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Monasterio de San Lorenzo

Via de' Renzi Il Monastero di San Lorenzo è tra i più antichi siti conventuali che sorsero nella zona Plaium Montis, in alto e lontano dall’abitato ma all’interno delle mura cittadine, sull’unica strada che portava al Castello e con un punto d'osservazione della costa da Agropoli a Capo d’Orso. Il primo documento che ne attesta la presenza risale al 976, ma molti presuppongono che possa essere stato eretto sulle rovine di un antico palazzo longobardo. Nel 1060 Gisulfo II lo dona all’Abbazia di Montecassino ma, nel successivo periodo normanno, inizia la sua decadenza. Nel 1297 Papa Bonifacio VIII stabilisce che il Monastero sia sottoposto all’Ordine Francescano ed autorizza Giovanna, figlia del gran cancelliere Giovanni da Procida, a trasferirsi dal Convento di S. Spirito insieme ad altre sorelle per introdurvi la regola di S. Chiara. In questo periodo il monastero conosce un momento di grande splendore e ricchezza. Giovanni da Procida provvede a proprie spese a restaurarlo ed abbellirlo. Nel 1299 il Monastero offre ospitalità, per diversi anni, alla Regina Costanza, figlia esule di Manfredi di Svezia, e successivamente anche alla nuora Bianca D’Angiò. Tale periodo di splendore termina alla morte di Giovanni da Procida, avvenuta circa nel 1300, e nel 1367 lo stato di indigenza delle suore costringe la Regina Giovanna a destinare a loro parte delle entrate doganali. La crisi economica del monastero è accompagnata anche da un decadimento dei costumi religiosi, da una serie di controversie interne che esploderanno e si evidenzieranno nel 1440 per l’elezione della nuova badessa. Nella prima metà del 1500 il Principe don Ferrante Sanseverino restaura ed amplia il Monastero, ma nel 1586, a seguito di un decreto di Papa Sisto V che accorpa i monasteri, le clarisse sono costrette ad abbandonare il S. Lorenzo per unirsi nel monastero di S. Michele Arcangelo, alle monache della Pietà e di S. Spirito. Il monastero decade nella struttura, diviene asilo di malviventi ed è depredato degli ornamenti più preziosi. Nel 1616 i Padri Riformati, con il consenso della Sacra Congregazione e l’ostilità degli altri ordini religiosi, lo acquistano con l’intenzione di annettervi anche un’infermeria. Nel 1617 arriva al S. Lorenzo come Frate Guardiano Niccolò da Spinazzola che fino al 1652, anno della sua morte, assicura come “fabbriciere” il coordinamento dei lavori. Egli si dedica con determinazione all’opera di ricostruzione lunga e laboriosa, riuscendo a superare la rivolta antispagnola, le conseguenti devastazioni di proprietà ecclesiastiche ed il bombardamento della città da parte della flotta francese. Inoltre, vengono affrontati gravi momenti di crisi finanziaria alle quali si cerca di sopperire raccogliendo fondi tra tutti i Padri Guardiani della Provincia, destinando al S. Lorenzo il ricavato delle messe in suffragio dei defunti, avvalendosi dell’intervento di lasciti testamentari, usufruendo di contributi di privati e degli amministratori della città, oltre che il contributo speciale nel 1643 della Corte Romana. Padre Spinazzola, nonostante tutto e su progetto steso nel 1620 dagli Ingg. cavesi Matteo Vitale e Gioan Lonardo Caffaro e dall’Ing. lombardo Camillo Migliaccio, riesce a realizzare una grand'opera di costruzione che vede la struttura dotarsi di un nuovo ingresso più agevole, elevarsi in quattro piani con infermeria e sottotetto adibito a magazzino, essere circondata da orto – uliveto e giardino, avere una strada di accesso più ampia ed abbellita con varie fontane. I lavori procedono nonostante le numerose controversie con altri ordini religiosi relative al muro di divisione con il S. Nicola, all’utilizzo dell’acqua di varie sorgive, alla delimitazione di alcuni terreni, al diritto di precedenza nelle processioni. Dopo la morte di Spinazzola l’incarico di fabbriciere è ricoperto da diversi frati, ma nessun nome risalta particolarmente. Nel 1656 l’epidemia pestilenziale determina la sospensione dei lavori che riprenderanno solo nel 1659. Nel 1664 sono terminati i lavori dell’infermeria e, nel 1665, per aiutare il completamento della costruzione viene emesso un decreto con il quale si ordina a tutti i Padri Guardiani dei conventi riformati della Provincia di celebrare quaranta messe per devolverne il ricavato al S. Lorenzo. Nel 1669 è approvata la costruzione della