Da roccaforte araba a reggia normanna, a residenza dei vicerè spagnoli. La storia del monumento simbolo di Palermo è una breve storia delle vicende di tutta la città. Al suo interno il capolavoro dell’ingegno umano è la Cappella Palatina, definita appunto “ Il più bel gioiello religioso” mai concepito dal pensiero umano, sincretismo di arte araba, latina, bizantina.
Anno 1059 il duca d’Altavilla Roberto il Guiscardo si impegna con il papa Nicolò II a ripulire la Sicilia dagli “infedeli” saraceni che si erano stabiliti due secoli prima nell’isola e avevano conquistato le principali città. Nessuno all’epoca poteva immaginare che nell’arco di pochi decenni l’isola sarebbe diventata il cuore di uno dei regni più illuminati del Medioevo. La Sicilia del medioevo divenne infatti un regno all’interno del quale si fondevano l’intraprendenza e il coraggio dei cavalieri normanni, la sapienza dei dotti arabi, l’arte dei maestri bizantini. Quel regno ebbe inizio la Notte di Natale del 1130 quando il nipote di Roberto il Guiscardo, Ruggero d’Altavilla si fece incoronare Re di Sicilia nella Cattedrale di Palermo e nello steso anno ordinò la costruzione della Cappella Palatina nel suo Palazzo. Il palazzo non era di recente costruzione ma esisteva già in precedenza: era stato costruito dagli arabi che a loro volta avevano ristrutturato una fortezza fenicia successivamente diventata romana.
Il cuore della reggia era la Sala Verde all’interno della quale il re teneva le assemblee e sontuosi banchetti. Gli appartementi, i servizi, le cucine, la foresteria, erano sistemati in edifici diversi e tutte le strutture erano collegate attraverso un ingegnoso ed elegante sistema di terrazze e giardini. La reggia mantenne questo aspetto anche durante il regno dei successori di Ruggero d’Altavilla fino alla morte dell’ultimo suo discendente, Federico II il Grande, alla metà del XIII secolo.
Fu residenza dei vicerè spagnoli nel Cinquecento e anch’essi la adattarono alle proprie esigenze facendo abbattere tre delle quattro torri che circondavano il palazzo, massicce e decorate con caratteri cufici. Nelle trasformazioni subite nel corso dei secoli dal Palazzo dei Normanni solo la Cappella Palatina è rimasta intatta. La chiesa ha la classica pianta delle basiliche occidentali con una navata centrale affiancata da navatelle separate da colonne di granito con capitelli corinzi. Si richiamano all’arte latina anche i pavimenti decorati con pietre dure e gli intarsi di marmo che ricoprono la parte inferiore delle pareti, il grande ambone in porfido e il candelabro pasquale un capolavoro marmoreo del XII secolo.
E poi ci sono i mosaici bizantini…uno spettacolo, un trionfo di oro e di colori, splendidi e scintillanti nonostante il carico di secoli. Vi sono rappresentati i personaggi della Bibbia in ordine gerarchico che culminano nella cupola dove è raffigurato il Cristo Pantocratore. Più alto della cupola il soffitto è un esempio di arte islamica. Realizzato con la tecnica della muqarnas, vale a dire ad alveoli, è fittamente decorato con motivi geometrici e vegetali. Lo stesso influsso dell’arte mediorientale è ravvisabile anche in un altro degli ambienti del Palazzo, la Stanza di Ruggero. A pianta quadrangolare la stanza è decorata con motivi geometrici, vegetali e scene di caccia. Ma qualsiasi descrizione risulta insufficiente a dare una seppur vaga idea dello splendore del Palazzo dei Normanni e dei suoi gioielli. Da visitare assolutamente!