre attenta alla carne, poi la devi girare piano piano, poi ci metti un po di cipolla, dopo della cipolla che si è ambalgamata bene bene a nonna pigh e ci metti il vino bianco, dopo un po’ che il vino bianco svapora bene bene gli metto la salsa e poi lo devi tenere a bollire piano piano, lo devo mettere qua a questo piccolo e deve stare almeno quattro ore IL MIO SUGO.
quale sapore deve avere la ricetta per essere buona?
Allora il sapore deve essere. . in bocca si deve sentire il sugo, il sapore, perché, la cosa più bella è il sapore della minestra. Come si deve presentare nel piatto la pietanza?
La pietanza si deve presentare meravigliosa perché la persona fa tanto a far vedere nel piatto come sembra buona (la fatica della donna in casa)
C’è Silenzio mentre cucina mette l’alloro nello spezzatino e comincia a preparare la tavola;
A me piace aggiustare la tavola mo la vedete come l’apparecchio. Angelica vedi a nonna io ogni settimana vado a Laterza a prendere il pane vedi il pane casereccio vado al mio forno preferito (fiducia) vedi quanto è bello e ogni volta che taglio una fetta io o mio marito la metto in un tovagliolo di questi grande e li tengo giusto giusto una settimana.
Compro la focaccia vedi tutto genuino, a nonna
Presti attenzione al colore e alla forma dei piatti, posate, tovaglia? E’ importante mettere al posto la tavola, mi piace a vederla tutta apparecchiata e la cosa più bella è quando finisco di apparecchiare che me la vedo Presti attenzione all’ambiente dove cucini?
Certo l’ambiente dove cucino è il mio posto. Hai un garage in cui conservi o prepari alimenti?
Si ciò un garage che io la chiamo LA TAVERNA perché ciò tutte le pomodore appese, facciamo la salsa, facciamo il vino nostro genuino ci abbiamo tutto.

Invii pacchi di vivande a parenti emigrati? Si ciò un fratello a Genova e una sorella a Milano però quando vengono a Santeramo perché io mo sto a Santeramo mi sono sposata qui, andiamo a Stigliano andiamo a prendere la salsiccia di maiale quella paesana quella nostra di quando eravamo più piccoli e mia sorella si fa la provvista, si porta i pomodori si porta tutte le cose che gli piacciono. Faccio anche le olive col sale, faccio tutto vedi qua c’è il rosmarino mi piace a metterlo sul pollo, questo è l’origano è tutto pulito, io lo prendo dalla taverna li faccio e lo porto qua. Invece queste qua sono le prugne nostre della campagna di mio genero che poi gli tolgo il nocciolo e gli metto lo zucchero sono buonissime e poi per le olive faccio il salamora e li metto nell’acqua e mo si possono mangiare.
Continua la preparazione:
Sto preparando ancora quel sugo che stavo facendo stamattina mo ci dobbiamo mettere la cipolla dentro, la devo lavare la faccio bella fina fina che quella non si deve trovare più quando si mangia sulla pasta e la faccio a mano con il coltello le cose semplici vedi. Nonna la dieta alimentare è cambiata?Come? Si adesso si, per me era migliore prima. Prima mi ricordo che quando stavamo a Stigliano si faceva una specie di sogna che si prendeva col cucchiaio. La sogna era come tegh a disc u grass del maiale, u lard propr e lo facevan battut e lo mettevano in un vassoio, no in un come devo dire un boccaccio, una cosa antica però e quando si cucinava si prendeva con il cucchiaio un poco e l’ODORE e ceier. Oggi è diverso se non stai attenta a cosa mangi, adesso non è più come prima
Ci sono pietanze che non si preparano più? Si tante cose specialmente i legumi, adesso non vogliono stare più in cucina le persone perché quando fai le legumi tutta la mattinata se ne va in cucina, la cicerchia, i ceci. Il nonno gli piacciono i ceci coi cavatelli glieli faccio spesso quasi una volta alla settimana.
Quindi nonna ti piace mangiar bene?
Si a me si, Si vede….
Cosa altro diresti di te per dire chi sei?
Allora quello che voglio dire a nonna ciò tredici nipoti e l’adoro tutti e tredici e loro mi adorano a me e speriamo che loro dicono qualcosa di me.
Continua la preparazione: Mettiamo la salsa questo è un concentrato buonissimo che facciamo noi, lo mettiamo basso basso e deve stare tre ore a cucinare vedi quanto è buono; adesso devo fare l’insalata di cicorie: a noi si usa a casa prima che mangiamo si mangiano i finocchi.
Per te il momento di mangiare tutti insieme è importante?
Per me è una gioia, mi piace stare a tavola, non mi piace quando accendono la televisione, mi piace parlare, dire tante cose belle seduti a tavola e per me è speciale stare a tavola.
L’ospite è sacro secondo te?
Si l’ospite è sacro io gli do la vita quando viene qualcuno a casa perché mi piace ospitare (specialmente i miei nipoti e i miei figli) tutti quanti e anche gli ospiti quando stanno.
Intanto prepara la tavola: Vedi facciamo la verdura cruda che noi l’adoriamo, tutta lavata bene.
Taglio del pane: Nonna quindi questo è comprato però tu lo preparavi?
Allora io a nonna avevo cinque figli in casa e facevo il pane, facevo le focacce, adesso le faccio ancora le focacce, però il pane io e il nonno siamo, non mi serve più a fare il pane, io lo vado a comprare e sto apposto una settimana
Quindi è quasi pronto il sugo?
Vedi come si vede che è pronto sono quattro ore che sta cucinando. Angelica a nonna ecco il piatto pronto. Buon appetito

