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Il settore extralberghiero in Italia

Il settore extralberghiero in Italia

Le classificazioni, le leggi e i numeri

B&B familiari e imprenditoriali, affittacamere, case vacanze, locazioni brevi o turistiche, agriturismo: quanti sono e cosa li distingue?

Bed and breakfast, affittacamere e case vacanze

Rapporto B&B Italia 2020

Il B&B ha due anime: una familiare e l’altra imprenditoriale.

Nel primo caso si tratta di un’attività saltuaria con un numero limitato di camere: in quasi tutte le regioni massimo tre camere, equivalenti a 6 posti letto.

Nel caso del B&B imprenditoriale invece, il numero di stanze può arrivare a 6, con la possibilità di accogliere ospiti tutto l’anno, senza i limiti di fermo imposti ai piccoli B&B familiari.

Il B&B a gestione familiare offre pernottamento e prima colazione nella stessa casa in cui vive la famiglia: si condividono modi e usanze. I B&B imprenditoriali e gli affittacamere offrono invece immobili destinati esclusivamente all’accoglienza dei viaggiatori: qui si possono trovare reception, frigobar in camera e sala colazioni. Possono essere strutture di charme e di design, all’apparenza possono sembrare piccoli hotel di lusso e in alcuni casi i servizi sono ispirati agli standard alberghieri.

In Italia abbiamo circa 30 mila B&B: il 70% sono attività familiari non professionali e il 30% attività imprenditoriali. Inoltre su Booking risultano iscritti circa 12 mila esercizi individuati come “affittacamere”.

* fonte Rapporto B&B Italia 2020

Secondo Wikipedia gli esercizi alberghieri attivi nel 2018 erano 33 mila, mentre quelli extra alberghieri arrivavano a 183 mila.

In Italia il 55% dei posti letto disponibili è all’interno di strutture extralberghiere che, nonostante il nome evochi qualcosa di sussidiario e residuale, è invece una colonna portante del settore turistico complessivo che vale il 13% del Pil nazionale, cioè circa 230 miliardi di euro l’anno.

* fonte Wikipedia

Arrivi nel settore extralberghiero: 24,5%
Presenze: 34,8%

* fonte Istat

Nei Paesi anglosassoni, dove è nata questa forma di ospitalità, le due diverse categorie hanno le seguenti denominazioni: B&B Homestay (alloggio in famiglia) e B&B Inn (locanda). In quest’ultima categoria sono spesso considerati anche i family hotel, ovvero gli alberghi che possono avere una decina di camere.

Non c’è dubbio che chi va in un B&B Homestay non cerchi un’esperienza alberghiera.

I motivi per cui si sceglie di alloggiare presso dei perfetti sconosciuti, condividendone sistemazione, orari e abitudini, sono diversi: innanzitutto il piacere della condivisione, che permette di scoprire gli usi tipici di un luogo, secondo il criterio di turismo esperienziale, oggi tanto in voga; il prezzo, spesso inferiore a quello degli alberghi di media categoria; la disponibilità di alloggio in località in cui non sono presenti strutture alberghiere vere e proprie.

Il gestore del B&B non offre solo ospitalità e colazione, ma accompagna nel viaggio, consigliando i suoi ospiti come un vecchio amico.

È questa la chiave del successo del B&B nel mondo.

Ed è questa differenza tra ospitalità alberghiera e ospitalità familiare che fa delle due attività, due realtà completamente diverse e complementari: sono due segmenti diversi dello stesso mercato, quello della ricettività.

Sono in competizione, ma la competizione è il motore del progresso delle attività umane e del loro miglioramento. Di fronte a un’attività concorrente la reazione è quella di ingegnarsi per migliorare: è il motore più efficace per far sì che il consumatore riesca ad ottenere maggiore varietà di scelta, prezzi più convenienti e qualità superiore.

I Bed and breakfast hanno subito leggi sempre più restrittive e a tratti vessatorie, tanto che è spontaneamente intervenuta la stessa Autorità della concorrenza e del mercato (Agcm) con un ricorso al Tar contro la Regione Lazio. Il tribunale amministrativo regionale laziale ha riconosciuto l’abuso legislativo con queste parole: “I limiti contenuti nella nuova disciplina per le attività ricettive extralberghiere non trovano alcun fondamento razionale nella legge e sono volti piuttosto ad ostacolare l’esercizio di un’attività economica fondamentale per il comparto turistico aumentando per essa gli oneri amministrativi e i costi di gestione”.

Il TAR annulla i divieti del Regolamento sui B&B e Case Vacanza del Lazio
Le Leggi Regionali sul B&B in Italia

Nonostante l’autorevole indirizzo del Tar del Lazio, tali limiti si riscontrano ancora oggi, a distanza di quasi 5 anni, nelle leggi, nei regolamenti e nelle ordinanze regionali.

