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Le strategie di sviluppo delle imprese turistiche nell'ottica e nella realizzazione del turismo sostenibile. Analisi di un paradosso: il caso del cosiddetto 'ecomostro'

di Iolanda Sicari
Università degli Studi di Napoli "Parthenope"
Facoltà di Economia
Corso di Laurea di I Livello in "Economia aziendale e la gestione delle PMI"
Anno Accademico:
2012/2013
Tutor: Ch.mo prof. Ernesto Floro Caroleo
Candidato
: Iolanda Sicari - matr.NA/ 1725

3.3.1 - Esempi di ecomostri in Campania

Analizziamo la storia di alcuni di questi ecomostri, nella nostra regione ve ne sono tre di significativo esempio:

Le strategie di sviluppo delle imprese turistiche - Foto 13

È il Fuenti, l'ecomostro Campano abbattuto nel 1999, a fronte di una licenza edilizia datata 1968, che autorizzava la costruzione di un mega albergo di 34.000 metri cubi di cemento e 24 metri di altezza, 2.000 metri quadri di superficie. "Un misfatto ecologico esemplare" lo definì Antonio Cederna nel 1972. E nei fatti lo era, dato che l'Ecomostro si arrampicava lungo la costiera amalfitana, deturpandone la frastagliata e incontaminata bellezza. Costruito su una scogliera tufacea a picco sul mare, nel mezzo del Golfo di Napoli. Si trova di fronte all'antica Torre di Bassano, torre di avvistamento risalente al 1563, e ne deturpa totalmente la bellezza e la grande valenza paesaggistica. L'Hotel Fuenti è stato edificato a partire dal 1968 per volere della famiglia Mazzitelli, capitanata da Orfeo Mazzitelli. Nel 1968 è concessa dal comune di Vietri sul Mare la licenza edilizia e il nulla-osta paesaggistico dalla sovrintendenza della Campania, nonostante l'area fosse sottoposta a vincolo ambientale. Nel 1971 l'edificio viene terminato, dopo un lungo iter fatto di polemiche e sospensioni dei lavori. Durante i sopralluoghi, furono rilevate forti differenze tra il progetto depositato e l'effettiva costruzione. Tra le più gravi discrepanze risultò la differenza tra gli sbancamenti previsti e quelli effettivamente eseguiti, che oltre a rendere l'opera più dannosa per il fianco della scogliera ne avrebbe potuto mettere a rischio la stabilità. Intanto la sovrintendenza revoca il nulla-osta. Di conseguenza il Comune nel 1977 annulla la licenza, Mazzitelli fece ricorso ottenendo però un rifiuto dal TAR della Campania. Intanto, con il Terremoto dell'Irpinia e in attesa di sviluppi, l'albergo venne usato come centro di accoglienza per ospitare 600 persone, grazie ad un finanziamento statale che prevedeva 23.000 lire di rimborso per pasto erogato. Nel 1981 il Consiglio di Stato confermò le revoche delle licenze, confiscando la struttura e impedendo l'inizio dell'attività. Mazzitelli, il sindaco Fasullo e il sovrintendente Dillon furono condannati in primo grado per abuso edilizio, sentenza annullata dopo pochi mesi dalla Corte d'Appello di Salerno. L'inizio della demolizione fu reso possibile solo dall'introduzione del cosiddetto Decreto Ronchi. Il decreto snelliva la burocrazia per le opere di demolizione degli edifici abusivi in aree protette dando al ministro la possibilità di procedere direttamente se necessario scavalcando le competenze delle autorità locali, facendo uso dei mezzi dell'esercito e garantendo un consistente fondo per il pagamento diretto dei lavori necessari. Nel 1985 anno del primo condono, i proprietari tentano la via della Sanatoria, inizialmente accettata dalla Regione Campania ma bocciata dal Ministero dei Beni Culturali e dalla Sovrintendenza di Salerno. Decade quindi il nulla-osta regionale. Nel 1992 dal Tar della Campania giunge una sentenza. Nel 1997 la sentenza del Consiglio di Stato, sancisce la non condonabilità dell'albergo. Nel 1999 l'attacco al Mostro, i primi colpi hanno sbriciolato l'ala est, i cornicioni, le stanze affacciate sulla Costiera Amalfitana. Nonostante tutto, l'area rimase di proprietà di Dante Mazzitelli, che approfittando della permanenza del basamento avanzò un primo progetto di sfruttamento dell'area tramite la costruzione di diverse strutture, più piccole, con un teatro, una piazza, un bar, un ristorante, una palestra con piscina, negozi e un piccolo albergo. Il progetto poi venne allargato, aggiungendo al primo albergo da 50 posti uno da 250 in una cava poco distante. Dopo una lunga concertazione, la Provincia e i proprietari dell'area giunsero a un accordo e si cominciò a ri-edificare l'area. Nel 2004 la conferenza dei servizi dà l'approvazione affinché sulle macerie dell'ecomostro sorga un giardino mediterraneo. Accogliendo alcune osservazioni espresse dalle associazioni ambientaliste dal comunicato della Turismo Internazionale, la proprietà ha ridotto di circa il 30% la presenza di cemento armato della struttura che dovrà sostenere l'impianto a verde del recupero paesaggistico.