farmacia, mentre nel 1671 è completata la chiesa e si procede per la sacrestia ed il chiostro. Nel 1671 i seminterrati ed alcune stanze del piano rialzato sono adibiti a carcere per religiosi fino al 1769 quando per ordine dei Borboni vengono eliminate tutte le carceri private dei conventi ed i detenuti trasferiti nelle carceri regie e le prigioni adibite a stalle. Nel 1707 viene realizzata la biblioteca, collocata al quarto piano dell’edificio, in tre stanzini contigui. Nel 1799, durante l’occupazione francese, i frati abbandonano il monastero e, nel 1811, a seguito del R.D. 7 agosto 1809, il monastero viene soppresso ed i libri sono momentaneamente trasportati al S. Nicola. Nel corso degli anni successivi, nel refettorio del S. Lorenzo vengono ammassati libri provenienti da vari conventi soppressi; nel 1813 il Re di Napoli concede che la Chiesa di S.Lorenzo, come quella del S. Nicola, resti aperta e nel 1816 il monastero è ripristinato, ad eccezione del dormitorio di dodici stanze che viene adibito a stamperia. Nel 1817 il refettorio è sgomberato dai libri degli altri conventi e nel 1818 la libreria del S. Lorenzo è restituita ai frati. Nel 1848, quando scoppiano i moti dei patrioti liberali, il Frate Guardiano P. Romualdo Forte si rifiuta di offrire ospitalità al Ministro Provinciale di Castellamare, amico del sovrano, e pertanto sarà arrestato e mandato al confino nel beneventano. Nel 1850 vengono riaperte l’infermeria e la farmacia ed istituito uno studentato in filosofia ed, inoltre, viene autorizzata la costruzione di un locale da adibire ad archivio per ospitare i documenti dell’ex Provincia Riformata del Principato che nel settecento erano stati continuamente spostati. I lavori, gli ultimi di ristrutturazione, termineranno nel 1852. Nel 1860 il monastero ospita il 3° Leggieri Cacciatori con conseguenti danni alla struttura. Nel 1862 P. Romualdo Forte guida il cosiddetto “conciliabolo di S. Lorenzo” che celebra, in occasione dell’elezione del Ministro provinciale, un Capitolo secessionista che non sarà mai approvato dal Ministro Generale dell’ordine e che dopo essere stato discusso al Parlamento, al Senato e al Consiglio di Stato di Torino sarà sconfessato. Durante i tumulti che scoppiano in questo periodo, l’Archivio viene devastato e solo pochi documenti si salvano. Il 21 settembre 1864, una parte del S. Lorenzo veniva di fatto ceduta al S. Nicola per allargare l’Orfanotrofio. Infine, con la Legge del 7 luglio 1866 il S. Lorenzo viene definitivamente soppresso ed unificato all’Orfanotrofio Provinciale Maschile, ubicato nel S. Nicola de Palma, che ne diventa anche il legittimo proprietario. Il 16 ottobre del 1953 il Provveditore agli Studi di Salerno comunica all’Orfanotrofio Umberto I l’autorizzazione ad aprire una scuola d’arte con sezione ceramisti che viene collocata all’ultimo piano del S. Lorenzo. Viene anche organizzata con il M° Pasquale Avallone, in altri locali del S. Lorenzo, una scuola facoltativa di disegno che declinò parimenti all’inserimento obbligatorio della materia negli Istituti a carattere Professionale e scomparve definitivamente alla morte dell’Avallone. Nel 1954 parte del monastero e la chiesa vengono affidati ai Francescani di Piazza Ferrovia, mentre la restante parte rimane di proprietà dell’Umberto I ed è adibita per civili abitazioni. Nell’ottobre dello stesso anno, in occasione della tremenda alluvione che colpisce Salerno ed in particolare la zona del Canalone, l’edificio subisce gravi danni ed i frati si distinguono, con altri, per le opere di soccorso prestate sin dalle prime ore dell’evento. Nel 1957, in alcuni locali del S. Lorenzo, vengono collocate le aule di una Sezione dell’Ist. Prof.le Trani per compositori-linotipisti e legatori. Nel 1970, in alcuni locali del S. Lorernzo, venne allestito il Centro di Lettura dell’Umberto I intitolato al Prof. Achille Napoli. Nel 1976 viene celebrato il presunto millenario del monastero, ma l’anno successivo l’Umberto I viene sciolto ed affidato con tutti i suoi beni al Comune. Nel 1979 la sezione di ceramica della scuola d’arte torna nei locali dell’ultimo piano del S. Lorenzo. Il terremoto del 23 novembre 1980 aggrava ulteriormente il degrado del S. Lorenzo che nel 1981, unitamente al passaggio al Comune dell’Umberto I oramai completamente formalizzato, diventa di proprietà dell’Ente. Nel 1994 il Comune di Salerno decide di utilizzarlo per l’Archivio Storico.