È così per l’obbligo di chiusura per periodi che in alcune Regioni arrivano anche a 180 giorni, come è stato recentemente proposto dalla Regione Marche; è così nel caso del singolare divieto della Regione Emilia Romagna ai B&B familiari di promuoversi sui portali di prenotazione on line, con tanto di multe porta a porta.

L’equiparazione del titolare di un B&B ad un Osa, Operatore professionale della sicurezza alimentare, costretto quindi a rispettare le regole Haccp che l’Unione europea ha emanato per le grandi imprese alimentari, ha obbligato la maggioranza dei B&B ad offrire a colazione solo alimenti confezionati, privandoli dell’opportunità di offrire ai propri ospiti quell’esperienza a 360 gradi che possa includere anche quella della condivisione delle tradizioni gastronomiche familiari che si possono riscontrare solo in un ambito domestico. Equiparazione che oltretutto non è omogenea nelle varie legislazioni regionali.

Richiesta di pronunciamento UE sul rispetto della Normativa di riferimento sulla sicurezza alimentare per i B&B e gli Home Restaurant esercitati in forma saltuaria non imprenditoriale.

Cos’è che sperano di ottenere queste leggi? Il ridursi delle piccole attività familiari a vantaggio di quelle imprenditoriali? O il proliferare della semplice locazione turistica senza servizi e a prezzi ancora più concorrenziali?

Da un lato si azzera un comparto che ha dato lustro al panorama turistico italiano, rivoluzionandolo in meglio e ampliandone l’offerta, attirando così milioni di nuovi viaggiatori da tutto il mondo. Dall’altro si aumenta la pressione sul settore alberghiero, favorendo la trasformazione di piccole attività familiari in veri e propri mini alberghi che non necessitano di personale e non hanno i costi delle attività più grandi.

Oppure si induce ad abbandonare la tipologia del B&B per quella della locazione turistica: ovvero il semplice affitto di un immobile o di una sua parte senza servizi agli ospiti, in un mercato che non può subire limitazioni, pena la violazione dei limiti costituzionali a tutela della disponibilità della proprietà privata.

Per assurdo le pressioni sul settore extralberghiero producono un effetto di deregulation incontrollabile.

Le locazioni turistiche

La locazione ad uso turistico è contemplata dalla legge n. 431/98 sugli affitti, che non impone specifici requisiti per questa forma di locazione e rimanda semplicemente al Codice civile per la parte contrattuale. Rappresenta un’esplicazione del diritto sulla proprietà privata, sancito dalla Costituzione.

La Legge n. 431/98

Le locazioni turistiche riguardano quindi unità abitative private e afferiscono a un ambito normativo statale.

Lo Stato è inoltre intervenuto con la legge 96/2017 (D.L. 50/2017), introducendo il nuovo concetto di locazione breve (entro il limite di 30 giorni, non necessariamente ad uso turistico).

La Legge 96/2017

Il discrimine tra locazione breve o turistica e strutture ricettive extralberghiere è dato quindi dall’offerta o meno di servizi alle persone ospitate.

Nella locazione non si possono offrire servizi tipicamente alberghieri come la pulizia dei locali infrasettimanale, il cambio biancheria, la colazione e i pasti in genere o altri servizi accessori.

Una prospettiva competitiva con le strutture alberghiere e con quelle extra alberghiere è priva di senso, essendovi una sovrapposizione minima dei target di destinazione: chi preferisce la comodità e lo standard dell’hotel o la familiarità di un B&B difficilmente opterebbe per una locazione turistica, dove possiamo trovare la famiglia con bambini piccoli, i genitori che raggiungono il figlio per la cerimonia di laurea, il professionista in cerca di una sistemazione per lo smart working o semplicemente chi voglia godere di un soggiorno solitario e indipendente, magari con uso cucina.

Inoltre un fattore non trascurabile è la flessibilità della locazione turistica, in grado di costituire una disponibilità di sistemazioni temporanee nei casi di richiesta stagionale o di flussi eccezionali. Significativo è stato il ruolo giocato da tali locazioni nell’ospitare personale sanitario o individui in quarantena durante la pandemia da Covid-19.

La locazione turistica ha sinora subito le stesse ingiuste accuse dei B&B, mentre le vessazioni sono state solo in parte attenuate dal diverso regime normativo: anche in questo caso un ruolo fondamentale è stato giocato da una debole rappresentatività a livello associativo, nonostante l’importanza del fenomeno: dalla tabella 1 è infatti evidente come l’incidenza degli appartamenti (locazioni turistiche) abbia un impatto esplosivo sulla disponibilità di sistemazioni in Italia.

Un reale censimento e un riordino anche fiscale del settore della locazione breve/turistica può avvenire solo in completa attuazione di quanto definito nel D.L. 34/2019 (convertito nella legge 58/2019, art. 13-quater) che istituisce il codice unico nazionale e per il quale siamo ancora in attesa dei decreti attuativi.