Which main events and celebrations take place in Santeramo in Colle? (for example a patron saint celebration).

Sant'Erasmo è il nostro Stemma

La storia narra del Martire Sant’ Erasmo, che perseguitato in Oriente dall’Imperatore Diocleziano, venne in Italia verso la fine del III secolo o al principio del IV secolo dell’ Era Volgare. Sant’ Erasmo, sbarcato a Brindisi, s’ incamminò direttamente per la Via Appia, la quale passava dalle nostre Matine a pochi chilometri da Santeramo. Nelle nostre Matine che allora erano popolate da alcuni villaggi, Sant’Erasmo, o perché perseguitato dai pagani o perché venne a conoscenza che nei nostri boschi vi era un gruppo di Cristiani nascosti nelle grotte o catacombe di San Patrizio, venne a Santeramo, per confortare nella fede quei Cristiani, come si usava nei primi secoli del Cristianesimo.

Qui Sant’ Erasmo dovette fermarsi qualche tempo, e in seguito, avvisato da un Angelo lasciò il sicuro rifugio dei nostri boschi e attraversando la Via Appia arrivò a Formia, presso la città di Gaeta, dove morì il 2 giugno 303. Nei boschi di Santeramo, dove appunto si era fermato Sant’ Erasmo, i contadini e i pastori costruirono una piccola cappella che dedicarono al Santo e intorno fu costruito un villaggio che fu chiamato Casale di Sant’ Erasmo e poi Santeramo.
Lo stemma del Comune di Santeramo in Colle riproduce, in onore del Santo Patrono, la croce astile e il pastorale decussati e timbrati dal mitra vescovile d'argento. I colori di sfondo sono azzurro e rosso. La festa in onore del Santo Patrono ricorre il 2 giugno. ricca di folcore e di usanze contadine

Is there literature related to Santeramo in Colle? Books, guides, maps?

Hero Paradiso, l'artista.

