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Regime Forfettario per i B&B, Affittacamere e Case Vacanza

Regime Forfettario per i B&B, Affittacamere e Case Vacanza

Conviene per un B&B aprire una partita iva e passare al regime forfettario?

La risposta, a nostro parere, è sì se il B&B produce un reddito superiore a determinate cifre per cui non possa più essere considerata un'attività occasionale. E in questo caso, fino ad un limite di 65.000 euro l'anno, il regime forfettario è di certo la soluzione migliore.

L'attività di B&B è una tra quelle che beneficia di più dei vantaggi previsti dal Forfettario, principalmente perché viene considerata a basso coefficiente di redditività.

Inoltre, esonera il lavoratore da studi di settore, redditometro, spesometro e fatturazione elettronica, oltre che da vari adempimenti contabili, tra cui l'obbligo di registrazione delle fatture.
 

Il calcolo delle tasse per un B&B

Per l'attività di Bed and Breakfast si paga il 5% per i primi cinque anni sul 40% del reddito imponibile netto (il reddito imponibile meno i contributi previdenziali), e il 15% dal sesto anno in poi.

Il codice ATECO per aprire un'attività di B&B, Affittacamere o Case Vacanza è 55.20.51 – “Affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, bed and breakfast, residence”.

E l'INPS?

Il Gestore di un bed & breakfast è tenuto a versare all'INPS circa il 24% del reddito imponibile lordo.

Se da un lato la percentuale di tasse sul fatturato è minima (il 5% sul 40% per i primi cinque anni corrisponde ad un'aliquota del 2%!), esiste un minimale INPS per artigiani e commercianti da versare anche se si ha fatturato zero, ma una nota di febbraio 2020 l'INPS ha chiarito che B&B e Affittacamere "non sono soggetti all'osservanza del minimale annuo di reddito" previsto per artigiani e commercianti ma sono solo obbligati a versare i contributi "a percentuale IVS calcolati sull'effettivo reddito, maggiorati dell'importo della contribuzione dovuta per le prestazioni di maternità, pari a 0,62 euro mensili.

Per B&B imprenditoriali e affittacamere non è quindi fissato il limite di 15.953 euro fissato per artigiani e commercianti sul quale versare comunque il 24% (24,09% per i commercianti).

I Contributi Previdenziali

I contributi previdenziali sono obbligatori per tutte le Partite IVA, e vanno a comporre un credito che, dopo un certo numero di anni, dà diritto ad un trattamento pensionistico.

Il versamento avviene in quattro rate, da pagare entro le seguenti scadenze:

  • 16 maggio
  • 20 agosto
  • 16 novembre
  • 16 febbraio (anno successivo)

Se il reddito supera la soglia minima di 15.710 euro, questi sarà tenuto a versare anche una quota ulteriore, calcolata a percentuale sulla somma eccedente.

Le aliquote per i commercianti sono pari a:

  • 24,09% per chi ha più di 21 anni;
  • 21,09% per chi ha meno di 21 anni.

Ricordiamo, inoltre, che i contributi INPS nel regime forfettario possono essere ridotti del 35% (da 3.777,84 euro a 2.450,20 euro), facendo apposita richiesta. 

È importante chiarire che richiedendo la riduzione dei contributi, non si avrà il diritto ad un anno intero di contribuzione ma solo ad 8 mesi.

Aggiornamento del 1 gennaio 2020

Chi ha partita IVA ed ha scelto il regime forfettario ma ha altri redditi da lavoro dipendente o assimilati o da  pensioni o assegni equiparati superiori a 30.000 euro all’anno non potrà più usufruire del regime forfettario e dovrà passare all’ordinario con tutte le incombenze che ne derivano.