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points d'intérêt de Fermo

Cathédrale

L'antico Duomo di Fermo, come del resto la città,venne distrutto nel 1176 per mano di Cristiano di Magonza dietro ordine dell'imperatore Federico I, detto il Barbarossa. Nel 1227 Federico II, suo nipote, ne aveva portato a termine la ricostruzione. L'edificio è costruito in pietra d'Istria ad eccezione del portale principale che ha costituito per secoli un enigma,ora finalmente risolto,data la sua assoluta singolarità che lo inquadra nell'ambito della cultura sassanide e della cultura zoroastriana. Collocandosi alle origini storiche della scultura italiana il portale, costituisce una realizzazione stupefacente per intrinseca vitalità, vivacità ed equilibrio compositivo, novità iconografica e raffinatezza di esecuzione. Non è possibile ipotizzare che si tratti di una copia ispirata ad un perduto portale carolingio: l'opera è in sé troppo perfetta per essere frutto di imitazione ed anche troppo anomala rispetto al coevo panorama artistico italiano. Con grande certezza si può affermare che ci si trovi di fronte al re-impiego di un autentico portale carolingio, magari proprio quello della precedente distrutta cattedrale. Gli altri elementi decorativi presenti nell'edificio in questione sono di livello tecnico decisamente inferiore, anche se riconducibili anch'essi, all'VIII secolo omayyade. Vale la pena ribadire ,al riguardo, che solo la fascia decorativa del portale centrale non è in pietra d'Istria. Le varie scene raffigurate all'interno dei girali non si rifanno né al mondo culturale ebraico- cristiano né a quello pagano classico e ciò permette di collegare tali figurazioni alla civiltà persiana, che sta per essere assorbita dall'Islam. Il drago- demonio alla base del portale, la presenza dell'ibis, simbolo del potere imperiale di emanazione divina, l'ampio campionario di creature viventi- rettili, molluschi, crostacei, un pellicano, l'uccello che nutre i piccoli del nido- il tutto avvolto in un viluppo di forme vegetali non solo decorativo ma pervaso di vitalità e allusivo al mistero della vita vegetale, ci permettono di risalire alla sorgente ispiratrice di una tale " Weltanschaung". L'ibis, simbolo del divino potere imperiale, contrasta l'irrompere nel mondo della luce delle tenebrose creature di Ahriman, creature anelanti alla battaglia, orribili,putride e vili. Il potere imperiale dei sassanidi era considerato emanazione di Ohrmazd, principio del bene.Va da sé che la presente opera non alluda più all'Impero Sassanide ma a quello di Carlo Magno e alla sua funzione nella storia cristiana della creazione contraddistinta anch'essa dalla lotte fra il bene ed il male. Un crostaceo, riprodotto con assoluta fedeltà anatomica, stringe tra le chele la testa di un serpente che si divincola e si contorce nella morsa del dolore. La raffigurazione ha un valore allusivo a quello dell'ibis simbolo dell'Impero Sassanide protetto da Ohrmazd, che si contrappone al drago- demonio, creatura di Ahriman, principio del male. Sull'architrave dell'ingresso si inarca un fregio di chiara ispirazione orientale - siriaca. Un utile paragone con archetipi del genere può essere ancora stabilito con i fregi orientali presenti nella Cupola della Roccia a Gerusalemme. Particolare del fregio che orna l'architrave. Alla sinistra di Cristo è S. Pietro, simbolo del Papato e a destra S. Paolo, simbolo dell'Impero e poiché quest'ultimo sembra impugnare uno scettro, oltre alla spada,si potrebbe supporre che siamo di fronte ad un ritratto di Federico II all'età di 32 anni circa. E' chiara la concezione di Federico II che anche qui afferma la superiorità dell'Impero sul Papato. Tale rappresentazione fu certamente percepita come un affronto dal vescovo di Fermo il quale lasciò trascorrere alcuni anni prima di utilizzare la ricostruita cattedrale.