Le case e gli appartamenti per vacanza (cav)

Per quanto spesso le due forme vengano confuse, la distinzione fra locazioni turistiche/brevi e le case e appartamenti per vacanze è sostanziale.

Mentre le prime sono locazioni di una proprietà privata con unico vincolo la mancanza di servizi e dell’abitabilità residenziale, le case e gli appartamenti per vacanza sono strutture extralberghiere a tutti gli effetti, con servizi alberghieri e obbligo di Scia.

Anche in questo caso vincoli e adempimenti variano da regione a regione.

Ospitalità capillare, incremento per l’economia

L’ospitalità extralberghiera rappresenta una ricchezza per il nostro Paese, è un fatto:

  1. permette l’accoglienza in località dove non esistono strutture alberghiere;
  2. attrae fasce di utenti che altrimenti viaggerebbero meno spesso, aumentando così il bacino di accoglienza in tutta Italia;
  3. consente alle famiglie italiane di integrare il proprio reddito o di averne uno in un periodo in cui l’economia stenta a garantire un lavoro;
  4. arricchisce il mercato offrendo ai viaggiatori più scelta, prezzi più vantaggiosi e qualità superiore.

L’Italia è forse unica al mondo se consideriamo il concentrato di offerte attrattive in un territorio così piccolo, in confronto a quello di altri Paesi: un paesaggio naturalistico e culturale vario e affascinante.

Mare, collina, montagna, lago, parchi naturali, città storiche con un patrimonio artistico unico al mondo, una cucina sana, ricca ed estremamente diversa di regione in regione: i motivi per scoprire ogni angolo di questa penisola certo non mancano.

Godiamo di tale e tanta scelta da poter scoprire tesori anche nel più remoto paesino di questa nazione ed è impensabile che si possa aprire un albergo in ogni luogo.

Inoltre la nostra cultura ci ha fatto conoscere nel mondo per il nostro calore nell’ospitalità, particolare che ci rende simpatici e accattivanti agli occhi di qualsiasi straniero.

Sempre più spesso i turisti che visitano il nostro Paese scelgono di allontanarsi dai centri più affollati per scoprire nuovi angoli e per godere la tipicità di luoghi incontaminati da flussi importanti di viaggiatori. In questo senso le piccole strutture extralberghiere hanno un ruolo fondamentale nel promuovere un’accoglienza familiare, personalizzata, lenta, che si contrappone ai ritmi frenetici di altre proposte del settore. Si tratta di una nicchia, se paragonata a realtà come quelle della grandi città storiche come Venezia, Firenze, Roma, ma determinante ai fini dell’economia locale.

Le famiglie che decidono di impegnarsi in un B&B lontano dalle mete più gettonate non solo diversificano l’offerta del nostro Paese arricchendola, ma creano un indotto che spesso ha contribuito a far rifiorire borghi preziosi ma abbandonati. In questo modo si sono creati nuovi posti di lavoro e si sono riqualificati territori, recuperando una parte importante del patrimonio storico-culturale italiano.

Se un B&B offre il pernottamento e la colazione e lo fa caratterizzando l’ospitalità con calore, genuinità, ricchezza di consigli su come organizzare al meglio il tempo da trascorrere nel luogo scelto, gli ospiti resteranno volentieri qualche giorno e si rivolgeranno ad altre strutture del posto per i servizi necessari a soddisfare le proprie esigenze: ristoranti per il pranzo e la cena, strutture per l’affitto di biciclette, barche, auto, organizzazione di escursioni, degustazioni di vino del territorio e così via. Il B&B diventa quindi il motore di una economia che coinvolge attivamente l’intera comunità.

Questo circolo virtuoso è dimostrato dall’esperienza di borghi, paesi e territori intercomunali che hanno vissuto un incremento di avvio di nuove attività: tour operator, depositi-bagagli, bar, teatri e spazi culturali sia all’aperto che al chiuso.

Ciò smentisce la presa di posizione del settore alberghiero che afferma che solo l’attività imprenditoriale aumenti l’occupazione. I dati economici di settore dimostrano infatti che la risposta vincente sia nella diversificazione, con la copertura quanto più capillare possibile del territorio. Le strutture ricettive a gestione familiare sono fondamentali per il rilancio dei comprensori più piccoli e più lontani dalle grandi mete tradizionali. È questa la chiave per un incremento economico nelle zone meno conosciute, lontane dai ritmi frenetici della grandi città, dove la qualità della vita potrebbe essere migliore sia per gli ospiti che per i residenti, che non sarebbero così più costretti a valutare di abbandonare i luoghi di origine per andare a cercare fortuna altrove.

- Con il contributo di: Giambattista Scivoletto, Valerio Nicastro, Elia Rosciano, Aldo Avvisati.