Le strategie di sviluppo delle imprese turistiche - Foto 14

L'ecomostro di Alimuri doveva essere abbattuto in tre mesi e invece è ancora lì da 45 anni. Uno scheletro di cemento in riva al mare della penisola Sorrentina. Incrollabile, arrugginito, pericoloso. È lì il cantiere che sarebbe dovuto diventare un albergo a cinque stelle nella conca tra Vico Equense e Meta di Sorrento. Nei primi mesi del 2007 Francesco Rutelli, all'epoca ministro per i Beni e le Attività Culturali, aveva disposto che Alimuri fosse inserito nella lista degli ecomostri da abbattere con corsia preferenziale. L'ecomostro di Alimuri, infatti, ha un duplice effetto devastante, da una parte dà corso all'ennesimo assalto al patrimonio ambientale della penisola sorrentina; dall'altro rappresenta un'opera a rischio, perché costruita alle pendici di un costone roccioso fragile, dislocato in piana zona rossa del piano d'intervento per il dissesto idrogeologico realizzato dall'Autorità di Bacino del Sarno. Solo gli ambientalisti insorgono e cercano giustizia. Nel 1964 viene rilasciata la licenza per costruire un albergo di 100 vani, nel 1971 la Soprintendenza ordina la sospensione dei lavori, a cui si oppone il Ministero della Pubblica Istruzione, con delega ai Beni Culturali, che decide di accogliere il ricorso dei titolari. Nel 1979 è la volta della Regione Campania, che annulla le licenze rilasciate dal Comune. Nel 1982 il Consiglio di Stato, facendo seguito a un provvedimento del Tar della Campania, risalente al 1979, annulla i provvedimenti Regionali. Nel 1986 stavolta è il comune di Vico Equense che sospende i lavori per interventi di consolidamento della roccia retrostante. Da allora, lo scheletro dell'albergo diventa un punto di ritrovo per la piccola delinquenza locale e per lo spaccio di stupefacenti, mentre tra i pilastri di cemento armato sorge spontanea una vera e propria discarica.
Nel 2003 il comune di Vico Equense e il confinante comune di Meta si accordano, il secondo si assume le competenze istituzionali di tutela e salvaguardia del territorio per la concessione di demolizione del mostro se l'acquisizione pubblica dell'area dovesse avere effetto. I proprietari, però, non hanno mai dato il consenso, e l'acquisto non è stato mai perfezionato.