“Hero Francesco Paradiso nacque a Santeramo in Colle il 25 giugno del 1912 da Bartolomeo e Teresa Ruck di origine austriaca.
Il suo originale nome gli riviene da un episodio avvenuto a New York e che Hero amava ricordare con orgoglio. Il padre, mentre una sera passeggiava per la “quinta avenue” in compagnia tenore Caruso, fu assalito da alcuni malviventi. Con grande coraggio Bartolomeo riuscì a disarmarli, assicurandoli alla giustizia e ricevendo le lodi di Caruso per il eroismo.
Fu in quel momento che pensò al nome Hero” (eroe) da dare a suo figlio che pochi giorni prima era venuto alla luce a Santeramo.
Fin da piccolo Hero mostrò un notevole impegno e interesse nei confronti del disegno. Significativa è la testimonianza secondo la quale già all’età di otto o nove anni egli prendeva con sé tele e pennelli, strumenti del mestiere di suo padre, e andava a scarabocchiare nei pressi di Cassano delle Murge. Era dunque quasi ovvia la strada che Hero avrebbe intrapreso e che diede già i suoi primi frutti all’età di 14 anni, quando tenne la sua prima personale nel Circolo Artistico di Bari dove suo padre era conosciutissimo.
Fino all’adolescenza fu alunno della scuola paterna e di Tommaso Fiore che invece lo guidò nelle discipline classiche. Successivamente il padre lo affidò al maestro Vincenzo Irolli (1860 – 1949) della scuola napoletana, il quale fu allievo di Toma e Maldarelli.
Hero, ricordandolo affettuosamente, dice di lui che è stato un virtuoso del colore. La sua opera infatti soprattutto dopo il 1910 fu caratterizzata da un colorismo acceso in parte virtuosistico.
Irolli curò Hero affettuosamente come un figlio presso il suo studio in Via Cagnazzi 3 a Napoli.
Quando l’allievo mostrò alcuni suoi lavori al maestro, quest’ultimo gli proibì di dipingere e lo esortò a en dl v, cosa che come afferma lo stesso Hero gli sarà utilissima per tutta la sua opera futura.
Dopo un certo tempo, in una lettera al padre Bartolomeo, che Hero conservava, il Maestro ritenne opportuno che l’alunno ormai attingesse ad altre fonti.
Fu così avviato a Roma, dove frequentò liberamente l’Accademia delle Belle Arti, il Museo Vaticano con il laboratorio di restauro.
A questo proposito è interessante un episodio avvenuto durante una lezione di anatomia artistica.
L’insegnante spiegava la tecnica del chiaroscuro dimostrando praticamente e alla maniera solita in quale modo dovevano essere ottenuti gli effetti di luce.
Al termine della lezione dura più di un’ora, Hero, che era rimasto in aula da solo chiese all’insegnante di poter eseguire con tecnica diversa quegli stessi effetti chiaroscurali. Naturalmente l’insegnante gli diede il permesso.
Con grande maestria egli utilizzò la tecnica che suo padre gli aveva insegnato, quella “a spatola”, e in pochissimi minuti raggiunse gli stessi risultati ottenuti dal professore.
Quest’ultimo inizialmente un po’ furioso, anche per il fatto che a poca distanza erano rimasti a guardare la scena alcuni allievi, alla fine si congratulò dicendogli che non aveva bisogno di frequentare scuole.
Sempre a Roma Paradiso ebbe la fortuna di frequentare, per diverso tempo in Via Margotta, un altro grande maestro, Alessio Issupoff, artista russo stabilitosi in Italia intorno al 1920. Egli partecipò alle principali esposizioni nazionali ed internazionali.
Hero ricorda il modo meraviglioso con cui questo artista dipingeva i cavalli, ma eseguì anche immagini della vecchia Russia e temi folkloristici con una pittura caratterizzata da colori puri e molto vivaci.
Ancora così giovane Paradiso ebbe modo di conoscere personaggi importanti. Memorabile è il suo incontro a Roma con Filippo Tommaso Martinetti del quale divenne grande amico. Dunque non mancano nella sua produzione alcune tele di stampo futurista lasciate in diverse gallerie di Roma.
Frattanto vinse una borsa di studio quinquennale della provincia di Bari con l’impegno di allestire mostre sotto il patrocinio della stessa Provincia.
Infatti, dopo il 1926, anno della sua prima mostra, ne seguirono altre, sempre nella sede del Circolo Artistico di Bari: una nel 1927, una nel settembre del 1928 dove Hero esponeva con il padre e una il 30 aprile 1931 nel grande salone dell’Hotel Oriente.
I soggetti dei quadri esposti in quest’ultima furono elogiati per la loro freschezza, luminosità e unicità dello stesso maestro Tommaso Fiore.
