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Capitale Italiana della Cultura 2018, ecco a cosa puntano le 21 città candidate

Capitale Italiana della Cultura 2018, ecco a cosa puntano le 21 città candidate

Il gruzzoletto di 1 milione di euro che toccherà alla città scelta come Capitale Italiana della Cultura  2018 è certamente tra le ragioni principali che accende la competizione tra le 21 candidate che hanno superato la prima selezione; l'esclusione dal vincolo del patto di stabilità rafforza la motivazione delle amministrazioni concorrenti a stilare un progetto efficace ed appetibile per la commissione giudicatrice. Se a queste due motivazioni si aggiunge la straordinaria campagna promozionale di cui la città prescelta godrà per più di un anno, si comprende come mai la competizione si preannunci particolarmente avvincente. Dopo Mantova nel 2016 e Pistoia per il 2017, si è aperta la sfida per scegliere la Capitale Italiana della Cultura del 2018, che sarà ratificata ufficialmente a gennaio 2017. La missione che il Mibact pone come obiettivo nel bando è chiara: "stimolare una cultura della progettazione integrata e della pianificazione strategica" affinché "venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la conservazione delle identità, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo".

Come si stanno preparando le 21 candidate ad affrontare la sfida? Ciascuna città (o Consorzio di Comuni) punta a valorizzare il proprio patrimonio storico, culturale, paesaggistico. Ma i trend che emergono dai progetti presentati, indicano delle direzioni comuni che lasciano intuire come il peso della leva culturale sia in crescita in seno alle PA. Le candidature che hanno superato la prima selezione segnano la riscossa dei piccoli Comuni: 14 su 21 non sono capoluoghi di provincia, ma tutti puntano sull'idea di narrazione del territorio e della città, in un processo di costruzione identitaria che rafforzi tutte le risorse del luogo. Molte città candidate hanno affidato la progettazione a delle società specializzate in progettazione culturale, presidiando l'idea di cultura come motore dell'economia, che purtroppo ancora stenta ad affermarsi. Allo stesso tempo però i Comuni hanno avviato un processo condiviso di progettazione del dossier da presentare al Ministero, coinvolgendo Enti, associazioni, privati cittadini e imprenditori.

Proprio dall'imprenditoria in alcuni casi è arrivata la risposta più forte e convinta: è il caso di Trento, che ha ricevuto ad esempio un'adesione forte da tante aziende del territorio. Obiettivo: mostrare come la cultura, intesa in tutte le sue ampie declinazioni, possa costituire una bussola di rinnovamento delle città e occasione per riaccendere passioni e intraprendenza. Un richiamo ai valori che contraddistinguono il Trentino Alto Adige, e Trento in particolare, spalmato su quattro direttrici tra arte, cultura imprenditoriale, ricerca e paesaggio. Il patrimonio storico sarà l'asso nella manica per città come Palermo, Piazza Armerina, Orvieto, mentre Spoleto punterà a tessere la trama degli eventi culturali che l'hanno resa celebre nel mondo, a partire dal Festival dei Due Mondi. Polo museale e specificità culturale e linguistica saranno i punti di forza di Alghero, mentre Comacchio punterà su progetti di fruizione sostenibile del territorio sia dal punto di vista ecologico che sociale per persone con disabilità. Anche Recanati ci crede: sulle orme della suggestione leopardiana la cittadina delle marche ha valorizzato le riaperture di antichi monumenti il potenziamento delle reti museali e bibliotecarie. La visione più inedita, però, giunge da Settimo Torinese. La frase di Primo Levi che descriveva la città durante il boom economico industriale è diventato il motto della candidatura: "Quando c'è la fame uno si fa furbo". Il modello proposto è quello del "saper fare": in mancanza di cattedrali e regge, la cittadina di poco meno di 50 mila abitanti rilancia la forza e la determinazione del territorio, che negli anni ha saputo trasformare il modello industriale integrandolo con l'idea di ecosostenibilità turistica e culturale. La trasformazione della storica azienda di vernici Paramatti in un'avveniristica biblioteca a tre piani, terrazzo panoramico incluso e catalogo virtuale di un milione e mezzo di titoli, sembra l'inizio di una bella favola. Chissà che non ci toccherà ascoltarla nel 2018…

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