Le strategie di sviluppo delle imprese turistiche - Foto 15

Le dune hanno ceduto il posto al cemento. È accaduto sul litorale Domiziano, in provincia di Caserta, dove dune mobili e la pineta, di proprietà demaniale, hanno ceduto il passo rispetto all'insediamento del "Villaggio Coppola Pinetamare", ecomostro privato costituito da otto grattacieli di dodici piani l'uno, hotel, residence, esercizi commerciali e porto privato con seicento posti barca. Il mostro ha cominciato a cedere nel 2001, quando è stata abbattuta la prima delle otto torri. Il villaggio iniziò a sorgere negli anni sessanta nel luogo dove si trovavano le dune costiere di Castel Volturno con lo scopo di creare un centro turistico balneare polivalente. Il progetto del Villaggio Pinetamare di Castel Volturno s'ispirava a un «modello» urbanistico d'insediamento turistico abitativo che aveva l'obiettivo di valorizzare ai fini turistici, innanzitutto locali e nazionali, un'area bellissima della Campania. La costruzione del nucleo del Villaggio Pinetamare inizia a metà degli anni '60 e le 8 torri, le villette vista a mare, il centro commerciale, le strade di accesso al Villaggio e di tutte le vie interne; la rete fognaria ed elettrica, l'unico depuratore all'epoca esistente sul Litorale Domiziano. Tutte le iniziative realizzate nell'ambito del Villaggio Pinetamare, incluse le torri, sono fatte sulla base di licenze rilasciate negli anni '60 prima dell'apposizione dei vincoli paesaggistici (1985 - 86). A partire dal 1965 si apre la contestazione sull'effettiva proprietà di alcune aree. La contestazione è riferita a costruzioni che coprono meno del 5% del comprensorio dell'intero villaggio. In questi anni vengono annullate dal Sindaco di Castel Volturno, per difetto di procedura, le licenze relative alle 8 torri, in quel momento al rustico. Su ricorso della società costruttrice il Consiglio di Stato dà ragione alla Coppola Pinetamare e annulla l'Atto dell'Amministrazione Comunale. La costruzione delle 8 torri viene completata e le stesse vengono affittate per 20 anni alla Marina degli Stati Uniti per ospitare le famiglie dei militari americani della Nato di stanza a Napoli. Vengono completate le infrastrutture terziarie e quaternarie di servizio: scuole elementari, medie e superiori, posto di polizia e carabinieri, chiesa, sportello bancario, farmacia, sala cinematografica, discoteche, ecc...Gli eventi naturali che in quel periodo colpirono la Campania, ed in particolare Napoli(1°bradisismo 1978, terremoto 1980, 2°bradisismo 1983), rendono drammaticamente evidenti le carenze del territorio sotto l'aspetto del patrimonio edile, e trovano nel Villaggio Pinetamare una soluzione temporanea; dal 1978 al 1988 nelle sue strutture sono ospitate oltre 5000 persone. Comincia però, con la requisizione da parte del Governo delle unità abitative private per ospitare i terremotati, il degrado del territorio. I privati svendono nel giro di pochi anni le loro proprietà e la manutenzione delle infrastrutture, fino ad allora curata dai privati, viene trascurata. La svolta si ha nel 1998, con la nomina di un Commissario Straordinario per la definizione di un accordo transattivo: nel febbraio 1999 la firma di un primo documento a testimonianza della volontà di definire in via transattiva tutte le vertenze in atto, ad aprile 2001 la costituzione del Consorzio Rinascita subito seguita nel maggio 2001 dalla firma del Protocollo di Intesa con Regione Campania, Provincia di Caserta, Comuni di Castelvolturno e Villa Literno, per la realizzazione di un articolato Piano di Risanamento, riqualificazione ambientale e di rilancio socio-economico del Litorale Domizio. Il 1º agosto 2003, Regione Campania, Provincia di Caserta, Comune di Castel Volturno, Comune di Villa Literno, Consorzio Rinascita e Fontana Bleu S.p.A. firmano un Accordo di Programma con il quale viene approvato "Il Piano di Riqualificazione per il Risanamento ecoambientale e il rilancio socio economico per la località Pinetamare di Castelvolturno ed aree attigue". Oggi l'area è in fase di rilancio sotto la guida del Consorzio Rinascita: un consorzio di enti privati che ha come presidente Felice Di Persia, che dal 2000 al 2005 ha coordinato la Direzione Distrettuale antimafia della Procura di Napoli. Sotto la sua guida il Consorzio Rinascita ha riqualificato la Domiziana, la strada che attraversa tutto il comune di Castel Volturno.