Il 30 ottobre 1937 Hero Paradiso sposò Franca Contursi e nello stesso anno tenne una mostra a Roma al Galleria Buchetti in Via del Babbuino. Nel 1938, dopo la nascita della piccola Resia, la famiglia si stabilì nella città e vi rimase fino al 1947.
Nell’arco di questo periodo Hero dipingeva su ordinazione e per galleristi che vendevano le sue opere all’estero. Fu questo un periodo tra i più difficili poiché egli subì per riflesso l’ostracismo del regime fascista, essendo figlio di Bartolomeo Paradiso, sovversivo per essere socialista ed antifascista.
Pertanto, dopo aver esposto nei più grandi centri della penisola, nonché a Vienna ed a Parigi, Hero nel 1947 si trasferì in Sud America, stabilendosi a Rio de Janeiro.
Quando partì possedeva appena 39 dollari e 32 pastelli.
Di proposito, per una buona rappresentanza, si stabilì in uno dei migliori alberghi “Il Serrador”.
Per fortuna conobbe un fioraio siciliano che gli offrì di dipingere nel negozio. Fu allora che Hero riuscì a guadagnare la suo occasione; dipinse nella vetrina di esposizione un fascio di fiori guardando più la piazza antistante che la tela, con grande meraviglia dei passanti che sempre più numerosi si affollavano.
Una signora, moglie di un banchiere, acquistò il dipinto con una somma sufficiente per comprare un appartamento. Il marito ordinò subito un ritratto con una somma maggiore.
Dunque un successo. Ne parlò il “Globo” grande giornale di Rio.
Nel 1948 tenne una mostra al “Club Militar” dedicata alla moglie e inaugurata da un ministro dell’aviazione, e di successo in successo allestì mostre in tutte le capitali dell’America latina.
Nel 1962 fu invitato ad Hollywood precisamente a Beverly Hills dal produttore cinematografico Larry Danneberch per una scenografia. Acquistò la cittadinanza degli Stati Uniti restandovi ben 12 anni.
Recatosi a Los Angeles per partecipare ad un convegno, Hero ebbe modo di incontrare e conoscere il presidente Kennedy, del quale ricorda l’entusiasmo con cui lo accolse.
Kennedy, avendo riconosciuto il suo cognome italiano diede a Paradiso il benvenuto a Los Angeles pronunciando alcune parole rimaste a lui memorabili: “siete un grande popolo, un popolo di poeti, un popolo di santi, un popolo di artisti!”
La sua più grande fortuna ad Hollywood fu quella di conoscere gli A. A. Brothers, direttori di una trentina di gallerie sparse in tutti gli Stati Uniti, più altre attive in Alaska, nella Hawaii e addirittura a Vienna e a Parigi. Quando uno dei fratelli conobbe Paradiso e vide alcune sue tele, gliene mostrò una da lui acquistata a Tokyo rivelando la somma altissima di 500 dollari da lui pagata. Fu allora che Hero espresse il suo parere di esperto conferendo alla tela il valore di soli 20 dollari. Da quel momento fu nominato direttore di una galleria a Hollywood e in seguito di tutte le altre, viaggiando per acquistare tele in tutto il mondo. Una volta al mese a Paradiso si chiedeva di produrre un quadro per la collezione...
Sempre a Hollywood operò anche con altre gallerie, tra cui la “Sloan and Wilder”. Inoltre ebbe modo di conoscere S. Dalì col quale avrà un secondo incontro più tardi a New York. Dopo aver effettuato viaggi per motivi professionali ed aver partecipato a manifestazioni artistiche in Stati dell’America del Nord e del Sud, dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania, al Polo Sud e in Alaska, Paradiso nel 1974 ritornò in Italia nel suo paese natale.
Instancabile, da questo momento Hero donerà a Santeramo diverse sue opere. A questo proposito rilevante è l’episodio del “Martirio di Sant’Erasmo” di cui rimane soltanto il progetto iniziale. Si tratta di un’opera che Hero avrebbe voluto donare alla Chiesa Matrice ma che fu rifiutata dalla Sovrintendenza perché ritenuta non coerente con il complesso architettonico della chiesa.
Dopo essere stato nominato nel 1978 Accademico d’Italia con medaglia d’oro e aver ricevuto a Firenze il “Leon d’oro” 1980, ambito riconoscimento di prestigio internazionale, Hero decise nel 1980 di partire nuovamente per il Brasile dove lo attendeva la figlia Resia.
Per salutarlo alcuni amici organizzarono una piccola mostra che comprendeva alcune opere realizzate durante i 6 anni trascorsi a Santeramo.
Dopo soli 2 anni tornò definitivamente a Santeramo.
Particolarmente stimato e adorato dai suoi compaesani Hero ha sempre continuato a donare sue opere al paese e quest’ultimo gli ha conferito varie attestazioni di stima. ”
Ha lasciato questo mondo il 10 ottobre 1994.